Ha
sostenuto la carissima amica Agnese A. in un Suo commento al post del 28 di
maggio ultimo: “Un restringimento dello spazio dei rapporti sociali corrisponde a
un'espansione dello spazio dell'anima, della coscienza”.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
sabato 30 maggio 2020
venerdì 29 maggio 2020
Virusememorie. 24 «Abbiamo pensato di costruire un mondo globale fatto di esasperati individualismi».
Ha scritto Maria Rita Gismondo,
eccellenza della struttura ospedaliera “Luigi Sacco” di Milano, in “Post pandemia: un mondo da rifare”
pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri 28 di maggio: “(…). Covid è stato sanità, economia,
ambiente, politiche sociali, psicologia, politica e tanto altro. Il meccanismo
è unico e imprescindibile: valorizzare la responsabilità collettiva con
singole, personali responsabilità individuali. La difficoltà è tutta nell’appropriarsi
di tali concetti per interiorizzarli e farli diventare personali, evitando che
si traducano in mere imposizioni dall’alto. Abbiamo visto cosa significa
gestire i problemi globali con incertezze, senza piani sanitari internazionali
ben strutturati. Eravamo impreparati ad affrontare una crisi economica epocale,
biblica (…). La verità è che abbiamo pensato di costruire un mondo globale
fatto di esasperati individualismi, senza considerare le basi di una responsabilità
globale. Non possiamo più permetterci di continuare così. Se vorremo salvarci,
dovremo aprire la mente e il cuore a sentirci attori di un benessere che può
solo essere globale. Attenti, però, a non confondere responsabilità con potere”.
La “memoria” oggi proposta è del martedì 19 di giugno dell’anno 2007: Nutrirsi. Fatto naturale. Fatto soggetto
anch’esso alle mode dei tempi, ma naturalmente insopprimibile. Oggi può ben
caricarsi di significati più pregnanti. Necessiterebbe che si passasse dal
verbo mangiare al verbo nutrire. Un salto di qualità. Ne corrisponderebbe
un’assunzione di responsabilità per il futuro del pianeta Terra. Nutrirsi nei
paesi avanzati, industrializzati. Che sono i paesi ove si mangia e si inquina.
Nel resto del pianeta Terra si è alle prese ancora con i problemi della
sopravvivenza. Hanno bisogno ancora di mangiare. Forse non arriveranno mai alla
fase del nutrire. Magnanimità del mondo avanzato, industrializzato,
cristianizzato. Interessante assai la corrispondenza “La dieta di
Kyoto” di Paola Magni,
pubblicata su di un supplemento del quotidiano “la Repubblica”:
giovedì 28 maggio 2020
Virusememorie. 23 «La Terra ci sta punendo? "No, si sta vendicando, la trattiamo troppo male"».
"Cosa insegna questa pandemia all’uomo? Un bel
niente. La gente chiusa in casa avrebbe avuto occasione di riflettere, e
invece…". È
l’incipit della intervista - «Galimberti:
"La natura si è vendicata con la pandemia. E l’uomo non sta imparando
niente» - di Dario Crippa ad Umberto Galimberti pubblicata sul quotidiano “Il
Giorno” del 25 di maggio 2020.
mercoledì 27 maggio 2020
Ifattinprima. 65 «L’Unione non nacque per essere un contratto fra creditori e debitori».
È
di oggi la notizia tanto attesa che la Commissione Europea ha deliberato il
finanziamento del “Recovery Fund”, deliberazione che affronterà a breve il necessario
tragitto nel Parlamento Europeo.
martedì 26 maggio 2020
Cosedaleggere. 43 «Vittorio viveva di scrittura. E viveva nella scrittura».
Come ieri, 25 di maggio dell’anno 2019, ci lasciava
Vittorio Zucconi. Per ricordarlo, riporto l’intervista di Simonetta Fiori - “Caro Vittorio, quanta vita ci hai regalato”
- alla moglie Alisa Tibaldi pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 5 di
ottobre dell’anno 2019: (…). "Vittorio ci ha regalato una vita
bellissima per le capitali del mondo. E io l'ho sempre incoraggiato con il mio
entusiasmo".
lunedì 25 maggio 2020
Virusememorie. 22 «In questi giorni si fa un uso ricorrente dell’espressione “tornare al mondo normale”».
Scrive il filosofo Leonardo Caffo
nel Suo “Dopo il Covid-19. Punti per una
discussione” - “Nottetempo editore” -: (…). In questi giorni si fa un uso ricorrente
dell’espressione “tornare al mondo normale” come se ciò che vivevamo prima del
Covid-19 fosse davvero normale: disgregazione sociale, povertà diffusa, sfruttamento
animale, distruzione dell’ambiente, danni sempre maggiori al pianeta e alle
cose della natura potevano forse apparire normali alla sparuta fetta di umanità
occidentale convinta che gli ultimi cinquant’anni di benessere diffuso fossero
la norma, mentre erano l’alterazione che si reggeva su guerre altrui, carestie,
sfruttamento dei paesi sottosviluppati, eliminazione brutale delle diversità,
sofferenza di milioni di esseri umani nel mondo. (…). Leonardo Caffo mi
spinge a tornare sul tema del cosiddetto “mondo normale” ed a proporre un
pensiero che mi è caro. Drammaticamente caro. Mi spinge a ritornarci con la
sempre bella ed interessante prosa di Umberto Galimberti nel Suo “Perché
la guerra?”, scritto di già proposto nella sua interezza: “(…). L'Afghanistan,
come pure l'Iraq, sono solo dei capitoli di quella lunga storia che è la
volontà di potenza dell'Occidente. Ma dire volontà di potenza significa dire
guerra. Anche la pace, che l'Occidente dice di preferire alla guerra, è fondata
sulla guerra. Ce lo ricorda Heidegger là dove scrive: - La domanda che chiede
quando ci sarà finalmente la pace non può trovare risposta, non perché la
durata della guerra sia imprevedibile, ma perché già la domanda stessa si volge
verso qualcosa che non esiste più, dato che anche la guerra non è già più
niente che possa concludersi in una pace. La guerra, infatti, è diventata una
sottospecie dell'usura della terra che viene continuata in tempo di pace, nel
tentativo di accaparrarsi tutti i fondi e tutte le materie prime utili al
proprio potenziamento, da cui non è escluso neppure l'uomo, che ormai non può
nascondere a sé stesso di essere diventato a sua volta la più importante delle
materie prime -. Ne sono prova quei cinquant'anni di pace che ci sono stati
regalati da quella guerra fredda che era la tensione tra Est e Ovest. Dopo il
crollo del comunismo come entità politico-geografica, l'Occidente diventa
insospettatamente problema a sé stesso.
domenica 24 maggio 2020
Cosedaleggere. 42 «La tendenza dell’uomo si rivela scabrosamente più fedele al male che non al bene, alle tenebre che non alla luce».
Tratto
da “Meritiamo il diluvio?” di
Massimo Recalcati, pubblicato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la
Repubblica” del 25 di aprile 2020: Abbiamo forse meritato il male a causa del
nostro fare il male? Abbiamo reso maledetta la terra a causa del nostro maledire
la terra? Abbiamo dovuto subire una devastazione
senza precedenti perché siamo stati i protagonisti di una più estrema
devastazione? Sono queste le domande principali che la vicenda biblica del
diluvio e del profeta Noè rilancia con sconcertante attualità. Il diluvio biblico
non è forse una delle immagini mitiche più dirompenti della maledizione che
colpisce il genere umano? Nel suo racconto sappiamo che all’origine della
violenza divina che decreta l’annientamento del creato attraverso la furia
delle acque è la malvagità umana che consiste nell’aver disprezzato il dono
della creazione: «Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande
sulla terra e ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male,
sempre» (Gn, 6, 5). La decisione di Dio di ricorrere al mezzo estremo del
diluvio reagisce alla violenza senza limiti dell’uomo. Ma in questo modo Dio
non cade egli stesso nella tentazione speculare della violenza; non reagisce alla
violenta con altrettanta violenza esercitando solo una giustizia punitiva e
fustigatrice? (…). …è che la vicenda del diluvio non giustifica in nessun modo
l’immagine di un Dio sadico e vendicativo. Piuttosto è la violenza degli uomini
a fornire una profetica versione di quella “devastazione antropica dell’ecosistema”
denunciata da più parti come il problema più urgente del nostro tempo. Lo
stesso Papa Francesco nella sua Laudato si’ (2015) aveva speso parole decise sull’aggressione
umana nei confronti del pianeta affermando che i crimini degli uomini contro la
terra sono innanzitutto crimini contro sé stessi. Anziché essere l’orizzonte
del nostro abitare comune la terra viene ridotta a pura risorsa da sfruttare.
La “violenza ecocida” dell’uomo scaturisce dal suo narcisismo antropocentrico
che alimenta una furiosa volontà di dominio. Nel racconto biblico è proprio questa
violenza all’origine del drammatico pentimento di Dio per la creazione della terra
e dell’uomo da cui scaturisce la terribile decisione del diluvio.
sabato 23 maggio 2020
Leggereperché. 12 «La razionalità della tecnica sta diventando l'unica espressione di razionalità».
Tratto da “Non
basta dire: la tortura non serve a niente” di Umberto Galimberti,
pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 23 di maggio
dell’anno 2015: Quando si subordinano i valori morali all'utilità e all'efficienza, è
inevitabile: ci si può sentire "nel giusto" anche obbedendo alle
peggiori intenzioni. (…). …a differenza dell'uomo, la tecnica non promuove un
senso, non si pone problemi etici, non apre scenari di salvezza, non redime,
non svela la verità: la tecnica "funziona". E siccome il suo
funzionamento sta diventando planetario, la razionalità
della tecnica, che prevede il conseguimento del massimo dei risultati con
l'impiego minimo dei mezzi, sta diventando l'unica espressione di razionalità.
A essa l'uomo non può sottrarsi, se non vuol essere marginalizzato o confinato
in mondi umanistici, che la tecnica vede come impedimenti alla sua efficienza
nel conseguire risultati coi minor costi.
venerdì 22 maggio 2020
Virusememorie. 21 «Non c’è grande profitto nel destinare risorse per prevenire una catastrofe annunciata».
Tratto
da “Chomsky e Pollin: per riprenderci
dal COVID-19 dobbiamo immaginare un mondo diverso”, intervista di C. J.
Polychroniou a Noam Chomsky e Robert Pollin riportata nell'ebook "Crisi di civiltà - Pandemia e
capitalismo" e pubblicata sul sito “ilLibraio.it” per gentile concessione della casa editrice “Ponte Alle Grazie”: (…). J.
Polychroniou: Noam, quali sono gli insegnamenti che possiamo trarre dalla crisi
sanitaria globale provocata dal coronavirus? - Chomsky: Gli scienziati da molto
tempo avevano previsto il rischio di pandemie, soprattutto a partire dalla SARS
del 2003, provocata da un ceppo del coronavirus simile a quello del COVID-19.
Essi prevedono inoltre che ci saranno altre, e forse peggiori pandemie. Se
vogliamo prevenire le prossime, dobbiamo quindi domandarci come tutto questo
sia potuto accadere e modificare ciò che non ha funzionato. Gli insegnamenti da
trarre sono di vario tipo, dalle cause profonde della catastrofe ai problemi
che riguardano i singoli paesi. Io mi concentrerò soprattutto sugli Stati
Uniti, benché sia un po’ fuorviante dal momento che il nostro paese è
sicuramente in fondo alla classifica quanto ad adeguatezza della risposta alla
crisi. I fattori fondamentali sono piuttosto chiari. Il male affonda le radici
in un colossale fallimento del mercato, esacerbato dal capitalismo dell’era
neoliberista; sussistono poi degli elementi specifici degli Stati Uniti, che
vanno dal disastroso sistema sanitario e la debole tenuta della giustizia sociale
- gli Stati Uniti sono agli ultimi posti nella classifica dell’OCSE - a quella
macchina demolitrice che si è impossessata del governo federale. Il virus
responsabile della SARS fu identificato in breve tempo; furono sviluppati dei
vaccini, ma la fase della sperimentazione non fu poi portata avanti. Le
compagnie farmaceutiche mostrarono scarso interesse: esse reagiscono ai segnali
del mercato, e non c’è grande profitto nel destinare risorse per prevenire una
catastrofe annunciata. L’epitome odierna di questo fallimento generalizzato è
la mancanza di ventilatori, il più grosso problema nell’immediato: un disastro
micidiale, che costringe medici e infermieri a fare la scelta atroce di chi
sacrificare.
giovedì 21 maggio 2020
Virusememorie. 20 «Le porzioni di umanità “allegre e vincenti” hanno dovuto fare i conti con la fragilità».
Ha scritto Enzo Bianchi in “Riscoprire il senso del limite”
pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di maggio 2020: (…). È
successo qualcosa d’imprevedibile, di realmente impensabile. Vivevamo in un
mondo malato ma non ci sfiorava l’idea di poterci ammalare così presto e in
questo modo. Ed ecco l’inattesa venuta di un messaggero devastatore, il coronavirus.
Qualche virologo faceva remote ipotesi sulla possibilità di una tale irruzione.
Solo alcuni, sentinelle capaci di discernere i passi dell’umanità, denunciavano
quasi profeticamente, anche se in modo confuso, che “correvamo troppo, dovevamo
fermarci”. Senza un cambiamento concreto – dicevano – avremmo accelerato una
crisi dalle proporzioni sconosciute e impensabili. È significativo che questo
flagello si è abbattuto su una società allenata da decenni a pensare la
“crisi”, esercitata a combatterla sotto diverse forme: la crisi economica,
quella finanziaria, quella del tessuto sociale.
mercoledì 20 maggio 2020
Ifattinprima. 64 «A ciascuno il suo: al governo le prescrizioni giuridiche alla società la promozione dell'etica della responsabilità».
Tratto
da “L’obbedienza e la responsabilità”
di Gustavo Zagrebelsky, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 30 di
aprile 2020: (…). L'essere umano non come persona naturalis capace di
autodeterminazione, ma come persona legalis forgiata dalla legge: l'ideale del
giuridicismo estremo. Nelle 70 pagine dell'ultimo Dpcm con i suoi allegati c'è
il disciplinamento di buona parte delle nostre giornate, in casa propria, per
strada, nei luoghi di lavoro e di ricreazione, nelle scuole, nei negozi, nei
ristoranti e nelle mense, nei parchi pubblici e nel modo di sedere e di salire
e scendere dai mezzi di trasporto, eccetera.
martedì 19 maggio 2020
Virusememorie. 19 «Nel nostro villaggio-mondo la distribuzione della ricchezza e del sapere è qualcosa di semplicemente spaventoso».
Secondo gli ultimi dati e studi
la Terra diviene inequivocabilmente in prospettiva un inferno per i suoi
abitanti. Che dire? I problemi climatici diventano sempre più gravi e di
difficile soluzione, senza contare che non consentono essi, i problemi
climatici aggravatisi negli ultimi decenni, non consentono dicevo ai bianchi
progrediti ed arricchiti di godere delle meritate e sudate vacanze sulla neve.
domenica 17 maggio 2020
Quellichelasinistra. 16 «Il neoliberismo si è legittimato con l’elogio della disuguaglianza».
Ha
scritto Michele Serra in “Il suo cuore è
rivoluzionario”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 16 di maggio
2020:
sabato 16 maggio 2020
Ifattinprima. 63 «Togliete l’uomo da quel mondo, e perderemo il paradiso, per sempre, per tutti».
Tratto
da “Virus in Amazzonia, è il genocidio
degli indigeni", intervista di Michele Smargiassi a Sebastiao Salgado
pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 15 di maggio 2020:
venerdì 15 maggio 2020
Virusememorie. 18 «La difesa della ragione e della scienza è una battaglia che parte quasi da zero».
Scriveva Charles Darwin, gigante
dell’umano pensiero: “(…). Si può giustificare il sentimento di orgoglio
che l’uomo prova per aver raggiunto, anche se non in virtù dei suoi sforzi, il
vertice della scala degli esseri viventi; il fatto di essersi tanto elevato,
pur non essendovi stato posto fin dall’inizio, può dargli la speranza di un
destino ancora migliore in un lontano futuro. Tuttavia noi non
ci dobbiamo occupare di speranze e paure, ma solo della verità, nei limiti in
cui il nostro intelletto ci consente di scoprirla, come io stesso ho cercato di
fare nell’ambito delle mie possibilità.
giovedì 14 maggio 2020
Ifattinprima. 62 Freud: «il nostro Io non è padrone in casa propria».
Ha
scritto oggi Michele Serra in “Il
vantaggio dell’agnostico” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: (…). …le
religioni sono solo il rispettabile e però opinabile portato della storia
umana: questo per sdrammatizzare la posta in palio. Piegando la testa a un Dio
imposto tradirei solo me stesso, senza coinvolgere terzi. Se non si è troppo
egolatri, si tratta di una minimizzazione del danno. Come l'ultimo dei marrani (“marrani”,
gli ebrei che al tempo della loro persecuzione e della inquisizione
abbracciavano per necessità la fede cattolica per salvare vita e beni.
Interessante la lettura del volume “Il
Santo marrano” di Giuseppe Sicari n.d.r.), perseguitato nel corpo e nello spirito
dai fondamentalisti castigliani, fingerei conversione purché mi lasciassero in
pace.
mercoledì 13 maggio 2020
Ifattinprima. 61 Marx: «La volontà del capitalista consiste nel prendere quanto più è possibile».
Ha
scritto oggi Michele Serra in “Chi ha
pagato la differenza” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: “(…).
Corrieri, postini, camionisti, riders sono stati il motore del mondo, negli
ultimi due mesi. Un'umanità di tappati in casa li ha ricevuti diffidente e
grata al tempo stesso, perché erano carne girovaga, dunque carne a rischio,
però portavano cibo, posta, merci. Ma non credo che i loro stipendi siano,
nella media, superiori a quelli di noi altri tappati in casa. Al contrario,
sono nettamente inferiori.
martedì 12 maggio 2020
Virusememorie. 17 «In un fiore che cade non c’è errore. È la via delle cose».
Ha sostenuto Dario Doshin
Girolami – che è abate del “Centro Zen” di Roma - in una intervista rilasciata
a Daniela Ranieri e pubblicata su “il Fatto Quotidiano” dell’8 di maggio con il
titolo “Ansia da virus, ci salverà il
calore della meditazione”:
lunedì 11 maggio 2020
Cosedaleggere. 41 «Dio è una parola insufficiente e anche ambigua, che si presta a equivoci».
Tratto
da “Enzo Bianchi: credere vuol dire
vincere la paura”, intervista a Enzo Bianchi a cura di Antonio Gnoli
pubblicata sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del 1° di maggio
2020: (…). Ti sei isolato da tutto? «No, prego, leggo, rifletto, scrivo
stando comunque nel mondo senza isolarmi».
Con che spirito vivi tutto questo? «Non ho mai
coltivato sentimenti di rigetto o ostilità verso la modernità e la tecnologia.
Ma da tempo avvertivo la sensazione che avevamo perso il senso del limite.
Sempre di più, sempre più veloci, senza mai accettare qualcosa in meno».
Si parla di catastrofe. Cogli qualche differenza
rispetto alla parola “sventura”? «I greci vedevano nella catastrofe il
rovesciamento o anche l’andare a picco. Oggi si usa per indicare una sciagura o
una calamità. Non definirei questa pandemia una catastrofe. È piuttosto una
sventura che ci ha sorpresi e che per alcuni significa anche essere strappati
alla vita. Catastrofe per me è la Shoah, è Hiroshima, è il genocidio nel Centro
Africa. La catastrofe è quando un popolo conosce una fine violenta e
irreparabile».
Nelle tue riflessioni ti sei occupato della vecchiaia.
E i vecchi tornano imperiosi nella loro fragilità e nel calcolo cinico che
alcuni fanno sulle loro vite. «Mi considero un vecchio di 77 anni, un’età che
oggi sembra non poter avere lo stesso diritto di vita di chi è giovane. Abbiamo
scoperto che vi erano persone più degne e altre meno degne di vivere e ciò è
stato proclamato da medici e politici. Ho testimonianza di vecchi e disabili ai
quali è stato impedito il protocollo di cure previsto per giovani e forti,
perché difficilmente ce l’avrebbero fatta. Non è cinismo ma disumanità. So
anche di un prete che ha saputo rinunciare alle cure per lasciare il posto a
uno più giovane. È la prova di una grande, e forse eroica, carità cristiana. Ma
ognuno deve decidere sulla sua vita, non su quella degli altri».
Colpisce l’elevato numero di morti tra i parroci. «In questa epidemia abbiamo avuto sacerdoti che hanno voluto stare in mezzo al loro popolo, perciò sono stati contagiati dal virus e alcuni sono morti. Oggi nella chiesa c’è un’attenzione verso i poveri, i malati e gli “scarti” come forse non c’è mai stata nella sua storia. Si pensi a cosa fanno la Caritas, Sant’Egidio, le diverse associazioni, che si prendono cura dei rifugiati e ora organizzano il soccorso per coloro che non hanno neppure una casa dove rinchiudersi».
Colpisce l’elevato numero di morti tra i parroci. «In questa epidemia abbiamo avuto sacerdoti che hanno voluto stare in mezzo al loro popolo, perciò sono stati contagiati dal virus e alcuni sono morti. Oggi nella chiesa c’è un’attenzione verso i poveri, i malati e gli “scarti” come forse non c’è mai stata nella sua storia. Si pensi a cosa fanno la Caritas, Sant’Egidio, le diverse associazioni, che si prendono cura dei rifugiati e ora organizzano il soccorso per coloro che non hanno neppure una casa dove rinchiudersi».
domenica 10 maggio 2020
Cosedaleggere. 40 Michele Serveto: «Le sventure d’un giramondo dicono che bestia feroce sappia essere l’homo ecclesiasticus».
A lato: il rogo di Michele Serveto in una stampa d'epoca.
Tratto
da “Guerra all’intelletto” di Franco
Cordero, pubblicato sul primo numero della rivista “MicroMega” dell’anno 2017: La
fede cristiana è fatta d’eterogenesi. Gesù Nazareno, sul quale le fonti dicono
poco, predicava l’imminente avvento del Regno ossia mondo nuovo e giusto sotto
lo scettro divino: l’ingresso a Gerusalemme mira lì ma le autorità romane
reprimono i moti sovversivi; l’incauto va sul patibolo; gli adepti spariscono. Qualcuno dirà d’averlo rivisto: allora è risorto e presto torna, luogotenente
del sovrano: basta poco a trasformarlo in ente divino; l’attesa resiste alla
delusione quel che basta ad alimentare una comunità credente, dove più della
cellula germinale ebraica contano i neocristiani della diaspora mediterranea.
L’impronta è ellenistica. L’evento cosmico s’allontana sine die e prende corpo
la Chiesa configurandosi in gerarchia, riti, dottrina: parla greco e latino;
mutua strutture dall’Impero; diventa centro politico; elabora dogmi ossia
soi-disant verità incontrovertibili. Dissensi o dubbi sono variamente repressi,
dalla blanda censura a pene terrificanti.
sabato 9 maggio 2020
Strettamentepersonale. 28 Cordero: «Nello stato attuale dei costumi italiani l'impunità proterva è titolo eminente».
Ieri mi sono concesso un “riposino”. La cosa non è
sfuggita alla carissima amica Agnese A. che in un Suo premuroso messaggio su Whatsapp
mi scrive: “…ieri sera ho sentito la mancanza di un tuo nuovo post…”. Come
non esserLe grato per la considerazione e l’attenzione accordatemi. Uno stimolo
in più per continuare in questa impresa. Ma oggi, in questa ripresa, mi corre l’obbligo
di ricordare un Maestro ieri scomparso. Chi di noi non ha avuto nella propria vita
un qualcuno che lo si potrebbe definire la personale “cometa”, che illumini e
indichi la via? Franco Cordero, ieri scomparso, è stato una guida nel mio bisogno
di ricerca della umanità vilipesa. Lo è stato “cometa” al pari di Umberto Eco;
è per questo motivo che mi ritengo particolarmente fortunato, non una, bensì
due “comete” hanno illuminato il mio incerto cammino. Franco Cordero - che è
stato valente giurista - mi ha avvinto per la maestria somma profusa a piene mani
nella nobilissima arte della scrittura.
giovedì 7 maggio 2020
Virusememorie. 16 «Vivevo in una sorta di convinzione onnipotente che non sarei stato contagiato».
Tratto
da “Psicoanalisi del Covid da un letto
di ospedale” di Pietro Roberto Goisis, diario di uno psicoanalista affetto
da “coronavirus” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 1° di
maggio 2020:
mercoledì 6 maggio 2020
Virusememorie. 15 «Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato».
Sostiene Francesco che è vescovo
di Roma – il venerdì 27 di marzo ultimo – che “la tempesta smaschera la nostra
vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui
abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e
priorità.
martedì 5 maggio 2020
Leggereperché. 11 «Quando diciamo “vita”».
Tratto da “Fine vita, perché dico sì alla libertà di scegliere” di Vito
Mancuso – teologo -, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 5 di maggio
dell’anno 2013:
lunedì 4 maggio 2020
Ifattinprima. 60 «"Tutto aperto" per ripartire, costi quel che costi in vite umane».
A
lato. Clusone, Val Seriana, Bergamo. “Trionfo
e danza della morte” di Giacomo Borlone de Buschis (1485), affresco creato
sulle pareti dell’Oratorio dei Disciplini recante l’iscrizione: “O ti
che serve a Dio del bon core/non havire pagura a questo ballo venire/ ma alegramente veni e non temire/poij chi
nase elli convene morire”.
domenica 3 maggio 2020
Ifattinprima. 59 Christian Drosten: «Per molti tedeschi sono l’uomo nero che paralizza l’economia».
Tratto
da “Perché gli attacchi politici alla
scienza fanno male a tutti” di Barbara Spinelli, pubblicato su «il Fatto
Quotidiano» del 3 di maggio 2020: (…). Renzi non sa quello che dice, quando
denuncia l’abdicazione della politica e paragona il peso esercitato dai virologi
a quello dei magistrati nel ’92-’93 o dei “tecnici” economici nel primo
decennio del 2000. O quando ha la spudoratezza di dire che “nemmeno ai tempi
del terrorismo” le libertà furono a tal punto ristrette. Apparentare la
calamità Covid al terrorismo, o a Mani Pulite, o alla crisi del 2008, denota
un’ignoranza militante massimamente nociva perché impermeabile alla conoscenza
e al distinguo. Per meglio capire la natura di questo conflitto
scienza-politica, vediamo dunque in che consiste il contributo di esperti e
comitati tecnico-scientifici. In primo luogo essi sanno leggere le cifre,
stabilendo quelle determinanti.
sabato 2 maggio 2020
Cosedaleggere. 39 «Ci sono molte affinità fra l’ascesa dei fascismi e quanto sta accadendo oggi».
Tratto
da “Joseph Stiglitz: Non sprecate questa
crisi", intervista di Gianrico Carofiglio al premio Nobel Joseph
Stiglitz pubblicata sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica”
del 1° di maggio 2020:
venerdì 1 maggio 2020
Eventi. 31 1° di Maggio. «Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere».
“Festeggiamo” – l’ho virgolettato stanti le
condizioni generali del Paese e del mondo intero - oggi il 1°di maggio la
gioiosità del quale è come offuscata dalle plumbee nubi portate dal “coronavirus”.
La data e la circostanza impongono non canti in piazza ma un raccoglimento
personale per i milioni di italiani che al 1° di maggio hanno sempre riservato
una attenzione ed un affetto particolari. Io voglio “festeggiare” questo 1° di
maggio con due “memorie”, la prima accertata e ben documentata, la seconda memoria
dimenticata e ripescata inopinatamente – come per l’incanto di questa occasione
- dalle profondità del mio hard disk e della quale ho potuto accertare la data
del suo “salvataggio” che risale al mercoledì 8 di febbraio dell’anno 2017. Dell’autore
– Michele – non ho conoscenza così come della fonte dalla quale ho tratto la tragicissima
Sua lettera. La prima delle “memorie” risale al 7 di dicembre dell’anno 2014. Si
era al tempo della ignominiosa vicenda di “Mafia capitale”. La “memoria” ha la
firma di Furio Colombo già direttore del quotidiano l’Unità passato poi a “il
Fatto Quotidiano” sul quale è apparsa la “memoria” che ha per titolo “L’Italia un paese salvato dagli operai”:
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