"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 29 maggio 2014

Storiedallitalia. 52 Storie dall’Italia post-elettorale.



Ben strano paese è l’Italia. Quella che sorprende sempre gli stranieri. Che ci ridono sopra. Dopo. Strano assai questo paese dove diventa difficile stabilire vincitori e vinti. Ché di vincitori e vinti vien giusto di parlare, dopo aver trasformato il voto elettorale in una gara a chi le sparasse più grosse. Donde, come in tutte le gare, ci sarà pure un vincitore e ci sarà pure un vinto. Altrimenti che gara è stata? Ma nel paese delle stranezze può accadere che ci sia pure una “vittoria posticipata” ma sempre vittoria è. Ecco, una vittoria a tavolino.
Di questa strana vittoria ne ha scritto oggi sul quotidiano la Repubblica Sebastiano Messina nella Sua consueta rubrica “Bonsai”: Il Maalox ha fatto effetto. L’autocritica di Beppe Grillo è arrivata. Una strana autocritica, però. Il guru ci informa che le elezioni europee non sono state per lui «una Caporetto o una Waterloo» ma un grande successo. Il Movimento è addirittura «il secondo partito del Paese», è «la prima forza di opposizione» e può vantare «la maggioranza relativa» tra gli italiani «che hanno tra i 18 e i 29 anni». Dunque, conclude, presto al Pd e a tutti gli altri partiti «non resterà che piangere», perché la vittoria arriverà: «È solo una questione di tempo». Il ragionamento non fa una grinza. Il calendario lavora per Grillo: gli basterà solo aspettare che si tolgano di mezzo, per morte naturale, gli elettori che oggi hanno più di trent’anni. Renzi dunque non si monti la testa: ha i decenni contati. Gli elettori. E già! Per chi di Voi avesse dimestichezza con la cronaca politica del bel paese avrà sentito e risentito parlare del cosiddetto “zoccolo duro”. L’espressione, tipica del politichese, fa riferimento non già al ligneo materiale con il quale si creavano gli zoccoli d’un tempo, prima che le plastiche ammorbassero le nostre vite, ma fa riferimento a quel parco di lettori che rimangono fedeli al proprio simbolo partitico. Costi quel che costi, nei secoli fedeli. In verità lo “zoccolo duro”, per come l’ho sempre inteso, presentava aspetti che potremmo definire positivi: fedeltà al simbolo, ad una certa storia politica e civile, insomma, un riferimento alla parte buona della “Politica”. Quella con la “P” al maiuscolo. Purtroppo oggigiorno non è così. Esiste sempre uno “zoccolo duro”, ma è uno “zoccolo duro” molto particolare. Ce ne da contezza Marco Travaglio che su “il Fatto Quotidiano” di oggi ha scritto un illuminante pezzo che ha per titolo “Porco è bello”. Laddove il “porco” in questione è riferito a quell’atavica predisposizione degli abitatori del bel paese a considerare con magnanimità ed invidia chi riesca al meglio a farsi gli “affari propri”. Insomma quell’accettazione, neppure dissimulata, del delinquere che mal ci dispone agli occhi del resto degli europei. Tanto è vero che nel segreto dell’urna elettorale si è dato, nell’occasione ritenuta propizia, allo sfogo di quel sentimento tenuto nascosto sì, ma non tanto. Scrive infatti Marco Travaglio: Gli elettori hanno sempre ragione, ma che dire degli 11.882 cittadini campani che, dopo aver barrato il simbolo di Ncd, hanno pure scritto nero su bianco sulla scheda il nome di Paolo Romano, appena arrestato per tentata concussione, che poi è l’estorsione commessa dal pubblico ufficiale. Non potendosi più cancellare dalle liste, Romano aveva invitato gli elettori a non votarlo: ma non c’è stato nulla da fare, quelli gli han disobbedito tributandogli – in proporzione – più consensi di sempre, se si calcola che nel 2000, quando militava nel Pdl (allora primo partito d’Italia), aveva raccolto 18 mila preferenze, e ora che sta in un partito al 4,4% ne ha prese quasi i due terzi, risultando addirittura primo nel suo collegio di Caserta, col triplo dei voti della ministra Stefania Giannini, segretario di Scelta civica. Gli elettori hanno sempre ragione, ma che dire dei 56.991 che hanno votato Lorenzo Cesa (Udc) arrestato per tangenti nel ’93, reo confesso e poi miracolato da un vizio di forma, e ora di nuovo indagato per lo scandalo di Finmeccanica? Gli elettori hanno sempre ragione, ma che dire dei 284.547 elettori di Raffaele Fitto (FI, il più votato d’Italia dopo la pidina Bonafé), condannato in primo grado a 4 anni per associazione per corruzione, finanziamento illecito e abuso d’ufficio, e ora autocandidato alla successione di Berlusconi, di cui rischia di seguire presto le orme – in caso di condanna in Cassazione – con decadenza e galera o servizi sociali? Gli elettori hanno sempre ragione, ma che dire dei 111.554 voti ad Aldo Patriciello (FI), pregiudicato per finanziamento illecito? Gli elettori hanno sempre ragione, ma cosa avrà indotto 42.210 cittadini a spedire in Europa Giuseppe Scopelliti (Ncd), appena condannato a 6 anni in primo grado e decaduto da governatore? Gli elettori hanno sempre ragione, ma che dire dei pidini sardi e siciliani che hanno issato in cima al podio della circoscrizione isolana Renato Soru (Pd), indagato per aggiotaggio e rinviato a giudizio per aver evaso (e già restituito all’Agenzia delle Entrate) 7 milioni nei paradisi fiscali in un processo iniziato proprio ieri? Gli elettori hanno sempre ragione, ma chi sono gli 85.846 che hanno scritto accanto al simbolo Pd il nome di Nicola Caputo, destinatario di un avviso di conclusione delle indagini per truffa? (…). Ecco, chi sono tutti questi elettori? E poi vorremmo che ci prendessero sul serio nel resto dell’Europa! Avrà da faticare molto l’arrembante primo ministro affinché gli europei lo accolgano senza sorrisetti di circostanza. Poiché il resto dell’Europa conosce bene le nostre magagne. Sa bene che raddrizzare quel legno storto d’italica origine è impresa improba. Se non impossibile. Del resto se ne rese conto quel cavaliere che stette a capo del bel paese nel ventennio nero. Riteneva che governare gli italiani non fosse difficile in sé, ma inutile. Inutile, per l’appunto. È contro questa caratura antropologica che il Matteo dovrà necessariamente andare a cozzare se vuole veramente cambiare verso. È l’ultima speranza rimasta. Riuscirà il nostro eroe…! Al mio paese si dice che chi di speranza vive disperato muore. Ha concluso Marco Travaglio il pezzo di oggi scrivendo: Carlo Tecce calcolava che le quote marron (degli inquisiti, dei condannati, ecc. ecc. n.d.r.) hanno collezionato 1,242 milioni di voti: sopra il 4 per cento, un po’ meglio di Tsipras e Ncd. Insomma, hanno fatto il quorum. Qualche settimana fa Berlusconi lanciò l’idea di un “partito delle vittime della giustizia”. Cioè dei delinquenti colpevoli, infatti includeva anche se stesso. “Potrebbe raccogliere – stimò – fra il 19 e il 21%”. Esagerava, ma per difetto. (…). I soli evasori fiscali sono, secondo l’Agenzia delle Entrate, 11-12 milioni: il doppio dei grillini, il triplo dei forzisti, tanti quanti i pidini. E di solito votano e fanno votare. (…). Ah, quello “zoccolo duro”, quanti guai ci arrecherà!

Nessun commento:

Posta un commento