Caro Aldo e chi può darti torto su una serie
di questioni che tu poni. Il liberismo, ed aggiungerei il termine selvaggio,
che provoca squilibri, i meriti della cultura di sinistra ai tempi del
capitalismo primordiale, e per venire a tempi più recenti i guasti che han
prodotto “i politicanti della mala politica" come tu la chiami. E però è mia
convinzione che ci si trova in questa triste situazione non tanto per colpa del
liberismo, che nell'Italia del dopoguerra non è mai stato selvaggio, ma per chi
ha governato questo paese negli ultimi 40 anni. Mi riferisco ai governi del
CAF, a quelli del CAV (ambedue governi del…) e non solo a quelli. Se "il
bel paese" come tu lo chiami ha problemi che altri paesi europei,
anch'essi ad economia di mercato, non hanno, le responsabilità vanno ascritte
ai nostri vecchi governanti, con qualche eccezione; almeno a parer mio. Non ci
sarebbero più le classi nei paesi sviluppati. Non è vero, anche se rispetto al
passato molte cose sono cambiate. Mi pare che la classica ottocentesca
distinzione tra sfruttati e sfruttatori, quanto meno in Italia, sia un po’ sorpassata. Con il che non voglio dire
che non ci sono situazioni di bieco sfruttamento, o quanto meno anomale. Ma i
tempi dei padroni in cui i datori di lavoro erano padroni della vita degli
operai è passato. Ci sono imprenditori e dipendenti, (classi sociali distinte
ed contrapposte), ma che spesso hanno un unico obiettivo ed un interesse
coincidente. Sono ambedue classi sociali produttive e poi ci sono le classi
sociali improduttive o parassite. Ed ancora. Tu dici di questioni planetarie,
sulle quali siamo d'accordo, io dico di questioni italiane sulle quali siamo in
profondo disaccordo. È mia convinzione che in Italia la sinistra
radicaleggiante ha creato danni. E non mi riferisco solo a Bertinotti che ha
messo in crisi il "dignitoso" governo Prodi. Ricordo anche che alcune
nostre opzioni non han raggiunto gli obiettivi che si erano proposti. E, per
fermarci al campo scolastico, organi collegiali, progetti, per quella che è
stata la mia esperienza, non han dato buoni frutti. Ed intanto tutti ancora
oggi parlano di una scuola pubblica che va riformata (se ne parlava quando io
iniziai ad insegnare almeno 45 anni fa) di un welfare che va riformato, di una
Costituzione (seconda parte) che va riformata e che in tanti anni nessuno ha
fatto. Per la verità qualcuno ci ha provato a riformare la Costituzione. La
riforma di Berlusconi (cattiva) fu bocciata da un Referendum. Quella sul titolo
V della Costituzione, a cavallo dei governi D'Alema ed Amato, andò in porto ma
fu un pateracchio. Ho riportato forse il discorso su un terreno troppo pragmatico, ma fermi la purezza degli ideali
dei nostri anno verdi, è con questi problemi che dobbiamo misurarci. Ma tra le
grandi questioni planetarie, che non sono solo quelle della cattiva Finanza,
della povertà del terzo mondo e del liberismo selvaggio aggiungerei anche
quella, che non può non preoccuparci di una parte del mondo islamico che
distrugge tesori e minacci sfracelli. A Bologna mi è capitato di ascoltare su
questi temi Lucio Caracciolo che ha presentato l'ultimo numero di Limes e
Domenico Quirico il cronista de "la Stampa" ostaggio degli jiadisti
per molti mesi ed autore del libro "Il Grande Califfato". Da
angolature diverse ambedue prospettavano i gravi rischi che l'Occidente corre,
ma avevano difficoltà ad indicare soluzioni. I problemi sono tanti e grandi e
non si possono discutere con mail. E poi su tanti temi a me personalmente
mancano le conoscenze e le competenze. Se la cosa non ti disturba potrò
continuare a mandarti qualche mia considerazione sperando di non suscitare grosse indignazioni
e risposte risentite che non si addicono al tuo stile, sempre rispettoso di chi
la pensa diversamente. In allegato potrai trovare stralci di una corrispondenza
avuta con un cugino di *****, nonché mio vecchio amico di *****, in cui appunto
qualche ulteriore riflessione sui temi di cui noi, da diverse posizioni,
abbiamo discusso. Una ultima cosa: Renzi non sarà gran cosa, ma le cose le fa.
Io lo chiamo il Bullo Fiorentino ed a volte il Divin bullo. Tu lo chiami il
menestrello. Non è il solo menestrello che ci troviamo tra-i piedi o......
tra-vaglio. Tra i Bulli in circolazione e che dettano legge in politica
(Grillo, Salvini, Brunetta) forse è il più...serio. Dicevano i latini "hoc
iure utimur" di questo diritto ci serviamo. Io dico "his politicantis
utimur" e va scelto se non il meglio, il meno peggio. E poi, diceva il mio
Calamandrei, "per far politica non c'è bisogno di grandi uomini". Aff.*****
Carissimo *****, ho dovuto lavorare di “copia/incolla”
per poter al meglio “gustare” la tua lettera della quale ti sono, come sempre in
passato, grato. Poiché essa, la lettera
intendo dire, è meritevole d’attenzione e di una riflessione che la lettura
sulla posta-email non consente a noi persone dell’epoca del “cartaceo”.
Veniamo al dunque. Intanto mi lascerai passare l’operazione di “editing”
che mi sono attribuito per eliminare quelle tue “colorite espressioni” che in
verità fanno torto alla tua intelligenza e sensibilità. Intanto comincerei da quella parte della tua
lettera nella quale scrivi: “Se la cosa non ti disturba potrò continuare
a mandarti qualche mia considerazione sperando di non suscitare grosse
indignazioni e risposte risentite che non si addicono al tuo stile, sempre
rispettoso di chi la pensa diversamente”. Ecco, mi gratifica molto quel
tuo riconoscimento finale che tira nel gioco della nostra corrispondenza il mio
“stile”
– che non pensavo di avere – e quella mia inclinazione ad essere “sempre
rispettoso di chi la pensa diversamente”. E così siamo nell’”ossimoro
perfetto”, poiché se riconosci quel mio “stile” del quale avrai avuto piena
contezza, dopo avere condiviso una lunga militanza politico-sindacale, non
comprendo proprio ciò che scrivi ovvero che “se la cosa non ti disturba potrò
continuare a mandarti qualche mia considerazione”. Sai bene che le
opinioni altrui, proprio per quello “stile” che mi attribuisci, non
possono essere mai occasione di disturbo. Anzi, poiché faccio b-log da un bel
po’ di tempo ti sarei grato se le tue considerazioni e riflessioni non
venissero relegate a questa corrispondenza “privata” ma rese pubbliche affinché
sui temi in aperta e libera discussione si possano ampliare i nostri pensieri
ed orizzonti. Cosa ne pensi? La forma più semplice per questa amichevole
collaborazione consisterebbe nel postare le tue opinioni negli spazi
appositamente creati nel b-log per i “commenti”. Sarebbe opera meritoria,
poiché avrebbe l’effetto di coinvolgere, eventualmente, altri frequentatori
della “rete” incappati maldestramente nel mio b-log. Ci stai? Vengo ora al
merito delle questioni, di quelle principali certamente e che mi stanno molto a
cuore. Tu scrivi: “è mia convinzione che ci si trova in questa triste situazione non
tanto per colpa del liberismo, che nell'Italia del dopoguerra non è mai stato
selvaggio, ma per chi ha governato questo paese negli ultimi 40 anni”. Che
il “liberismo” “nell'Italia del dopoguerra non è mai stato selvaggio” non mi convince proprio. Come definiresti
allora quel capitalismo che ha messo in discussione il rapporto “lavoro/salute”
– Taranto e dintorni insegnano - laddove, con gravissimo torto anche di una
sedicente, inqualificabile “sinistra” della “malapolitica”, si è voluto imporre
l’osceno scambio dei posti di lavoro in cambio della “salute” di intere
popolazioni, e cosa ancora più grave, di intere future generazioni di esseri umani?
Non tanto per insistere sulle qualità della “sinistra” – che era ben
altra sinistra - ai suoi primordi, che seppe affrontare ben altri drammatici
dilemmi, ma ricorderai come, all’inizio della industrializzazione della terra
di Albione una minuscola farfalla – “Biston betularia” - chiara nella sua veste come Natura l’aveva
fatta ed atta a vivere e cacciare sulle chiare cortecce delle betulle scomparve
in un niente per effetto di quell’insano scambio che il nostro capitalismo
selvaggio del dopoguerra vorrebbe riproporre e realizzare. Le cortecce delle
betulle si annerirono a tal punto - come i polmoni di quelle inermi popolazioni
- e la candida farfalla scomparve dalla scena in un niente essendo mutato il
suo habitat che la rendeva facile bersaglio dei suoi predatori. Scomparve la
candida farfalla e prese il suo posto una varietà di colore scuro che più
facilmente sopravvisse ai suoi predatori. Vogliamo che anche per gli umani si
abbiano a realizzare situazioni di quella natura? In un’altra mia corrispondenza
a te diretta accennavo al fatto di come la legislazione attuata nel bel paese
sia stata improntata tutta alla salvaguardia degli interessi del capitale
laddove i tribunali si sono visti “costretti” – e dico “costretti”
per via di una legislazione atta allo scopo - ad assolvere o a derubricare
gravissimi fatti inerenti la spoliazione e l’inquinamento d’interi territori
del bel paese. Poiché chi è stato posto a legiferare ha legiferato con una
patente scelta di campo, ovvero di “classe”. Tu scrivi ancora: “Mi
pare che la classica ottocentesca distinzione tra sfruttati e sfruttatori, quanto
meno in Italia, sia un po’ sorpassata.
Con il che non voglio dire che non ci sono situazioni di bieco sfruttamento, o
quanto meno anomale. Ma i tempi dei padroni in cui i datori di lavoro erano
padroni della vita degli operai è passato. Ci sono imprenditori e dipendenti,
(classi sociali distinte ed contrapposte), ma che spesso hanno un unico obiettivo
ed un interesse coincidente. Sono ambedue classi sociali produttive e poi ci
sono e classi sociali improduttive o parassite”. Carissimo ***** dici
proprio bene “classi sociali distinte ed contrapposte”. “Classi”. Evviva, ben
detto, sono solamente “classi”! Ed allora, come non
riconoscere che i fatti di Pomigliano di qualche tempo addietro – e più
recentemente di Termini Imerese, della Elettrolux della Ignis – siano dovuti a
quella contrapposizione che tu stesso riconosci? Lo ribadisci laddove scrivi
che “sono
ambedue classi sociali produttive”. “Classi sociali produttive”. Bene. Ma
nei luoghi che ti ho citato non c’è stato l’incontro tra le parti “che
spesso hanno un unico obiettivo ed un interesse coincidente”, ma ci
sono state le decisioni ed i ricatti unilaterali – ricordi l’abominevole risicato
quorum ottenuto nel referendum di Pomigliano? - che la dicono lunga su quel
superamento della divisione in “classi” che permane anche al tempo
del “capitalismo
finanziario” dominante e sempre selvaggio. Tu scrivi: “fermi
la purezza degli ideali dei nostri anni verdi, è con questi problemi che
dobbiamo misurarci. Ma tra le grandi questioni planetarie, che non sono solo
quelle della cattiva Finanza, della povertà del terzo mondo e del liberismo
selvaggio aggiungerei anche quella, che non può non preoccuparci di una parte
del mondo islamico che distrugge tesori e minacci sfracelli”. Carissimo
*****, sono la “cattiva finanza”, la “povertà del terzo mondo” il “liberismo
selvaggio” i motori di tutto ciò che avviene su questo angolo
dell’universo chiamato Terra, poiché l’assetto dato dal capitalismo finanziario
alla vita planetaria non ha neppure cercato di risolvere i grossissimi problemi
di disuguaglianze e d’iniqua distribuzione delle ricchezze delle terre e dei
popoli, ai quali pure tu accenni, ed anzi ha completato la sua nefasta azione impoverendo
anche quel ceto medio cresciuto nel secolo passato, soprattutto nei paesi
dell’Occidente del mondo, e mirando a livellarne le esistenze e le risorse economico-finanziarie
sul minimo denominatore di quei paesi cosiddetti emergenti. Mi appresto a
risalire in quel di Milano per i ben noti problemi familiari. Expo ci attende.
Ti voglio offrire una riflessione di Gianni Mura pubblicata sul settimanale “il
Venerdì di Repubblica” del 15 di maggio scorso – “Dal nostro inviato nel cibo” – che ha visitato l’esposizione: (…).
La fame nel mondo all’Expo è fuori dai cancelli. La si può trovare, ma bisogna
cercarla. Nel padiglione del Vaticano, all’esterno coperto da scritte sul pane
quotidiano, filmati sulla difficoltà di vivere. Visto uno, molto bello, su una
famiglia di Guayaquil. Commento all’esterno, di un tipo sulla quarantina: - È
costato tre milioni di euro, era meglio se li davano ai poveri -. So già per
chi vota. (…). Si consuma, qui dentro. La lotta contro la fame si trova dove la
fanno sul serio, e tutti i giorni: alla Don Bosco, alla Caritas, a Save the
Children, nel suo villaggetto di legno, tante idee in poco spazio. Un bambino,
mettiamo, di 8 anni, gioca al computer che gli chiede età, famiglia, scuola,
insomma vita, e poi gli chiede: vuoi vedere come vive un bambino della tua età
che non è nato in Italia? C’è da scegliere: Etiopia, Siria, Liberia, India,
altre ancora. Il gioco di scambio, che non è un gioco, continua: ora che ti sei
scambiato con lui, cosa faresti se scoppiasse una guerra? E se morissero la
capra e le due galline che assicuravano un minimo di cibo? Ogni giorno muoiono
di fame e malnutrizione 17 mila bambini sotto i cinque anni. Nella classifica
dei Paesi in cui è più facile essere mamme è in testa la Norvegia, segue in
blocco la Scandinavia, l’Italia ben piazzata (gradino 12), davanti a Francia
(23) e Usa (33). In coda Haiti e Sierra Leone. (...). Ecco, la suddivisione in
“classi”
è ben rappresentata da quanto il bravissimo Gianni Mura ha visto all’Expo di
Milano. Cosa si ha da celebrare? È un bel passo indietro, compiuto all’insaputa
della “sinistra” senza aggettivazione alcuna. Saluti fraterni.
Nessun commento:
Posta un commento