A lato. "Il promontorio di Capo d'Orlando" di Willem Schellinks (1664), conservato nella Biblioteca nazionale di Vienna.
A mo’ di introduzione a questa
“sfogliatura” che è del 5 di agosto dell’anno 2006, un sabato da solleone certamente,
come si conviene alla nobile terra di Sicilia, “sfogliatura” che è come una
breve antologia del pensiero del sociologo Raffaele Simone, antologia non certo
esaustiva per ciò che gli abitatori del bel paese sono od appaiono, ché sempre
hanno serbato sorprese nel corso della loro storia millenaria, mi corre
l’obbligo di rendere omaggio ad un Uomo di quella nobile terra che al secolo fa
Giuseppe Sicari la cui amicizia mi lusinga e che mi è cara assai. E ritengo di
rendergli l’omaggio più caro e più vero prendendo brevissimamente dalla Sua
ultima fatica letteraria – “La nave di
sale” (2017), Pungitopo editore, pagg. 196, € 17 – laddove presenta il Suo Cicciu Giufà (pag. 92): “Era
un uomo senza età, imprevedibile e sentenzioso, a volte sventato, birichino e
un po’ sciocco, altre volte saggio e prudente come un vecchio. Saggio? Certamente,
anche se in molti lo ritenevano soltanto un fessacchiotto. Perché?
Perché credeva nella giustizia, nelle regole, nella difesa dei deboli e
nell’uguaglianza degli uomini. Una specie di rivoluzionario di quei tempi,
insomma”. Finisce qui
il mio sentito omaggio a Giuseppe Sicari ed alla Sua fatica
letteraria che si legge d’un fiato e che vuole di certo rappresentare quella
varia umanità che abita la nobile terra di Sicilia e che forse può ben
rappresentare quell’umanità tutta che abita il bel paese. Quella stessa umanità
che a suo tempo rappresentò magistralmente Raffaele Simone nel Suo lavoro “Il paese del pressappoco” (2007) - Garzanti Libri Collana: Gli elefanti. Saggi. Pagine
236, Brossura EAN: 9788811680581 - del quale lavoro offro di seguito una breve
degustazione al fine di quel dilettevole esercizio di ricerca, negli uomini
d’oggigiorno, di un Cicciu Giufà di comune conoscenza. Se ne rinvengono oggigiorno?
Forse pochi, certissimamente pochissimi, che si tengono ben nascosti e
lontani assai dalla calca tonitruante del bel paese proprio per non passare per
“fessacchiotti”
demodé. “Fessacchiotti” o meglio ancora “gufi”, o “professoroni” o
quant’altro l’armamentario di coloro che non sanno ma fanno ha potuto produrre
nel corso di questo inizio di millennio. Ed ora la parola alla “sfogliatura”
del giorno: Giunge così a termine la piacevolissima fatica di trascrivere, dal
pregevolissimo lavoro di Raffaele Simone “Il
paese del pressappoco”, le pagine che più sono state capaci di rivelazioni e
riflessioni ad un lettore sprovveduto quale io mi ritengo, pagine importanti per
focalizzare e delineare al meglio quel latente ed endemico fattore del “Mal d’Italia” che, come tutti i
fattori patogeni in tutti i sani portatori delle patologie più varie, ha
bisogno di essere ben tenuto sotto strettissima osservazione e doverosa
sorveglianza, affinché non abbia a determinare gravi danni e sciagure ai suoi
incolpevoli ospiti.