Qualora voi non lo sapeste ma ieri è stata la “Giornata
mondiale del libro e del diritto d’Autore”. Che ha fatto seguito alla “giornata”
della Terra del 22 di aprile. È che di questa successione di inutili “giornate”
non se ne può più. Inutili e che cadono sempre nell’indifferenza dei più. La “giornata
del libro” si diceva. Ma non della “lettura”. Che interessa a pochi. E tra le
letture fatte ieri una mi ha particolarmente fulminato. È la lettura di uno scritto
di Guido Crainz pubblicato sul quotidiano la Repubblica col titolo “Qualcosa di sinistra”. Cosa ci sia della cosiddetta “sinistra” in quel “pezzo”
non sono riuscito a scoprirlo. E sì che il “pezzo” veniva pomposamente
presentato, sul lato sinistro di quel quotidiano, lato quello ove si ficcano i
pezzi importanti, come una “analisi”. Provate voi a
rinvenirne quel carattere di “analisi” che l’imprudente titolista
ha appioppato a qualcosa che sa tanto di turiboli fumanti di quell’incenso che,
se assunto in dosi massicce, stordisce ed ottenebra le facoltà mentali. E sì
che io conosco e letto spesso e volentieri Guido Crainz, ma mai come in questa
occasione aveva avuto il potere di mandarmi in uno stato tale di confusione da
guardare quel “pezzo” appena letto come “in tralice”, come suol dirsi.
Intanto
non vogliatemene se vi propongo, seppur in parte, l’”analisi” che analisi non
è: Il
decreto che rende consultabili i documenti sulle stragi che hanno insanguinato
il Paese ha valore di grande rilievo, concreto e simbolico. Attiene a un vulnus
profondo della nostra democrazia, può contribuire a renderla più trasparente su
un versante decisivo. È, se è lecito dirlo, una scelta di sinistra: ed è arduo
parlare di «facile ricerca di consensi elettorali», come è stato fatto altre
volte dopo scelte non scontate del premier. Forse occorre partire anche da qui
per chiedersi perché è così difficile valutare non tanto e non solo l’azione
specifica di Matteo Renzi ma l’ispirazione generale che lo muove. (…). Si può
certo discutere di questa o quella scelta fatta da Renzi ma dietro la sua idea
di sinistra sembra esservi in primo luogo l’urgenza di una riconquista dei
cittadini alla fiducia nella democrazia. L’urgenza, anche, di proporre forti
proiezioni nel futuro. E “L’Italia cambia verso” non può non evocare “l’Italia
che noi vogliamo” del primo governo Prodi (il migliore che il Paese abbia avuto
negli ultimi vent’anni). Difficile negare poi l’importanza di altri due aspetti
su cui si è fondata la “sinistra di Renzi”: da un lato l’urgenza di sbloccare
l’impasse istituzionale, ponendo realmente in agenda questioni ormai marcite
(dalla legge elettorale alla fine del bicameralismo perfetto, e sino a quel
rapporto fra Stato e Regioni che era stato peggiorato proprio dalla vecchia
sinistra); dall’altro la ripresa di iniziativa in Europa sul solco di azioni
già intraprese e con la accresciuta forza di un programma di riforme
concretamente avviato. Con la capacità, anche, di portare il Pd nella famiglia
del socialismo europeo superando per la prima volta resistenze di lungo
periodo. Qualunque giudizio si voglia dare il riformismo di Renzi è stato
questo, in questi mesi. (…). Stupisce semmai che nei commenti più ostili a
Renzi l’accostamento riguardi anche il programma politico di Berlusconi, quello
millantato e quello più concretamente perseguito: quel pochissimo che ha
riguardato i cittadini, perlomeno. Vi è un precedente, ad esempio, alla
determinazione con cui Berlusconi ha perseguito l’abolizione dell’Imu anche per
gli altissimi redditi: anni fa il suo secondo governo aveva tolto appunto anche
ad essi la tassa di successione, già abolita dal centrosinsitra per i redditi
medio- bassi. E la riduzione delle tasse era stata irresponsabilmente agitata
da Berlusconi per riguadagnare consenso anche nel 2011, all’indomani delle sue
sconfitte alle elezioni amministrative e nei referendum, nell’incombere di una
crisi che poteva essere disastrosa. Che rapporto c’è con le scelte e con le
ricerche di copertura di questo governo, che si possono certo discutere ma di
cui andrebbe messo in risalto anche il contrasto con pratiche precedenti?
Rispetto poi al governo Monti la differenza più evidente sta proprio in una
ricerca di equità sociale di cui — anche qui — possono esser criticati tempi e
modalità ma non la reale consistenza. (…). Non occorrono troppe parole, infine,
per sottolineare la differenza fra questa prima fase del governo Renzi — pur
condizionata dalla sua anomala maggioranza — e la totale afasia che aveva
caratterizzato il centrosinistra sin dalla sciagurata campagna elettorale del
2013. Perché, dunque, in un quadro segnato sia da novità che da incertezze a
queste ultime si è riferita in modo spesso unilaterale non solo e non tanto la
polemica del Movimento 5 Stelle ma anche un’area ampia dei commentatori e
talora la stessa minoranza del Pd? (…). Detto questo mi corre l’obbligo
di concerto di segnalarvi il “pastone” della domenica della “resurrezione” a
firma di Eugenio Scalfari apparso come sempre sul quotidiano la Repubblica. sì,
proprio lo stesso quotidiano. Un “ditirambo” spaventoso dal titolo “Questa volta il premier mi piace ma…”. È
che mi soccorre quella carità cristiana, della quale si fanno scudo i più, per
la qual cosa ve ne risparmio la trascrizione. È che ci ha pensato però e magistralmente,
come sempre, a chiosare quello stravagante “ditirambo” Dario Fo su “il Fatto
Quotidiano” di ieri 23 di aprile. Titolo del “pezzo” le “Ricette di Eugenio. Trombati e felici”. Abbiate la compiacenza di
leggerlo e di collegarlo, se vi riesce, alla “analisi” – si fa per
dire - prima proposta. Quale effetto vi fa? Scrive dunque Dario Fo: (…). Infine
saltano fuori gli incapienti. Ma chi diavolo sono ’sti incapienti? Andiamo a
scoprirlo sullo Zingarelli: “Incapiente è colui che si trova incapace di
coprire determinate passività, cioè un debito in denaro”. Hai capito? Sono
degli incapaci, cioè i colpevoli della propria condizione economica sono essi
stessi, non è l’avidità delle banche. Papa Francesco li chiama “poveri”, ma
ormai tutti i politici di rango hanno sostituito il termine “in povertà” di San
Francesco con quest’altro in cui la colpa è giustamente addebitata agli
incapaci-desueti. Infatti sono loro che creano le crisi internazionali, mica
l’avidità delle finanze! E che dire dei “contributi da parte dei Comuni il cui
pagamento però può essere accompagnato dall’aumento delle imposte comunali che
potrebbero vanificare o ridurre fortemente” il dono di 80 euro per i residenti
nel Comune? Cioè a dire: il famoso “bonus” che i non-abbienti si troveranno nel
portafoglio sarà asciugato ipso-facto per ricoprire il debito comunale. E qui
Scalfari ammette che tutti questi aspetti negativi sono stati segnalati alla
vigilia di Pasqua dai colleghi Boeri, Fabini, Bei, De Marchi, Conte proprio sul
nostro giornale. Come si può ignorarli? In coro essi ci offrono un bilancio
negativo dell’operazione Renzi, lo ammette Scalfari stesso. Ma qui il
presidente del quotidiano, dopo aver preso un’adeguata rincorsa, esegue un
salto mortale all’indietro carpiato. Roba da spaccarsi in pezzi! Egli dichiara:
“Eppure a me questi vari e sconnessi cartoni appiccicati da Renzi con le spille
al muro, piacciono assai! Insolitamente, trovo soddisfacente tutta
l’operazione”. Insomma, in poche parole Scalfari svela: tutta l’operazione è
una bufala gigante, ma l’importante è che funzioni. Sì, perché: “Questa è una
sveglia, uno squillo di tromba in un disperato silenzio di sfiducia e di
indifferenza”. Splendida retorica! Sentenza offerta in gran stile. Sì, Scalfari
riconosce: è un bidone suonato con la tromba, insomma si tratta di una
trombata... a milioni di cittadini prossimi al voto. Sveglia! Come dice un
vecchio adagio: “Chiagni, vota e tromba”. (…). Le reti della menzogna e dell’inganno son già gettate nel
mare torbido della nostra politica. Che retata di candidi e allocchi! Eccoli,
guarda come sbattono sorpresi dentro i secchi del pescato! Ma si sa, il popolo
degli elettori è composto da boccaloni facili. Scambiano tranquillamente
l’inganno con la verità.
Ce l’ha dimostrato il padre
putativo di Renzi, Silvio, il re delle televendite! “Abboccate tranquilli! È
tutto registrato dal notaio”.
(...). Ma la beffa delle promesse elettorali esploderà come i
palloncini di Carnevale. E continueremo a vedere centinaia di migliaia di
operai licenziati causa esubero, laureati emigrati trasformati in camerieri e
spazzini, donne avvilite nella loro condizione sotto-umana, pensionati in fila
alla Caritas, piccoli imprenditori impiccati nei garage... Pardon, m’è scappata
una boccata di populismo... con le tasse che aumentano, il debito che straripa
e il Pil bloccato come un paracarro di pietra in mezzo alla strada. Oddio, che
mi prende? Mi sto scoprendo: sono un pessimista, un gufo, un rosicone. Non
riesco a immaginare un mondo migliore e sono anche antistorico, dimenticando di
vivere nella patria di Machiavelli. Lui diceva che si può corrompere ogni
verità, truffare, falsificare i fatti e la storia: è concesso, basta che
questo serva a vincere la partita. No, veramente il Segretario della Repubblica
fiorentina non diceva proprio così, ma che fa? L’importante è far deragliare
la logica delle cose e portare a casa il bottino. E guai a chi guarda in bocca
al mentitore. Sursum corda! Basta con gli impiccati per disperazione. Amen.
Lettura fatta nella “Giornata mondiale del libro e del diritto d’Autore”. A chi
importa di quella “giornata”?
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