Domani è il 1° di maggio. Come
oggi, il 30 di aprile dell’anno 2011 scrivevo e postavo “L’opificio laborioso delle beatitudini”. Allora era un gran
osannare in vista della beatificazione del papa polacco. Oggi, quel papa è
stato innalzato agli onori altissimi della santità. Lo sfarzo ed il clangore
dell’evento non si sono ancora spenti. I media lavorano bene sulle coscienze. Avverrà
che, spentisi sfarzo e clangore, possa tornare doverosa, giusta e rispettosa
della Storia una riflessione che possa aprirsi, anche se faticosamente, una
strada che sia verso le coscienze libere di quelli che sarebbe bene definire
gli “uomini
di buona volontà”? Di quel post propongo di seguito la parte che fa
commento ad una lettera di don Paolo Farinella il prete dei diseredati e delle
donne di strada in quel di Genova. Trovo che sia la rilettura di quella lettera
il più degno riconoscimento alla sacralità laica del primo di maggio.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
mercoledì 30 aprile 2014
martedì 29 aprile 2014
Doveravatetutti. 11 “Il paradosso del rieducando”.
Ma cos’è quella finta “sorpresa” stampata a mo’ di
ghigno sulle facce bronzee di quelli delle alte – alte si fa per dire –
istituzioni repubblicane? Ma cos’è quello sconcerto finto ed ipocrita che
ostentano nella circostanza contrassegnata dalle ultime intemerate televisive –
il suo regno - dell’uomo di Arcore? Essi, quelli delle alte – alte si fa per
dire – istituzioni repubblicane ne sono i primi responsabili, vecchi o nuovi
che siano, che abbiano coabitato in bicamere o che al momento si facciano
puntellare lo scranno del potere da quell’uomo che rappresenta la quintessenza
del male. Inteso nel senso del “crimine” perpetrato. L’uomo di Arcore è stato l’uomo
utile per tutte le stagioni della mala politica del bel paese. Di quella che
vado definendo da un bel po’ di tempo l’”antipolitica” al potere. La politica
dell’intrallazzo e del “vogliamoci bene”. Perché oggi sorprendersi, mostrarsi
sconcertati per chi ha avuto e da sempre ed in sommo grado in uggia le regole
della democrazia e dello stato di diritto?
lunedì 28 aprile 2014
Cosecosì. 77 “I sovrani della crisi”.
Incontro la giovane persona. Mi dice:
- L’Italia non è un paese per giovani -. Gli rispondo: - Ma lo è per i vecchi? –
. Intanto sento lontano il mare mugghiare. Mi hanno detto che, nella notte, il
mare ha spiaggiato una infinità di meduse. Non era mai accaduto in quel di
C***. Un presagio. Aggiunge la giovane persona: - Se ad ottobre le cose
dovessero essere ancora così come lo sono ora, zaino in spalla ed andrò via
anch’io -. La giovane persona ha allestito in quel di C***, qualche anno addietro,
uno straordinario, bellissimo atelier d’arte fotografica. Ma a chi può
interessare la fotografia come arte? Oggigiorno, in un eccesso di delirio narcisistico,
tutti si auto-fotografano tanto che è stato coniugato un apposito termine. E così
i migliori pensano di andare via. Non è “un paese per giovani”. Non è “un paese
per vecchi”. È solamente un paese per avventurieri, opportunisti, per cinici e
furbi. Mi hanno detto che appena sarà spuntato un po’ di sole le meduse spiaggiate
a migliaia sulla costa di C***, dal mare che da ieri mugghia furioso, cominceranno
a decomporsi e l’esito finale del processo porterà un odore acre e pungente per
le vie del piccolo centro nebroideo. È quasi un presagio. Quante giovani
persone saranno “spiaggiate” nel corso dell’anno? Quante vite saranno costrette
a tagliare le loro radici d’affetto? Entrerà, da qui ad ottobre, anche l’atelier
fotografico della giovane persona, una delle tante, tantissime iniziative di lavoro,
nelle statistiche che vedono ben quaranta attività chiudere battenti giornalmente
nel paese che non è né dei giovani né tanto meno dei vecchi? È il paese dei
furbi.
giovedì 24 aprile 2014
Storiedallitalia. 47 Il ditirambo dell’Eugenio.
Qualora voi non lo sapeste ma ieri è stata la “Giornata
mondiale del libro e del diritto d’Autore”. Che ha fatto seguito alla “giornata”
della Terra del 22 di aprile. È che di questa successione di inutili “giornate”
non se ne può più. Inutili e che cadono sempre nell’indifferenza dei più. La “giornata
del libro” si diceva. Ma non della “lettura”. Che interessa a pochi. E tra le
letture fatte ieri una mi ha particolarmente fulminato. È la lettura di uno scritto
di Guido Crainz pubblicato sul quotidiano la Repubblica col titolo “Qualcosa di sinistra”. Cosa ci sia della cosiddetta “sinistra” in quel “pezzo”
non sono riuscito a scoprirlo. E sì che il “pezzo” veniva pomposamente
presentato, sul lato sinistro di quel quotidiano, lato quello ove si ficcano i
pezzi importanti, come una “analisi”. Provate voi a
rinvenirne quel carattere di “analisi” che l’imprudente titolista
ha appioppato a qualcosa che sa tanto di turiboli fumanti di quell’incenso che,
se assunto in dosi massicce, stordisce ed ottenebra le facoltà mentali. E sì
che io conosco e letto spesso e volentieri Guido Crainz, ma mai come in questa
occasione aveva avuto il potere di mandarmi in uno stato tale di confusione da
guardare quel “pezzo” appena letto come “in tralice”, come suol dirsi.
martedì 22 aprile 2014
Cosecosì. 76 «Quell’amore (perso) del più lontano».
Bella,
questa! Lo sapevate che oggi è la “Giornata della Terra”? Qualche bontempone
degli umani ci ha pensato sopra convincendosi che questa giornata, il 22 di
aprile, la si dovesse riservare alla Terra. Un’altra delle tante, tantissime
inutili “giornate”. Per il resto, il nulla. Ha scritto Barbara Spinelli sul
quotidiano la Repubblica del 16 di aprile – “L’imperativo di Jonas per salvare il pianeta” -: Per
nostra incuria, e cecità, la terra continua a surriscaldarsi, e sempre più
arduo sarà rispettare l’obiettivo fissato: evitare che l’aumento della
temperatura superi i 2 gradi centigradi. Soglia fatidica, oltre la quale il
globo è messo mortalmente in pericolo dalle emissioni di anidride carbonica e
gas serra. Conosciamo quel che può seguire: scioglimento dei ghiacciai,
innalzamento dei livelli marini e cancellazione di intere regioni, cibo
insufficiente per l’umanità, scomparsa di foreste, estinzione massiccia di
piante e specie animali.
lunedì 21 aprile 2014
Dell’essere. 11 La via crucis del mondo.
Nella
settimana che è stata della “passione” mi è capitato per le mani
il solito settimanale per gentilissime signore all’interno del quale veniva
proposto un reportage di Riccardo Luna che ha per titolo “Telefonini al veleno”. È tanto che un settimanale destinato a
troneggiare nelle sale d’attesa frequentate dalle nostre gentilissime signore
abbia a proporre un reportage del genere. È chiaro che l’atmosfera di “passione”
avrà coinvolto e sensibilizzato le redazione tutta. Poiché il reportage in
questione parla sempre e comunque di una “passione”, al termine della quale “passione”
però non vi sarà lo straordinario, incredibile atto della “resurrezione”.
Il reportage ha la pretesa di porre al centro dell’attenzione una “passione”
che è ben diversa da quella ricordata nella cosiddetta “settimana santa” ma che
pur sempre dovrebbe interessarci nella stessa misura poiché da quella “passione”,
che potrebbe precedere una “morte annunciata”, è legata la vita
delle future generazioni di umani. Interessa la cosa?
venerdì 18 aprile 2014
Storiedallitalia. 46 Il badante.
Abbiamo
imboccato la settimana che è detta della “passione”. È che nel bel paese,
dalle ubertose contrade, l’unica “passione” riconosciuta è quella
prevista dalla confessione religiosa dominante. Non esistono altre passioni che
abbiano ascoltatori. Manca per esempio una qualsivoglia “passione” che si possa
definire civile. Ché una più diffusa “passione” civile avrebbe indotto ben
altri atteggiamenti di fronte alle determinazioni del giudice di sorveglianza
in quel di Milano. Domina invece l’inerzia, la noncuranza. Non è avvenimento
che possa sollecitare la “passione”. Che non c’è. Scrive
Marco Travaglio su “il Fatto Quotidiano” del 17 di aprile – “Il palo” -:
lunedì 14 aprile 2014
Capitalismoedemocrazia. 46 “La catastrofe di un mondo senza politica”.
Ha
scritto Barbara Spinelli sul quotidiano la Repubblica del 2 di aprile col
titolo “Osare più democrazia”: «Per governare efficacemente nel XXI secolo
serve soprattutto velocità: approvazione o bocciatura rapida dei disegni di
legge e capacità di mantenere la sintonia con tutti i componenti della squadra
». Velocizzare, semplificare, dilatare i poteri dell’esecutivo: questi gli
imperativi. Cambiano le sequenze, perfino i vocaboli: prioritaria diventa la
rapidità, e i ministri sono «componenti di squadre». (…). In fondo è
qualcosa di già visto e sentito. Portato ora a compimento. E già che si è sul
viale della “rottamazione” a tutto spiano si era pur sentito dire che nelle
cosiddette “camere” sarebbe stato bastevole fare votare non i
rappresentanti eletti dal sempre cosiddetto popolo sovrano ma solamente i
cosiddetti capi-gruppo. Una semplificazione annunciata ed auspicata quando
della “rottamazione” non si aveva ancora contezza. Ma c’è un “ma” che
induce a riflettere.
sabato 12 aprile 2014
Sfogliature. 22 “Gli italiani sono koinòfobi”.
Le notizie di questi turbolenti
giorni si susseguono e si rincorrono come in un “tourbillon” che non
lascia spazio e che fa mancare il respiro. La notizia ultima è la fuga
all’estero di un galantuomo condannato in attesa di giudizio finale, che poi
sarebbe il pronunciamento atteso a giorni dell’alta Corte di Cassazione. Perché
non riparare altrove prima che arrivi il diluvio? E pensare che quel
rispettabilissimo ha avuto modo di decidere per le sorti dell’intero popolo
dello stivale. Al fianco del suo sodale di già condannato in via definitiva e
che spera di sfuggire alle conseguenze dei suoi criminali atti. La seconda
notizia ci è offerta da Marco Travaglio su “il Fatto Quotidiano” del 10 di
aprile in un pezzo che ha per titolo “Sono
pazzi questi inglesi”: Ieri (9 di aprile n.d.r.) s’è
dimessa la ministra della Cultura del governo britannico, Maria Miller. Non è
neppure indagata, ma l’autorità di controllo sulla Pubblica amministrazione
l’accusa di aver sottratto alla collettività la bellezza di 5.800 sterline (7
mila euro), infilando nelle sue note spese un pezzettino di mutuo della seconda
casa a Wimbledon (che peraltro dal 2005, quando fu eletta, le serve per
lavorare a Londra, essendo una “fuori sede” in trasferta). La ministra ha
restituito la somma e s’è scusata in Parlamento, ma “non abbastanza” secondo i
giornali e il Labour, il partito di opposizione, che le ha chiesto spiegazioni
più convincenti.
martedì 8 aprile 2014
Cosecosì. 75 “Gli sfruttati di Marx ed i poveri di Gesù”.
Ha scritto Corrado Augias sul
quotidiano la Repubblica di oggi martedì 8 di aprile, in risposta ad un lettore
di quel quotidiano – “Perché gli
sfruttati di Marx non sono i poveri di Gesù” -: (…). …cristianesimo e marxismo
sono gli unici due grandi movimenti ad aver messo i poveri al centro della loro
dottrina. C’è anche nel marxismo un certo messianismo che non stupisce essendo
anche Marx un ebreo. Le analogie però, a mio parere, finiscono qui diversi
essendo metodo e finalità di questa presa di coscienza. Marx ragionava in
termini di classi sociali, più che ai poveri pensava agli “sfruttati” cioè ai
produttori che venivano depredati di una parte del loro lavoro dal sistema
capitalistico. È il famoso “plusvalore”, ovvero la differenza tra il valore del
prodotto del lavoro e la remunerazione sufficiente al mantenimento della
forza-lavoro. Degli individui a Marx importava poco (?), la
sua finalità era che le masse, presa coscienza del loro sfruttamento, si
ribellassero facendosi levatrici di storia. L’esatto contrario per Gesù che
pensava soprattutto ai singoli. È a questo punto che il discorso
dell’illustre Autore mi si fa contorto.
sabato 5 aprile 2014
Storiedallitalia. 45 Ce ne faremo una ragione. Ma quando?
“Ce ne faremo una ragione”.
È il mantra di questi giorni. Irriverente. Come tutte le cosiddette “battute”
di un qualsivoglia “bagaglino”. Il peggio del peggiore degli avanspettacoli. Ma
detto nei fatti della politica. Incontra incontrastato successo. È accaduto in
tante altre occasioni. È la formuletta magica che poi corre di bocca in bocca,
per tutte le ubertose contrade del bel paese, in bocca ad un popolo imbesuito. Ha
scritto quel grande, geniale viaggiatore inglese che ha nome George Robert
Gissing (1857-1903) nel Suo celeberrimo “Sulle
rive dello Jonio” (1901): Tutte le colpe degli italiani sono perdonate
appena la loro musica risuona sotto il loro cielo. E poi, dopo aver
dismessa la pietistica benevolenza aggiungere una annotazione sociologica che
ha resistito al tempo: È un paese stanco e pieno di rimpianti, che
guarda sempre indietro, verso le cose del passato; banale nella vita presente e
incapace di sperare sinceramente nel futuro.(…). È legittimo condannare i
dirigenti dell’Italia, quelli che s’incaricano di plasmare la sua vita politica
e sconsideratamente la caricano di pesi insopportabili.
giovedì 3 aprile 2014
Cosecosì. 74 Se si vuol far morire il sapere critico.
Scrive Tomaso Montanari
su “il Fatto Quotidiano” di ieri 2 di aprile – “Il consenso che odia la cultura” -: Al sapere Renzi oppone il
plebiscito: i professori avranno studiato, ma lui ha il consenso. Poco importa
se il consenso è quello delle primarie (consultazioni private a cui ha
partecipato una quota minuscola di elettori), se è al governo senza essere
stato eletto, se questo Parlamento è legalmente eletto, ma forse non proprio
legittimato a cambiare la Costituzione. E poco importa se si sta facendo di
tutto per far passare la riforma con i due terzi delle Camere, e dunque per
evitare di consultare, con un referendum, il popolo sovrano del quale ci si
riempie la bocca. Invece di discutere, Renzi preferisce scagliarsi contro
Rodotà e Zagrebelski con un tono che ricorda queste parole del primo discorso
alla Camera di Mussolini capo del governo (16 novembre 1922): “Lascio ai melanconici
zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno
lamentosamente”.
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