Da “Meloni
scorda le sue rughe (politiche)” di Luisella Costamagna, su “il Fatto
Quotidiano” del 20 di novembre dell’anno 2015: Cara Giorgia Meloni, certo di
strada ne ha fatta: la "Le Pen italiana”,unica donna a guidare un partito,
onnipresente in tv, in crescita nei sondaggi, protagonista del nuovo
centrodestra con Salvini e Berlusconi nel ruolo che fu di Fini. Talmente
impegnata che non riesce ad andare in Parlamento: è l'ottava deputata più assente
alle votazioni. D'altronde è abituata ai record: consigliere provinciale a 21
anni, onorevole a 29, è stata il ministro e vicepresidente della Camera più
giovane della storia repubblicana (poi superata da Di Maio). Ma oggi sembra non
voler ricordare la sua storia. L'impressione è che, da quando ha fondato
Fratelli d'Italia a fine 2012, voglia presentarsi come "nuova" e,
oltre a photoshoppare la sua foto nei manifesti, tenti di ritoccare anche il
suo passato. Non tanto il fascismo o Berlusconi e le sue leggi ad personam (che
nel 2006 definì "perfettamente giuste"), quanto ciò che non si
attaglia al suo ruolo attuale di fiera oppositrice di Renzi. Sere fa da Floris
era un fiume in piena (come sempre peraltro): "Renzi taglia tasse messe da
loro: quelli del Pd hanno messo la tassa sulla prima casa, ora la levano; hanno
messo il tetto al contante a 1.000 euro, ora lo alzano a 3.000" e giù a
rinfacciare incoerenze e strappare applausi. Peccato che insieme a loro ci
foste anche voi del Pdl - e pure lei - a votare sì all'Imu e al tetto al
contante nella Manovra Salva Italia di Monti. Doveva dire "abbiamo",
non "hanno". In quella manovra 2011 c'era anche la legge Fornero, che
oggi critica aspramente: FdI ha offerto avvocati per i ricorsi, dopo la bocciatura
della Consulta sul "prelievo truffaldino" (parole sue) sulle pensioni
da1.400 euro; lanciato una class action contro il governo per far restituire il
"maltolto" (idem); sostenuto il referendum abrogativo della Lega. Ma
almeno la Lega non la votò, lei sì. Perché non dice che quella truffa è anche
opera sua? Altra battaglia della "nuova" Meloni, con tanto di
proposta di legge, è l'abolizione di regioni e province: basta
"carrozzoni", ci vuole "un nuovo federalismo municipale",
non fatevi infinocchiare dal "Supereroe Renzi" - twittò nel 2014 -
che "finge di abolire le province e crea 25mila poltrone in più". La
"vecchia" Meloni invece non era così sensibile ai costi e alla
razionalizzazione degli enti locali, tant'è che nel 2011 votò contro la
soppressione delle province in Costituzione. Ma dirlo adesso, come il resto,
non conviene. Amnesie anche su Mafia Capitale: "Rivendico con orgoglio che
non ci sono esponenti di FdI coinvolti", "Il nostro capogruppo era
definito da Buzzi il più onesto", "Alemanno non era di FdI quando
governava". Vero, ma mica vorrà farci credere che il suo rapporto col Pdl
e la destra romana, Gramazio e Alemanno, cominci nel 2012 con FdI, e prima
nulla? Quando Alemanno divenne sindaco FdI non c'era ancora, ma si ricandidò
nel 2013 col suo sostegno, poi entrò nel partito e nel 2014 corse alle Europee.
Quando fu indagato era di FdI, tant'è che si autosospese. Qualche autocritica
in più, al di là della facciata, potrebbe farla. Cara Meloni, un consiglio: non
finga di essere nuova e coerente. Ormai ha quasi 40 anni, impari a convivere
con le rughe (fisiche e non). Un cordiale saluto.
Da “La
destra da Bar Sport” di Pietrangelo Buttafuoco, su “il Fatto Quotidiano”
del 15 di novembre dell’anno 2015: Due sono i colpi messi a segno dal
terrorismo, anzi tre: scannare, spaventare e sfregiare l’Islam che – religione
di Dio, il Clemente, il Misericordioso – nel sentimento di tutti, in Occidente,
diventa un buio marchio di morte. Tre colpi, dunque, e il più inaspettato
regalo: il sabba degli sciacalli. Ogni tragedia ha il suo sottotesto e la
politicuzza trova un’affinità maligna. Come Piscicelli rideva al caldo delle
lenzuola all’idea di fare affari dopo il terremoto a L’Aquila, così la destra
da Bar Sport, davanti alle stragi islamiste, si sente sciogliere l’acquolina in
bocca. Pensa solo al pallottoliere elettorale. Certa destra, neppure
semplicemente xenofoba, ma già nella sua infarinatura liberale, fa del Bar
Sport il servo di scena. La destra che ci tocca in sorte, figlia della stagione
di George W. Bush, non è certo la ruggente Onda Blu di Marine Le Pen e non è
quella di Vladimir Putin che nel far guerra in Siria, allo stesso tempo, tutela
i cittadini musulmani di Russia quando – con l’orgoglio dei piedi scalzi –
inaugura la più grande moschea di Europa. I tagliagole sono bestemmiatori
dell’islam. Fino a quando non sarà chiaro ciò non ci sarà speranza di vincere
contro di loro. È doppiamente vero che il terrorismo è il primo nemico
dell’islam. Ed è tre volte vero che la carambola d’odio va a concludersi nel
gioco delle parti. In uno sfolgorio di stelle, strisce e tricolori, in un
tweet, ho visto questo collage: il Corano e poi ancora il Corano. Nel primo,
questa didascalia: “Questo è il libro dell’Islam”. Nel secondo, un’altra
indicazione: “Questo è il libro dell’Isis”. A sovrastare la spiritosa grafica,
questo strillo: “Trovate le differenze!”. Tutti i colpi vanno a segno. Dio mi
perdoni se, adesso, mi faccio tramite di una profanazione. Ho visto disegnato
un maialino con il Corano in mano per fargli dire questa battuta: “E’ tutta
merda quella stampata qui”. L’ho visto ancora su twitter, con la frase in
inglese, opportunamente postato e arrivatomi a strascico tra gli rt di un importante
politico liberale, molto radicale e molto bushista che con questa schiuma ci
campa. E ci fa ricca la bottega. All’opposto della Tradizione non c’è più la
sinistra ma la destra del Bar Sport e il fanatismo che fa di Dio un’ideologia.
A far strame del Sacro, infatti, concorre sia chi – sostituendosi al Giorno del
Giudizio – semina la morte, sia chi confonde l’odio per la rabbia e l’ignoranza
per l’orgoglio. Il Dio macellaio esiste solo nella mente di Satana se un ebreo,
solo per essere ebreo, viene accoltellato nella serena felicità di Milano. E
così è – nella banalità della ferocia – l’automatismo dell’odio. Se il
musulmano è un bastardo, per come si legge nei giornali, un coltello addosso
prima o poi se lo ritrova. L’odio dà voce alla sorgiva di questi e quelli, i
terroristi e gli avvinazzati del Bar Sport per i quali il Dio, Patria,
Famiglia, il motto sacrissimo di don Camillo, è ridotto a un rutto senza A e
senza BA, lo sbotto del folclore liberale (Benedetto Croce inorridisce) il cui
fetore oggi ammorba qualunque tentativo della destra di darsi un pensiero, una
riflessione e un’analisi che vada oltre la Fenomenologia del Maialino.
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