"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 22 novembre 2012

Uominiedio. 4 Le parole del diavolo.



Dice Gesù: "Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal diavolo" (Mt, 5,37). È probabile che ciò lo abbia detto l’uomo Gesù, l’ebreo di Nazareth, che conviene considerare ben altra cosa dal Gesù fondatore, o solamente ispiratore, di un credo che si trasforma nel tempo in una religione che conquista il suo potere e che lo difende anche col filo delle spade e con le punte delle sue lance benedette. Il punto è noto: una religione, anzi tutte le religioni, che siano espressioni parziali del pensiero umano peccano, e alla grande, nel voler sostenere la veridicità assoluta del proprio credo diffuso. Ecco perché il Gesù uomo storico è ben diverso dal Gesù creato dai chierici; è per tale motivo che non pochi hanno sostenuto la non “cristianità” del Gesù storico, ma il suo sentirsi intimamente e convintamente ebreo. La citazione iniziale la devo al professor Umberto Galimberti – “Le parole del diavolo”, su il settimanale “D” del 7 di luglio dell’anno 2012 -. Continua il professor Galimberti nella Sua riflessione: Quello che non mi persuade dei pronunciamenti della Chiesa non sono tanto i contenuti, quanto la "modalità" della loro enunciazione che, per non smentire i principi fondanti la fede e al contempo adeguarsi allo spirito del tempo, si arrampica sugli specchi che, come ognuno sa, non consentono alcuna presa. È un “arrampicarsi sugli specchi” che un uomo di buona volontà, il teologo Vito Mancuso, ha messo in rilievo con una dotta riflessione – “Il nuovo Gesù del Papa e la guerra all’esegesi storica”, sul quotidiano la Repubblica - a proposito dell’infanzia dell’uomo di Nazareth. L’occasione per la riflessione gli è stata offerta con l’avvenuta pubblicazione dell’ultimo lavoro editoriale del vescovo di Roma – “L’infanzia di Gesù”, Rizzoli editore, pagg. 176, € 17 -. Scrive Vito Mancuso: (…). L’oggetto sono i primi due capitoli del Vangelo di Matteo e del Vangelo di Luca, i cosiddetti “vangeli dell’infanzia”. Per secoli essi sono stati letti come reali resoconti storici, ma oggi l’esegesi biblica storico-critica è pressoché unanime nel dichiarare il contrario. (…). L’inevitabile conseguenza però è che il Gesù dei Vangeli non coincide con il Gesù della storia, (…). Certo tra Matteo e Luca vi sono elementi comuni: l’identità dei genitori, l’annuncio angelico, il concepimento di Maria senza rapporti sessuali con il marito, la nascita a Betlemme sotto il regno di Erode, il trasferimento a Nazaret. Ma vi sono anche discordanze che non possono essere armonizzate: prima della nascita di Gesù, Maria e Giuseppe o risiedevano a Nazaret (Luca) o risiedevano a Betlemme (Matteo); il loro viaggio da Nazaret a Betlemme o ci fu (Lc) o non ci fu (Mt); Gesù nacque o in casa dei genitori (Mt) o in una mangiatoia (Lc); la strage dei bambini di Betlemme o accadde (Mt) o non accadde (Lc); i genitori o fuggirono in Egitto per salvare il bambino dai soldati di Erode (Mt) o andarono al tempio di Gerusalemme per la circoncisione senza che i soldati di Erode si curassero del bambino (Lc); la famiglia da Betlemme o tornò subito a casa a Nazaret di Galilea (Lc), oppure si recò a Nazaret solo dopo essere stata in Egitto e per la prima volta (Mt). Opposta è inoltre l’atmosfera complessiva che avvolge la nascita di Gesù, regale e tragica in Matteo, semplice e bucolica in Luca: a chi dare credito? Nella mente dei fedeli i due racconti si mescolano senza distinguere gli elementi dell’uno e dell’altro, (…). Problemi di non poco conto per una religione che vuole essere depositaria di verità assolute. Scrive ancora il teologo Vito Mancuso: C’è inoltre la questione di come la notizia del concepimento verginale sia giunta agli evangelisti. (…). …sarebbe stata Maria a comunicare ai discepoli lo straordinario evento di aver concepito il figlio senza rapporti sessuali. Ma se fosse stato davvero così, non si spiegherebbe la scarsa attenzione del Nuovo Testamento per Maria, compreso il libro degli Atti degli apostoli scritto proprio da Luca che la menziona solo una volta e quasi di sfuggita, mentre dà molto più spazio non solo a Pietro e a Paolo ma persino a personaggi secondari come Lidia la commerciante di porpora. È forse credibile che Luca, sapendo direttamente da Maria del concepimento straordinario di Gesù, negli Atti la trascuri completamente, senza scrivere nulla su dove viveva, cosa faceva, come finì la sua vicenda terrena, e senza averle mai dato neppure una volta la parola? (…). La realtà è che i Vangeli dell’infanzia presentano un profilo storico complessivo abbastanza improbabile. Il dato storico sicuro (la nascita di Gesù) è circondato da una serie di particolari incerti se non improbabili, a cominciare dal luogo della nascita, che per (…) “la maggioranza degli studiosi dubita che Gesù nacque a Betlemme” (The Cambridge Companion to Jesus, p. 22) e un esegeta cattolico come Raymond Brown è giunto a parlare di “prove positive a favore di Nazaret”. Quisquilie o sostanza? Torniamo al professor Galimberti: Si prenda a esempio la soppressione del limbo, la cui esistenza era stata sancita dal Concilio di Firenze del 1479 e ribadita dal Catechismo Maggiore di Pio X. Nel 2007 la Commissione Teologica Internazionale, con un pronunciamento approvato e promulgato da Benedetto XVI, dice: "Abbiamo cercato di leggere i segni dei tempi alla luce del Vangelo. La nostra conclusione è che i molti fattori che abbiamo considerato offrono seri motivi teologici e liturgici per sperare che i bambini che muoiono senza battesimo saranno salvati e potranno godere della visione beatifica. Sottolineiamo che si tratta qui di motivi di speranza nella preghiera, e non di elementi di certezza"". Capite bene: sottolineano! Non si ha la certezza che il “limbo” lo si possa escludere. Non si pronunciano ma pregano affinché i piccoli bla bla bla… E Galimberti: E allora, il limbo esiste o non esiste? Lo stesso dicasi del purgatorio, la cui esistenza, mai messa in discussione, è riaffermata al paragrafo 1031 dal Catechismo della Chiesa Cattolica del 1997 con questo argomento: "Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt. 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro". Capite bene? È solamente questione di tempo. Quanto tempo? Non lo si sa. Si vive nella speranza. O per le indulgenze? Ovvero al mercato delle indulgenze?, mercato tanto avversato dal monaco delle 95 tesi affisse il 31 di ottobre dell’anno 1517 sul portone della Chiesa di Wittenberg. Galimberti: La deduzione non mi pare perfettamente logica e neppure l'unica possibile, dal momento che nulla impedisce alla bontà e alla misericordia di Dio di rimettere le "colpe leggere" su questa terra senza assegnarne l'espiazione al "fuoco purificatore". Il sospetto è che si immagina la giustizia divina conforme alla giustizia terrena che sancisce la gradazione della pena in base alla gravità della colpa. Ma chi ci autorizza a ritenere che Dio ragioni come gli uomini. Perché se così fosse non ci sarebbe bisogno di credere in Dio. (...). Ancora una volta la via seguita è quella di non prendere mai una posizione netta, di non dire mai "sì sì", "no no", ma di usare tutte quelle parole che, a leggere il Vangelo, sono parole del diavolo. L’”arrampicarsi sugli specchi” è la condizione propria di chi vuole ricondurre il tutto alle sue ragioni, per quanto le stesse possano essere espressione della parzialità del pensiero e/o di una costruzione del pensiero. Conclude il teologo Vito Mancuso: I Vangeli sono quindi inaffidabili? No, sono degni di fiducia, ma solo a patto di distinguervi diversi livelli di storicità, cioè dati storicamente sicuri, dati probabili e dati improbabili. In particolare i vangeli dell’infanzia sono un’interpretazione del significato esistenziale di Gesù, per manifestare il quale il racconto della sua nascita è stato arricchito di una serie di elementi simbolici, com’era normale nell’antichità per i grandi personaggi. Tutto ciò lungo i secoli è servito ad attrarre l’attenzione su Gesù, perché nel passato l’umanità identificava la presenza del divino con i miracoli e lo straordinario. Oggi però avviene il contrario. Oggi i miracoli e lo straordinario sono più di danno che di aiuto all’autentica comunicazione spirituale. (…). Ove rifulge l’inutilità, oggi più che mai, di quell’”arrampicarsi sugli specchi” delle religioni divenute chiese sorde e cieche e fomentatrici della credulità più malsana. Rimango alla visione del poeta Kahlil Gibran: E un vecchio sacerdote disse: parlaci della religione. Ed egli rispose: (…). È la vostra vita quotidiana il vostro tempio e la vostra religione. (…). E se volete conoscere Dio non siate dunque solutori di enigmi. Piuttosto guardatevi intorno e lo vedrete giocare coi vostri bambini. E guardate nello spazio; lo vedrete camminare dentro la nuvola, protendere le braccia nel lampo e scendere con la pioggia. Lo vedrete sorridere nei fiori, poi alzarsi per agitare le mani fra gli alberi. Una religione senza enigmi. Senza inutili forzature. Senza ridondanti cerimoniali e funzioni criptiche e lontane – si pensi per esempio alla “teofagia” che si rinnova (dal greco antico “theòs” e “fagein”, "mangiare dio") di quelle funzioni - dalla sensibilità del tempo, molto più prossime alla religiosità  per gli antichi “déi” dei politeisti di un tempo.

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