
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
venerdì 3 ottobre 2014
Strettamentepersonale. 15 Cara amica ti scrivo…

giovedì 2 ottobre 2014
Storiedallitalia. 62 “Le ragioni non dette del ritardo italiano”.
Se c’è una ragione per la quale la grande ripresa
non accenna a manifestarsi in Italia è per l’esistenza dell’obbrobrioso art. 18
dello Statuto dei Lavoratori. È giusto quindi che i liberisti al governo liberino
le stanze dall’ingombro. Sono essi sicuri che, trapassato quello, la crescita sarà
vigorosa e tutti torneranno al lavoro come non mai. È che in questo
stramaledetto paese tutte le colpe sono da farsi risalire a quello
stramaledetto articolo. Gli attori principali ed unici, nel bene e nel male,
sono sempre gli stessi, i lavoratori, quelli che pagano le tasse, quelli che si
suole spremere con tasse e balzelli vari sino all’ultimo centesimo per risanare
le disastrate pubbliche finanze. Ma è da credere una panzana simile? È che in
un paese allo sbando il prestidigitatore di turno ha modo e mezzi da far
vedere, come suol dirsi, le lucciole per lanterne. E poi, con lo spettacolo
indecoroso delle truppe cammellate al seguito, in prima fila la libera stampa,
è facile far credere che quella panzana sia la cosa giusto pronunciata dal “pifferaio”
– copyright di Eugenio Scalfari – di turno. Scriveva invece Massimo Riva sul
numero 29 del settimanale Affari&Finanza del 5 di maggio ultimo – “La prima ragione del ritardo italiano -:
mercoledì 1 ottobre 2014
Quellichelasinistra. 6 "Dignità e diritti, le parole chiave".
Quale è stata per Voi la notizia
del giorno? Nella palude della politica del bel paese ha avuto risalto e
sollecitato attenzione ed apprensione ad un tempo la notizia del sequestro
degli “elasticini” vivamente colorati con i quali una fetta più o
meno grande della nostra infanzia d’oggi si diletta a creare braccialetti multicolori.
Il sequestro è scattato a seguito del sospetto – al momento solamente un sospetto
– della possibile cancerogenesi indotta dai materiali utilizzati per fare facilmente
denaro. Chi di Voi, che come me è divenuto nonno da un bel pezzo, non ha sussultato
alla notizia del giorno? Egoisticamente, lo ammetto, ho subito pensato ai miei
pargoli con i quali sino a qualche giorno addietro inanellavo gli “elasticini”
per creare i coloratissimi braccialetti. Ma oltre la notizia? Poiché nelle cose
degli umani c’è sempre un “oltre” che ha ben altra sostanza. Nel caso afferente
alla notizia del giorno la sostanza di quell’”oltre” si sostanzia – orribile
cacofonia – nei diritti acquisiti ed oggigiorno messi in discussione se non disattesi
o distrutti. Poiché è in questo angolo di mondo, che ha per nome Europa, che la
“religione dei diritti” ha preso forma e sostanza che non in qualsiasi altra
parte del pianeta Terra. Diritto alla salute – messo in discussione dagli “elasticini”
famigerati -, diritto all’istruzione, diritti sui posti di lavoro, diritto ad
un ambiente che sia salubre ecc. ecc. E sì che gli “elasticini” incriminati
vengono dall’opificio del mondo, da quell’angolo della Terra una volta chiamato
“impero
celeste”. Oggigiorno di celeste ha ben poco, continua a denominarsi
paese comunista ma spaccia il suo capitalismo selvaggio e senza diritti per l’intero
globo terracqueo. Ma come possono denominarsi “comunisti” – termine desueto ed
antistorico - o solamente “di sinistra” quei paesi, quei governi che non
abbiano a cuore i diritti faticosamente conquistati in questo angolo del
pianeta Terra denominato Europa? La legge selvaggia del capitalismo dell’oggi
tende a vanificare la conquista di quei diritti in tutti gli angoli del
pianeta: una globalizzazione all’incontrario nella quale ad essere sabotati
sono i diritti inalienabili che la gente d’Europa ha saputo conquistarsi a
ridosso del secondo conflitto mondiale. Ovvero, conculcare i “diritti” in nome
di una concorrenza sleale laddove quei diritti sono divenuti l’essenza stessa
della democrazia. A proposito dei “diritti” che si tende a negare ha scritto
oggi Nadia Urbinati sul quotidiano la Repubblica – “L’articolo 18 che divide la sinistra” -:
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