"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 6 gennaio 2016

Strettamentepersonale. 19 “Ben ritrovato, nuovo anno”.



Non so se Voi abbiate concluso felicemente e con soddisfazione grande il vostro giro augurale. È che andando io speditamente ed ineluttabilmente verso il traguardo dei “tanta” l’afflato si spegne ed il disincanto di quegli anni (i tanto attesi “tanta”) offre visioni nuove e dischiude orizzonti che, seppur intuiti nelle decadi precedenti, assumono significati e pregnanze nuove. Mi soccorre alla bisogna il sommo Poeta di Recanati che nelle Sue immortali “Operette morali” - “Dialogo di un  venditore d’almanacchi e di un passeggere” – andava poetando così:    

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo sì, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

Ecco, io non posseggo e non vendo almanacchi e lunari nuovi. Nuovi poi perché? Poiché l’accertata indifferenza del cosmo per il destino degli umani non può che lasciarci indifferenti davanti ai nuovi  almanacchi e lunari. Ma ora che ho “ritrovato” pur io il “nuovo anno”, ben m’intendo che esso non si differenzierà più di tanto da quello che intendiamo avere lasciato alle nostre spalle. Non mi si addice, ora che m’approssimo per l’appunto ai “tanta”, concedere e concedermi soverchie illusioni. Speranze sì, forse. E la “speranza” mia che offro in forma augurale la traggo da un gradevolissimo libro – “Avrò cura di te”, Longanesi Editore (2014), pagg. 189 - scritto a quattro mani da Massimo Gramellini e Chiara Gamberale: (…). Il desiderio che muove il mondo è il desiderio del bambino di essere ammirato dai genitori, dell’adolescente di essere considerato dalle ragazze, dell’adulto di essere rispettato dai colleghi, dell’anziano di essere onorato dai giovani, di ogni essere umano – a qualunque età – di meritarsi attenzione e cura da parte del prossimo. (…). …ma se è un desiderio di tutti, come mai rimane sempre insoddisfatto? Perché è scomodo mettersi nei panni degli altri: persino delle persone che amiamo. (…). È questo il mio augurio per il “nuovo anno ritrovato”: che quel “desiderio che muove il mondo” non abbia a rimanere l’eterno insoddisfatto “desiderio” dei tanti, tantissimi di noi.

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