Tratto da “La
beffa della prescrizione” di Liana Milella, pubblicato sul quotidiano la
Repubblica del 3 di dicembre dell’anno 2014: C’è un processo, guarda caso di
Berlusconi, che mette nel nulla le promesse di Renzi e Orlando sulla riforma
della prescrizione. I familiari di chi è morto per l’amianto della Eternit ed è
rimasto senza giustizia possono aspettare. L’emergenza è un’altra. A Napoli c’è
il caso De Gregorio, l’inchiesta sulla compravendita dei voti, dibattimento di
primo grado in corso, l’ex premier alla sbarra, ma una prescrizione in agguato,
autunno del 2015. Non avremo mai la certezza che non si cambiano le regole
della prescrizione col rischio di coinvolgere anche il suo processo. Ma è un
fatto, questo sì storicamente compiuto. Lì, squadernato davanti a tutti: da 90
giorni la riforma della prescrizione è bloccata per via di tre righe, sperdute
in fondo a una ventina di pagine. Tre righe pesantissime, con un nome che ha
dominato il ventennio berlusconiano e che eravamo convinti di aver ormai
consegnato alla cronaca del passato. Parliamo della “norma transitoria”. Sì,
proprio lei, il fantasma del passato che torna. Potente al punto da impedire
che un disegno di legge del governo, approvato il 29 agosto — quello che
contiene all’articolo 3 la nuova prescrizione, o prescrizione bloccata come la
si voglia battezzare — possa approdare alle Camere e correre al voto. Niente da
fare. Azzoppato prima di spiccare il volo. Zavorrato dalla “norma transitoria”,
tre righe che regolano l’applicazione effettiva della futura prescrizione.
Righe su cui Renzi e Orlando si giocano la faccia non solo con i familiari
delle vittime Eternit, ma con i magistrati che vedono morire i processi giorno
per giorno. Come raccontano a Milano, «massacrate decine e decine di inchieste
fiscali». Come documentano a Palermo, il caso dell’amianto nei cantieri navali
con l’accusa di omicidio colposo passato da 60 a una ventina di omicidi
colposi, gli altri prescritti. Come ricordano a Firenze, messo nel nulla
l’odioso processo per gli abusi sessuali e i maltrattamenti subiti per 30 anni
dai bambini affidati alla comunità del Forteto. O ancora, sempre a Firenze,
nessun colpevole per i danni prodotti dai lavori dell’alta velocità nel
Mugello, quelli dell’autosole e della variante di valico. A Torino, dopo
Eternit, rischia ThyssenKrupp. A Bari non arriverà nemmeno al processo lo
scandalo della concorsopoli universitaria. Però poi ci sono i processi della
politica. La compravendita di Berlusconi. Ma non solo. A Napoli molte delle
corruzioni contestate all’ex deputato del Pdl Alfonso Papa. Ancora a Bari il
processo per corruzione di Raffaele Fitto, condanna in primo grado che potrebbe
scomparire proprio grazie alla prescrizione. Inutile chiedersi allora perché
servono 90 giorni — tre, lunghi, mesi — per far sì che la riforma della
prescrizione compia poche decine di metri, da palazzo Chigi alla Camera. In
questi 90 giorni lo scontro sulla “norma transitoria” è stato intestino. Dice
il testo che il nuovo sistema — prescrizione bloccata in primo grado, ma poi
via al “processo breve”, due anni per l’appello e uno per la Cassazione — «si
applica ai procedimenti in cui la sentenza di condanna in primo grado è
pronunciata successivamente alla data di entrata in vigore della presente
legge». Se il dibattimento di Berlusconi a Napoli finisce prima che la legge
sia approvata, allora Silvio può stare tranquillo perché il suo processo sta
per “morire” per prescrizione. Se invece la legge fosse stata approvata prima, allora
l’ex Cavaliere avrebbe dovuto preoccuparsi. Adesso può dormire sonni di piombo
perché i 90 giorni persi, che diventano 150 se si parte dal consiglio dei
ministri del 30 giugno con il primo annuncio della riforma della prescrizione,
lo mettono in sicurezza perché il processo di primo grado finirà prima che la
legge sia approvata. Tuttavia la destra della politica, Ncd dentro al governo e
Forza Italia fuori, non dà tregua, non farà passare la legge se quelle tre
righe, cui il Guardasigilli Orlando sarebbe disposto a rinunciare, non
garantiranno il salvacondotto ai processi in corso. Quante colpe ha il Pd? A
volerle misurare in anni, sul Pd gravano 8 anni di colpe. La legge ex Cirielli,
approvata da Berlusconi per se stesso nel dicembre 2005, avrebbe potuto essere
buttata nel cestino da Prodi l’anno dopo. Ma non se ne fece niente. Promesse da
marinaio anche allora. Il Pd ne dette garanzia nelle piazze, ma se ne scordò in
Parlamento. E la ex Cirielli è ancora lì a mietere vittime, 1.552.435 milioni
di processi in 10 anni. Processi di tanti, immolati sull’altare dei processi di
pochi, la casta, Berlusconi in testa. Grande delusione. Non c’è altro da dire.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
lunedì 3 dicembre 2018
domenica 2 dicembre 2018
Riletture. 46 «Il populismo sta conquistando anche i governi».
Tratto da “Ora
in Europa il populismo sta conquistando anche i governi", intervista di
Pascal Ceaux al filosofo Jürgen Habermas pubblicata il 2 di dicembre dell’anno 2014 sul quotidiano la Repubblica:
(...). Habermas,
sembra che ovunque l'euroscetticismo stia guadagnando terreno. Siamo in
presenza di una crisi dell'Unione europea? "Sì, l'euroscetticismo guadagna
terreno in tutti gli Stati dell'Unione, in particolare in seguito alla crisi in
atto da cinque o sei anni: che è bancaria e finanziaria, ma è al tempo stesso
una crisi del debito pubblico.
sabato 1 dicembre 2018
Terzapagina. 56 «Il cinismo o il populismo: la massima depressione al potere».
Tratto da “È
l’età dei neo-cinici”, colloquio di Stefano Vastano con Peter Sloterdijk pubblicato sul settimanale L’Espresso del 25
di novembre dell’anno 2018: (…). Ripartiamo da Diogene di Sinope, il
filosofo più sfrontato della storia. Qual era il messaggio del padre di tutti i
cinici? «Il messaggio di Diogene risale al nucleo più antico del pensiero greco
e cioè a una filosofia della Natura, da una oscura divinità – la Moira, poi secolarizzata
in “physis” – precedente all’Olimpo delle divinità!».
È questa Natura che spinse Diogene a vagare
nudo e solo come un cane per le strade di Atene? «Con il suo comportamento
Diogene riportava alla luce la contrapposizione fra Natura e Nomos, le leggi e
convenzioni umane che altro non sono, ai suoi occhi, che appendici arbitrarie
dell’ “ordine naturale” e di una vita ad esso ispirata».
Con la sua esistenza nomade e animalesca
Diogene ridicolizza le norme sociali? « Sì, lui è una sorta di Charlot, un
meteco o migrante dall’Asia minore che non si piega alle norme della polis e
della democrazia ateniese. Diogene è il primo individualista radicale della
storia che nell’Atene platonica rivendica l’Anarchia della vita semplice. La
maggioranza non ha ragione, ecco il suo urlo».
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