C’è un passaggio nella
riflessione del professor Massimo Recalcati – pubblicata sul quotidiano la
Repubblica col titolo “Da Freud al
Cavaliere il fantasma populista” - la lettura parziale della quale propongo
nell’attesa di questa tornata elettorale –, c’è un passaggio dicevo che mi ha
colpito nel profondo poiché con esso ho preso coscienza della condizione di
minorità nella quale una grossa fetta del corpo elettorale si è sentita
ricacciata nel corso della propaganda elettorale. Una condizione di minorità
che Massimo Recalcati, psicoanalista di scuola lacaniana, stigmatizza laddove
scrive che “Freud vedeva nella pulsione gregaria la tendenza degli uomini a
ricercare rifugio, protezione riparo dalla solitudine della libertà e dalla
responsabilità individuale che essa comporta”. Ecco il punto: aver
paura della libertà, voler sfuggire ai dettami che la libertà della e nella
democrazia consente, garantisce ed in certa misura impone chiamando tutti, ma
proprio tutti alla cosiddetta “responsabilità individuale”. Continua
ancora a scrivere l’illustre studioso: “Nel grande corpo omogeneo della massa i
soggetti regrediscono ad una relazione infantile di servitù che spegne ogni
facoltà critica e consegna la libertà in cambio del conforto ipnotico del
sentimento di confondersi in una identificazione cementificata ad un solo popolo”.
È la condizione di minorità amaramente assaporata. C’è stato un che di
anomalo, terribilmente anomalo in questa propaganda elettorale, che spero non
sia sfuggito ai più: tanti “capi”, tante formazioni politiche
vecchie e nuove che si ritrovano ad accettare o subiscono un rapporto padronale
o personale con i “capi” scelti od imposti, hanno forzato le regole della
democrazia ove viene stabilito che sia il rapporto bidirezionale
elettori-candidati a dover essere sempre messo in campo a nutrimento proprio
della democrazia stessa. Ho in più di una occasione fatto riferimento ad un
lavoro notevole cinematografico di qualche anno addietro - “L'amica delle cinque e mezzo” (1970) –, con gli straordinari Yves
Montand e Barbra Streisand, nel corso del quale lavoro veniva affermato
perentoriamente: - Credo che le risposte rendano saggi, ma le domande rendono umani -.
Ecco: questa campagna di propaganda elettorale
ha ricacciato gli elettori, che sono o dovrebbero essere gli attori principali
nelle moderne democrazie, nella condizione di minorità della quale ha parlato
Massimo Recalcati nella Sua riflessione che di seguito trascrivo. Una
condizione di minorità laddove il non poter porre le domande che rendono umani
disumanizza quasi la contesa elettorale rendendo il tutto un vuoto rito, ovvero
d’imbucare un foglio cartaceo ben ripiegato in un’urna resa muta da coloro che
si sono deliberatamente sottratti al rito necessario e democraticamente
determinante del domandare e del rispondere. Al che risulta evidente come non
si possa oggigiorno contare sulla saggezza delle risposte non date.
(…). Freud ci fornisce il
ritratto del fantasma inconscio che ha animato tutti i populismi totalitari del
Novecento: l`Ideale della Causa, incarnato nel corpo sacro del leader e del suo
carisma sulfureo, dà senso alla vita della massa altrimenti in balia di una
precarietà economica, sociale ed esistenziale fonte di angoscia insopportabile.
(…). I populismi contemporanei appartengono ad un`epoca che è stata definita
post-ideologica. Essi fanno piazza pulita della funzione Ideale della Causa che
ha invece nutrito i vecchi populismi. Quella funzione ha lasciato il posto ad
un cinismo disincantato e radicalmente anti-politico che vede con sospetto
risentito tutto ciò che viene proposto in nome del bene comune. Il populismo
ipermoderno non si nutre di Ideali - non è più, come diagnosticava la Arendt,
una malattia dell`ideologia -, ma di pubblicità (berlusconismo) e di tecnologia
(grillismo). Prendiamo, (…), un tema cruciale come quello della libertà. (…). La
sua invocazione risponde ad una finalità semplicemente demagogica. Liberi dalle
istituzioni, liberi dalla politica, liberi dall`Europa. La libertà è ridotta ad
un fantasma che riveste l`esigenza pulsionale di poter fare quello che si vuole
senza dover tenere conto dell`Altro, dunque di qualunque limite istituzionale,
procedura, Legge, condizione storica. Piuttosto è l`idea stessa della Legge che
viene vista con sospetto, come se fosse un intralcio alla piena libertà del manovratore
(Berlusconi), oppure viene invocata - ed è ima variante rischiosa del populismo
ipermoderno - come un principio assoluto in grado di garantire il Bene comune (…).
Il leader dei nuovi populismi non agisce più in nome della Causa anche quando
la sbandiera. Piuttosto si auto celebra come un reuccio senza storia, come un
capo popolo solo televisivo, senza più proporsi come strumento al servizio
della Storia, come l`incarnazione folle di una volontà impersonale. Piuttosto
esso accentua, nell’autocelebrazione della sua persona, quel trionfo dell`Io
che sembra aver preso il posto della Causa. Come dire che la sola Causa che
conta è quella del proprio Io o quella del proprio territorio come accade per
il populismo regressivo di tipo leghista. (…). Nondimeno il nuovo leader resta
un padrone che divora i suoi figli, che non può pensare al suo tramonto, alla
propria successione, che non può lasciare eredi credibili perché assolutamente
insostituibile, che, dunque, pur proclamando la democrazia diretta del popolo
si ritiene esserne, paradossalmente, il garante assoluto non cogliendo il fatto
elementare che la sua stessa esistenza di leader contraddice la possibilità di
una autentica democrazia interna. (…). Come tutti i leader, che hanno animato
forme populistiche di consenso, il leader dei nuovi populismi non può
sottomettersi a nessuna Legge se non quella che egli pretende di incarnare. Di
conseguenza non può accettare la logica democratica della permutazione, il
ricambio generazionale, la trasmissione dell`eredità. Il suo Io è lo specchio
che riflette un corpo frammentato perché privo del cemento armato
dell`ideologia. (…).
A proposito di [citazione da Freud e il fantasma populista]
RispondiElimina.... Il populismo ipermoderno non si nutre di Ideali - non è più, come diagnosticava la Arendt, una malattia dell`ideologia -, ma di pubblicità (berlusconismo) e di tecnologia (grillismo). ...
ho messo la mia riflessione in attesa di condivisione non populista: https://plus.google.com/u/0/101438010163979157405/posts/4FyJiVmc3Nx