L’otto di ottobre dell’anno
2011 compariva, sulle ultime pagine di questo blog allocato al tempo su di un’altra
piattaforma della immensa rete e fortunosamente sopravvissuto, per la serie “Mediaculturapotere”
il post numero 55 che portava per titolo “Vivere da puffi”. Un
presentimento allora, non sospettandosi minimamente il “cambiamento di verso” che
avrebbe portato il cosiddetto bel paese a “puffare” a più non posso, a tutti i
livelli della scala sociale. E sì che al tempo nel bel paese si era alle prese
con ben altri argomenti, ovvero si parlava con grandissima erudizione di “cene
eleganti” e di “bunga-bunga” e di quant’altro ancora
possa afferire al priapismo della “casta politica” al tempo dominante, ma da
quegli indecorosi scenari di puro esibizionismo virile scivolare poi
all’infantilismo proprio dei “puffi” ne passa ed avanza. No che
quegli scenari fossero preferibili a quelli oggigiorno imperanti, ma una
caritatevole speranza, alla conclusione di quell’infausto infernale periodo
politico, spingeva a pensare ad una resipiscenza della politica e della gente
tutta del bel paese affinché, allo stesso fossero, fossero evitate altre
disavventure di carattere politico-istituzionale. Ed invece niente, dal
priapismo di allora all’invadente, inconcludente, scanzonato “puffare”
di questa canicolare stagione. Rileggiamo le “cosucce” di quel tempo,
nell’era avanti a quella dei “puffi”:
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
mercoledì 29 luglio 2015
lunedì 27 luglio 2015
Oltrelenews. 54 “La pagnotta del Quarto Reich”
Da “La
pagnotta del Quarto Reich” di Marco d'Eramo, sul sito di “MicroMega.net” del 17 di luglio 2015: (…). Vittime si sentono i tedeschi delle
sanguisughe greche che stanno succhiando il benessere così duramente
conquistato. Perché non c'è dubbio che a leggere gli economisti tedeschi, la
crisi greca sembra una truffa fraudolenta attuata da fannulloni, incapaci,
disonesti meridionali che vanificano l'alacre, parca, industriosa morigeratezza
dei paesi dell'Europa del nord: è assai istruttivo il rendiconto che Jacob Soll
ha pubblicato sul New York Times di un convegno di economia tenutosi a Monaco
di Baviera all'inizio di luglio, convegno a cui partecipavano nomi tedeschi di
rilievo come Hans-Werner Sinn, Clemens Fuest, Henrik Enderlein, Daniel Gros. Mentre
per tutto il convegno l'atmosfera era stata equilibrata, “quando gli economisti
tedeschi presero la parola nella sessione finale, un tono completamente diverso
prevalse nella sala. Dietro le teorie economiche e dietro i numeri venne un
messaggio morale: i tedeschi erano gli onesti gonzi e i greci corrotti
inaffidabili e incompetenti. Ambedue le parti erano ridotte a caricature di se
stesse: questa storia l'abbiamo sentita durante tutte le trattative, ma in
quella stanza era chiaro quanto grande fosse il risentimento che plasma le
opinioni degli economisti tedeschi”. (…). …è quasi surreale la rabbia che
traspira dai media tedeschi nei confronti di Atene: (…). …un paese che è
costretto a vendersi tutto, persino le isole, leggere che sono i greci che
stanno derubando i tedeschi sembra di sognare a occhi aperti. Rendersi conto
del vittimismo tedesco è forse l'aspetto più preoccupante nell'attuale vicenda
europea. Semplicemente perché, dopo 70 anni, ripropone in Europa una questione
tedesca che sembrava essere stata risolta per sempre. E forse gli storici
ricorderanno il luglio 2015 non solo come il mese in cui fu affossato il
progetto europeo, ma soprattutto come il momento in cui riemerse con forza la
questione tedesca, dove l'aggettivo “tedesco” non riguarda i singoli cittadini
della Germania, ma designa lo Stato e il governo politico ed economico tedesco,
la classe dominante tedesca. (…).
domenica 26 luglio 2015
Lalinguabatte. 2 “To megalo ochi”.
“To megalo ochi”, ovvero “il
grande no” che fu pronunciato all’alba – ore
quattro del mattino – del 28 di ottobre dell’anno 1940 da tale Ioannis Metaxas,
primo ministro della piccola, inerme nazione greca, al tonitruante ambasciatore
italiano ad Atene Emanuele Grazzi che portava l’ultimatum, dell’allora “cavaliere
d’Italia” Benito Mussolini, per ottenere – entro la terza ora
dall’avvenuta notifica – la concessione del passaggio per le terre della
superba Grecia alle forze dell’”Asse d’acciaio”. Vien quasi da
scompisciarsi dal ridere ripensando alla ingloriosa fine di quella tragicomica
avventura militare dell’esercito dell’orgoglioso “duce”. Sembra che la
storiografia più accreditata abbia da tempo attribuito a Ioannis Metaxas ben
altra risposta: “Alors c’est la guerre!”. Al che la guerra fu e la piccola,
inerme Grecia spezzò “le reni” a quell’”armata
brancaleone” di sprovveduti calata dalle italiche terre per
assoggettare l’orgoglioso popolo ellenico. È Storia. E fu la straordinaria
lotta armata clandestina - poi - dell’orgoglioso popolo greco a mettere alle
corde l’esercito più potente del momento, quello del “terzo reich” calato in
soccorso dello scalcagnato esercito del “duce” dell’”Italia proletaria e fascista”.
È Storia. È per questo che c’è ancora da sperare. Nella Grecia, ovviamente. Ora
non sobbalzate proseguendo la Vostra oziante lettura: “Germania, Germania, al di sopra
di tutto al di sopra di tutto il mondo… purché per protezione e difesa si
riunisca fraternamente. (…)”. Non crediate sia il canto di nostalgici
in ritardo sulla Storia, per una rivincita su quell’ignominioso 28 di ottobre
dell’anno 1940. Nient’affatto. È l’incipit dell’inno “Deutschland under alles”
che è divenuto l’inno ufficiale della Germania moderna, anche se la sua
elaborazione risale alla fine del secolo diciottesimo ed all’inizio del secolo
decimonono. Ci lavorarono a quattro mani il compositore Haydn Joseph (1797 data
della sua composizione) ed il poeta August Heinrich Hoffmann von Fallersleben
(1846 data della stesura del testo). Il risultato non è poi tanto male. Per i
tedeschi, non certamente per il resto dei popoli europei. Se ne esaltò anche
quel diavolo dalle “croci uncinate”. Che è tutto un buon dire. Orbene, giorni or sono,
il 21 di luglio per la precisione, il professor M.C. si è lanciato in un
panegirico sul quotidiano la Repubblica che portava il titolo “Germania gigante d’Europa senza
auctoritas”. Un panegirico, dicevo, come se la Germania che tutti
conosciamo mirasse ad aver riconosciuta un’”auctoritas” dagli altri popoli
della vecchia Europa che non si basasse sulla forza bruta. Ed ancor oggi
sacrifica a quel suo primato – “al di sopra di tutto al di sopra di tutto
il mondo”- tutto ciò che possa
contrastare la sua egemonia. Un panegirico quello del professor M.C., un
inerpicarsi sugli specchi senza tradire il benché minimo imbarazzo, che disvela
ancora una volta quel mai sopito o sospirato spirito d’appartenenza – o di
esservi appartenuti - mitteleuropeo stante il fatto che anche le sempre insalubri
terre lagunari abbiano fatto parte di una certa Storia europea. E giusto per
rinverdire conoscenze e memorie e quant’altro ancora abbia interessato la
Storia dell’Europa mi pare giusto proporre una “paginetta” di Storia a
firma del professor Massimo L. Salvadori pubblicata sul quotidiano la
Repubblica del 18 di luglio ultimo scorso che ha per titolo “L'abuso di potenza della Germania”:
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