Botero. "Il ratto di Europa".
“Ciechi, sordi, ottusi…oppure
furbastri?” è il titolo di un’accorata lettera dell’amico carissimo
prof. Pelaggi Antonio Pasquale della quale non è possibile non condividere
preoccupazioni crescenti ed una fortissima carica d’indignazione per quella che
lo scrivente, consapevolmente, definisce come “la più semplice logica degli
usurai”. È che avviene un fatto straordinario: nella tenaglia di disagi
e di crescente povertà che stringe la vita di milioni e milioni di cittadini
della vecchia Europa i fatti politici che avvengono passano quasi inosservati,
per essi manca quella risonanza che sarebbe invece necessaria affinché ci fosse
piena consapevolezza delle scelte che la “casta” della politica compie nella
disattenzione – voluta, favorita, ricercata – del grosso delle moltitudini
europee. Donde un merito alla lettera – una email oggigiorno – dell’amico
carissimo che aiuta a conoscere retroscena non proprio commendevoli della “casta”
al potere. Donde la domanda che fa da incipit alla lettera: Chi
abbiamo mandato al Parlamento Nazionale ed Europeo? Gente cieca e sorda, persone tanto ottuse da non riuscire a intendere e
capire quel che intorno a loro si concerta ed avviene, o furbastri che sanno
ben tutelare interessi personali e di parte? E qui viene fuori il
non-ruolo che le fonti di comunicazione non dovrebbero svolgere in un paese a
democrazia avanzata. Poiché anche le revisioni costituzionali delle quali si
parla nella lettera – “Non è bastata, dunque, dopo tanti nefasti e
deliranti accordi, l’approvazione della legge Costituzionale n°1 del 20 Aprile
2012, che ha modificato gli articoli n° 81, n° 117 e n°119 della Costituzione
Italiana, approvata con il voto favorevole del PD, PDL e UDC e il voto contrario
di IDV e Lega Nord, che ha inserito in Costituzione, per imposizione dell’art.3 del trattato Europeo, l’obbligo
del pareggio di bilancio, ovvero parità tra entrate e uscite il che significa
che per ogni investimento fatto, ad esempio per costruire scuole, ospedali, strade,
ferrovie, deve corrispondere almeno un pari importo di entrate, evidentemente
detratto al popolo con le tasse? E ciò, nonostante le pesanti critiche a tale
scelta, avanzate da importanti economisti internazionale ed, in particolare,
dal Premio Nobel per l’Economia del 2008
Paul Krugman, che ha chiaramente affermato che inserire in Costituzione
l’anzidetto vincolo del pareggio di bilancio, potrebbe portare alla completa e
totale dissoluzione dello stato sociale” – sono passate nella
indifferenza generale e senza che di esse si siano date le necessarie
informazioni, anche semplificate, affinché fosse ben chiaro il contenuto di
decisioni comunitarie così rilevanti. Si renda quindi merito a quanti, nel mare
magnum della Rete, tentano di stendere un fascio di luce sulla vita comunitaria
europea. Anche se, come dalle ultime cronache politiche lette, l’inadeguatezza
delle azioni comunitarie sinora svolte, a fronte di un inarrestabile declino
della vecchia Europa, sembra essere divenuta senso comune tra i maggiori
partner politici europei. Ma viene da chiedersi: come conciliare questa
sopravvenuta consapevolezza della inadeguatezza dell’azione sinora svolta con
le ratifiche già avvenute degli accordi? O si vuole ancora sperare nell’indifferenza
delle moltitudini su questi aspetti così rilevanti della vita comunitaria
europea? O ancora di più, si tenta ancora una volta quel “mascheramento” nelle
fonti della moderna comunicazione affinché l’impensabile e l’impresentabile
negli accordi possano fare la loro strada invocando e denunciando poi la
sinistra azione di un fato “cinico e baro” senza quegli attori
responsabili ai quali chiedere di conto? Di seguito il resto della lettera del
prof. Pelaggi: Non è bastata, inoltre, l’imposizione della ratifica del Mes e del Fiscal
Compact, (…), effettuata in fretta e furia dal Parlamento Italiano nel Luglio
del 2012, grazie, soprattutto, alle pressioni esercitate dal nostro amato Mario
Monti, senza alcun dibattito parlamentare e nel silenzio assoluto della stampa, che ha dedicato all’importante
argomento soltanto qualche breve trafiletto? Ciò nonostante, i nostri aguzzini
europei continuano a inventarsi nuovi metodi di tortura! Continuano a voler
stillarci il sangue e a trarre profitto, a ogni costo, dalle nostre tragedie!
Ecco, infatti, che l’UE sforna l’ERF, ovvero l’European Redemption Fund!
Il Fondo di Redenzione Europeo: ma quali
peccati abbiamo fatto per essere obbligati a
redimerci? Il grande peccato è forse
il debito pubblico! Ma è stato proprio il popolo a commetterlo ed è per
questo che deve pagare? Il 13 Giugno del 2012, il Parlamento Europeo ha
approvato il regolamento per rafforzare la “governance” dell’UE, con due
risoluzioni. La prima (Gauzes),
approvata con il 73% dei voti, ha messo nero su bianco un principio da
far accapponare la pelle: l’assoggettamento a tutela giuridica di uno Stato
membro e, quindi, anche dell’Italia, a decorrere dall’anno 2017. Il che
significa che le Autorità dello Stato attueranno le misure raccomandate dalle
Istituzioni Europee e dovranno presentare alla Commissione della Europa per
l’approvazione un piano di ripresa e di liquidazione dei debiti: il Governo
Nazionale perderà quindi ufficialmente ogni tipo di potere decisionale e
operativo. Sarà quindi una definitiva e completa cessione della sovranità
nazionale alla dittatura dell’Euro e dell’UE! (…). La seconda (Ferriera), approvata
con il 74% dei voti, stringe il cappio, introducendo il fondo ERF: ma, in cosa consiste nel concreto questo
fondo? Ebbene, eccolo spiegato: gli Stati membri con la ratifica del detto
accordo, si obbligano: a trasferire nel fondo gli importi debitori superiori al
60% del Pil nell’arco di un periodo di
avviamento di cinque anni; ad attuare una strategia di consolidamento di
bilancio ed una agenda di riforme strutturali; a costituire “garanzie” per
coprire adeguatamente i prestiti concessi; a ridurre i disavanzi strutturali.
Sembra niente, vero? Ma, a pensarci un poco con attenzione, si scopre che il
passaggio più insidioso è proprio quello della garanzia! L’Italia, dovrebbe
partecipare al fondo con la quota maggiore (40%), ovvero con oltre 950 miliardi
di euro, questa è approssimativamente, infatti, la cifra necessaria per
ricondurre il debito pubblico al 60% del
Pil, per cui, per garantirla, si dovrebbe cedere almeno per 25 anni una
frazione maggioritaria del gettito delle imposte, vendere una parte del
patrimonio pubblico (asset) e dare in pegno tutte le riserve auree e di valuta
estera! Con la certezza di perdere ogni
cosa, cioè la quota d’imposte per 25
anni, la parte di patrimonio pubblico venduto e la riserva aurea e di valuta
estera, offerte in garanzia, nel caso non si riesca ad onorare il debito! Ma
siamo pazzi? Ma sono impazziti i parlamentari che hanno votato a favore di
questa risoluzione nel parlamento europeo, non hanno capito niente, dormivano o
sono fiancheggiatori della troika? Siamo dunque in un nuovo circolo vizioso:
riforme strutturali e ripianamento di un debito attraverso un nuovo ricorso a
prestito ed a debito, secondo la più semplice logica degli usurai: una persona
che sia molto indebitata ricorre a nuovi prestiti per saldare il primo debito e
poi ancora, fino al totale annientamento! Ma questa volta vogliono a garanzia
le nostre tasse ed il patrimonio del nostro Paese! Assurdo vogliono ipotecare
le nostre tasse per 25 anni e privarci delle riserve auree! Il Parlamento Europeo, lo voglio ripetere, fiancheggia
forse, più o meno ignaro, queste istituzioni europee antidemocratiche? Ed il
nostro Parlamento, che cosa fa e che farà? Ratificherà l’ERF? Ed in questo caso
come avverrà la crescita con questi enormi vincoli addosso? Come potrà
attenuare la disoccupazione e la crisi che attanaglia gravemente l’Italia? Il
Governo Letta, europeista ad oltranza, che si dibatte ancora oggi tra Imu sì o
Imu no, ed ancora tra mille difficoltà,
indecisioni e contraddizioni, non riuscendo e probabilmente non volendo
veramente opporsi fermamente alla Troika e rinegoziare i tanti Trattati
Europei, già accettati, senza condizioni, che probabilmente ha solo chiesto, timidamente,
all’Europa soltanto il rinvio dei tanti impegni assunti, come farà a traghettare
l’Italia fuori dalla crisi? Come farà a tirarci fuori dalla galoppante
recessione? Poveri noi, che brutti tempi ci aspettano! E soprattutto poveri
ragazzi che attendono ancora un lavoro!
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