"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 12 aprile 2025

Lastoriasiamonoi. 52 Massimo Giannini: «Nel disordine globale, morale e materiale nel quale sprofondiamo, la ragione chiede conoscenza. Ma per gli umani la conoscenza, per quanto imprescindibile, non basta più. Come al tempo di Pascal, il cuore cerca sempre ragioni che la ragione non conosce».


Non abbiamo mai comunicato tanto, eppure non siamo mai stati così soli.  (…). Immaginate di esservi addormentati il 28 giugno 2007, il giorno prima dell'uscita dell'iPhone. Dieci anni dopo vi risvegliate: le persone si comportano in modo strano. Quasi tutti stringono in mano un rettangolino nero di vetro e metallo, e lo guardano in treno, in automobile, persino al ristorante. Nei luoghi pubblici regna un silenzio innaturale. Ogni tanto qualcuno parla da solo, con gli auricolari alle orecchie. Benvenuti nella civiltà cellulare. Quei rettangolini ci hanno risolto un sacco di problemi, ma ci hanno causato un sacco di guai. Gli Architetti del Caos hanno fatto il resto: guerre e pulizie etniche, recessioni economiche e crisi climatiche. Viviamo sospesi tra paura (risposta emotiva a un'imminente minaccia reale o percepita") e ansia ("anticipazione di una minaccia futura"). Difficile non perdersi. Qualche giorno fa, (…) ho incrociato un amico, lo psichiatra Paolo Crepet. Ragionavamo sul perché c'è tanta gente che partecipa in massa a questi dibattiti in cui esperti come lui provano a decifrare i rebus esistenziali del presente. Io dicevo una cosa banale: «Vedi prof, io sono convinto che alle persone ormai non interessino più tanto le opinioni dell'uno o dell'altro: c'è già la tv, per questo. Quello che la gente cerca, sempre di più, è 'il senso', quello che c'è dentro o dietro alle cose...». Crepet mi ha dato una risposta non banale come la mia: «Quello che dici è vero. La gente cerca "il senso". Ma io credo che ci sia di più. Quello di cui le persone hanno più bisogno, alla fine, è soprattutto la consolazione...». Mi ha folgorato. Ha centrato il punto. Io, per il lavoro che faccio, mi accontento di cercare un "senso", e a raccontarlo a chi mi legge o mi ascolta, perché il giornalismo è prima di tutto intelligenza dei fatti. Ma il "senso" spiega, non cura. E questo giustamente ce l'ha chiaro Crepet, che è un terapeuta, non io che sono uno scribacchino. Nel disordine globale, morale e materiale nel quale sprofondiamo, la ragione chiede conoscenza.  Ma per gli umani la conoscenza, per quanto imprescindibile, non basta più.  Come al tempo di Pascal, il cuore cerca sempre ragioni che la ragione non conosce. Vogliamo sapere, ma da chi sa pretendiamo non solo che spieghi, vogliamo soprattutto che ci consoli, ci conforti, ci rassicuri. (…). E forse è per questo che in politica vincono gli affabulatori, i populisti, gli spacciatori di sogni. In rete rimbalza da giorni una ricerca dell'Università del Wisconsin, uscita mesi fa, fatta su un campione di ragazzi e, in misura ridotta, di adulti. Rivela che una telefonata con la propria mamma calma i nervi, placa l'ansia e riduce lo stress, innescando nell'organismo un diffuso rilascio di ossitocina, "l'ormone del conforto". Più che i padri, forse saranno loro a salvarci: le madri.
(Tratto da “Una risposta non banale” di Massimo Giannini pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 5 di aprile 2025).

“Non restiamo più in silenzio”, testo della intervista di Antonello Guerrera allo scrittore inglese di origine pachistana Hanif Kureishi pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 2 di aprile 2025: (…). …40 anni fa lei scrisse la sceneggiatura di “My Beautiful Laundrette” di Stephen Frears, indimenticabile affresco dei diritti, del melting pot e della libertà sessuale. Oggi invece i migranti e il multiculturalismo sono sempre più demonizzati. «Che dire? Viviamo in tempi di fascismo crescente, dall’America all’Europa. Ce la prendiamo con i migranti e non con i miliardari che controllano sempre di più i nostri Paesi, i techno brothers della Silicon Valley come Elon Musk, e le élite finanziarie. Sono loro i responsabili delle tenebre che stiamo vivendo. È vitale resistere ai nuovi fascismi, perché lo stesso accadde in passato contro gli ebrei, i gay e gli zingari. Viviamo tempi molto, molto pericolosi».

Come siamo arrivati a questo punto? «I Paesi del cosiddetto Primo mondo sono in difficoltà: disuguaglianze, recessione, concentrazione di risorse nelle mani di pochi, costi alle stelle. Mentre i nostri governi tagliano sempre di più: qui in Inghilterra Starmer ha ridotto persino i sussidi ai disabili, ed è una cosa disgustosa, così come il suo atteggiamento su Gaza: non credo lo voterò al prossimo giro, e dire che ho sempre votato Labour. Tornando ai migranti, nonostante la loro demonizzazione sono cruciali per le nostre società occidentali. L’altra sera in un ospedale pubblico a Londra sono stato curato e assistito benissimo da medici e infermieri quasi tutti stranieri. Senza di loro come faremmo? E io come avrei fatto?».

La sensazione è che con l’ondata di populismo di destra fomentata da Musk e culminata con la vittoria di Trump negli Usa, siano stati sdoganati i peggiori istinti: molti non hanno più paura di esternare il razzismo. «È così. Abbiamo superato diverse linee rosse negli ultimi tempi, mentre solo qualche anno fa i razzisti temevano di condividere le loro idee xenofobe e misogine. Ora, invece, poter proferire tale spazzatura viene spacciata come difesa della libertà di espressione. Siamo in un’era di disinformazione inquietante. Ma ai fascisti e ai populisti di destra è sempre piaciuto distorcere la realtà e la verità. Lo stesso fanno Trump e Musk, sul suo social X. La democrazia è in pericolo».

Quanto è doloroso per lei vedere il concetto di libertà di espressione abusato così? «È assurdo. Questi sono pazzi, vedi la folle idea di Trump annettere il Canada. Ma si eccitano così. E visto che sono un liberal sconsolato, pure io ho voluto sperimentare questa loro ridicola ebbrezza: comprare un cappellino Maga, scimmiottare i loro slogan idioti, venerare il loro culto, vivere della rabbia del populista di destra, essere travolto dall’estremismo. Se potessi utilizzare le mani, mi sarei comprato anche una motosega alla Milei».

E poi cos’è successo? «Dopo un po’ ho provato in me un vuoto sterminato, una tristezza terribile, un odio crescente. Un fascista non può essere mai felice».

Ma questi nuovi fascismi potranno essere arginati, secondo lei? «In teoria sì, perché l’estrema destra al potere molto spesso non combina nulla di buono e molti cittadini solo successivamente si rendono conto di aver commesso un errore nel sostenerli. Un esempio è proprio la Brexit, per questo non credo a Farage come possibile prossimo premier britannico, nonostante i sondaggi. Trump invece sarà un disastro per gli Stati Uniti. Il problema è che questi pazzi al potere nel frattempo faranno di tutto per distruggere i pilastri della democrazia, la libertà e l’informazione, come stiamo vedendo anche nella Turchia di Erdogan».

Quindi come si fa? «Non bisogna rimanere inermi, in silenzio o esserne impauriti, come purtroppo vedo sta succedendo anche ad alcuni importanti media americani come il Washington Post o Nbc. Sono d’accordo anche con le proteste contro la Tesla. Tocca resistere, resistere, resistere».

È ottimista? «No, non lo sono. Ma l’unico modo per salvarci è continuare a dire la verità, sempre e comunque, non avere paura e non mollare. Non so se vinceremo, ma non possiamo fare altro che provarci».

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