"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 4 febbraio 2013

Sfogliature. 18 “La politica e l’economia del moderno Houdini”.



Ci risiamo. La tornata elettorale è imminente. Ventun giorni appena. Quel che sembrava certo non lo è più. Tutto sembra tornato indietro, come se non fossero passati tutti questi anni. Lo sconforto assale. È che gli anni in effetti sono passati, ma si respira l’aria insalubre di qualche anno addietro. Il 4 di aprile dell’anno 2006 postavo su questo blog – “alloggiato” su di un’altra piattaforma – il post che ha per titolo “La politica e l’economia del moderno Houdini “. Sono trascorsi quasi sette anni. Tutto è oggigiorno come prima. Ritrovo il post alla pagina 1242 dell’e-book. Di seguito lo ripropongo. Cosa è cambiato nel bel paese? Scrive Filippo Ceccarelli nel Suo editoriale che ha per titolo “L’eterno show del candidato Silvio” - sul quotidiano la Repubblica del 4 di febbraio (oggi) -: (…). È  (…) che il Cavaliere dà il meglio di sé lasciando credere ai prediletti vecchietti che con la sua vittoria non pagheranno il cinema, la partita, l’ingresso al museo, il viaggio in treno. A tali vani benefici nel 2006 si sommarono anche delle dentiere (“Operazione Sorriso”) e la possibilità, non meglio precisata, di acquisire un animale di compagnia. E se pure la campagna elettorale a volte assume i toni della commedia nera, è anche vero che l’ideologia berlusconiana, mutuata dalla cultura pubblicitaria, dispone di codici emotivi che con la scusa del sogno pescano nell’inconscio; ma a volte non ce n’è nemmeno bisogno, per cui prima del voto del 2008 il futuro presidente arrivò a promettere ai pensionati, dotati o meno che fossero di cani gatti e pappagallini, nientemeno che la sconfitta del cancro e l’allungamento della vita attraverso la medicina predittiva.(…). È possibile che, sostenuto dalla diffusissima credulità degli abitatori del bel paese, il signor B. ripeta il miracolo?

“(…). Le cose vanno bene, le famiglie vivono meglio. Io ieri sera sono andato al ristorante con alcuni amici e non c’era un posto libero. Alla fine hanno dovuto dire che c’ero io e allora hanno fatto alzare alcune persone. (…)”. Detto senza alcun rossore dall’egoarca di Arcore il 31 di marzo durante la trasmissione “Omnibus” su La7. Confesso: sono molto compiaciuto con me stesso di non essermi ritrovato tra quei 12 milioni di telespettatori intenti a strafogarsi del tanto atteso dibattito-scontro elettorale. Ed a pensarci bene sono stati in tanti ad evitare a sé stessi il rinnovarsi di un rito stantio e divenuto quasi inutile ai fini del risultato elettorale del 9 e 10 di aprile; gli illusionismi non servono più di tanto se ci si lascia guidare dalla constatazione del reale. A conti ben fatti sono stati ben 4 milioni i telespettatori che hanno deciso di non sorbirsi l’immancabile gioco di prestigio dell’Houdini di Arcore. Il quale non ha mancato di escogitare un trucco ulteriore da quel bravo illusionista che si è rivelato nel quinquennio del suo (mal)governo; ora, come per la benevolenza di un signorotto di altri tempi, saremo sgravati della tassa sulla prima casa, la cosiddetta ICI. Bella trovata, non c’è che dire! Anche perché il signorotto di Arcore si sgraverà dell’imposta sulla sua disadorna e “mutuata” – poiché acquisita con un mutuo ipotecario -  bicocca adibita a prima abitazione; con una fava due piccioni, abbindolare ancora una volta di più i gonzi di turno, e ricavarsi il vantaggio di sicura consistenza patrimoniale. Che dire? È un prestigiatore impareggiabile, al cui confronto quell’Houdini Harry di passata memoria non regge il confronto. Ora che il miserello piatto di lenticchie è stato offerto al popolo bue in cambio di un insperato – o disperato -  nuovo plebiscito elettorale, ci si deve pur chiedere: ma basta il piatto di lenticchie offerto inopinatamente dall’egoarca di Arcore? Non ci sarebbe invece da non smuoversi di un solo millimetro dalla condanna delle “malefatte” dell’egoarca di Arcore per quanto attiene allo svilimento delle istituzioni, all’imbarbarimento della vita politica del bel paese - imbarbarimento consacrato nella più incivile campagna elettorale che possa affiorare alla mia memoria -, dallo svuotamento delle certezze e dei ruoli che uno stato democratico e di diritto dovrebbe garantire a tutti i suoi cittadini? Sapevamo che le macerie materiali che l’egoarca di Arcore avrebbe lasciato sul terreno sarebbero state gigantesche; ma non di minore gravità e dimensione sono le macerie immateriali che egli ha creato volutamente e che volutamente consegna, senza resipiscenza alcuna, ad un popolo stremato, immusonito e disorientato al contempo! Mancano oramai pochissimi giorni all’appuntamento elettorale ed un dovere di cittadinanza impone che si vada alle urne con una consapevolezza nuova, necessaria quanto non mai, considerata l’assurdità e l’eccezionalità della situazione politico-economica del bel paese; non servono infatti illusionismi di sorta, promesse mirabolanti, laddove la semplice ricerca di fonti più o meno accreditate sulla stampa possono renderci edotti dei problemi del bel paese anche in un contesto di più largo respiro. Trovo pertanto molto interessanti due pubblicazioni apparse sull’ultimo numero del settimanale “Affari& Finanza”, che non riporto, ma delle quali pubblicazioni offro gli indirizzi sulla rete per una loro diretta consultazione. Il primo testo è a firma dell’economista Marcello De Cecco ed ha per titolo “Le pagelle Ocse bocciano l’Italia”; il secondo testo è dell’immancabile Giuseppe Turani, editorialista di spicco del settimanale, che ha per titolo “Tutti i soldi della Borsa”.. Letture interessanti e che danno corpo e sostanza ad una partecipazione più consapevole alla vicenda elettorale che avrà il suo epilogo tra i primi refoli primaverili dell’aprile; è un buon auspicio, poiché ricordo che con i primi refoli di un altro aprile dell’anno 1996 si celebrarono i trionfi dell’Ulivo di allora; ma i tempi erano ben altri e senza “certe” dure emergenze dell’oggi!

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