Da “Uozzameregaboys!”
di Marco Travaglio, su “il Fatto Quotidiano” del 19 di aprile 2015: Era
il 29 marzo 2014 e i giornali e i tg italiani (all’insaputa di quelli
americani) si stupirono molto per gli elogi di Obama, in visita a Roma, a Renzi
e Napolitano, ma anche agli altri monumenti della Capitale, tipo il Colosseo.
Corriere della sera: “L’incoraggiamento di Obama all’Italia. Elogio di
Napolitano”, “Matteo, ti aiuto io”, “La fiducia sulle riforme di Renzi. E a
Napolitano: con te Italia fortunata”. Repubblica : “L’intesa tra Obama e Renzi:
‘Giusto cambiare l’Europa’. ‘Che roccia Napolitano’”. La Stampa: “Obama
scommette su Renzi. ‘Sangue fresco, farà bene all’Europa’”. “Barack-Matteo:
‘Yes we can’”. “L’energia del premier conquista il leader Usa”. Messaggero :
“Obama a Roma: mi fido di Renzi”. Unità: “Crescita e lavoro: yes we can. Obama
promuove Renzi”. (…). 19 gennaio e 9 febbraio 2012: “Obama promuove Monti”. 18
ottobre 2013: “Obama promuove Letta”. Pure Merkel, Hollande e tutti gli altri
capataz mondiali non fanno che “promuovere” gli ometti che si succedono a
Palazzo Chigi, immancabilmente “colpiti” e “impressionati” dalle loro “riforme”,
ovviamente “strutturali” e all’insegna della “crescita”. Appena vide Monti,
Obama proruppe: “Ho piena fiducia nella leadership di Monti e voglio solo dire
quanto noi apprezziamo la poderosa partenza e le misure molto efficaci che sta
promuovendo il suo governo”. Un anno e mezzo dopo, al cospetto di Letta, non
riuscì a trattenersi: “Non potrei essere più colpito dall’integrità, dalla
profondità di pensiero e dalla leadership di Enrico Letta”.
L’altroieri toccava
a Renzi, ultimo leader europeo ricevuto alla Casa Bianca dopo 14 mesi di
anticamera punitiva per la sua politica estera filorussa, in perfetta
continuità col putinismo berlusconiano. E Obama ha reinserito il pilota
automatico: “Sono molto colpito dall’energia di Renzi e impressionato dalle sue
riforme”, ovviamente per la “crescita”. Ancora una volta i giornali perdono la
memoria, i freni inibitori e soprattutto le bave. (…). Su Repubblica, (…),
Francesco Bei si bea: “‘Caro Matteo’, ‘Caro Barack’. Era dai tempi dell’idillio
Bush-Berlusconi che non si vedeva tanto calore. La chimica è scattata”. E te
pareva. Renzi scopre che Obama lo copia: “Ha usato le stesse parole che ripeto
io a ogni Consiglio europeo”. Sarà l’Nsa che spia tutti? Ah saperlo. Poi c’è la
perfetta “sintonia sulla crescita, quasi un atto di accusa alla Germania.
Mentre a casa i Fassina e i Landini lo dipingono come servo della Merkel, Renzi
viene apprezzato dagli americani come l’antagonista europeo del rigore”. Non
dite a Bei che, sopra il suo articolo, c’è quello di Rampini che riporta le
parole esatte di Obama: “Io non critico la Merkel, grande alleata. Renzi è
sulla strada giusta avendo avviato le riforme che vi chiedeva la Merkel”.
Quindi è Obama, non Landini e Fassina, a dargli del servo della Merkel. Bei
però è troppo beato per accorgersene: “Il body language della conferenza
stampa, i segni del linguaggio del corpo, il ‘tu’ confidenziale (you equivale
anche a ‘lei’, ma lui non lo sa, ndr), puntano tutti nella stessa direzione”.E
“la stretta di mano”?È“una presa amichevole, come fanno i ragazzi tra di loro,
con l’avambraccio in verticale”. (…).
Da “Col suo
viaggio negli Usa, Matteo Renzi porta a casa due corone” di Eugenio
Scalfari, sul quotidiano la Repubblica del 19 di aprile 2015: (…). Angela
Merkel, Putin, Obama. Su di loro ha fatto colpo e l'hanno trattato come un
grande statista e l'Italia da lui guidata come un grande Paese. Che cosa ha
ottenuto in cambio? Quasi nulla o nulla del tutto, ma ha avuto in cambio
qualche cosa che a lui più di tutto importava: un riconoscimento da rivendicare
in patria. E vi pare poco? (…). …vediamo che cosa veramente è accaduto a
Washington a parte i complimenti reciproci, le pacche sulle spalle e il
Brunello di Montalcino. Obama l'ha complimentato per le riforme che Renzi ha
compiuto. Non ha detto quali. Si è complimentato anche per la sua battaglia per
la crescita economica in Europa, che però non è affatto venuta. In aggiunta a
questi complimenti Obama si è però lamentato perché l'euro è troppo debole e
rende difficili le esportazioni americane su tutta l'area europea. Renzi ha
incassato il rimprovero rispondendo che vedrà quel che potrà fare. In che
senso? Veramente il nostro premier non vorrebbe consolidare la rivalutazione
del dollaro di fronte alla moneta europea? L'autore di quel mutamento del
cambio è Mario Draghi che sta lavorando per il bene dell'Europa e quindi
dell'Italia. Poi il discorso è passato alla Russia. Poche settimane fa Renzi
aveva promesso a Putin un intervento per far togliere le sanzioni economiche
contro la Russia. Obama ha invece detto a Renzi che sarebbe un errore
gravissimo togliere quelle sanzioni che semmai dovrebbero essere aumentate.
Piglia e porta a casa. A pranzo il discorso si è spostato sulla Libia. Obama
tra un bicchiere di Brunello e l'altro ha detto che in Libia gli Usa non
intendono intervenire e tantomeno fornire armi ed aerei al governo libico (che
di fatto non esiste). Ha detto che bisogna pacificare le tribù e che questo
compito spetta senz'altro all'Italia. Quindi l'ha incoronato negoziatore principale
della pace in Libia. Naturalmente incoronare qualcuno senza avere la corona da
calcargli sulla testa non costa nulla ed è quello che ha fatto Obama. (…). Obama
lo ha simbolicamente incoronato come leader dell'Europa (altra corona che Obama
non possiede), ma a scanso di equivoci ha ricordato che gli Usa hanno un
rapporto con la Germania che non può e non deve essere indebolito. Infine Obama
ha preso atto con piacere che le truppe italiane dislocate in Afghanistan
resteranno in quel Paese ancora un paio di anni mentre quelle americane stanno
già rientrando in patria. Insomma: chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto.
Renzi ha dato truppe in Afghanistan e possibilmente un freno a Draghi sul
cambio euro-dollaro. Ha dato anche il suo appoggio al trattato commerciale
Usa-Ue attualmente in discussione. In contropartita ha avuto due corone di
cartone. Su quelle due Renzi torna a Roma felice e contento. (…). Infatti, che
male fa mettersi in testa due corone di cartone e far credere che sono d'oro
massiccio e ingioiellato. (…).
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