L’uomo del giorno è lui, il rubizzo Poletti
Giuliano. Forse, osereste pensare Voi, poiché riconosce, dagli ultimi dati comunicati
dall’INPS, che il mondo del lavoro si è completamente “voucherizzato” (130.000.000
di voucher venduti nell’anno) e che quindi, da uomo politico di qualità, si appresterebbe
a dare le sue dimissioni dall’incarico considerata l’imprevidenza e l’inconsistenza
del suo operato? Giammai! O forse perché, sempre secondo l’istituto di cui
sopra, si registrerebbe un crollo di oltre il 90% di nuovi rapporti di lavoro a
tempo indeterminato? Non gliene cale. Qual è il problema? Riconosce, “en
passant”, che un qualche problema potrebbe pure essersi creato; ma “vivaiddio”,
non è mica la fine del mondo! Aggiusteremo, aggiusterò. Pensateci bene; un Poletti
Giuliano che da domani prenderà di petto il problema per portare a compimento
la sua missione ministeriale e politica. Quale? Gli chiedeva Roberto Saviano il
4 di dicembre dell’anno 2014 sul quotidiano la Repubblica: “Ministro Poletti ci spieghi quella cena”. Un banchettare del
rubizzo al tavolo di “mafia capitale”, tanto per intenderci. Ed allora, perché
sorprendersi per l’uscita sua ultima che meritoriamente lo designa incontrastato
uomo del giorno? Non è data certezza che abbia risposto a Roberto Saviano il
Poletti Giuliano. Ma trova meglio il Poletti Giuliano elucubrare da par suo per
soffermarsi sul tragico problema delle giovani menti e delle giovani braccia che
hanno lasciato e continuano a lasciare il paese dal rubizzo ministro governato,
per cercare lavoro ed una dignità di vita ed un futuro meno incerto laddove il
rubizzo non troverebbe accoglienza alcuna. Di quali titoli si avvarrebbe per varcare l’arco
alpino? Si sofferma sul tragico problema nel modo e nelle forme che gli sono congeniali
e che tutti avranno a questa ora del giorno letto: “Conosco gente che se ne è andata
ed è bene che stia via, noi non soffriremo a non averli più fra i piedi”. Che
pezzo d’uomo il rubizzo Poletti Giuliano! Quale immenso statista! È il dramma
di questo disastrato paese; quella “gente (…) se ne è andata”, a noi
resta il dramma di avere come ministro della Repubblica Poletti Giuliano. Scriveva
Roberto Saviano: “A domanda risponde" è l'espressione usata nei verbali per
differenziare una dichiarazione spontanea da una dichiarazione sollecitata da
una domanda degli inquirenti. Il ministro Giuliano Poletti non deve rispondere
ai magistrati perché non è indagato. Né coinvolto nell'inchiesta "Mafia
capitale". Quindi la sua dichiarazione non dovrebbe essere trascritta come
"a domanda risponde" ma, piuttosto, come dichiarazione spontanea.
Perché dovrebbe spiegare non ai pubblici ministeri che si occupano di reati, ma
al paese, il rapporto che pare esserci tra lui e Salvatore Buzzi, presidente di
un grande consorzio di cooperative legate alla Legacoop e braccio destro del
boss Massimo Carminati. Che ci faceva, Poletti, quando non era ancora ministro
ma presidente di Legacoop Nazionale, nel 2010, a una cena di ringraziamento
organizzata proprio da Buzzi per tutti "i politici che ci sono a fianco"?
Salvatore Buzzi ha ucciso ed è stato condannato a 24 anni per omicidio. Ex
impiegato di banca vicino all'estrema sinistra, è diventato uno degli uomini
più rilevanti dell'imprenditoria capitolina. Massimo Carminati, formazione di
estrema destra. Il suo uomo più fidato, Salvatore Buzzi, formazione di estrema
sinistra. Ma con l'ideologia i due non hanno più nulla a che fare. Loro unico
obiettivo sono i soldi.
(…). Attraverso rapporti diretti con la politica e con
la mediazione criminale di Carminati, Buzzi arriva a mettere le mani sugli
appalti che contano. In questa intercettazione la sintesi del suo business:
Buzzi: "Tu c'hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di
droga rende meno". (…). Ribadisco la domanda: perché Poletti era a quella
cena? Era presidente di Legacoop? Non è risposta sufficiente. (…). C'è l'ex
sindaco Gianni Alemanno, c'è l'ex capo dell'Ama Franco Panzironi (arrestato con
Buzzi), c'è un esponente del clan dei Casamonica, c'è il dimissionario
assessore alla Casa Daniele Ozzimo (al tempo consigliere Pd e pure lui
indagato), c'è il portavoce dell'ex sindaco Sveva Belviso e c'è Umberto
Marroni, parlamentare Pd (Buzzi in un'intercettazione dichiara che proverà a
lanciarlo alle primarie democratiche per il sindaco di Roma). Il ministro non
conosceva Buzzi e il suo modus operandi? Da presidente della Legacoop
immaginiamo non potesse conoscere il dna di tutte le cooperative: ma nemmeno di
questo impero da 60 milioni di euro? Eppure la Onlus apparteneva proprio alla
realtà Legacoop. Poletti non si è reso conto di come la gestione degli appalti
sia stata quantomeno disinvolta? Degli appalti che la giunta Alemanno concedeva
e del flusso di denaro che la beneficiava? C'è bisogno di inchieste della
magistratura, quando a Roma si sapeva da anni che Buzzi era un dominus
nell'assegnazione alle sue cooperative degli appalti? Perché la politica deve
rispondere solo se interrogata da un giudice? In questo caso è la
legittimazione politica e sociale che il ministro Poletti ci deve spiegare.
Buzzi apre nel maggio 2014 l'assemblea di bilancio "Gruppo 29 Giugno"
con un discorso. Prima però ringrazia alcune persone. (…). E chi saluta per
ultimo Buzzi a quel convegno? Ecco il passo: "Concludo, infine, con un
augurio di buon lavoro: al ministro Giuliano Poletti, nostro ex Presidente
nazionale che più volte ha partecipato alle nostre assemblee; al Governo Renzi
affinché possa realizzare tutte le riforme che si è posto come obiettivo,
l'unico modo per salvare il nostro Paese dalla stagnazione e dall'antipolitica;
in particolar modo a tutti voi soci che con il vostro lavoro quotidiano avete
contribuito a raggiungere questo risultato così soddisfacente ". Salvatore
Buzzi è accusato di essere il ministro dell'economia della cosca e "si
occupa -
secondo i Ros - della gestione della contabilità occulta
della associazione e dei pagamenti ai pubblici ufficiali corrotti". Il
ministro del lavoro Poletti è finito in copertina proprio con Buzzi sul
magazine della cooperativa 29 Giugno. Non si era informato su come queste
cooperative vincessero gli appalti? Su come i disperati che ci lavorano non
fossero altro che bacini di voti, strumenti di pressione sociale, oggetti per
riciclare? Non si tratta di una foto con uno sconosciuto, di una cena
elettorale dove non sai con chi parli e a fianco di chi sei seduto. Non sono
imboscate. Qui si tratta di non aver monitorato, capito come agivano le
maggiori cooperative a Roma. Possibile? Dice in tv il premier Matteo Renzi che
"non si può mettere in mezzo Poletti perché ha partecipato a una
cena". Giusto: non c'è, ripetiamo, nessun reato che viene contestato. Ma è
politicamente che questo rapporto può essere considerato grave, anzi
gravissimo. È di questo che il ministro deve rispondere al Paese e in
Parlamento. Non basta dire "non sapevo, non potevo sapere, non
c'entro". Non si tratta di una semplice foto scattata, ma di un rapporto
continuativo, durato anni. Perché?
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