"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 24 aprile 2014

Storiedallitalia. 47 Il ditirambo dell’Eugenio.



Qualora voi non lo sapeste ma ieri è stata la “Giornata mondiale del libro e del diritto d’Autore”. Che ha fatto seguito alla “giornata” della Terra del 22 di aprile. È che di questa successione di inutili “giornate” non se ne può più. Inutili e che cadono sempre nell’indifferenza dei più. La “giornata del libro” si diceva. Ma non della “lettura”. Che interessa a pochi. E tra le letture fatte ieri una mi ha particolarmente fulminato. È la lettura di uno scritto di Guido Crainz pubblicato sul quotidiano la Repubblica col titolo “Qualcosa di sinistra”. Cosa ci sia della cosiddetta “sinistra” in quel “pezzo” non sono riuscito a scoprirlo. E sì che il “pezzo” veniva pomposamente presentato, sul lato sinistro di quel quotidiano, lato quello ove si ficcano i pezzi importanti, come una “analisi”. Provate voi a rinvenirne quel carattere di “analisi” che l’imprudente titolista ha appioppato a qualcosa che sa tanto di turiboli fumanti di quell’incenso che, se assunto in dosi massicce, stordisce ed ottenebra le facoltà mentali. E sì che io conosco e letto spesso e volentieri Guido Crainz, ma mai come in questa occasione aveva avuto il potere di mandarmi in uno stato tale di confusione da guardare quel “pezzo” appena letto come “in tralice”, come suol dirsi.
Intanto non vogliatemene se vi propongo, seppur in parte, l’”analisi” che analisi non è: Il decreto che rende consultabili i documenti sulle stragi che hanno insanguinato il Paese ha valore di grande rilievo, concreto e simbolico. Attiene a un vulnus profondo della nostra democrazia, può contribuire a renderla più trasparente su un versante decisivo. È, se è lecito dirlo, una scelta di sinistra: ed è arduo parlare di «facile ricerca di consensi elettorali», come è stato fatto altre volte dopo scelte non scontate del premier. Forse occorre partire anche da qui per chiedersi perché è così difficile valutare non tanto e non solo l’azione specifica di Matteo Renzi ma l’ispirazione generale che lo muove. (…). Si può certo discutere di questa o quella scelta fatta da Renzi ma dietro la sua idea di sinistra sembra esservi in primo luogo l’urgenza di una riconquista dei cittadini alla fiducia nella democrazia. L’urgenza, anche, di proporre forti proiezioni nel futuro. E “L’Italia cambia verso” non può non evocare “l’Italia che noi vogliamo” del primo governo Prodi (il migliore che il Paese abbia avuto negli ultimi vent’anni). Difficile negare poi l’importanza di altri due aspetti su cui si è fondata la “sinistra di Renzi”: da un lato l’urgenza di sbloccare l’impasse istituzionale, ponendo realmente in agenda questioni ormai marcite (dalla legge elettorale alla fine del bicameralismo perfetto, e sino a quel rapporto fra Stato e Regioni che era stato peggiorato proprio dalla vecchia sinistra); dall’altro la ripresa di iniziativa in Europa sul solco di azioni già intraprese e con la accresciuta forza di un programma di riforme concretamente avviato. Con la capacità, anche, di portare il Pd nella famiglia del socialismo europeo superando per la prima volta resistenze di lungo periodo. Qualunque giudizio si voglia dare il riformismo di Renzi è stato questo, in questi mesi. (…). Stupisce semmai che nei commenti più ostili a Renzi l’accostamento riguardi anche il programma politico di Berlusconi, quello millantato e quello più concretamente perseguito: quel pochissimo che ha riguardato i cittadini, perlomeno. Vi è un precedente, ad esempio, alla determinazione con cui Berlusconi ha perseguito l’abolizione dell’Imu anche per gli altissimi redditi: anni fa il suo secondo governo aveva tolto appunto anche ad essi la tassa di successione, già abolita dal centrosinsitra per i redditi medio- bassi. E la riduzione delle tasse era stata irresponsabilmente agitata da Berlusconi per riguadagnare consenso anche nel 2011, all’indomani delle sue sconfitte alle elezioni amministrative e nei referendum, nell’incombere di una crisi che poteva essere disastrosa. Che rapporto c’è con le scelte e con le ricerche di copertura di questo governo, che si possono certo discutere ma di cui andrebbe messo in risalto anche il contrasto con pratiche precedenti? Rispetto poi al governo Monti la differenza più evidente sta proprio in una ricerca di equità sociale di cui — anche qui — possono esser criticati tempi e modalità ma non la reale consistenza. (…). Non occorrono troppe parole, infine, per sottolineare la differenza fra questa prima fase del governo Renzi — pur condizionata dalla sua anomala maggioranza — e la totale afasia che aveva caratterizzato il centrosinistra sin dalla sciagurata campagna elettorale del 2013. Perché, dunque, in un quadro segnato sia da novità che da incertezze a queste ultime si è riferita in modo spesso unilaterale non solo e non tanto la polemica del Movimento 5 Stelle ma anche un’area ampia dei commentatori e talora la stessa minoranza del Pd? (…). Detto questo mi corre l’obbligo di concerto di segnalarvi il “pastone” della domenica della “resurrezione” a firma di Eugenio Scalfari apparso come sempre sul quotidiano la Repubblica. sì, proprio lo stesso quotidiano. Un “ditirambo” spaventoso dal titolo Questa volta il premier mi piace ma…”. È che mi soccorre quella carità cristiana, della quale si fanno scudo i più, per la qual cosa ve ne risparmio la trascrizione. È che ci ha pensato però e magistralmente, come sempre, a chiosare quello stravagante “ditirambo” Dario Fo su “il Fatto Quotidiano” di ieri 23 di aprile. Titolo del “pezzo” le “Ricette di Eugenio. Trombati e felici”. Abbiate la compiacenza di leggerlo e di collegarlo, se vi riesce, alla “analisi” – si fa per dire - prima proposta. Quale effetto vi fa? Scrive dunque Dario Fo: (…). Infine saltano fuori gli incapienti. Ma chi diavolo sono ’sti incapienti? Andiamo a scoprirlo sullo Zingarelli: “Incapiente è colui che si trova incapace di coprire determinate passività, cioè un debito in denaro”. Hai capito? Sono degli incapaci, cioè i colpevoli della propria condizione economica sono essi stessi, non è l’avidità delle banche. Papa Francesco li chiama “poveri”, ma ormai tutti i politici di rango hanno sostituito il termine “in povertà” di San Francesco con quest’altro in cui la colpa è giustamente addebitata agli incapaci-desueti. Infatti sono loro che creano le crisi internazionali, mica l’avidità delle finanze! E che dire dei “contributi da parte dei Comuni il cui pagamento però può essere accompagnato dall’aumento delle imposte comunali che potrebbero vanificare o ridurre fortemente” il dono di 80 euro per i residenti nel Comune? Cioè a dire: il famoso “bonus” che i non-abbienti si troveranno nel portafoglio sarà asciugato ipso-facto per ricoprire il debito comunale. E qui Scalfari ammette che tutti questi aspetti negativi sono stati segnalati alla vigilia di Pasqua dai colleghi Boeri, Fabini, Bei, De Marchi, Conte proprio sul nostro giornale. Come si può ignorarli? In coro essi ci offrono un bilancio negativo dell’operazione Renzi, lo ammette Scalfari stesso. Ma qui il presidente del quotidiano, dopo aver preso un’adeguata rincorsa, esegue un salto mortale all’indietro carpiato. Roba da spaccarsi in pezzi! Egli dichiara: “Eppure a me questi vari e sconnessi cartoni appiccicati da Renzi con le spille al muro, piacciono assai! Insolitamente, trovo soddisfacente tutta l’operazione”. Insomma, in poche parole Scalfari svela: tutta l’operazione è una bufala gigante, ma l’importante è che funzioni. Sì, perché: “Questa è una sveglia, uno squillo di tromba in un disperato silenzio di sfiducia e di indifferenza”. Splendida retorica! Sentenza offerta in gran stile. Sì, Scalfari riconosce: è un bidone suonato con la tromba, insomma si tratta di una trombata... a milioni di cittadini prossimi al voto. Sveglia! Come dice un vecchio adagio: “Chiagni, vota e tromba”. (…). Le reti della menzogna e dell’inganno son già gettate nel mare torbido della nostra politica. Che retata di candidi e allocchi! Eccoli, guarda come sbattono sorpresi dentro i secchi del pescato! Ma si sa, il popolo degli elettori è composto da boccaloni facili. Scambiano tranquillamente l’inganno con la verità.Ce l’ha dimostrato il padre putativo di Renzi, Silvio, il re delle televendite! “Abboccate tranquilli! È tutto registrato dal notaio”. (...). Ma la beffa delle promesse elettorali esploderà come i palloncini di Carnevale. E continueremo a vedere centinaia di migliaia di operai licenziati causa esubero, laureati emigrati trasformati in camerieri e spazzini, donne avvilite nella loro condizione sotto-umana, pensionati in fila alla Caritas, piccoli imprenditori impiccati nei garage... Pardon, m’è scappata una boccata di populismo... con le tasse che aumentano, il debito che straripa e il Pil bloccato come un paracarro di pietra in mezzo alla strada. Oddio, che mi prende? Mi sto scoprendo: sono un pessimista, un gufo, un rosicone. Non riesco a immaginare un mondo migliore e sono anche antistorico, dimenticando di vivere nella patria di Machiavelli. Lui diceva che si può corrompere ogni verità, truffare, falsificare i fatti e la storia: è concesso, basta che questo serva a vincere la partita. No, veramente il Segretario della Repubblica fiorentina non diceva proprio così, ma che fa? L’importante è far deragliare la logica delle cose e portare a casa il bottino. E guai a chi guarda in bocca al mentitore. Sursum corda! Basta con gli impiccati per disperazione. Amen. Lettura fatta nella “Giornata mondiale del libro e del diritto d’Autore”. A chi importa di quella “giornata”?

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