"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 26 dicembre 2016

Paginatre. 59 “Il giorno in cui ho smesso di credere in Dio”



Da “Il mestiere di uomo” di Umberto Veronesi – Einaudi Editore (2014); € 18,50 – riportato sul quotidiano la Repubblica del 17 di novembre dell’anno 2014 col titolo “Il giorno in cui ho smesso di credere in Dio”: (…). …da bambino non perdevo mai una messa né un rosario, ero un inappuntabile chierichetto ed ero persino stato elevato al grado di «paggetto», una vera e propria onorificenza nella Chiesa di allora. (…). Non saprei dire qual è stato il mio primo giorno senza Dio. Sicuramente dopo l’esperienza della guerra non misi mai più piede in una chiesa, ma il tramonto della fede era iniziato molto prima. Durante il liceo fui bocciato due volte, ero un discolo in senso letterale: non andavo bene a scuola. Ero il tipico ragazzo di periferia, i miei atteggiamenti erano spavaldi, avevo sempre bisogno di mettermi in mostra: era l’unico modo che conoscevo per vincere la timidezza e affermare la mia personalità. Di fatto, sono sempre stato anticonformista, ribelle ai luoghi comuni e alle convenzioni accettate acriticamente, e questa mia natura mal si conciliava con l’integralismo della dottrina cattolica che era stata il fondamento della mia educazione di bambino [...]. Poi arrivò la guerra e i miei interrogativi si fecero più drammatici. A diciotto anni non volevo andare a combattere, ma finii in una retata e mi ritrovai con indosso un’uniforme che non aveva per me alcun valore e fui ben armato per uccidere altri ragazzi, in tutto e per tutto uguali a me, salvo per il fatto che indossavano una divisa diversa. Ho vissuto in pieno, soprattutto nel lungo periodo di clandestinità (legata alla Resistenza), la violenza dissennata della Seconda guerra mondiale, fui gravemente ferito e sono uno dei pochi sopravvissuti allo scoppio di una mina, su cui saltai mentre scappavo da un’imboscata nemica. Oltre alle stragi dei combattimenti, ho toccato con mano anche la follia del nazismo e non ho potuto non chiedermi, come fece Hannah Arendt prima e Benedetto XVI molti anni dopo: «Dov’era Dio ad Auschwitz?». [...]. Da principio volevo fare lo psichiatra per capire in quale punto della mente nascesse la follia gratuita che poteva causare gli orrori di cui ero stato testimone. Avvicinandomi alla medicina, però, incappai in un male ancora più inspiegabile della guerra, il cancro, e sfidando la rassegnazione che allora imperava, decisi di indagare se attraverso la conoscenza e il sapere si potesse vincere quell’immenso e assurdo dolore. [...] Per chi il male non è un’idea astratta, ma è qualcosa che si vede, si tocca e, nel mio caso, ha un nome, tumore, diventa molto difficile identificarlo come una manifestazione del volere di Dio. (…). Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato una prova della non esistenza di Dio. Ho sviluppato questa convinzione soprattutto all’Istituto nazionale tumori di Milano, dove ogni tanto frequentavo il reparto di pediatria. Come puoi credere nella Provvidenza o nell’amore divino quando vedi un bambino invaso da cellule maligne che lo consumano giorno dopo giorno davanti ai tuoi occhi? Ci sono parole in qualche libro sacro del mondo, ci sono verità rivelate, che possano lenire il dolore dei suoi genitori? Io credo di no, e preferisco il silenzio, o il sussurro del «non so». Perché accade – e per i bambini oggi succede sempre più spesso – che il dubbio diventi concreta speranza e poi guarigione, e quando questo avviene, è pura gioia.

1 commento:

  1. Caro Umberto, hai ragione che il male non è una manifestazione della volontà di Dio. Il male è frutto della scelleratezza dell'uomo e delle sue scelte, null'altro. Anche come per l'olocausto dove il male divenne Stato. Il tumore tuttavia, come altre dusgrazie, è parte del ciclo naturale e della vita della materia. In quanto tale è "male" in quanti arreca immenso dolore ma nulla ha a che fare con il Male. Alla fine penso che anche se tu non credi in Dio comunque lui ha sempre creduto in te come in tutti gli uomini di buona volontà al servizio degli altri fratelli in transito su questo splendido pianeta. Un saluto e grazie da lassù dove potrai guidare altri medici per fare ancora meglio.

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