“Nel clima
di guerra serve una ribellione dei giovani” di Elena Basile pubblicato su “il
Fatto Quotidiano” di oggi, mercoledì 9 di aprile 2025: (…). La fine dell’ordine liberale
è (…) ben altro. È quella del dominio del dollaro, il riconoscimento delle
norme a geometria variabile stabilite dalla potenza egemone. La grande paura è
che col mondo multipolare venga meno il finanziamento del debito statunitense
intorno al quale gira l’architettura del mondo occidentale. Il riciclaggio del
surplus dell’Europa e dell’Asia che permette ai flussi di dollari pagati per
importare le merci di ritornare in patria e finanziare assicurazioni, servizi e
bond del tesoro Usa deve continuare, anche se diviene giorno dopo giorno più
insostenibile. La guerra, l’aumento dei tassi di interesse sono funzionali a
questa strategia. La riconversione dell’economia in recessione europea, in
economia di guerra, offre una scappatoia all’oligarchia al potere per
sopravvivere. La difesa europea al netto della propaganda è riarmo tedesco,
acquisto di armi americane per obbedire essenzialmente a Trump mentre si finge
di osteggiarlo. La contraddizione principale del tycoon statunitense è data dal
credere che la deindustrializzazione e il declino di competitività
dell’economia statunitense possano essere risolti con nuovi dazi, cioè con
tasse che faranno aumentare i prezzi e proteggeranno settori produttivi
internazionalmente deboli. Di fatto il nemico dell’economia statunitense è il
sistema sul quale si regge: la produzione di denaro e non di merci. La bilancia
commerciale in deficit è dovuta all’esorbitante privilegio del dollaro, stampato
per comprare merci europee e asiatiche. L’Europa ha compresso la domanda
interna, ha adottato l’austerità accettando il ruolo di ancella di un sistema
in cui l’egemone viveva di produzioni altrui. L’ingranaggio si è tuttavia
inceppato a partire dalla crisi del 2008. L’economia Usa produce miseria e
disoccupati, la Cina, rivale strategico, ha un capitale tale da poter
minacciare l’acquisizione di assetti di economia statunitense e si defila
dall’acquisto dei titoli di Stato Usa, il Sud globale coopera per creare un
mondo multipolare a tutela dall’arbitrio di Washington, dà vita a un sistema
ancora embrionale di scambi in moneta locale. Trump ha compreso che il debito è
insostenibile. La spesa per la presenza in Europa viene giudicata superflua. Il
lavoro può essere delegato al Regno Unito e alla Germania. La costruzione di un
braccio armato della Nato in Europa per interessi statunitensi e
dell’oligarchia europea legata al dollaro. Il dato più deprimente è dato
dall’assenza dei giovani, dei perdenti che da anni non votano. Si stanno
indebitando le future generazioni che ereditano un mondo insicuro diviso in
blocchi armati e devastati da guerre commerciali. Il rischio nucleare e quello
climatico sono sottovalutati dalla gerontocrazia al potere. I russi combattono
e muoiono per i loro interessi, per la loro sovranità. Gli ucraini si fanno
decimare per realizzare le strategie neoconservatrici statunitensi. I giovani
europei sembrano indifferenti, occupati dal loro privato, dalla loro
precarizzazione. Marceranno al fronte per salvare questa élite transnazionale
senza scrupoli?
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
mercoledì 9 aprile 2025
CosedalMondo. 41 “In quali mani…il Mondo”.
Sopra. Gli attori Sebastian Stan e Maria Bakalova che interpretano la coppia Ivana e Donald Trump nel film The Apprentice.
In tempi di trumpismo sono andato a cercarmi
The Apprentice, il biopic sull’inizio carriera di Donald Trump girato nel 2024
dal regista iraniano-danese Ali Abbasi. Un film (in)credibile. Il pubblico lo
ha apprezzato, i critici un po’ meno, gli avvocati del Presidente ancor meno. A
me sembra descrivere, in chiave fiction, ma immagino sulla base di una
sostenibile documentazione, l’antefatto antropologico che ha portato a quella
che Massimo Recalcati, (…), ha raccontato su Repubblica come un’inquietante
leadership che «tiene insieme l’esercizio autoritario del controllo con
l’allergia più radicale nei confronti delle regole istituzionali. Un ibrido tra
il tiranno e l’anarchico, il predicatore e il mercante». Le storie, pubbliche e
private, raccontate da The Apprentice risalgono ai primi anni Settanta. Oggi ne
vediamo le ricadute globali. Come studioso di personalità narcisistiche,
premesso che non conoscendo la persona posso solo rifarmi al personaggio, sono
rimasto colpito da alcune analogie, certo senza il tocco di Orson Welles, con
il protagonista di Quarto Potere. La reazione della prima moglie Ivana, per esempio,
che, mentre il rapporto va a rotoli, gli grida la sua rabbia di vittima: «Hai
la faccia di una fottuta arancia. Stai diventando grasso, brutto e calvo». Qua
e là, le scene terribili di correzione chirurgica del corpo del capo. Che
intanto continua a farsi strada, applicando gli insegnamenti dell’avvocato Roy
Cohn che nel 1986, poche settimane prima di morire di Aids, verrà radiato per
“condotta non etica”. “Regola 1: attaccare, attaccare, attaccare”. “Regola 2:
negare sempre”. “Regola 3: non ammettere la sconfitta, rivendicare sempre la
vittoria”. Fino al Make America Great Again. Trump ha battuto due donne,
Hillary Clinton e Kamala Harris. E chissà quante altre. (Tratto da “Tutto il potere ai narcisisti” di
Vittorio Lingiardi – psichiatra e psicoanalista - pubblicato sul settimanale “il
Venerdì di Repubblica” del 4 di aprile 2025).
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