"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 25 settembre 2012

Cosecosì. 29 Anche i ricchi scroccano.



Sociologicamente parlando – e non solo - lo fanno da sempre. Anzi, i ricchi rubano. Sostiene infatti la signora Hillary Rodham – quella che in arte fa meglio Hillary Clinton – che “In tutto il mondo ci sono persone ricche che non contribuiscono alla crescita delle loro nazioni. Anziché investire in scuole, ospedali e progetti di crescita interna pensano soltanto a fare soldi”. Vi erano forse dei dubbi in proposito? Quando il ventre molle del “ceto medio” non si era esteso così tanto, a rubare erano solamente quelli che stavano più in alto, i nobili ed i ricchi assieme. Cosa avrebbero potuto rubare i poveri? Oltre che al puro sostentamento? Una volta che sociologicamente – non poi tanto – è stato “inventato” il “ceto medio”, a rubare ci si sono messi tutti quelli che prima non potevano farlo. Ed i primi a capirlo di poterlo fare furono quelli della cosiddetta “casta”. Cooptati nelle sfere del potere senza “arte né parte” come suol dirsi, non trovarono di meglio che fagocitare tutto ciò che perveniva alle loro potenti, fameliche fauci. Ora che la mobilità sociale si è spenta da un bel pezzo, l’unica via per addivenire alla ricchezza, per quelli che stanno nel ventre molle del “ceto medio”, è l’occupazione impropria ed indebita di uno scranno del potere. In nome del popolo sovrano. Sociologicamente parlando sono i nuovi ricchi che scroccano. Dalle finanze pubbliche. Con faccia tosta e da impuniti. Scrive Francesco Merlo – la Repubblica, “Batman e la banda degli onesti” -: (…). E cominciamo con i 14 consiglieri del Partito democratico, che certamente non appartengono alla commedia né alla farsa ciociara, non sono indagati, non si trimalcionizzano e non si travestono da grecoromani. Anzi, al contrario dei fastosi e spudorati banditi del Pdl, non si espongono e neppure si compromettono con il codice penale. Hanno infatti il pudore di nascondersi, che in latino  -  lo dico per restare in tema di romanità classica  -  si dice latére, il cui frequentativo è latitare. Dunque i 14 democratici, come i 5 dell'Italia dei valori, i 2 di Rifondazione comunista, i 2 di Sel, i 6 dell'Udc, i 2 della Destra di Storace e i 13 che fanno capo alla Polverini, "latitano", e di nuovo lo dico in senso latino. Sono infatti solidali, di una solidarietà "economico parametrale" direbbe un sobrio tecnico. Ecco i nuovi ricchi che scroccano a spese del popolo sovrano. Senza ritegno alcuno, in nome di un’ammucchiata totale e di quella italica regola del “tengo famiglia” che giustifica ai loro occhi anche le lordure più criminali. Continua Francesco Merlo nel Suo pezzo pregevole: Per noi, che invece sobri non siamo, somigliano ai compari di fiera, quelli che sempre stanno al gioco perché nel gioco hanno un interesse. Come diceva Marx, che ogni tanto torna ancora buono, l'essere sociale non è determinato dalla coscienza, ma dal dato materiale. E dunque non è importante quello che pensi, lo stare all'opposizione, il richiamarsi a Gramsci, a San Francesco, a Gandhi, a Di Pietro, a Vendola, a Bersani, alla retorica della legalità, al Santo padre, alla classe operaia o alla dialettica hegeliana; conta solo quello che fai. Ed ecco il punto: non fare è peggio che fare. (…). Ecco cosa ci insegna lo scandalo del Lazio: non basta essere onesti per essere onesti, e non è un calembour. Anche l'onestà, come si vede, può diventare complicità, l'onestà pirandelliana, l'onestà dostoevskiana, l'onestà dei funzionari che onestamente supportano e fanno funzionare il reato. Sono i colletti bianchi di Crapulopoli. Una volta guadagnato l’accesso alla ricca dispensa del potere per il potere tocca giocoforza allungare la mano, ché dico, le mani, e peccato che siano solamente due. Ne avessero avute di più il rubare sarebbe stato più agevole e copioso. A proposito dei ricchi che rubavano prima che arrivassero quelli del ceto medio a contendere loro il “mazzicogno” – ché dalle mie parti è lo strafogarsi senza ritegno alla faccia dei soliti “fessi” -, si raccontano storie incredibili di cannibalismo familiare, ché fa il paio con il “familismo amorale”, per il quale “i ricchi scroccano” a prescindere, a cominciare dalle loro case. Nel ventre molle del cosiddetto ceto medio sono comparse figure nuove che la sociologia più agguerrita e più avanzata non aveva messo in conto. Ha scritto Guia Soncini – sul settimanale D del 18 di agosto col titolo “Anche i ricchi scroccano”: (…). "…miliardari di sinistra, una contraddizione in termini".
"Ma che sciocchezza. Tu e il tuo pauperismo vi meritate il manifesto dei ricchi di destra, la lista elettorale "Vita Smeralda"".
"Oddio, esiste davvero? Non farmi prendere colpi, lo sai che credo a tutto".
"Se non esiste, si stanno preparando a crearla. Dovevi vedere Jerry Calà che spiegava come uscire dalla crisi: la tv estiva è un covo di meraviglie, roba da non andare in vacanza per non perdersela".
"È il Tremonti della seconda vita di Forza Italia? Jerry?".
"Non sottovalutarlo. Tu lo sapevi che la gente quest'anno non ha fatto vacanze costose perché Monti ha creato un clima di "dàgli all'untore"? Se ti vedono che spendi soldi ti guardano male. Ma Jerry cambierà tutto questo".
"Non ho capito: hanno fatto un talk-show politico con Jerry Calà? Ma era lo stesso del quale mi hai mandato la foto, con Lerner col vestito color gelataio e la faccia color biscotto?".
"No, quello era molto meno divertente, a parte il settore trucco e costumi. Questo era strepitoso, con la Santanchè che suggeriva di uscire dalla crisi chiudendo Equitalia, Briatore che diceva che i turisti non vengono più in Italia perché li molestiamo chiedendo loro il passaporto, e un po' tutti che suggerivano di smettere di pagare le tasse e spendere invece quei soldi facendo girare l'economia. Poi a un certo punto è arrivato Matteo Marzotto: è stato un quarto d'ora a dire che c'è una bruttissima crisi, ma lui è fortunato e non ne risente troppo; a quel punto il conduttore, per essere ben sicuro, gli ha chiesto se per caso a causa della crisi non dovesse saltare le vacanze".
"E lui ha detto che in effetti pensava di risparmiare approfittando del tuo monolocale di Fregene?".
"Lui era un po' imbarazzato. Io sentivo molto la mancanza di uno di quei bei servizi di Floris sui poveri che comprano il tonno non di marca, ci sarebbe stato alla perfezione".
"In effetti non si capisce come, con un palinsesto così, tu possa aver deciso di partire. Certo, non potevi sottrarti all'esigenza di studiare da vicino i ricchi di sinistra. Peraltro non mi hai ancora spiegato come si riconoscono".
"È facile: dai bambini. Non li senti mai dire "mamma" o "papà": chiamano i genitori per nome". Ecco il punto: il ventre molle del “ceto medio” allargato a dismisura ha consentito a quelli che prima non rubavano di rubare più lestamente prima che il tempo concesso loro finisca. “Panta rei” diceva quel bel tipo dell’Eraclito. Tutto scorre. Verso dove? Fino a quando? E per chi?

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