Da “La
sinistra è brava a dividersi e Renzi mi ricorda molto Craxi”, intervista di
Alessandro Ferrucci a Maria Lisa Cinciari (Marisa) Rodano - protagonista della
lotta per il suffragio universale in Italia, nel 1963, per il Pci, la prima
donna a ricoprire il ruolo di vicepresidente della Camera – pubblicata su “il
Fatto Quotidiano” del 9 di novembre dell’anno 2015: (…).«Vuole sapere da quando è
iniziato tutto questo sconquasso politico e sociale? Dall’avvento del CAF».
Lei ha visto, vissuto, partecipato, a buona
parte delle vicende del nostro secondo dopoguerra. Secondo lei stiamo ancora
pagando il trittico Craxi-Andreotti-Forlani... «Con loro inizia il processo di
degrado della democrazia italiana che poi esploderà con Mani pulite: la crisi
dei partiti, il leaderismo, la personalizzazione della politica. I programmi
diventati secondari».
C’è chi vede similitudini tra Renzi e Craxi.
«Forse ci sono in alcune scelte, ma lo scopo è ben diverso: l’obiettivo di
Renzi è governare, per produrre cambiamento, ma non sempre cambiare significa
progredire; non sempre cambiare è meglio, non sempre vuol dire andare a
sinistra, magari ci si sposta a destra. Sa qual è il vero problema? Non è
chiaro quale società vogliano, in che modo affrontare la questione che metà
della popolazione è sotto la soglia di povertà; come ridurre le disparità di
reddito e di condizioni di vita».
Sul Fatto (…), Alfredo Reichlin ha parlato
di Renzi come di un politico che non costruisce, di un uomo lontano da un'idea
di partito... «Condivido. Ribadisco: oramai la politica è solo scontro tra
leader o presunti tali, si è personalizzata, e ciò spiega il perché metà della
popolazione non va a votare, metà della popolazione ritiene che la politica non
è affare suo, che il voto non conta, non serve; è come se la politica fosse
diventata qualcosa di riservato a pochi cittadini».
Deve essere particolarmente doloroso per lei
che
ha combattuto per il suffragio universale... «Molto. Mi ricordo la campagna per
l’elezione dell’Assemblea Costituente, per far comprendere alle donne (che mai
avevano votato) l’importanza dell’urna, di quanto quel gesto poteva
condizionare le loro vite e quelle di tutti. E alla fine, nel 1946, l’80 per
cento si presentò con la scheda in mano, la stessa percentuale degli uomini.
Qualcosa di straordinario. Alcune di noi scoppiarono in lacrime».
Torniamo al CAF: avvertì subito il cambio di
marcia? «Immediatamente. Non appena Craxi propose la cosiddetta “Grande
riforma”, con l’obiettivo di arrivare a una legge elettorale maggioritaria per
instaurare un sistema di alternanza tra due schieramenti, (tra la Dc e il Psi)
allo scopo, come ho già detto, di escludere il Pci. In parte l’idea di Stato
che ha Renzi ricorda quella “Grande Riforma” di Craxi. La vada a prendere e
vedrà le somiglianze».
Bipolarismo antelitteram.
«Esatto,
una proposta poi sancita al congresso socialista di Rimini. Da quegli anni
iniziarono a finire le ideologie e purtroppo le idealità».
È legata alle ideologie? «No, sono sempre
stata dell’idea che la politica dovesse essere laica, e non discendere dal
fatto che uno crede in Dio, o é ateo, è marxista o liberale. No. La politica
deve riguardare tutti. Il problema è che la fine delle ideologie si è portata
dietro anche l’addio alle idealità, ai progetti, quindi sono finite le
prospettive».
Veltroni ha sponsorizzato il bipolarismo. «Mi
ricordo il fastidio provato durante il suo discorso a Torino».
Secondo Cacciari da quell’intervento finisce
il Pd... «Quel giorno Veltroni sembrò voler dire a proposito della sua
militanza nel Pci: “Non c’ero e se c’ero dormivo”. Non si può affermare “non
sono mai stato comunista”, se si è militato nel Pci. Si deve avere il coraggio
di proporre un’analisi critica degli errori, di che cosa non si è capito; di
cercare di valutare gli aspetti positivi e quelli negativi. Così si fa. Non si
può buttare via tutto, non si può rifiutare il proprio passato».
Veltroni ha smantellato anche le sezioni,
per un partito fluido... «Quello delle sezioni era un tessuto fondamentale».
Quanto? «Nei primi anni dopo la Liberazione,
a Roma, ogni giovedì c’erano assemblee delle sezioni del Pci dove si discuteva
degli eventi internazionali della settimana, di quelli nazionali, delle cose da
fare, di quelle da evitare, di quello che aveva combinato la Democrazia
cristiana, degli argomenti all’ordine del giorno in Parlamento, di quale
posizione tenere su di essi in Parlamento».
Una partecipazione di base. «Sì, e molto
viva: e di quella opinione bisognava tener conto».
Un tipo di coinvolgimento che in parte hanno
ereditato Grillo e il Movimento. «Sì, ma il web è una questione un po’ diversa:
una cosa è cliccare “mi piace” o scrivere tre parole di commento; altro è
partecipare a una discussione viso a viso. Perché cliccare “mi piace” non costa
niente, non rischi niente, non ci si mette in gioco veramente, mentre le
discussione vis a vis duravano ore, e si creava anche una forma di solidarietà
umana importante».
Reichlin si è definito sconfitto come uomo
di sinistra. «C’è una responsabilità grossa in tutti i gruppi della sinistra
che non sono mai riusciti ad aggregarsi, e da decenni».
Si riferisce al gruppo del Manifesto? «Anche
prima. In realtà c’è sempre stata questa frantumazione che ha fatto sì che la
sinistra non contasse».
Perché questa tendenza? «Difficile dirlo.
Torniamo all’inizio di questa nostra chiacchierata: la politica italiana è
diventata di persone, e ognuno la fa in proprio, come singolo, a cominciare da
Renzi. È l’interesse di un club, una specie di Rotary».
È stupita di cosa sta accadendo a Roma? «Molto.
Il mio ricordo di Roma è quello legato a un’altra epoca, con il movimento
operaio attivo, vivace, presente. Ricordo cos’erano i movimenti, le sezioni
delle borgate che si battevano per le fogne, l’illuminazione elettrica, la
riparazione delle case, i trasporti. Era una città attiva, con momenti
magnifici come nel periodo del sindaco Petroselli».
Anche dalla Roma di quegli anni partì una
sorta di rivincita civile contro il terrorismo. «Non c’è dubbio, l’Estate
Romana fu un’esperienza straordinaria, dagli anni bui, la Capitale divenne una
vetrina per il mondo».
Quella vetrina adesso è purtroppo a Piazzale
Clodio, dove si celebra Mafia-Capitale.
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