Uno spettro s’aggira per le verdissime contrade del bel paese. E
non è lo spettro del “comunismo”, morto e sepolto, com’è,
sotto le sue stesse macerie ideali e materiali e che sopravvive solo nelle
ossessioni di qualche sprovveduto, attempato manutengolo della Storia; e non è
il “lumpenproletariat”
immaginato e tanto temuto dal barbuto uomo di Treviri. È qualcosa di peggio e
di più. È lo spettro del moderno uomo – al di là del genere - “dissociato”,
dissociato con sé stesso e con la propria coscienza d’appartenenza, del moderno
“proletario”
che sfugge alle classificazioni sociologiche e/o politologiche sinora conosciute
e che, per una parte, accetta di consegnare la fatica del proprio lavoro e le
speranze della propria vita futura migliore ad una contrattazione valoriale e
monetaria sempre più al ribasso con i padroni nuovi delle ferriere e che dall’altra,
al contempo, svende i propri diritti di cittadino, che gli appartengono dal
secolo dei lumi in poi, e che non ha più nulla da dire sui fatti importanti
della sua vita e sull’organizzazione politica, sociale e strutturale del suo
paese. Espropriato, volontariamente, o inconsapevolmente sino a qual punto è
arduo assai definire – “la democrazia non è uno sport da
spettatori. Se tutti stanno a guardare e nessuno partecipa, non funziona più”,
secondo il pensiero di Michael Moore - , di tutto ciò che rientri a buon titolo
nelle sue responsabilità di cittadino responsabile e riflessivo.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
mercoledì 29 aprile 2015
venerdì 24 aprile 2015
Sfogliature. 39 “25 di aprile: pietà e memoria fiori di primavera”.
Sarà domani il 25 di aprile. Sarà
domani il 70° anniversario della “Liberazione”.
Sarà domani il tempo di “Pietà e memoria
fiori di primavera”, per come Maurizio Maggiani ha intitolato un Suo
bellissimo racconto per “ricordare e vivere”. L’immagine che
accompagna questo post è una straordinaria foto di quel tempo andato, una foto
di donne che hanno combattuto accanto ai “partigiani”. Una foto di giovani
donne che, chiamate all’impegno civile, hanno ribaltato i canoni del tempo
vestendo una racimolata divisa ed imbracciando un’arma. A quelle donne non può
non andare il nostro grato, commosso pensiero. Quante di quelle donne ritratte
nella foto sono tornate ai loro amori, ai loro affetti familiari? Di quella “pietà”
del Maggiani ne scrisse Cesare Pavese nel Suo straordinario, struggente volume “La
casa in collina” (redatto tra il settembre dell’anno 1947 ed il febbraio
dell’anno 1948) laddove concluse il Suo lavoro letterario così: “Io
non credo che possa finire. Ora che ho visto cos’è guerra, cos’è guerra civile, so che tutti, se un giorno
finisse, dovrebbero chiedersi: - E dei caduti cosa facciamo? Perché sono morti?
-. Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri
lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è
finita davvero.
martedì 21 aprile 2015
Oltrelenews. 38 “Uozzameregaboys!”.
Da “Uozzameregaboys!”
di Marco Travaglio, su “il Fatto Quotidiano” del 19 di aprile 2015: Era
il 29 marzo 2014 e i giornali e i tg italiani (all’insaputa di quelli
americani) si stupirono molto per gli elogi di Obama, in visita a Roma, a Renzi
e Napolitano, ma anche agli altri monumenti della Capitale, tipo il Colosseo.
Corriere della sera: “L’incoraggiamento di Obama all’Italia. Elogio di
Napolitano”, “Matteo, ti aiuto io”, “La fiducia sulle riforme di Renzi. E a
Napolitano: con te Italia fortunata”. Repubblica : “L’intesa tra Obama e Renzi:
‘Giusto cambiare l’Europa’. ‘Che roccia Napolitano’”. La Stampa: “Obama
scommette su Renzi. ‘Sangue fresco, farà bene all’Europa’”. “Barack-Matteo:
‘Yes we can’”. “L’energia del premier conquista il leader Usa”. Messaggero :
“Obama a Roma: mi fido di Renzi”. Unità: “Crescita e lavoro: yes we can. Obama
promuove Renzi”. (…). 19 gennaio e 9 febbraio 2012: “Obama promuove Monti”. 18
ottobre 2013: “Obama promuove Letta”. Pure Merkel, Hollande e tutti gli altri
capataz mondiali non fanno che “promuovere” gli ometti che si succedono a
Palazzo Chigi, immancabilmente “colpiti” e “impressionati” dalle loro “riforme”,
ovviamente “strutturali” e all’insegna della “crescita”. Appena vide Monti,
Obama proruppe: “Ho piena fiducia nella leadership di Monti e voglio solo dire
quanto noi apprezziamo la poderosa partenza e le misure molto efficaci che sta
promuovendo il suo governo”. Un anno e mezzo dopo, al cospetto di Letta, non
riuscì a trattenersi: “Non potrei essere più colpito dall’integrità, dalla
profondità di pensiero e dalla leadership di Enrico Letta”.
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