"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 25 febbraio 2013

Cosecosì. 44 “I preti giusti”.



Scrive Curzio Maltese sull’ultimo numero – 22 di febbraio 2013, “La tangentopoli bis di un paese ipocrita che sa solo assolversi” - del settimanale “il Venerdì” di Repubblica: (…). Il primo luogo comune è che sia tutta colpa della casta. Un manipolo di politicanti piovuti da Marte e non eletti da nessuno che ogni volta, all’insaputa del popolo, s’impadroniscono della cosa pubblica e la depredano. Questa spiegazione gode di enorme successo presso un popolo abituato da secoli a elemosinare un ego te absolvo. La verità meno gloriosa è che in Italia esiste una cultura della legalità debolissima, un terzo dell’economia in nero, vaste zone controllate dalle mafie e un quaranta per cento d’italiani che non pagano le tasse alle spalle degli altri. Perché mai dovremmo esprimere una classe dirigente di rigore calvinista? Il sistema è corrotto, di conseguenza gli individui. (…).  Scrivo queste poche righe ad urne ancora aperte – sono le 14,50 -. Poi sarà un profluvio di parole, un bla bla bla assordante e debordante che ci sommergerà per giorni e giorni, con un crescendo di confusione indotta nei pensieri che solo un inequivocabile risultato elettorale potrebbe evitarci. Sarà possibile sperare in quest’ultimo scenario auspicato ed invocato? Leggendo la prosa di Curzio Maltese è vana speranza. Ma una speranza inattesa si è accesa al ricevimento di una e-mail del carissimo fra’ Nazareno, il contenuto della quale propongo di seguito dopo aver operato un necessario intervento per contenerne le inutilità propagandistiche della scrivente. È la cronaca di una corrispondenza tra una senatrice uscente e riproposta alla carica ed uno dei tanti “preti giusti” che ancor oggi è possibile rintracciare nelle sperdute contrade italiche. Un “prete giusto” che oppone anch’egli “un gran rifiuto” che è cosa ben diversa assai dall’ultimo “gran rifiuto” avvenuto nei sontuosi palazzi del potere clericale. Un rifiuto da “uomo libero”, molto più libero del dimissionario vescovo di Roma, avendo opposto il “gran rifiuto” a quel potere secolare al quale la congrega di quel palazzo ha offerto, per lustri e lustri e ad ogni pie’ sospinto, riconoscimento e comprensione al prezzo di innominabili baratti. La lettera di don Gianfranco Formenton, prete, illumina come d’incanto – per quanto tempo ancora prima della disillusione? - un’attesa postelettorale sull’esito della quale il “pessimismo della ragione” lascia pochissimi spazi per scenari che siano diversi. È anche con il concorso della  “chiesa” di quei “preti giusti” che un rinnovamento etico potrebbe essere ancor possibile nel bel paese

Perugia, 8 febbraio 2013

Gentile Parroco, mi sono decisa a scrivere questa lettera ai pastori del popolo cristiano dell’Umbria perché, dopo cinque anni trascorsi in Senato, so con certezza che nei primi mesi della prossima legislatura dovranno essere affrontati in Parlamento parecchi argomenti che riguardano temi etici importanti e delicatissimi. Mi riferisco, tra le altre, alle disposizioni sul “fine vita” (chi non ricorda il caso Englaro), alla legge sul matrimonio per le coppie omosessuali, all’adozione di bambini nelle stesse coppie omosessuali, alle problematiche sull’uso degli embrioni, all’apertura all’aborto eugenetico (che, di fatto, si va già diffondendo). Sui temi etici (…), a differenza di altri partiti, il PdL è stato sempre unito e coerente, perché composto da molti cattolici e da altri che si definiscono ‘laici adulti’, la cui formazione culturale e politica è in ogni caso improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili. (…). È necessario che nel futuro Parlamento ci sia un numero di persone sufficienti a non far passare leggi contro la famiglia, l’uomo e la sua vita. Io mi sono impegnata e mi impegnerò in questo senso. Per questo chiedo anche il Suo sostegno e ringrazio per tutto quello che riterrà di fare. Devotamente saluto, A** U***** candidata PdL al senato.

Spoleto 12 febbraio 2013

Gentile Senatrice, ho ricevuto la sua lettera “ai pastori del popolo cristiano dell’Umbria” e ho deciso di risponderle in quanto “pastore” di una parte di questo popolo al quale recentemente il Card. Bagnasco ha raccomandato, dopo alcune eclatanti ed astrali promesse elettorali, di non farsi “abbindolare”. Vedo che nella sua lettera lei parla in gran parte dei cosiddetti “temi etici” che lei riferisce unicamente ai luoghi comuni che tutti i politici in cerca di voti e consensi toccano quando si rivolgono ai cattolici: il fine vita, le unioni omosessuali, gli embrioni, l’aborto… (…). Ma rivolgendosi ai “pastori del popolo cristiano” lei dovrebbe ricordare che tra i valori non negoziabili nella vita, nella vita cristiana e soprattutto in politica entrano tutta una serie di comportamenti di vita, di etica pubblica e di testimonianza sui quali non mi sembra che il partito di cui lei fa parte né gli alleati che si è scelto siano pienamente consapevoli. Sarebbe bello stendere un velo pietoso su tutto ciò che riguarda il capo del suo partito sul quale non credo ci siano parole sufficienti per stigmatizzarne i comportamenti, le esternazioni, le attitudini pruriginose, le cafonerie, le volgarità verbali che costituiscono tutto il panorama di disvalori che tutti i pastori del popolo cristiano cercano di indicare come immorali agli adulti cristiani e dai quali cercano di preservare le nuove generazioni. Sarebbe bello ma i pastori non possono farlo perché lo spettacolo indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria “modificazione dei valori di fondo della nostra società” (come lei dice) operata anche grazie allo strapotere mediatico che ha realizzato una vera e propria rivoluzione (questa sì che gli è riuscita) secondo la quale oramai il relativismo morale, tanto condannato dalla Chiesa, è diventato realtà. (…). Un’idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e  furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, e pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli. Oltre a questo lei siederà nel Senato della Repubblica insieme a tutta una serie di personaggi che coltivano ideologie razziste, populiste, fasciste che sono assolutamente anti cristiane, anti evangeliche, anti umane. Mi consenta di dirle francamente che il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi… e, mi creda, mentre nel Vangelo non c’è una sola parola sulle unioni omosessuali, sul fine vita e sull’aborto… sulle discriminazioni, sul rifiuto della violenza e su una visione degli altri come fratelli e non come nemici ci sono monumenti innalzati alla tolleranza, alla non violenza,  all’accoglienza dello straniero, al rifiuto delle logiche della furbizia e del potere. Mi dispiace, gentile senatrice, ma non riterrò di fare qualcosa né per lei, né per il suo partito, né per i vostri alleati, anzi. Se qualcosa farò anche in queste elezioni questo non sarà certo di suggerire alle pecorelle del mio gregge di votare per quelli che mi scrivono lettere esibendo presunte credenziali di cattolicità. Mi sforzerò, come raccomanda il cardinale, di mettere in guardia tutti e di non farsi abbindolare da certi ex-leoni diventati candidi agnelli. Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale e consigli il suo capo di seguire l’esempio fulgido del Papa. Sarebbe una vera opera di misericordia nei confronti di questo popolo. don Gianfranco Formenton

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