"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 3 ottobre 2014

Strettamentepersonale. 15 Cara amica ti scrivo…



Franca amica carissima, affettuosa ed attenta navigante della rete che gratifichi il mio impegno con quell’immancabile e sempre sereno saluto di “un abbraccio”. Hai lasciato il tuo commento al post di ieri con queste parole: “Caro Aldo Ettore, vedo che andiamo sempre d'accordo sulle valutazioni politiche. Un abbraccio. Franca”. Anche questa volta ho preferito una risposta pubblica. Perché mai? Carissima amica, ha scritto il professor Maurizio Viroli in tempi non ancora sospetti, il 30 di aprile dell’anno 2013 su “il Fatto Quotidiano”, un pezzo che ha per titolo La coesione fra Pd e Pdl farà trionfare le ingiustizie”. Da quel punto è cominciato il mio disamoramento partitico. E non poteva essere altrimenti. Scriveva quell’insigne studioso all’indomani della tornata elettorale dell’anno 2013:

giovedì 2 ottobre 2014

Storiedallitalia. 62 “Le ragioni non dette del ritardo italiano”.



Se c’è una ragione per la quale la grande ripresa non accenna a manifestarsi in Italia è per l’esistenza dell’obbrobrioso art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. È giusto quindi che i liberisti al governo liberino le stanze dall’ingombro. Sono essi sicuri che, trapassato quello, la crescita sarà vigorosa e tutti torneranno al lavoro come non mai. È che in questo stramaledetto paese tutte le colpe sono da farsi risalire a quello stramaledetto articolo. Gli attori principali ed unici, nel bene e nel male, sono sempre gli stessi, i lavoratori, quelli che pagano le tasse, quelli che si suole spremere con tasse e balzelli vari sino all’ultimo centesimo per risanare le disastrate pubbliche finanze. Ma è da credere una panzana simile? È che in un paese allo sbando il prestidigitatore di turno ha modo e mezzi da far vedere, come suol dirsi, le lucciole per lanterne. E poi, con lo spettacolo indecoroso delle truppe cammellate al seguito, in prima fila la libera stampa, è facile far credere che quella panzana sia la cosa giusto pronunciata dal “pifferaio” – copyright di Eugenio Scalfari – di turno. Scriveva invece Massimo Riva sul numero 29 del settimanale Affari&Finanza del 5 di maggio ultimo – “La prima ragione del ritardo italiano -:

mercoledì 1 ottobre 2014

Quellichelasinistra. 6 "Dignità e diritti, le parole chiave".



Quale è stata per Voi la notizia del giorno? Nella palude della politica del bel paese ha avuto risalto e sollecitato attenzione ed apprensione ad un tempo la notizia del sequestro degli “elasticini” vivamente colorati con i quali una fetta più o meno grande della nostra infanzia d’oggi si diletta a creare braccialetti multicolori. Il sequestro è scattato a seguito del sospetto – al momento solamente un sospetto – della possibile cancerogenesi indotta dai materiali utilizzati per fare facilmente denaro. Chi di Voi, che come me è divenuto nonno da un bel pezzo, non ha sussultato alla notizia del giorno? Egoisticamente, lo ammetto, ho subito pensato ai miei pargoli con i quali sino a qualche giorno addietro inanellavo gli “elasticini” per creare i coloratissimi braccialetti. Ma oltre la notizia? Poiché nelle cose degli umani c’è sempre un “oltre” che ha ben altra sostanza. Nel caso afferente alla notizia del giorno la sostanza di quell’”oltre” si sostanzia – orribile cacofonia – nei diritti acquisiti ed oggigiorno messi in discussione se non disattesi o distrutti. Poiché è in questo angolo di mondo, che ha per nome Europa, che la “religione dei diritti” ha preso forma e sostanza che non in qualsiasi altra parte del pianeta Terra. Diritto alla salute – messo in discussione dagli “elasticini” famigerati -, diritto all’istruzione, diritti sui posti di lavoro, diritto ad un ambiente che sia salubre ecc. ecc. E sì che gli “elasticini” incriminati vengono dall’opificio del mondo, da quell’angolo della Terra una volta chiamato “impero celeste”. Oggigiorno di celeste ha ben poco, continua a denominarsi paese comunista ma spaccia il suo capitalismo selvaggio e senza diritti per l’intero globo terracqueo. Ma come possono denominarsi “comunisti” – termine desueto ed antistorico - o solamente “di sinistra” quei paesi, quei governi che non abbiano a cuore i diritti faticosamente conquistati in questo angolo del pianeta Terra denominato Europa? La legge selvaggia del capitalismo dell’oggi tende a vanificare la conquista di quei diritti in tutti gli angoli del pianeta: una globalizzazione all’incontrario nella quale ad essere sabotati sono i diritti inalienabili che la gente d’Europa ha saputo conquistarsi a ridosso del secondo conflitto mondiale. Ovvero, conculcare i “diritti” in nome di una concorrenza sleale laddove quei diritti sono divenuti l’essenza stessa della democrazia. A proposito dei “diritti” che si tende a negare ha scritto oggi Nadia Urbinati sul quotidiano la Repubblica – “L’articolo 18 che divide la sinistra” -: