Dice Gesù: "Sia invece il
vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal diavolo" (Mt, 5,37). È
probabile che ciò lo abbia detto l’uomo Gesù, l’ebreo di Nazareth, che conviene
considerare ben altra cosa dal Gesù fondatore, o solamente ispiratore, di un
credo che si trasforma nel tempo in una religione che conquista il suo potere e
che lo difende anche col filo delle spade e con le punte delle sue lance
benedette. Il punto è noto: una religione, anzi tutte le religioni, che siano
espressioni parziali del pensiero umano peccano, e alla grande, nel voler
sostenere la veridicità assoluta del proprio credo diffuso. Ecco perché il Gesù
uomo storico è ben diverso dal Gesù creato dai chierici; è per tale motivo che
non pochi hanno sostenuto la non “cristianità” del Gesù storico, ma
il suo sentirsi intimamente e convintamente ebreo. La citazione iniziale la
devo al professor Umberto Galimberti – “Le
parole del diavolo”, su il settimanale “D” del 7 di luglio dell’anno 2012
-. Continua il professor Galimberti nella Sua riflessione: Quello che non mi persuade dei
pronunciamenti della Chiesa non sono tanto i contenuti, quanto la
"modalità" della loro enunciazione che, per non smentire i principi
fondanti la fede e al contempo adeguarsi allo spirito del tempo, si arrampica
sugli specchi che, come ognuno sa, non consentono alcuna presa. È un “arrampicarsi
sugli specchi” che un uomo di buona volontà, il teologo Vito Mancuso,
ha messo in rilievo con una dotta riflessione – “Il nuovo Gesù del Papa e la guerra all’esegesi storica”, sul
quotidiano la Repubblica - a proposito dell’infanzia dell’uomo di Nazareth.
L’occasione per la riflessione gli è stata offerta con l’avvenuta pubblicazione
dell’ultimo lavoro editoriale del vescovo di Roma – “L’infanzia di Gesù”, Rizzoli editore, pagg. 176, € 17 -. Scrive
Vito Mancuso: (…). L’oggetto sono i primi due capitoli del Vangelo di Matteo e del
Vangelo di Luca, i cosiddetti “vangeli dell’infanzia”. Per secoli essi sono
stati letti come reali resoconti storici, ma oggi l’esegesi biblica storico-critica
è pressoché unanime nel dichiarare il contrario. (…). L’inevitabile conseguenza
però è che il Gesù dei Vangeli non coincide con il Gesù della storia, (…).
Certo tra Matteo e Luca vi sono elementi comuni: l’identità dei genitori,
l’annuncio angelico, il concepimento di Maria senza rapporti sessuali con il
marito, la nascita a Betlemme sotto il regno di Erode, il trasferimento a
Nazaret. Ma vi sono anche discordanze che non possono essere armonizzate: prima
della nascita di Gesù, Maria e Giuseppe o risiedevano a Nazaret (Luca) o
risiedevano a Betlemme (Matteo); il loro viaggio da Nazaret a Betlemme o ci fu
(Lc) o non ci fu (Mt); Gesù nacque o in casa dei genitori (Mt) o in una
mangiatoia (Lc); la strage dei bambini di Betlemme o accadde (Mt) o non accadde
(Lc); i genitori o fuggirono in Egitto per salvare il bambino dai soldati di
Erode (Mt) o andarono al tempio di Gerusalemme per la circoncisione senza che i
soldati di Erode si curassero del bambino (Lc); la famiglia da Betlemme o tornò
subito a casa a Nazaret di Galilea (Lc), oppure si recò a Nazaret solo dopo
essere stata in Egitto e per la prima volta (Mt). Opposta è inoltre l’atmosfera
complessiva che avvolge la nascita di Gesù, regale e tragica in Matteo,
semplice e bucolica in Luca: a chi dare credito? Nella mente dei fedeli i due
racconti si mescolano senza distinguere gli elementi dell’uno e dell’altro,
(…). Problemi di non poco conto per una religione che vuole essere
depositaria di verità assolute. Scrive ancora il teologo Vito Mancuso: C’è
inoltre la questione di come la notizia del concepimento verginale sia giunta
agli evangelisti. (…). …sarebbe stata Maria a comunicare ai discepoli lo
straordinario evento di aver concepito il figlio senza rapporti sessuali. Ma se
fosse stato davvero così, non si spiegherebbe la scarsa attenzione del Nuovo
Testamento per Maria, compreso il libro degli Atti degli apostoli scritto
proprio da Luca che la menziona solo una volta e quasi di sfuggita, mentre dà
molto più spazio non solo a Pietro e a Paolo ma persino a personaggi secondari
come Lidia la commerciante di porpora. È forse credibile che Luca, sapendo
direttamente da Maria del concepimento straordinario di Gesù, negli Atti la
trascuri completamente, senza scrivere nulla su dove viveva, cosa faceva, come
finì la sua vicenda terrena, e senza averle mai dato neppure una volta la
parola? (…). La realtà è che i Vangeli dell’infanzia presentano un profilo
storico complessivo abbastanza improbabile. Il dato storico sicuro (la nascita
di Gesù) è circondato da una serie di particolari incerti se non improbabili, a
cominciare dal luogo della nascita, che per (…) “la maggioranza degli studiosi
dubita che Gesù nacque a Betlemme” (The Cambridge Companion to Jesus, p. 22) e
un esegeta cattolico come Raymond Brown è giunto a parlare di “prove positive a
favore di Nazaret”. Quisquilie o sostanza? Torniamo al professor
Galimberti: Si prenda a esempio la soppressione del limbo, la cui esistenza era
stata sancita dal Concilio di Firenze del 1479 e ribadita dal Catechismo
Maggiore di Pio X. Nel 2007 la Commissione Teologica Internazionale, con un
pronunciamento approvato e promulgato da Benedetto XVI, dice: "Abbiamo
cercato di leggere i segni dei tempi alla luce del Vangelo. La nostra
conclusione è che i molti fattori che abbiamo considerato offrono seri motivi
teologici e liturgici per sperare che i bambini che muoiono senza battesimo
saranno salvati e potranno godere della visione beatifica. Sottolineiamo che si
tratta qui di motivi di speranza nella preghiera, e non di elementi di
certezza"". Capite bene: sottolineano! Non si ha la certezza
che il “limbo” lo si possa escludere. Non si pronunciano ma pregano
affinché i piccoli bla bla bla… E Galimberti: E allora, il limbo esiste o non
esiste? Lo stesso dicasi del purgatorio, la cui esistenza, mai messa in discussione,
è riaffermata al paragrafo 1031 dal Catechismo della Chiesa Cattolica del 1997
con questo argomento: "Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve
credere che c'è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è
la Verità afferma che se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito
Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt.
12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse
in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro". Capite bene?
È solamente questione di tempo. Quanto tempo? Non lo si sa. Si vive nella
speranza. O per le indulgenze? Ovvero al mercato delle indulgenze?, mercato tanto
avversato dal monaco delle 95 tesi affisse il 31 di ottobre dell’anno 1517 sul
portone della Chiesa di Wittenberg. Galimberti: La deduzione non mi pare
perfettamente logica e neppure l'unica possibile, dal momento che nulla
impedisce alla bontà e alla misericordia di Dio di rimettere le "colpe
leggere" su questa terra senza assegnarne l'espiazione al "fuoco
purificatore". Il sospetto è che si immagina la giustizia divina conforme
alla giustizia terrena che sancisce la gradazione della pena in base alla gravità
della colpa. Ma chi ci autorizza a ritenere che Dio ragioni come gli uomini.
Perché se così fosse non ci sarebbe bisogno di credere in Dio. (...). Ancora
una volta la via seguita è quella di non prendere mai una posizione netta, di
non dire mai "sì sì", "no no", ma di usare tutte quelle
parole che, a leggere il Vangelo, sono parole del diavolo. L’”arrampicarsi
sugli specchi” è la condizione propria di chi vuole ricondurre il tutto
alle sue ragioni, per quanto le stesse possano essere espressione della parzialità
del pensiero e/o di una costruzione del pensiero. Conclude il teologo Vito
Mancuso: I Vangeli sono quindi inaffidabili? No, sono degni di fiducia, ma solo
a patto di distinguervi diversi livelli di storicità, cioè dati storicamente
sicuri, dati probabili e dati improbabili. In particolare i vangeli
dell’infanzia sono un’interpretazione del significato esistenziale di Gesù, per
manifestare il quale il racconto della sua nascita è stato arricchito di una
serie di elementi simbolici, com’era normale nell’antichità per i grandi
personaggi. Tutto ciò lungo i secoli è servito ad attrarre l’attenzione su
Gesù, perché nel passato l’umanità identificava la presenza del divino con i
miracoli e lo straordinario. Oggi però avviene il contrario. Oggi i miracoli e
lo straordinario sono più di danno che di aiuto all’autentica comunicazione
spirituale. (…). Ove rifulge l’inutilità, oggi più che mai, di quell’”arrampicarsi
sugli specchi” delle religioni divenute chiese sorde e cieche e
fomentatrici della credulità più malsana. Rimango alla visione del poeta Kahlil
Gibran: E un vecchio sacerdote disse: parlaci della religione. Ed egli rispose:
(…). È la vostra vita quotidiana il vostro tempio e la vostra religione. (…). E
se volete conoscere Dio non siate dunque solutori di enigmi. Piuttosto
guardatevi intorno e lo vedrete giocare coi vostri bambini. E guardate nello
spazio; lo vedrete camminare dentro la nuvola, protendere le braccia nel lampo
e scendere con la pioggia. Lo vedrete sorridere nei fiori, poi alzarsi per
agitare le mani fra gli alberi. Una religione senza enigmi. Senza
inutili forzature. Senza ridondanti cerimoniali e funzioni criptiche e lontane –
si pensi per esempio alla “teofagia” che si rinnova (dal greco
antico “theòs” e “fagein”, "mangiare dio")
di quelle funzioni - dalla sensibilità del tempo, molto più prossime alla
religiosità per gli antichi “déi”
dei politeisti di un tempo.
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