Da “Altro
che gufi, è la politica del suo esecutivo che rischia di affossarci” di
Mario Seminerio, su “il Fatto Quotidiano” del 30 di dicembre dell’anno 2015: (…). La
Renzinomics veicola un messaggio tanto semplice quanto rozzo: siate sereni e
spendete. Per Renzi, ogni aumento del tasso di risparmio è quindi da combattere
in quanto spia di paura e dell’azione di sabotaggio di gufi disfattisti. A
conferma di questa visione, il premier si è spinto ad affermare che gli
italiani avrebbero “nascosto i risparmi in banca”, manco si trattasse di un
nuovo tipo di materasso. Parliamo dello stesso Renzi che lo scorso anno ha
colpito i risparmiatori col 26 per cento di aliquota sulle “rendite finanziarie
pure”, mentre manteneva invariata al 12,5 per cento la tassazione di titoli di
Stato e risparmio postale, con evidente discriminazione a danno del settore
privato dell’economia. Nella predicazione renziana il deficit ha cessato di
essere un problema: conta la rassicurazione che “comunque siamo sotto il 3 per
cento di Maastricht”: come se fosse l’unico parametro e come se non stessimo
comunque producendo nuovo debito.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
mercoledì 20 gennaio 2016
venerdì 8 gennaio 2016
Sfogliature. 51 “C’era una volta…”.
Lunedì 20 di settembre dell’anno
2010 postavo “C’era una volta…”. Me lo ritrovo e lo ripropongo alla Vostra
cortese attenzione. Scrivevo allora: Sarà
capitato ai tanti di noi di dare inizio ad un racconto, ad una qualsivoglia
storia, con quel celeberrimo “c’era una
volta”. E se ad ascoltare saranno stati, indubbiamente come saranno stati, dei
bambini, sarà stato facile cogliere il momento magico innescato nelle loro giovanissime
e fertilissime menti. Sarà scattato in essi quel momento supremo nel quale
sembra che tutto si sia fermato solo per ascoltare l’affabulatore di turno. E
si sarà potuto cogliere il respiro dei piccoli quasi contenuto se non sospeso,
i loro occhi assumere una espressione di improvviso straniamento dalla realtà
circostante, mentre le loro giovani menti si saranno inoltrate in labirinti
nuovi ed inesplorati dai quali tornare con sempre nuove consapevolezze.
L’affabulazione. La vita nelle fiabe. Una storia antica, propria degli umani.
Si è affabulato ovunque e sempre, per vincere paure o quant’altro la vita doviziosamente
propina dalla sua capace cornucopia del dolore. Ma l’affabulazione rimane una
magia ed un mistero al contempo. Conosco persone a me carissime che,
sorprendendomi nell’affabulare con i loro innocenti pargoli, hanno dimostrato
allarme per le fiabesche storie che non disdegnano anche la rappresentazione
del male del vivere. Mi sono sentito in quegli istanti come un “violentatore” inopportuno di quelle giovani
coscienze. Ma le fiabe hanno di straordinario la rappresentazione del male del
vivere in un contesto che è pur sempre fantasioso e fantastico. Quale dovrebbe
essere il limite proprio delle fiabe? Cosa andrebbe bandito in esse? Mi accorgo
d’essermi inoltrato in un labirinto oscuro e pericoloso. Non ne ho la
necessaria competenza. Mi manca, come suol dirsi, la dottrina. Me ne ritraggo
prontamente citando il grande Bruno Bettelheim (nato a Vienna il 28 di agosto dell’anno
1903 e trapassato a Silver Spring, nello stato del Maryland, il 13 di marzo dell’anno
1990) che, per le sue origini ebraiche, fu costretto ad emigrare negli USA dove
ottenne la cittadinanza ed ove esercitò la professione di psicologo
dell'infanzia interessandosi in particolar modo dell'autismo. Secondo il grande
studioso austriaco il messaggio che le fiabe inviano al bambino è questo: - una lotta (e la sua rappresentazione anche
per il tramite delle fiabe, per l’appunto n.d.r.) contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile, è una parte
intrinseca dell’esistenza umana, che soltanto chi non si ritrae intimorito ma
affronta risolutamente avversità inaspettate e spesso immeritate può superare
tutti gli ostacoli e alla fine uscire vittorioso – citazione tratta dall’opera
di quel grande “Il mondo incantato. Uso,
importanza e significati psicoanalitici delle fiabe” – pag. 13 – pubblicata
da Feltrinelli. Fortificati nell’infanzia e nel corso degli anni che pur son
già tantissimi dagli insegnamenti di quel grande, ci siam fatti soggiogare
dalla fiaba (in verità nera che più nera non si può) che Giacomo Papi ha
scritto di recente per un supplemento al quotidiano “la Repubblica”. Titolo della
fiaba “Questo re”. Una fiaba (nera),
che ha inizio nel secolo ventesimo e che si trascina angosciosamente in questo
tormentato secolo nuovo. Merita attentissima lettura. Chi è l’orco di turno? Allora…
mercoledì 6 gennaio 2016
Strettamentepersonale. 19 “Ben ritrovato, nuovo anno”.
Non so se Voi abbiate concluso felicemente e con
soddisfazione grande il vostro giro augurale. È che andando io speditamente ed ineluttabilmente
verso il traguardo dei “tanta” l’afflato si spegne ed il disincanto di quegli
anni (i tanto attesi “tanta”) offre visioni nuove e dischiude orizzonti che, seppur
intuiti nelle decadi precedenti, assumono significati e pregnanze nuove. Mi soccorre
alla bisogna il sommo Poeta di Recanati che nelle Sue immortali “Operette morali” - “Dialogo
di un venditore d’almanacchi e di un
passeggere” – andava poetando così:
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