C’è stato un film che nei lontani
anni ottanta del secolo ventesimo è divenuto un “cult”, il culto
dell’epoca, sicuramente per il titolo più che per i suoi modestissimi
contenuti. Quel titolo divenne a quel tempo un mantra ripetuto, ossessivamente,
in tutti gli angoli, anche i più reconditi, delle ubertose contrade del bel
paese. Non c’è stata persona che in quegli anni non abbia pronunciato quel
titolo a conferma di quanto le scempiaggini possano trovare fertile terreno
nell’immaginario collettivo del bel paese. Titolava quel film “Vieni
avanti cretino”. Il film – dell’anno 1982 – è stato diretto da Luciano
Salce. Protagonista assoluto Lino Banfi. Mi è tornato alla mente a seguito
delle vicende politico-elettorali recenti. Chi dovrebbe essere al tempo d’oggi
il “cretino”
di turno? Allora il regista del film e chi ne scrisse la sceneggiatura vollero
rendere omaggio a quella battuta che storicamente viene fatta risalire ai fratelli
De Rege, il maggiore dei quali, a nome Guido, era detto “Bebè” (1891– 1945) ed il
minore, che di nome faceva Giorgio, era invece detto “Ciccio” (1894–1948), un
duo dalla comicità popolare e spassosissimi interpreti della migliore tradizione
dell'avanspettacolo italiano. Oggigiorno non vi è più un duo che possa essere
interprete di quegli spassosissimi quadretti di comicità popolare. Oggi no:
esistono invece interi plotoni dei cosiddetti soloni dell’”antipolitica” al potere ai
quali potremmo benissimo rivolgere l’imperativo di quel duo “vieni
avanti cretino”, anzi, “venite avanti cretini”. E sono
arroccati in ogni angolo dell’”antipolitica” al potere. E si
sentono insostituibili, immarcescenti, nel senso che non marciscono a seguito
della loro enorme stupidità. Certo che al Banfi di quel film non si sarebbe
potuta attribuire colpa alcuna, se non la disgrazia d’essere nato in un certo
qual modo. Ma si era nella settima arte, nell’avanspettacolo più puro, che
alcune licenze ha il diritto di concedersi. Ben diversa la storia che l’”antipolitica”
al potere viene scrivendo in questi giorni. E qui il “vieni avanti cretino” ci
sta proprio tutto. Senza attenuanti di sorta. Scrive Bruno Tinti su “il Fatto
Quotidiano” di oggi col titolo “Pd, la
stupidità non è una disgrazia”: Oltre un
certo livello la stupidità non è più una disgrazia, è una colpa. Come
non dare ragione all’illustre opinionista. Anche il più digiuno di strategie e
di quant’altro aveva immaginato che l’apertura alle cosiddette “larghe
intese” avrebbe riconsegnato l’interesse generale del bel paese quale
subordinata all’interesse dell’uomo di Arcore. E non solo. Ma avrebbe ridato
tono e spazio vitale a colui al quale i mercati, perentoriamente, avevano
imposto di mettersi da parte. Ed invece no. I “cretini” di turno hanno
fatto ben altre valutazioni in barba – anche e soprattutto - a quell’atto della
democrazia che è il voto popolare. Scrive Bruno Tinti: Tutti sanno che il Pd ha fatto un
governo con il Pdl. In realtà non è vero: il Pd ha fatto un governo con B. che
ha ordinato ai suoi dipendenti di sostenerlo. Il Pd, grato (ci siamo salvati da
Grillo e grillini), ha immediatamente accettato la prima delle condizioni di
B.: abolire l’Imu. Naturalmente sia il Pd che B. sanno benissimo che l’Italia
non può togliere dal proprio bilancio 5 o 6 miliardi di euro che da qualche
parte dovranno essere recuperati; che l’unico modo per recuperarli è aumentare
le imposte, probabilmente l’Irpef; che, in questo modo, l’onere contributivo
ricadrà sui lavoratori dipendenti e sui pensionati visto che sono gli unici che
non possono evadere; che l’abolizione dell’Imu significherà, come di consueto,
privilegiare i ricchi e tartassare i poveracci. Fino a qui la stupidità cui
alludo è quella degli elettori di B. tra cui ci sono molti ricchi (che non sono
stupidi per niente) e moltissimi poveracci che non capiscono che i loro
interessi non possono essere gli stessi di quelli di una partita Iva con una
collezione di Ferrari nel garage della sua villa. E qui l’illustre
opinionista entra ad esplorare il campo minato dell’autolesionismo. Quello del
Partito democratico, che ha il privilegio – o il merito esclusivo, se tutto ciò
possa rientrare nelle facoltà degli umani - di possedere una stupidità
particolare, unica ed assoluta. Infatti, dall’autolesionismo non ci si può salvare.
Scrive Bruno Tinti: Ma c’è un altro genere di stupidità, quella propria del Pd.
L’abolizione dell’Imu si tradurrà automaticamente in incremento di popolarità
per B.: ecco uno che mantiene le promesse! Proprio vero. Solo che questo uno è
anche un delinquente (senso tecnico della parola: persona che delinque; e B. ha
subito 6 sentenze di prescrizione: reati commessi ma è passato troppo tempo
perché sia possibile mandarlo in prigione; 2 di amnistia e 2 perché il fatto
non è più previsto come reato per via di leggi che si è fatto apposta) che a
breve dovrebbe essere condannato – tra processi Ruby, Mediaset, De Gregorio e
Unipol – a circa 15 anni di galera. Il che significa che l’unica riforma che
proprio gli serve è quella sulla giustizia. Che sarà divisa in due parti:
quanto serve per annullare l’effetto di queste sentenze, dunque amnistia e
indulto (che tireranno fuori dalle prigioni tantissimi altri delinquenti)
ovvero nuovo accorciamento dei termini di prescrizione; e quanto serve per
bloccare le indagini in corso su B&C e altre che noi ancora non sappiamo,
ma che lui sa benissimo (blocco intercettazioni e abrogazione del potere di
iniziativa dei pm). Dunque B. pretenderà immediatamente la “sua” riforma della
giustizia. E a questo punto il Pd che farà? Ipotesi 1: sì è proprio vero, la
giustizia italiana è malata e costruita espressamente per perseguitare B. e gli
altri benefattori del Paese; questa riforma è una priorità. Con il che l’Italia
sarà fregata e l’illegalità, la prepotenza e il privilegio prospereranno.
Ipotesi 2: non se ne parla nemmeno, la legalità è il cardine della convivenza
civile; anzi, processo penale e processo civile vanno razionalizzati e resi
efficaci. Ah sì?, ghignerà B.; e io vi tolgo la fiducia: nuove elezioni. E
siccome gli stupidi, ipnotizzati dall’abolizione dell’Imu, saranno aumentati,
le vincerà. E la riforma della giustizia (e l’uscita dall’euro, l’insolvenza
programmata, la bancarotta etc. etc.) se la farà da solo. Questa stupidità non
è più una colpa; è un delitto. Oggi tutti i quotidiani riportano
dell’incredibile scalata del signor B. nei sondaggi elettorali. A giusta
ragione si oppone a che la “porcata” venga annullata. Mica è “cretino”!
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