Carissimo professor Pelaggi Antonio Pasquale, detto
affettuosamente Ninì nei già trascorsi nostri anni verdi, osservo come, pur
provenienti tu ed io da percorsi politici diversi, si sia giunti a concordare
su di alcuni aspetti fondamentali del nostro vivere. Come non condividere la tua
analisi laddove scrivi, nella tua lunga, interessante, stimolante e-mail - “La catastrofe italiana ed i veri scopi
dell’elite capitalistica” - che vi “è una lucida strategia pianificata delle
lobby della grande finanza e dell’industria. Ovvero dell’elite capitalistica
internazionale e dell’imperialismo “atlantico” anglo-americano che mirano a
riorganizzare il sistema capitalistico in tutta l’Europa ed a ridefinire gli
equilibri continentali, con almeno tre importanti obiettivi:il primo è ridurre
il costo del lavoro con lo smantellamento del sistema dei diritti dei lavoratori,
per creare una riserva illimitata di precari e di disoccupati a cui attingere
all’occorrenza a bassi costi di esercizio. È e resta la mia bislacca ideuzza
di fondo: si vuole aggredire il mondo del lavoro affinché si pervenga, su scala
planetaria, ad un livellamento in basso del tenore di vita degli appartenenti a
quello che è stato definito il “ceto medio”, ovvero contenere e ridisegnare
quel livello faticosamente conquistato con le lotte sin dagli albori della
industrializzazione.
Carissimo Ninì, quella non è affatto una strategia nuova. È la strategia di sempre del capitalismo un tempo manifatturiero ma oggigiorno dedito sempre di più alla speculazione finanziaria fine a se stessa. A tuo conforto e mio ti voglio riportare, da una straordinaria mia lettura ancora in corso, quanto ha scritto Federico Fubini nella Sua recente pubblicazione “La via di fuga. Storia di Renzo Fubini” – Mondadori editore (2014), pagg. 221, € 17.50 -: “La deflazione e la distruzione di posti di lavoro si radicavano ogni giorno di più. (…). …i sostenitori del gold standard consideravano la disoccupazione un male necessario per un obiettivo superiore: solo così si sarebbero indotti i lavoratori ad accettare salari più bassi, quindi sarebbe diventato possibile esportare a prezzi competitivi malgrado l’alto tasso di cambio. Ma più le economie europee si contraevano, più si rivelava in proporzione eccessivo il peso del debito che gravava su di esse, il quale non faceva che crescere con gli interessi”. Carissimo amico della età adolescenziale, Federico Fubini, che è divenuto la punta di diamante del quotidiano la Repubblica in fatto di analisi economica, non sta parlando, nella Sua straordinaria pubblicazione, della “crisi” dei nostri giorni. Il Suo scrivere è riferito al grande tracollo della finanza internazionale a seguito della crisi di Wall Street del giovedì 24 di ottobre dell’anno 1929. Come ben vedi una storia antica, una storia antica che ha accompagnato quell’altra storia che è puranco essa antica di quel legno storto che è l’uomo. È che oggi non si intravvede una sola forza politica, e dico una sola, che sia in grado di dettare le regole per una socializzazione delle ricchezze prodotte e per una più equilibrata loro distribuzione tra tutte le componenti del mondo del lavoro. Intanto colgo l’occasione per raccomandarti la lettura del volume che ti ho appena segnalato; ne gioverà il tuo sapere e ti sarà sorprendente scoprire le mille sfaccettature di quel mondo che è il nostro, ovvero il mondo della nostra “piccola città”, per dirla con quel grande che è Francesco Guccini. Del resto hai ben ragione quando nella tua e-mail poni la domanda di fondo: E Renzi? Doveva tentare di cambiare i trattati battendo i pugni sui tavoli europei! Questo blaterava prima di salire al Governo! Oggi sui quei tavoli europei batte solo casualmente forchetta e coltello durante i numerosi convivi a cui partecipa! Per il resto tergiversa, tra apparenti e non sostanziali eliminazioni di Province e Senato, modifiche dello articolo 18 e quanto altro in realtà non urgente ma di secondaria importanza, badando soprattutto a garantire sempre alla Merkel ed alla Troika il pieno rispetto dei trattati che doveva far cambiare e la sua sudditanza. Questo è quanto emerge fin qui, dalle sue azioni politiche e dalla sua proposta di finanziaria proprio di questi giorni, che secondo il suo dire, dovrebbe abbassare le tasse delle imprese e delle famiglie per rilanciare la crescita ed i consumi. Abilissimo quel Renzi, come detto in un mio precedente post, nell’arte tutta italica del “carta vince, carta perde”, ovvero abilissimo nel riempire di insensatezze il suo operare con una abbondante diffusione di illusioni che ben presto si trasformeranno immancabilmente in delusioni profonde, pratica insana quella che anche tu stigmatizzi al meglio quando scrivi: Comunque lui potrà continuare a vantarsi giornalmente sui media di aver abbassato le tasse! Ed intanto il Ministro del Tesoro accumula liquidità! Ad oggi la liquidità che fa capo al Tesoro è di 105,8 miliardi di euro, raggranellati con la vendita di più obbligazione statali (Bot, cct, Btp,ecc.) di quanto fosse necessario con le ultime aste. A che serve tale eccesso di liquidità nelle casse statali? (…). Come intaccare questo sistema di omertà e collusione che sta conducendo alla rovina il nostro Paese? (…). E vengo così al resto della tua interessantissima, graditissima lettera laddove scrivi che… In tutta l’Europa meridionale e in special modo in Italia, la moneta unica (l’euro) è stata, (…), una delle concause che ha rilanciato l’attuale crisi, fatto fallire le imprese ed impoverito le famiglie! Essa si è rivelata troppo forte, facendo crollare commesse, esportazioni e consumi interni. Inoltre una pressione fiscale troppo alta, il blocco di stipendi e salari, la negazione di finanziamenti alle imprese e alle famiglie da parte delle Banche, hanno contribuito a portare al collasso l’industrie private e gli stessi italiani, e le imprese che hanno potuto farlo, hanno dislocato la sede in altri Paesi approfittando di fiscalità meno gravose e politiche economiche più vantaggiose. Questo è stato il primo grande errore, se di errore si è trattato: introdurre una moneta unica in zone a fiscalità e politiche diverse! E non basta! I miliardi di euro che la BCE ha dato alle banche nazionali a bassi tassi di interesse per contrastare la crisi non sono stati introdotti nell’economia reale del Paese, ovvero non sono stati utilizzati per finanziare le imprese e le famiglie, ma sono stati utilizzati in maggioranza dalle banche nelle losche speculazioni finanziarie che ormai conosciamo (derivati ecc.) che hanno prodotto buchi e disastri risanati perlopiù dallo Stato con denaro pubblico. In questo disastroso panorama che ha creato fallimenti, disoccupazione e dissanguato le famiglie, si è inserita, colmo dei colmi, la politica della austerità, fatta di tagli lineari, tasse e privatizzazioni, voluta dalla Troika e dalla Merkel, riconfermata cancelliera in Germania, che non ha prodotto la (…) riduzione del debito pubblico italiano, ma il suo aumento. I due anni di sacrifici e di politica “lacrime e sangue” imposte prima dal governo Monti e poi dal governo Letta, hanno portato il debito pubblico dal 121,8% del Pil del 2011 al 131,4% del 2013 e la disoccupazione da 2 milioni e 108 mila unità a 3 milioni e 46 mila. Un milione di disoccupati in più, dunque, percentuali massime di disoccupazione giovanile e di fallimenti o chiusura di aziende,in soli due anni! I fatti hanno dunque dimostrato che la moneta unica (euro) e le politiche di austerity volute dalla Troica (BCE, FMI e Commissione Europea), propagandate dalla Merkel come toccasana della crisi, portate avanti dai nostri governi (Monti e Letta) sono stati del tutto deleteri per l’Italia. Nonostante ciò continuano a essere imposte dalle Istituzioni Europee e ad essere praticate da parte dei vari Governi. (…). Ma perché sta avvenendo ciò? Perché l’Unione Europea sta fattivamente e lucidamente rovinando i Paesi meridionali come l’Italia e perché i Governi si prestano allo scopo? Può trattarsi di un grosso abbaglio? NO! Al contrario. (…). Ricordiamo, a tal proposito, che prima dell’entrata in vigore dell’euro l’Italia era la quinta potenza mondiale ed oggi è solo un paese in declino vicino al defaut, che costringe la sua gente ed i suoi giovani laureati ad un nuovo ciclo di emigrazione alla ricerca di lavoro! E, sempre per realizzare le strategie delle lobby straniere, di cui è evidentemente al soldo, la classe dirigente italiana degli ultimi venti anni (da Amato a Prodi, da D’Alema a Monti ed a Letta) ha con continuità e lucidità contribuito a questa catastrofe, ficcandoci prima nella trappola dell’euro e dei trattati europei e poi applicando con diligenza il rigore voluto dalla Troika. Tutto ciò fino al governo Letta, ultimo grigio esecutore della nostra condanna, evidentemente con l’avvallo incondizionato del “grande vecchio” del Quirinale e da tutto il PD, che va negli USA per dare conto del suo operato ai Padroni:cioè al Councilon Foreign Relations, che non è certamente un Ente Pubblico, ma è la maggiore organizzazione privata americana di banche e multinazionali. (…).
Carissimo Ninì, quella non è affatto una strategia nuova. È la strategia di sempre del capitalismo un tempo manifatturiero ma oggigiorno dedito sempre di più alla speculazione finanziaria fine a se stessa. A tuo conforto e mio ti voglio riportare, da una straordinaria mia lettura ancora in corso, quanto ha scritto Federico Fubini nella Sua recente pubblicazione “La via di fuga. Storia di Renzo Fubini” – Mondadori editore (2014), pagg. 221, € 17.50 -: “La deflazione e la distruzione di posti di lavoro si radicavano ogni giorno di più. (…). …i sostenitori del gold standard consideravano la disoccupazione un male necessario per un obiettivo superiore: solo così si sarebbero indotti i lavoratori ad accettare salari più bassi, quindi sarebbe diventato possibile esportare a prezzi competitivi malgrado l’alto tasso di cambio. Ma più le economie europee si contraevano, più si rivelava in proporzione eccessivo il peso del debito che gravava su di esse, il quale non faceva che crescere con gli interessi”. Carissimo amico della età adolescenziale, Federico Fubini, che è divenuto la punta di diamante del quotidiano la Repubblica in fatto di analisi economica, non sta parlando, nella Sua straordinaria pubblicazione, della “crisi” dei nostri giorni. Il Suo scrivere è riferito al grande tracollo della finanza internazionale a seguito della crisi di Wall Street del giovedì 24 di ottobre dell’anno 1929. Come ben vedi una storia antica, una storia antica che ha accompagnato quell’altra storia che è puranco essa antica di quel legno storto che è l’uomo. È che oggi non si intravvede una sola forza politica, e dico una sola, che sia in grado di dettare le regole per una socializzazione delle ricchezze prodotte e per una più equilibrata loro distribuzione tra tutte le componenti del mondo del lavoro. Intanto colgo l’occasione per raccomandarti la lettura del volume che ti ho appena segnalato; ne gioverà il tuo sapere e ti sarà sorprendente scoprire le mille sfaccettature di quel mondo che è il nostro, ovvero il mondo della nostra “piccola città”, per dirla con quel grande che è Francesco Guccini. Del resto hai ben ragione quando nella tua e-mail poni la domanda di fondo: E Renzi? Doveva tentare di cambiare i trattati battendo i pugni sui tavoli europei! Questo blaterava prima di salire al Governo! Oggi sui quei tavoli europei batte solo casualmente forchetta e coltello durante i numerosi convivi a cui partecipa! Per il resto tergiversa, tra apparenti e non sostanziali eliminazioni di Province e Senato, modifiche dello articolo 18 e quanto altro in realtà non urgente ma di secondaria importanza, badando soprattutto a garantire sempre alla Merkel ed alla Troika il pieno rispetto dei trattati che doveva far cambiare e la sua sudditanza. Questo è quanto emerge fin qui, dalle sue azioni politiche e dalla sua proposta di finanziaria proprio di questi giorni, che secondo il suo dire, dovrebbe abbassare le tasse delle imprese e delle famiglie per rilanciare la crescita ed i consumi. Abilissimo quel Renzi, come detto in un mio precedente post, nell’arte tutta italica del “carta vince, carta perde”, ovvero abilissimo nel riempire di insensatezze il suo operare con una abbondante diffusione di illusioni che ben presto si trasformeranno immancabilmente in delusioni profonde, pratica insana quella che anche tu stigmatizzi al meglio quando scrivi: Comunque lui potrà continuare a vantarsi giornalmente sui media di aver abbassato le tasse! Ed intanto il Ministro del Tesoro accumula liquidità! Ad oggi la liquidità che fa capo al Tesoro è di 105,8 miliardi di euro, raggranellati con la vendita di più obbligazione statali (Bot, cct, Btp,ecc.) di quanto fosse necessario con le ultime aste. A che serve tale eccesso di liquidità nelle casse statali? (…). Come intaccare questo sistema di omertà e collusione che sta conducendo alla rovina il nostro Paese? (…). E vengo così al resto della tua interessantissima, graditissima lettera laddove scrivi che… In tutta l’Europa meridionale e in special modo in Italia, la moneta unica (l’euro) è stata, (…), una delle concause che ha rilanciato l’attuale crisi, fatto fallire le imprese ed impoverito le famiglie! Essa si è rivelata troppo forte, facendo crollare commesse, esportazioni e consumi interni. Inoltre una pressione fiscale troppo alta, il blocco di stipendi e salari, la negazione di finanziamenti alle imprese e alle famiglie da parte delle Banche, hanno contribuito a portare al collasso l’industrie private e gli stessi italiani, e le imprese che hanno potuto farlo, hanno dislocato la sede in altri Paesi approfittando di fiscalità meno gravose e politiche economiche più vantaggiose. Questo è stato il primo grande errore, se di errore si è trattato: introdurre una moneta unica in zone a fiscalità e politiche diverse! E non basta! I miliardi di euro che la BCE ha dato alle banche nazionali a bassi tassi di interesse per contrastare la crisi non sono stati introdotti nell’economia reale del Paese, ovvero non sono stati utilizzati per finanziare le imprese e le famiglie, ma sono stati utilizzati in maggioranza dalle banche nelle losche speculazioni finanziarie che ormai conosciamo (derivati ecc.) che hanno prodotto buchi e disastri risanati perlopiù dallo Stato con denaro pubblico. In questo disastroso panorama che ha creato fallimenti, disoccupazione e dissanguato le famiglie, si è inserita, colmo dei colmi, la politica della austerità, fatta di tagli lineari, tasse e privatizzazioni, voluta dalla Troika e dalla Merkel, riconfermata cancelliera in Germania, che non ha prodotto la (…) riduzione del debito pubblico italiano, ma il suo aumento. I due anni di sacrifici e di politica “lacrime e sangue” imposte prima dal governo Monti e poi dal governo Letta, hanno portato il debito pubblico dal 121,8% del Pil del 2011 al 131,4% del 2013 e la disoccupazione da 2 milioni e 108 mila unità a 3 milioni e 46 mila. Un milione di disoccupati in più, dunque, percentuali massime di disoccupazione giovanile e di fallimenti o chiusura di aziende,in soli due anni! I fatti hanno dunque dimostrato che la moneta unica (euro) e le politiche di austerity volute dalla Troica (BCE, FMI e Commissione Europea), propagandate dalla Merkel come toccasana della crisi, portate avanti dai nostri governi (Monti e Letta) sono stati del tutto deleteri per l’Italia. Nonostante ciò continuano a essere imposte dalle Istituzioni Europee e ad essere praticate da parte dei vari Governi. (…). Ma perché sta avvenendo ciò? Perché l’Unione Europea sta fattivamente e lucidamente rovinando i Paesi meridionali come l’Italia e perché i Governi si prestano allo scopo? Può trattarsi di un grosso abbaglio? NO! Al contrario. (…). Ricordiamo, a tal proposito, che prima dell’entrata in vigore dell’euro l’Italia era la quinta potenza mondiale ed oggi è solo un paese in declino vicino al defaut, che costringe la sua gente ed i suoi giovani laureati ad un nuovo ciclo di emigrazione alla ricerca di lavoro! E, sempre per realizzare le strategie delle lobby straniere, di cui è evidentemente al soldo, la classe dirigente italiana degli ultimi venti anni (da Amato a Prodi, da D’Alema a Monti ed a Letta) ha con continuità e lucidità contribuito a questa catastrofe, ficcandoci prima nella trappola dell’euro e dei trattati europei e poi applicando con diligenza il rigore voluto dalla Troika. Tutto ciò fino al governo Letta, ultimo grigio esecutore della nostra condanna, evidentemente con l’avvallo incondizionato del “grande vecchio” del Quirinale e da tutto il PD, che va negli USA per dare conto del suo operato ai Padroni:cioè al Councilon Foreign Relations, che non è certamente un Ente Pubblico, ma è la maggiore organizzazione privata americana di banche e multinazionali. (…).
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