"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 29 luglio 2015

Sfogliature. 42 “Vivere da puffi”.



L’otto di ottobre dell’anno 2011 compariva, sulle ultime pagine di questo blog allocato al tempo su di un’altra piattaforma della immensa rete e fortunosamente sopravvissuto, per la serie “Mediaculturapotere” il post numero 55 che portava per titolo “Vivere da puffi”. Un presentimento allora, non sospettandosi minimamente il “cambiamento di verso” che avrebbe portato il cosiddetto bel paese a “puffare” a più non posso, a tutti i livelli della scala sociale. E sì che al tempo nel bel paese si era alle prese con ben altri argomenti, ovvero si parlava con grandissima erudizione di “cene eleganti” e di “bunga-bunga” e di quant’altro ancora possa afferire al priapismo della “casta politica” al tempo dominante, ma da quegli indecorosi scenari di puro esibizionismo virile scivolare poi all’infantilismo proprio dei “puffi” ne passa ed avanza. No che quegli scenari fossero preferibili a quelli oggigiorno imperanti, ma una caritatevole speranza, alla conclusione di quell’infausto infernale periodo politico, spingeva a pensare ad una resipiscenza della politica e della gente tutta del bel paese affinché, allo stesso fossero, fossero evitate altre disavventure di carattere politico-istituzionale. Ed invece niente, dal priapismo di allora all’invadente, inconcludente, scanzonato “puffare” di questa canicolare stagione. Rileggiamo le “cosucce” di quel tempo, nell’era avanti a quella dei “puffi”:

lunedì 27 luglio 2015

Oltrelenews. 54 “La pagnotta del Quarto Reich”



Da “La pagnotta del Quarto Reich” di Marco d'Eramo, sul sito di “MicroMega.net” del 17 di luglio 2015: (…). Vittime si sentono i tedeschi delle sanguisughe greche che stanno succhiando il benessere così duramente conquistato. Perché non c'è dubbio che a leggere gli economisti tedeschi, la crisi greca sembra una truffa fraudolenta attuata da fannulloni, incapaci, disonesti meridionali che vanificano l'alacre, parca, industriosa morigeratezza dei paesi dell'Europa del nord: è assai istruttivo il rendiconto che Jacob Soll ha pubblicato sul New York Times di un convegno di economia tenutosi a Monaco di Baviera all'inizio di luglio, convegno a cui partecipavano nomi tedeschi di rilievo come Hans-Werner Sinn, Clemens Fuest, Henrik Enderlein, Daniel Gros. Mentre per tutto il convegno l'atmosfera era stata equilibrata, “quando gli economisti tedeschi presero la parola nella sessione finale, un tono completamente diverso prevalse nella sala. Dietro le teorie economiche e dietro i numeri venne un messaggio morale: i tedeschi erano gli onesti gonzi e i greci corrotti inaffidabili e incompetenti. Ambedue le parti erano ridotte a caricature di se stesse: questa storia l'abbiamo sentita durante tutte le trattative, ma in quella stanza era chiaro quanto grande fosse il risentimento che plasma le opinioni degli economisti tedeschi”. (…). …è quasi surreale la rabbia che traspira dai media tedeschi nei confronti di Atene: (…). …un paese che è costretto a vendersi tutto, persino le isole, leggere che sono i greci che stanno derubando i tedeschi sembra di sognare a occhi aperti. Rendersi conto del vittimismo tedesco è forse l'aspetto più preoccupante nell'attuale vicenda europea. Semplicemente perché, dopo 70 anni, ripropone in Europa una questione tedesca che sembrava essere stata risolta per sempre. E forse gli storici ricorderanno il luglio 2015 non solo come il mese in cui fu affossato il progetto europeo, ma soprattutto come il momento in cui riemerse con forza la questione tedesca, dove l'aggettivo “tedesco” non riguarda i singoli cittadini della Germania, ma designa lo Stato e il governo politico ed economico tedesco, la classe dominante tedesca. (…).

domenica 26 luglio 2015

Lalinguabatte. 2 “To megalo ochi”.



“To megalo ochi”, ovvero “il grande no” che fu pronunciato all’alba – ore quattro del mattino – del 28 di ottobre dell’anno 1940 da tale Ioannis Metaxas, primo ministro della piccola, inerme nazione greca, al tonitruante ambasciatore italiano ad Atene Emanuele Grazzi che portava l’ultimatum, dell’allora “cavaliere d’Italia” Benito Mussolini, per ottenere – entro la terza ora dall’avvenuta notifica – la concessione del passaggio per le terre della superba Grecia alle forze dell’”Asse d’acciaio”. Vien quasi da scompisciarsi dal ridere ripensando alla ingloriosa fine di quella tragicomica avventura militare dell’esercito dell’orgoglioso “duce”. Sembra che la storiografia più accreditata abbia da tempo attribuito a Ioannis Metaxas ben altra risposta: “Alors c’est la guerre!”. Al che la guerra fu e la piccola, inerme Grecia spezzò “le reni” a quell’”armata brancaleone” di sprovveduti calata dalle italiche terre per assoggettare l’orgoglioso popolo ellenico. È Storia. E fu la straordinaria lotta armata clandestina - poi - dell’orgoglioso popolo greco a mettere alle corde l’esercito più potente del momento, quello del “terzo reich” calato in soccorso dello scalcagnato esercito del “duce” dell’”Italia proletaria e fascista”. È Storia. È per questo che c’è ancora da sperare. Nella Grecia, ovviamente. Ora non sobbalzate proseguendo la Vostra oziante lettura: “Germania, Germania, al di sopra di tutto al di sopra di tutto il mondo… purché per protezione e difesa si riunisca fraternamente. (…)”. Non crediate sia il canto di nostalgici in ritardo sulla Storia, per una rivincita su quell’ignominioso 28 di ottobre dell’anno 1940. Nient’affatto. È l’incipit dell’inno “Deutschland under alles” che è divenuto l’inno ufficiale della Germania moderna, anche se la sua elaborazione risale alla fine del secolo diciottesimo ed all’inizio del secolo decimonono. Ci lavorarono a quattro mani il compositore Haydn Joseph (1797 data della sua composizione) ed il poeta August Heinrich Hoffmann von Fallersleben (1846 data della stesura del testo). Il risultato non è poi tanto male. Per i tedeschi, non certamente per il resto dei popoli europei. Se ne esaltò anche quel diavolo dalle “croci uncinate”. Che è tutto un buon dire. Orbene, giorni or sono, il 21 di luglio per la precisione, il professor M.C. si è lanciato in un panegirico sul quotidiano la Repubblica che portava il titolo “Germania gigante d’Europa senza auctoritas”. Un panegirico, dicevo, come se la Germania che tutti conosciamo mirasse ad aver riconosciuta un’”auctoritas” dagli altri popoli della vecchia Europa che non si basasse sulla forza bruta. Ed ancor oggi sacrifica a quel suo primato – “al di sopra di tutto al di sopra di tutto il mondo”-  tutto ciò che possa contrastare la sua egemonia. Un panegirico quello del professor M.C., un inerpicarsi sugli specchi senza tradire il benché minimo imbarazzo, che disvela ancora una volta quel mai sopito o sospirato spirito d’appartenenza – o di esservi appartenuti - mitteleuropeo stante il fatto che anche le sempre insalubri terre lagunari abbiano fatto parte di una certa Storia europea. E giusto per rinverdire conoscenze e memorie e quant’altro ancora abbia interessato la Storia dell’Europa mi pare giusto proporre una “paginetta” di Storia a firma del professor Massimo L. Salvadori pubblicata sul quotidiano la Repubblica del 18 di luglio ultimo scorso che ha per titolo “L'abuso di potenza della Germania”: