Da “Noi come l’ancien régime”, intervista di Silvia Truzzi a Barbara
Spinelli pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 6 di giugno dell’anno 2013: (…).
- L’urgenza è come i valori: ce ne sono di supremi, e il resto è relativo.
L’urgenza, in Italia, sono i partiti totalmente inaffidabili e moralmente
devastati; e la politica rintanata in oligarchie chiuse, che nemmeno ascoltano
il responso delle urne. Se sopra tale marasma metti il cappello del capo forte,
non solo congeli lo strapotere presidenziale, ma cronicizzi le malattie stesse
che il presidenzialismo – ma attenzione: è un inganno – pretende di guarire. Il
presidenzialismo dilata ovunque le oligarchie: ergo in Italia dilata la
corruzione -.
Il capo dello Stato ha messo una data di scadenza al governo, una cosa mai
vista. Grillo ha obiettato: “A che
titolo dice queste cose?”. Lei che ne pensa? - Grillo ha perfettamente ragione:
dove sta scritto che il presidente determina in anticipo, ignorando le Camere,
la durata dei governi? Perfino a Parigi, dove tale prerogativa esiste – ed è
grave che esista – l’Eliseo si guarda da dichiarazioni simili. In Francia il
presidente è contemporaneamente presidente del Consiglio dei ministri. La
stessa cosa ormai avviene in Italia: il presidenzialismo nei fatti c’è già.
Questo governo è un Monti bis, con i politici dentro. E alla presidenza c’è
Napolitano. Intendo presidenza del Consiglio, non della Repubblica -.
Così si sfalda il sistema delle
garanzie e dei contrappesi costituzionali. - Salta completamente. E prefigura
già la Repubblica presidenziale. Inoltre abbiamo un presidente della
Repubblica-presidente del Consiglio che gode di privilegi extra-ordinari , che
nessun premier può avere. Tanto più perniciosa diventa la storia delle
telefonate tra Colle e Mancino sul processo Stato-mafia. Esiste dunque un
potere che ha speciali prerogative e immunità, senza essere controllabile. La
democrazia è governo e controllo. Perché Grillo dà fastidio? Perché è sul
controllo che insiste -.
Il professor Cordero parlando di
Berlusconi ha evocato spesso il “golpe al ralenti”. Gli strappi di questi mesi suggeriscono la stessa
idea: eppure l’informazione non ha quasi reagito. – (…). Ma sulle derive
oligarchiche della democrazia, e sul tradimento degli elettori avvenuto con le
larghe intese, stampa e tv sembrano intontite, se non ammaliate. Io insisto
sempre molto sulla questione morale, intesa come dovere di non tradire la
parola data. Ma son pochi a insistere. Perfino Fabrizio Barca, il più cosciente
del naufragio del Pd, ha tenuto a precisare, interrogato su Berlusconi:
“Teniamo separati il piano dell’etica e della politica”. Ma da quando in qua?
-.
(…). Sono anni che parliamo di Casta, per i privilegi e la gestione familistica del potere, e il risultato è un governicchio delle oligarchie. - La politica è del tutto sorda. Mi ha colpito il caso di Anna Finocchiaro. Gli elettori erano in rivolta contro i 101 traditori, e sono stati apostrofati così: “Non so cosa vogliano questi signori!”. Poco dopo ha recidivato, quando i deputati Pd hanno prima firmato e dopo poche ore respinto la mozione Giachetti che aboliva subito il Porcellum: “La mozione è intempestiva e prepotente!”. Intempestiva? Fuori c’è la rivoluzione, la gente chiede pane, e a Versailles Maria Antonietta stupisce: “Hanno fame? Dategli le brioches!”. La cecità dell’Ancien Régime somiglia ominosamente alla nostra -.
In relazione al presidenzialismo,
il professor Zagrebelsky sul Corriere ha parlato di sindrome di Stoccolma del
Pd. – (…). Siamo prigionieri di un’idea malata che incolpa la Costituzione
d’ogni nostra stortura. Non si vuol vedere che invece siamo prigionieri di una cosiddetta
classe dirigente prima compromessa col fascismo, poi coi clericali, poi con
l’America, poi con la mafia, poi con Berlusconi. È quest’ultimo oggi a dettare
le condizioni -.
E il Pd? - Il Pd non esiste, è
una nostra invenzione. O un rimorso, a seconda. È fatto di persone dietro cui
c’è il nulla. Puoi trovare uno, Civati o Barca, ma anche quando vai nel deserto
trovi oasi che non sono miraggi. Il Pd pare vivo e di sinistra, ma le due cose
sono un trompe l’oeil -. (…).
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