Sostiene l’antropologa Amalia Signorelli nell’intervista
concessa ad Antonello Caporale – “il Fatto Quotidiano” del 19 di novembre, “La diseguaglianza oltre i limiti porta
violenze” -: - Crateri improvvisi di povertà si aprono davanti a noi, proprio come
le buche dei marciapiedi di Roma, tutti così dissestati da darci pensiero, da
obbligarci alla fatidica domanda: ma siamo divenuti così? -. In questo
post, che posso considerare un mio breve diario di viaggio, quanto sostenuto
dall’illustre studiosa non può non trovare un doloroso riscontro. In quel di
Milano mi è toccato constatare quanto, quella che un tempo veniva definita la “capitale
morale” e la “capitale economica” del bel paese, si sia trasformata in un
immenso “lazzaretto” di manzoniana memoria. E parlo di una Milano vista
nei luoghi bene, ché non posso minimamente immaginare lo stato delle periferie.
Ebbene, quella parte bene della grande metropoli è letteralmente invasa ed
occupata da una moltitudine questuante, che ad ogni pie’ sospinto invoca aiuto.
Sono stato in quel di Milano il venerdì 14 ultimo ed ho incrociato la
grandissima, stupenda manifestazione della F.I.O.M. stipata in quella immensa
piazza Duomo. Non mi accadeva da anni d’assistere ad una mobilitazione di
quella dimensione. Si coglieva nell’aria uno stato di smarrimento e d’attesa
per quel che sarebbe potuto accadere. Ed invece, la manifestazione si è
trasformata in una conferma di quella maturità che la punta più avanzata del
movimento operaio ha sempre posseduto e dimostrato. È stata per me un’occasione
per un ritorno a tempi trascorsi quando quel movimento, seppur di categoria, diveniva
punta d’ariete per aprire nel paese vie nuove in fatto di diritti e di
conquiste economiche e normative. Oggigiorno, scomparso il quadro
politico-istituzionale di un tempo andato, scomparse dalle scene della politica
le forze che si rifacevano ai temi della solidarietà e di una più giusta
distribuzione della ricchezza prodotta, non rimane che quella nostalgia e
quello stato di smarrimento e d’attesa dei quali dicevo prima. È che quella
nostalgia d’un tempo oramai andato, in quel 14 di novembre a Milano, mi è venuta
incontro inaspettatamente quando, incrociando in Piazzale Oberdan il grande
corteo F.I.O.M. diretto all’altra grande piazza, mi sono visto avvicinare
da una matura signora che, con cappulluccio rosso in testa ed una sciarpa
svolazzante entrambi di color rosso acceso, distribuiva, come un tempo andato, un
foglio con una inequivocabile intestazione: “Lotta comunista” con una
specificazione sottostante “organo dei gruppi leninisti della sinistra
comunista”. Mi è sembrata quella donna straordinaria come uno di quei fantasmi
che si materializzano improvvisamente nei momenti di svolta nella vita delle sofferenti
società umane. Afferma a tal proposito il sociologo Marco Revelli nell’intervista
“Tornano le scorie della destra e il PD
è un ogm” di Tommaso Rodano su “il Fatto Quotidiano” del 13 di novembre: “Dalle
periferie di Roma e di altre città arrivano segnali spaventosi. Stiamo
saggiando i limiti della nostra tenuta sociale. (…).Queste violenze sono uno
dei prodotti tipici della crisi. Quando le società marciscono, iniziano i
conflitti orizzontali alla base della piramide sociale. I penultimi contro gli
ultimi: le guerre tra poveri. I poveri si combattono perché la piramide si è
allungata e i ricchi sono fuori tiro“. E l’intervistatore punta il dito
sull’assenza, nel quadro politico del bel paese, di una forza che stia ad ascoltare
e raccogliere le istanze dei più diseredati. Chiede infatti al sociologo: E qualcuno ci specula… “C’è chi si
arricchisce politicamente su questi sentimenti. È un’operazione indecente.
(…).
La crisi sta cambiando i profili delle soggettività politiche. Sta nascendo
anche in Italia una destra virulenta, per certi versi persino peggiore del
Front National francese, che nel tempo ha smussato alcune sue punte. La destra
sta rimettendo in scena le scorie più tossiche della propria identità
novecentesca“. E la sinistra? “Simmetricamente, anche la
sinistra ha avuto una mutazione genetica. Il Pd è un ogm, in fuga vertiginosa
da ogni identità che possa anche lontanamente ricordare le proprie origini.
Renzi è impegnato in un’acrobazia spericolata: vuole stare con i ricchi al
vertice della piramide (pensiamo alla Leopolda e alle cene per miliardari) e
insieme conquistare il voto di chi sta in basso. Un’operazione tenuta insieme
dalla sua retorica populista. È molto difficile, perché ad ogni svolta rischia
di scontrarsi con la realtà dei fatti. Prima o poi succederà“. Siamo
condannati all’esplosione sociale? “Siamo ai limiti. Abbiamo politici
spregiudicati (…). Io avverto con paura degli scricchiolii dell’impalcatura
della nostra tenuta civile. Il guappismo renziano ha cancellato anche quella
sinistra che per qualche sussulto di memoria, ogni tanto, reagiva. (…).“.
E poi, quel 14 di novembre, mi è bastato lasciare quella Piazza Duomo riempita da
quella moltitudine disorientata ed in attesa di un non so cosa per inoltrarmi
nell’adiacente galleria ove lo sfarzo profuso a piene mani faceva sì grande
contrasto con quella umanità che a pochi passi appena dimostrava per poter
salvaguardare un relativo, minimo benessere conquistato duramente nei decenni
trascorsi. Sfarzo e lusso che non sarà mai alla portata di quei “produttori”
di benessere e ricchezza. Anche l’antropologa Amalia Signorelli concorda
con il sociologo Marco Revelli: - La collera è figlia di una crisi che
adesso inizia a spaventare perché incide così profondamente sul regime di vita
da tracimare dai luoghi in cui la nostra esistenza è messa a dura prova. Non
sono solo le periferie urbane a subire i contraccolpi di una povertà che
rasenta la fame. Il cerchio inizia a stringersi e dalle borgate prende la
direzione del centro città dove vivono isole di disperazione, microperiferie
umane. Le fiammate di violenza sono poi frutto di autocombustione. Ogni motivo
è buono per mostrare la collera, e le occasioni non mancano purtroppo -.
Siamo
al contagio della collera? - È scontato che la sofferenza sociale condotta
oltre i limiti fisiologici della diseguaglianza inizi a tracimare in atti
individuali o collettivi di protesta. Sono violenze disseminate lungo i viali
di un Paese che si sta sgangherando perché accanto agli ultimi (…) iniziano a
dare segni di cedimento anche i penultimi, quel popolo che campava modestamente
ma con dignità. Invece dentro quel corpo così largo si aprono voragini di
povertà, tanti singoli piccoli drammi umani e familiari, tanti cedimenti che
scopriamo con sgomento dietro la porta accanto alla nostra -. Frana
il costone di roccia, affondano intere città e andiamo sott’acqua anche noi? -
Renzi aveva fatto balenare la speranza, distribuita in dosi massicce per
scacciare le mille paure di chi ha perso il lavoro o teme di perderlo oppure
non riesce neanche a trovarlo. Ma quella popolarità guadagnata così abilmente è
stata poi sostenuta da un atteggiamento piuttosto dispendioso in termini di
rigore istituzionale. Stiamo anche scoprendo che le sue magnifiche virtù hanno
un carattere provvisorio, molto instabile -. Malgrado i propositi la realtà –
cocciuta – si oppone a Renzi? - Avesse avuto più modestia avrebbe forse
valutato meglio i limiti di una corsa a perdifiato verso il nulla. Mesi persi a
illustrare opinioni che alla prova dei fatti si sono rivelati piuttosto
inconsistenti. Analisi economiche sbagliate e strategie politiche nebulose. Il
risultato è che, ad oggi, siamo messi peggio di prima malgrado la gioventù e la
fierezza rotta matrice -. La gente è in strada e il Palazzo al chiuso
che sigla il patto del Nazareno. - In Italia le classi dirigenti non hanno
idea, nel senso tondo e assoluto del termine, di quel che accade nella pancia popolare.
Non hanno contiguità con le classi meno abbienti né interessi che riescono a
condividere. Non sanno, ecco. Altrimenti si accorgerebbero di urgenze che
stentano a comprendere. La paura fa spaccare le vetrine, riduce la vita a una
impresa solitaria e disperata -. Io odio te, tu odi l’altro. - Esatto: il
nemico divieni tu che mi stai vicino. Sei immigrato? Fuori dalla mia casa. E
domani accadrà con altri ceti e gruppi. I poveri contro i poverissimi in una
lotta senza quartiere -. Non abbiamo speranza, dunque? - C’è una
nuova generazione di giovanissimi che inizia a dare segni di vitalità, di
partecipazione democratica e di interesse alla cosa pubblica. Esercitano il
sacrosanto diritto all’interferenza. Domandano giustamente al sindaco di
Carrara perché non abbia controllato i lavori che dovevano tutelare la città
dalle piogge e dalle esondazioni e in qualche modo, dichiarato il fallimento
delle Istituzioni, tentano di sostituirsi. È una azione primitiva di
responsabilità sociale, ma è almeno un granello di speranza. Possiamo sognare
anche un contagio positivo e confidare che finalmente non siano solo nuvole
nere in cielo -. Nel pomeriggio del 13 di novembre, in quel di Milano,
sono stato in “Piazzale Loreto”. Un luogo storico, un luogo, ancora oggi, di
forti, incancellabili memorie e di sempre rinascenti emozioni. Per tutta una
gloriosa Storia che è stata.
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