In ricordo di Primo Levi tratto da “Primo Levi. Lo scrittore ritrovato”,
dialogo di Marco Belpoliti e Wlodek Goldkorn pubblicato sul settimanale
L’Espresso del 23 di giugno 2019: (…). …a
cent’anni dalla sua nascita, il compleanno cade il 31 luglio, possiamo sentirci
liberi di affermare che Levi è uno dei più grandi scrittori del Novecento e non
un testimone?
Lo chiedo a lei, Marco Belpoliti, che
è il curatore delle opere di Primo Levi.
Belpoliti
Già negli anni Novanta c’era un gruppo di scrittori e poeti – ne cito alcuni:
Antonella Anedda, Eraldo Affinati, Stefano Bartezzaghi, Domenico Starnone,
Massimo Raffaeli, Dario Voltolini, di sinistra, antifascisti nati negli anni
Cinquanta e Sessanta - che avevano capito quanto Levi fosse uno scrittore e non
solo un testimone, e quanto la letteratura italiana e quella mondiale gli siano
debitrici, non perché parlasse della Shoah, termine che per altro non usa nei
suoi testi, ma per come scrivesse del mondo. Levi è uno scrittore
contemporaneo, da un lato ottocentesco, classico, dall’altro straordinariamente
postmoderno. Per postmoderno intendo la citazione, il riuso dei testi,
l’ironia, la parodia. Lui parodiava i testi che citava.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
mercoledì 31 luglio 2019
martedì 30 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 23 «Uno zombie umano con gli occhi incollati allo smartphone».
Questa “letturadeigiornipassati” tratta da “Prof che sanno pescare i giovani nella
rete” di Umberto Galimberti, pubblicata sul settimanale “D” del 30 di
luglio dell’anno 2016, è il perfetto “sequel” - brutto anglicismo per dire
molto più semplicemente “seguito” – al post di ieri «Le parole portano con sé la Legge dell'uomo; sono luce, apertura,
orizzonte, casa». Poiché l’estate dell’Invalsi ha portato a scoprire il “buco
nero” creatosi – da solo, inaspettatamente? - nella scuola italiana.
lunedì 29 luglio 2019
Lalinguabatte. 79 «Le parole portano con sé la Legge dell'uomo; sono luce, apertura, orizzonte, casa».
È questo nostro un “frastornatissimo”
Paese, che non sa cosa volere, che si accende come uno zolfanello per spegnersi
al più debole soffio d’aria. Nulla vale e conta che lo possa tenere impegnato a
pensare del proprio destino, del proprio vivere. È uno sconforto. Come può un
popolo così fatto stare nell’arena del mondo? Questa è l’estate dell’Invalsi. Invalsi chi, diranno i più? Ché già al primo fresco dell’autunno dell’Invalsi
non se ne ragionerà più. Ha scritto molto opportunamente nel Suo “Insegnanti non scendete dalla cattedra”
Massimo Recalcati – psicoterapeuta lacaniano, testo pubblicato sul quotidiano
la Repubblica del 24 Luglio 2019 - che “Non erano necessari i risultati degli
ultimi Invalsi per constatare lo stato di declino del livello di apprendimento
dei nostri figli. Gli insegnanti se ne lamentano ormai da tempo: non leggono,
non studiano, non partecipano, non ascoltano più. I nostri figli fanno fatica a
disciplinarsi nella lenta e rigorosa applicazione allo studio. Preferiscono i
pensieri twitter, la cultura dei social, lo zapping continuo, la connessione
perpetua, lo scivolamento rapido da una informazione all'altra, da un'immagine
all'altra”.
sabato 27 luglio 2019
Memoriae. 12 «Il Dio dell’impresa che castiga(va) gli operai».
È passata sotto silenzio anche per Voi la data
della scomparsa di Sergio Marchionne? È mancato il 25 di luglio dell’anno 2018,
di un anno fa. Come è passato sotto il più assordante silenzio generale –
politico ed istituzionale - che il 25 di luglio dell’anno 1943 il cavaliere d’Italia
Benito Mussolini veniva sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo - che approvava
l'ordine del giorno del Maresciallo Grandi -, e che il dittatore in quella
stessa data veniva arrestato a Villa Savoia dai capitani dei Carabinieri Paolo
Vigneri e Raffaele Aversa e sostituito al governo dal Maresciallo Pietro
Badoglio. Vi sembra una data che si possa dimenticare? Quella data di fatto ha segnato
la caduta del fascismo con tutto ciò che ne conseguì; la “repubblichina tedesca”
di Salò, con il gran capo ritornato in sella, la Resistenza e finalmente la
Liberazione. Cose da poco? Aveva ragione quel mattacchione – non me ne voglia Andrea
da lassù – di Camilleri che a proposito della memoria degli italiani sosteneva
che «purtroppo
ricordano due sole cose: la storia del calcio e le canzoni di Sanremo».
Ebbene, il 27 di luglio dell’anno 2018, due giorni dopo la ferale notizia, Daniela
Ranieri pubblicava su “il Fatto Quotidiano” il Suo editoriale “Sergio, il santo con il vezzo della
forfora”. Si avviava quel processo di canonizzazione dell’imprenditore
defunto sostenuto da tutto l’arco (o quasi) della libera e leggera e pomposa stampa
del bel Paese. Leggere per credere: Sergio
Marchionne non c'è più, o meglio, non è mai stato così presente come oggi
(Corriere).
venerdì 26 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 22 «Nel cuore della miglior tradizione europea c’è il dubbio, l’ideale socratico della “vita esaminata”».
A lato: "La scuola di Atene", affesco di Raffaello Sanzio custodito nei Musei Vaticani.
Posto questa “letturadeigiornipassati” – “Un rinascimento per l’Europa inaridita” di Salvatore Settis, pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 26 di luglio dell’anno 2017 – nel mentre che sembra chiudersi il cerchio.
giovedì 25 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 21 «Le ragioni per cui il cristianesimo è nato nell'area mediterranea».
Tratto da “Cristo
si é fermato a ovest” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D”
del 25 di luglio dell’anno 2015: Molte sono le ragioni storiche che hanno
fatto dell'Occidente la culla della religione cristiana. E una è la
conseguenza: un destino comune. Le ragioni per cui il cristianesimo è nato
nell'area mediterranea che possiamo considerare la culla dell'Occidente sono
diverse e tra loro convergenti: 1. La prima è che il cristianesimo è una
variante dell'ebraismo. Come dice più esplicitamente Nietzsche, un'«eresia
ebraica».
mercoledì 24 luglio 2019
Sullaprimaoggi. 98 «Il ministro dell’immigrazione clandestina».
Scriveva Fabio Bogo in “I migranti lo Ius soli
e l'economia che cresce”, pubblicato sul settimanale “Affari&Finanza”
del 24 di luglio dell’anno 2017: (…). …la scorsa settimana il presidente
dell'Inps Tito Boeri, (…) ha fornito dati importanti: gli immigrati regolari
versano ogni anno 8 miliardi di euro di contributi sociali, e ne ricevono in
cambio 3: il saldo a favore delle casse dell'Inps, e quindi del sistema
nazionale, è di 5 miliardi. Da loro arriva pertanto, in termini di contributi,
un punto di Pil. Ma la comunità straniera non è fatta solo di lavoratori
dipendenti, spalmati ormai su molti livelli di attività e specializzazione.
Buona parte degli immigrati regolari che vivono nel nostro paese ha attività
imprenditoriali che stanno crescendo in numero e qualità, creando dei distretti
etnici di notevole rilevanza. A marzo scorso, in base alle rilevazioni di
Unioncamere, la componente straniera dell'imprenditoria era fatta da 575mila
unità, pari al 9,5 per cento dello stock complessivo iscritto ai registri delle
camere di commercio. Quasi un'impresa su 10 in Italia non è di origine
tricolore, nel 2011 la percentuale era del 7,5% . L'iniziativa straniera ha poi
un'altra caratteristica, quella di registrare un trend di crescita costante
negli anni, capace di sopportare meglio di altri i colpi della crisi, se non
addirittura di trovare proprio nelle opportunità e nelle trasformazioni aperte
dalla crisi l'essere della propria esistenza. Anche qui parlano i numeri: Dal
2011ad oggi il saldo tra imprese straniere nate e imprese cancellate è sempre
stato positivo: più 6.700 nel 2011, 4.400 nel 2012, 3.200 nel 2013, 5.500 nel
2014, 6.000 nel 2015, 5.300 nel 2016. Nello stesso tempo il saldo per le
imprese italiane è stato invece complessivamente negativo, con 172 mila imprese
sparite dalla circolazione. Gli immigrati-imprenditori quindi hanno colmato un
vuoto, che è evidente se si considerano i comparti di attività. Nel settore
delle costruzioni operano 130mila aziende, in quello del commercio 206mila,
nella componente alloggi e ristorazione altre 44mila, 33mila si occupano di
servizi alle imprese e noleggi. E ci sono anche quasi 10mila aziende che
lavorano in campo professionale, scientifico e tecnico. Tutto questo va
considerato, quando si boccia strumentalmente la legge sullo ius soli. Che non
aiuta l'immigrazione clandestina. Ma rende solo giustizia ai figli di chi sta
aiutando la nostra economia.
martedì 23 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 20 «Di fronte alla tecnica, l'etica celebra la propria impotenza ».
Tratto da “No,
Non saranno i filosofi a salvare l'umanità” di Umberto Galimberti,
pubblicato sul settimanale “D” del 23 di luglio dell’anno 2016: Scrive
Günter Anders: «Oggi la domanda non è più: "Che cosa possiamo fare noi con
la tecnica", ma "Che cosa la tecnica può fare di noi"». Quando
un problema non offre facili soluzioni si passa la palla ai filosofi,
probabilmente in quanto si presume che siano competenti in materia di etica.
Anche se tutti sappiamo che, di fronte alla tecnica, l'etica celebra la propria
impotenza, perché come può impedire alla tecnica che può di fare ciò che può?
Nella storia non si è mai visto che una potenza rinunci all'esercizio della sua
potenza. Oggi l'etica si trova a promuovere o interdire, in nome di valori resi
instabili dal crollo delle ideologie e dalla rapida trasformazione che il mondo
ha subito in questi anni, ciò che la tecnica comunque rende possibile.
L'"agire", come scelta dei fini a cui si rivolge l'etica, cede al
"fare" come produzione di risultati a cui si applica la tecnica. In
questo senso la tecnica celebra l'impotenza dell'etica, la definitiva
subordinazione dei "fini" ai "mezzi" che rendono possibili
risultati fino a quel momento inimmaginabili. Fuori da questo stringente
ragionamento, a cui la tecnica ci obbliga, restano solo le chiacchiere, le
implorazioni, le indignazioni e nient'altro. L'unico limite che la tecnica ha
oggi (un limite provvisorio che in futuro sarà superato) è costituito dall'economia,
a cui da tempo la politica ha ceduto il suo potere decisionale. Se dunque le
novità rese possibili dalla tecnica sono molto richieste e quindi
economicamente vantaggiose, esse verranno realizzate a prescindere dalle
rimostranze dei difensori dei valori etici.
lunedì 22 luglio 2019
Terzapagina. 91 «Col “dio che ha fallito”».
Come oggi - 22 di luglio di 18
anni addietro - moriva Indro Montanelli. Su “il Fatto Quotidiano” del 21 di
luglio dell’anno 2011 – nel decennale della scomparsa - Marco Travaglio lo
ricordava con l’editoriale “Il Caso
Montesi, Montanelli e l’eterna questione morale”. Il titolo di quell’oramai
remoto editoriale – nella labile memoria collettiva che ci si ritrova - non può
apparire una forzatura giornalistica poiché ancor oggi, dopo “rottamazioni”
e “cambiamenti”
la “questione
morale” rimane il problema centrale che affligge ed imbarbarisce la
vita politica e sociale del Paese. In quell’editoriale, quasi come in premessa,
veniva riportata del grande Indro una delle Sue “stanze” – ché erano così
chiamati i “corsivi” a firma di Indro Montanelli pubblicati sul Corriere della
Sera. Quella “stanza”, del 28 di febbraio dell’anno 2000, Montanelli la
dedicava al Suo grande amico Edmund Stevens (al quale era diretta anche la
lunghissima lettera postata ieri su questo blog e scritta probabilmente a metà
degli anni ’50): Stevens è una delle figure più singolari del cosmo giornalistico di
questo secolo, ma anche una delle più misteriose. Io lo conobbi alla fine del '39 a Helsinki. C’era venuto
per seguire la guerra di Finlandia, dove si cementò la nostra amicizia che non
subì mai incrinature. Di sé, a me disse molte cose, probabilmente non tutte, ma
quelle che mi disse erano vere. Disse che a Mosca era andato giovanissimo, e
non come corrispondente di qualche giornale o agenzia americana, ma per una
scelta ideologica. Conoscendone già la lingua (in questo era un fenomeno: ne
parlava correntemente sei o sette, fra cui l’italiano), voleva viverci da
russo, impiegato in una casa editrice moscovita. Ma non da russo la polizia
russa lo aveva trattato, sibbene da infiltrato per conto dei servizi segreti
americani.
domenica 21 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 19 «Gl’italiani, a proibir loro il Peccato, cadono nel Vizio».
Ha lasciato scritto un altro
grande di questo tragicomico Paese, Norberto Bobbio, in quel Suo straordinario
lavoro che ha per titolo “Verso la
seconda Repubblica”: “(…). L’Italia è sempre stata un paese
tragico, nonostante che le nostre maschere, attraverso le quali siamo
conosciuti dagli stranieri, siano maschere comiche: il servo contento e il
padrone gabbato. Un paese tragico anche se la maggior parte degli italiani non
lo sa o finge di non saperlo. O meglio, non vuole saperlo. (…)”.
sabato 20 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 18 «Quale classe politica infesta l’Italia!».
Questa “letturinadeigiornipassati”
– ché “letturina” lo è divenuta avendola ridotta, sfrondandola, nell’essenziale,
un torto all’illustre Autore – risale al 20 di luglio dell’anno 2013. Se si
fanno bene i conti sono trascorsi da essa ben sei anni. Allora era in auge un
ministro del “niente”, nel senso che non ha lasciato ricordo alcuno della sua miserevole
attività di governo. L’autore della “letturina” è Bruno Tinti, già magistrato,
e ciò lo si capisce dall’”incipit” di essa laddove racconta di quando “portai
a giudizio…”. Da quella “letturina”, se la memoria fa il suo dovere e
mi soccorre, si sono avvicendati i “rottamatori” di tutte le specie e generi
sino a quelli del cosiddetto “cambiamento”. Quali i risultati? Non per nulla ci
si ritrova nel bel mezzo del nostro “cambiamento” con l’affare “rubli e
dintorni”. Quella “letturina” aveva per titolo “Alfano può star tranquillo in Italia si dimentica tutto”.
venerdì 19 luglio 2019
Lalinguabatte. 78 «Poi ti fai meraviglia se questi, quando lèggeno, lèggeno lèggeno e ‘ncapìsceno ‘ncazzo?».
Due considerazioni prima di leggere la sempre
interessante e tagliente prosa di Antonio Pennacchi in “Torniamo
alle poesie a memoria”, pezzo pubblicato sul quotidiano la Repubblica di
ieri 18 di luglio. Un intervento che fa seguito ai tanti altri che in questa
canicolare estate hanno affrontato, da tanti punti di vista, quello che
potremmo, senza ombra di esagerazione alcuna, definire il “tracollo” della Scuola
pubblica italiana.
giovedì 18 luglio 2019
Sullaprimaoggi. 97 «Gli italiani purtroppo ricordano due sole cose: la storia del calcio e le canzoni di Sanremo».
Stamane, tra una chiacchierata e l’altra sotto l’ombrellone,
chiacchierate di stampo prettamente balneare, mi sono sentito rimbrottare, dai
pochissimi del gruppo amicale che avventurosamente abbiano letto il mio post di
ieri, per quelle mie affermazioni laddove ho scritto che: «Oggi ci sentiamo di confessargli
amorevolmente che da quelle letture non ci siamo mai più distaccati. Una colpa
nostra? Una mancanza di “rispetto” per Lui? Sappiamo bene che Andrea non
l’avrebbe presa così, per come ce lo fa pensare l’averlo conosciuto attraverso
il suo scrivere. E pubblicamente scontiamo la “trascuratezza” – chiamiamola
così – nei Suoi confronti che abbiamo avuto allorché il Suo personaggio a furor
di popolo ha sfondato nella editoria, nella televisione, nel cinema. Non ce la
sentivamo di aggiungerci al codazzo dei turiferari di turno».
mercoledì 17 luglio 2019
Strettamentepersonale. 22 In morte di Andrea Camilleri.
A lato: il poster dello spettacolo mancato "Autodifesa di Caino".
Abbiamo amato Andrea Camilleri da subito, dalla
prima lettura che ne facemmo. Si era in viaggio per quelle “trasferte” che, dal
profondissimo Sud, motivi urgenti ci impongono e che molto opportunamente
vengono definite “viaggi della speranza”.
martedì 16 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 17 «I fascisti di ogni tempo hanno sempre bruciato i libri».
Ha campeggiato per anni e anni su di una parete di
quello che si potrebbe definire il mio “studio” un poster distribuito anni or
sono dalla benemerita casa editrice Einaudi. Nel poster, su di un bianco sfondo”
e null’altro, un titolo a caratteri grandissimi – “Leggere” – ed il pensiero dell’aretino Francesco Petrarca tratto da
una lettera che Egli inviava all’amico Giovanni Anchiseo:
lunedì 15 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 16 «Il populismo è la sinistra diventata sovranista».
Tratto da “Straniero
è il nostro specchio”, colloquio di Wlodek Goldkorn con Donatella Di Cesare
- filosofa, studiosa di Heidegger, anarchica, femminista, donna impegnata nella
lotta per i diritti dei migranti - pubblicato sul settimanale L’Espresso del 15
di luglio dell’anno 2018: (…). Cominciamo dalla definizione: cosa è
uno straniero? «Lo straniero è una persona che viene da lontano ma che è
prossima, perché si è avvicinata. In tutta la storia del pensiero la
definizione dello straniero è stata molto problematica perché la parola
straniero indica una relazione e non uno status fisso. Per me, la parola
straniero ha almeno quattro significati. Prima di tutto, lo straniero è
l’esterno, lo è rispetto a quello che sta dentro. È come se parlassimo
dell’assegnazione dei posti; indicando lo straniero traccio un confine e dico:
io sono dentro, tu straniero sei fuori. Il secondo significato è più semplice:
lo straniero è estraneo, è estraneo rispetto al proprio».
sabato 13 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 15 «I diritti costituzionali hanno bisogno d'un popolo che li sostenga».
Tratto da “I
superpoteri del rancore” di Francesco Merlo, pubblicato sul quotidiano la
Repubblica del 13 di luglio dell'anno 2018: Salvini non aveva e non ha il potere di
ordinare l'arresto di nessuno, ma l'immagine di uomini neri che scendono da una
nave italiana con le catene ai polsi ha una tale forza evocativa, che è come se
fosse accaduto; ed è già così, in questa sua realtà virtuale, una violazione
dei diritti umani fondamentali. (…). …tutto è finito come doveva finire in un
Paese che è ancora uno Stato di diritto e di misericordia. Tutto è finito con
lo sbarco dei naufraghi e la denunzia di due sole persone su 67, tra i quali
tre donne e tre minori, e per un'ipotesi di reato - violenza privata - che non
prevede le manette.
venerdì 12 luglio 2019
Terzapagina. 90 «Lenin definiva il socialismo con l’equazione “i soviet più l’elettricità”».
Tratto da “Sinistra,
riparti dall’umano” di Giuseppe Genna, pubblicato sul settimanale L’Espresso
del 30 di giugno 2019: (…). La politica è geometria. Sembra un
assunto astratto, ma non esiste nulla di più concreto della geometria. Tutte le
proprietà dell’abitante occidentale, dalla casa al lavoro al paese, sono una
questione geometrica: qui è mio e lì no. Il fondatore della politica moderna,
Thomas Hobbes, ammoniva che tutto ciò che distingue i tempi moderni dall’antica
barbarie è un effetto benefico della geometria. Sinistra e destra sono anzitutto
categorie geometriche. Pare astrazione e invece si tratta del governo del
mondo, del quotidiano, di come si muove chiunque desideri fare la spesa sotto
casa, evitare la detenzione, salire su un mezzo pubblico, varcare un mare.
giovedì 11 luglio 2019
Sullaprimaoggi. 96 «Non sappiamo un bel niente. Ma siamo convinti di sapere tutto».
Ha scritto Alessandro Robecchi in “Matteo e le parole vietate. Al senso del
ridicolo manca il “quanto mangi!” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 3
di luglio 2019: (…). Fa abbastanza ridere che nell’era della comunicazione totale,
della libertà d’espressione totale, della rete totale, ci sia da qualche parte
una “lista nera di parole” che non si possono usare perché Salvini si irrita.
Ma insomma, per qualche minuto ognuno ha fatto le sue prove: “49 milioni” no,
il commento sulla bacheca salviniana non passa; “Quarantanove milioni” sì,
passa. E naturalmente via con i 48+1, i 50-1, a esaurimento scorte, e si sa che
la matematica è inesauribile (personalmente, suggerisco sette al quadrato, ho
controllato, non è nella lista nera).
mercoledì 10 luglio 2019
Sullaprimaoggi. 95 «Piccoli passi quotidiani verso la barbarie».
Ha scritto Michele Serra nella consueta, quotidiana
Sua “amaca”
- ieri 9 di luglio - sul quotidiano la Repubblica – “I comfort della religione” -: Sarebbe bello se davvero, tra i cattolici
italiani, si aprisse una discussione sul “bivio” (…): stai con il Papa o con
Salvini? Se fossi un bookmaker darei comunque per favorito Salvini. Se si
eccettua una valorosa e nutrita minoranza di persone per le quali la fede
cristiana è testimonianza di carità, per l’evidente maggioranza dei cattolici
italiani la religione è soprattutto un omaggio alle tradizioni; un’abitudine
sociale; un comfort identitario (il cattolico Michele Straniero citava,
beffardo, «i comfort della religione»); una difesa pret-à-porter contro “gli
altri”, il mondo ignoto che preme alle frontiere e ci impiccia per la strada.
Sono formalmente cattolici moltissimi leghisti. Si può essere cattolici come il
ministro Fontana e Matteo Salvini, e cattolici come Bergoglio, o Luigi Ciotti,
o Enzo Bianchi. C’è forse un nesso? Si può baciare un rosario o inalberare una
croce per invocare la protezione divina sulla Nazione e i suoi sacri confini;
si possono pregare lo stesso Dio e la stessa Vergine perché i disgraziati sui
barconi arrivino salvi in porto: c’è forse un nesso? Anche per esperienza
personale, non ho dubbi: la sensibilità di ogni singola persona e le sue
opinioni politiche (ivi compresi i pur logori concetti di “destra” e
“sinistra”) orientano gli animi ben più dell’appartenenza religiosa. Ho
conosciuto cattolici praticanti che erano ben poco cristiani, e miscredenti più
cristiani di loro. Dalle chiese escono ogni domenica persone magnifiche e
farabutti, carabinieri e mafiosi, grandi spiriti e spiriti mediocri. Chi
preferisce Salvini non lo fa perché è cattolico, ma perché non vuole
scocciature. Chi preferisce Bergoglio non lo fa per fedeltà alla Chiesa, ma
perché alle scocciature è un poco più disposto. È per questo che Salvini parte
avvantaggiato. Comprensibile lo scetticismo dell’illustre opinionista. Da
cittadino laico mi destava preoccupazione grande il “silenzio” sulle parole, sugli
atteggiamenti e sulle scellerate scelte politiche che hanno informato l’azione
di questo governo che, all’insegna di quell’ignominioso “prima gli italiani”, ne
hanno trasformato, peggiorandolo, o annullandolo quasi, lo spirito caritatevole
e di accoglienza che il messaggio cristiano avrebbero dovuto - “gli
italiani” - tenere alto e ben radicato nelle coscienze dei più. Solamente
la lettura di oggi, che propongo, che porta la firma di Enzo Bianchi – “La compassione perduta”, pubblicata sul
quotidiano la Repubblica - ha potuto attenuare – non più di tanto – quella mia
preoccupazione nella speranza che una resipiscenza possa ricondurre quel “gregge”
sbandato di cattolici a quella vocazione di umanità, carità ed accoglienza che
permea sino in fondo il messaggio del profeta Joshua. Ha scritto Enzo Bianchi:
martedì 9 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 14 «È proprio il capitalismo il problema?».
Tratto da “Manuale
di manutenzione” di Andrew Spannaus, pubblicato sul settimanale L’Espresso
del 9 di luglio dell’anno 2017: (…). Alla base del crescente sentimento
anti-establishment c’è un fenomeno profondo e conosciuto da tempo, la sempre
maggiore disuguaglianza all’interno delle società occidentali, alimentata da un
modello di globalizzazione che ha lasciato indietro grandi segmenti della
popolazione.
lunedì 8 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 13 Bukowski:«Il capitalismo ha soppresso il comunismo. Bene. Ora il capitalismo divora se stesso».
Tratto da “I
Giovani non paghino i costi di uno stato che non si adegua alla storia” di
Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” dell’8 di luglio dell’anno
2017: Scriveva Charles Bukowski: «Il capitalismo ha soppresso il comunismo.
bene. Ora il capitalismo divora se stesso». (…). …ci sono persone che
immaginano i giovani sdraiati con le cuffie nelle orecchie o a dormire fino a
mezzogiorno, quando i padri e le madri hanno lasciato di buon'ora la casa per
andare a lavorare.
domenica 7 luglio 2019
Sullaprimaoggi. 94 Sala: «“meno male che ha sbagliato” perché col falso “i lavori sono finiti in tempo” (balle)».
Tratto da “Salamelecchi”
di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 7 di luglio 2019: (…). …Sala
è stato semplicemente condannato dal Tribunale di Milano a 6 mesi di reclusione
(commutati in multa) per falso in atto pubblico.
sabato 6 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 12 «Marx scriveva: "Tutto ciò che è solido si dissolve nell'aria"».
A lato. Treviri. Marx su di un murales.
Tratto da “L'emozione vera non è nelle cose” di Umberto Galimberti,
pubblicato sul settimanale “D” del 6 di luglio dell’anno 2013: Marx
scriveva: "Tutto ciò che è solido si dissolve nell'aria".
venerdì 5 luglio 2019
Sullaprimaoggi. 93 «Il populismo è l'unico modello politico che non ha bisogno di avere una teoria».
Ha scritto Michele Serra in “Quanto è ricco il populismo” pubblicato sul quotidiano la
Repubblica del 4 di luglio 2019: (…). …per turlupinare, se non "il
popolo", almeno una sua parte rilevante, basta un poco di doping
ideologico (nazionalismo, xenofobia, spregio per i diritti), quanto ne basta
per non andare mai al nocciolo della questione. La crudezza verbale dei capetti
sovranisti e dei loro giornali-megafono si fa molto più vaga quando si tratti
di discutere dell'approdo finale: uno Stato forte nei suoi apparati repressivi
e debole nel welfare, fortemente detassato, nel quale i più forti se la cavino
benone e i più deboli trovino consolazione nella continua, disperata ricerca di
qualcuno ancora più debole di loro da odiare: stranieri, migranti, zingari. In
caso di guerra, quale migliore "carne da cannone" sarebbe
immaginabile, se non le masse esasperate dall'impotenza sociale e accecate
dalla propaganda? "Ricco" è un termine che Salvini adopera in modo
dispregiativo. Per esempio contro la capitana Carola, le cui origini borghesi
gli sono utili ad aggiungere un tassello alla ormai annosa, stucchevole
campagna contro i "radical chic". Ma non sentirete mai Salvini, o uno
dei suoi megafoni al seguito, chiamare "ricco" Putin o Trump. Perché
non sono davvero i ricchi, i nemici del populismo sovranista; non gli
oligarchi, non i plutocrati. Sono i democratici di qualunque censo, dal
borghese all'operaio, dall'imprenditore all'insegnante. Ed è tutt'altro
bersaglio.
giovedì 4 luglio 2019
Letturedeigiornipassati. 11 Paolo Villaggio: «La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca».
Questo post è per ricordare un grande, Paolo
Villaggio, mancato il 3 di luglio dell’anno 2017. Ho avuto la fortuna, tante
estati fa, di assistere ad un Suo spettacolo allestito nel teatro greco di Tindari.
Una esperienza straordinaria, indimenticabile. Poiché in quell’incantevole scenario
affacciato sul Tirreno quel “genio” tenne da solo il peso di tutto lo
spettacolo con un monologo mozzafiato. Da solo. Ma mi va di ricordarlo anche
quando, sotto la direzione del grande Federico Fellini, interpretò una figura
straordinaria – il prefetto Gonnella – in “La
voce della luna”, interpretazione che gli valse il David di Donatello quale
“Miglior
attore protagonista”. Era l’anno 1990. Marco Travaglio lo ha ricordato
il 4 di luglio dell’anno 2017 con l’editoriale “L’ultimo genio” pubblicato su “il Fatto Quotidiano”:
mercoledì 3 luglio 2019
Quellichelasinistra. 15 Giovanni L.T. e quell’«essere comunisti è tutto qui, uno stato d’animo»
Mi scrive – tramite Whatsapp - la carissima amica
Agnese A. in riferimento al post di ieri: “Carissimo Aldo, meraviglioso e
affascinante, a cominciare dal titolo, il post di ieri sera. (…). È un vero
gioiello (…)”. Mi sta bene la puntualizzazione che la carissima amica
ha voluto fare: “a cominciare dal titolo”.
martedì 2 luglio 2019
Terzapagina. 89 José Saramago: «Essere comunisti è tutto qui, uno stato d’animo».
Tratto da “L’ultimo
regalo del mio José”, intervista di Concita De Gregorio a Pilar del Rìo,
moglie di José Saramago (16 novembre 1922 – 18 giugno 2010), pubblicata sul settimanale Robinson del 15 di giugno 2019: (…). È
questo il tempo de Il diario dell’anno del Nobel, libro ritrovato e che ora
viene pubblicato da Feltrinelli. Com’è successo che sia comparso due decadi
dopo? Dov’era?
lunedì 1 luglio 2019
Sullaprimaoggi. 92 «“È vero che il crollo del ponte Morandi ha ferito lei e ucciso suo fratello?”».
Tratto da “La
Sacra Famiglia” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del
29 di giugno 2019: (…). L’idea che il crollo di un viadotto autostradale, col contorno di
43 morti e decine di feriti, fosse imputabile alla mancata manutenzione e
all’inosservanza dei più elementari obblighi e norme di sicurezza da parte
della società che lucrosissimamente lo gestiva dal 1999, fu subito scartata e
bollata dai principali organi di stampa (foraggiati dai Benetton con pubblicità
e altri aiutini) come sintomo di gravissime patologie. Nell’ordine: populismo,
giustizialismo, moralismo, giustizia sommaria, punizione cieca, voglia di
ghigliottina e di Piazzale Loreto, sciacallaggio, speculazione, ansia
vendicativa, barbarie umana e giuridica, cultura anti-impresa che dice No a
tutto, deriva autoritaria, ossessione del capro espiatorio, esplosione emotiva,
punizione cieca, barbarie, avventurismo, collettivismo, socialismo reale,
decrescita, oscurantismo (citazioni testuali da Repubblica, Corriere, Stampa e
Giornale).
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