Da “Non si
gioca così coi dati solo per un tweet”, intervista di Carlo Di Foggia al
sociologo Luca Ricolfi (docente di “Analisi dei dati” presso l’Università di
Torino, animatore della “Fondazione Hume”, editorialista del quotidiano “Sole24Ore”)
pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 2 di aprile 2015: «Sì, mi sono accorto del
putiferio». (…). Lei ha parlato addirittura di “segnali di fumo” mandati dal
governo. «Perché c’erano numerose anomalie in quei dati comunicati alla stampa
da Poletti». Quali? «Mancava quasi tutto. I dati ufficiali sono trimestrali e
relativi a tutti i tipi di contratti e di settori, e inoltre includono anche le
cessazioni. I dati forniti dal ministro nei giorni scorsi, invece, ignorano le
cessazioni, sono al netto del lavoro domestico e della Pubblica amministrazione
e sono lacunosi (ci sono certi mesi dell’anno e non altri)». Com’è possibile
che un ministro arrivi a comunicare solo dati parziali, peraltro senza metterli
per iscritto? «Perché, come quasi tutti i politici, pensa che avere per un
giorno i titoli dei giornali faccia bene alla salute dell’anima e porti voti al
partito. Tanto poi se i dati sparati senza controllo vengono smentiti, quasi
nessuno si premura di dargli altrettanta visibilità».
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
venerdì 3 aprile 2015
giovedì 2 aprile 2015
Oltrelenews. 35 “Occupazione”.
Da “Lavoro,
altro che miracolo Poletti costretto a smentirsi” di Carlo Di Foggia, su “il
Fatto Quotidiano” dell’1 di aprile 2015: (…). Ieri (31 di marzo n.d.r.) l’Istituto
di statistica ha diffuso i dati mensili sull’occupazione: nel solo mese di
febbraio si registrano 44 mila occupati in meno (quasi tutte donne) e 23 mila
disoccupati in più (+0,7 per cento), con il tasso di disoccupazione che sale al
12,7 per cento, tornando ai livelli del dicembre scorso. Rispetto a febbraio
2014 – primo mese dell’era di Matteo Renzi a Palazzo Chigi – l’occupazione è
cresciuta dello 0,4 per cento (+93 mila), mentre la disoccupazione ha fatto un
forte balzo in avanti del 2,1 per cento: significa 67 mila posti di lavoro
persi. Solo poche ore prima, il Sole 24 Ore riportava anche la retromarcia del
ministro del Lavoro Giuliano Poletti: dopo aver sbandierato pochi giorni fa i
“79 mila contratti stabili in più siglati tra gennaio e febbraio”, Poletti si è
deciso a comunicare al quotidiano della Confindustria anche quelli “cessati”,
ridimensionando così il loro numero a 45.703, buona parte dei quali, come si
temeva, sono stabilizzazioni di contratti precari e non nuovi posti di lavoro. È
la certificazione di una corsa ad accaparrarsi l’incentivi stanziati dal
governo con la legge di Stabilità: la decontribuzione fino a un massimo di
8.060 euro, che ha provocato una valanga di richieste all’Inps e potrebbe
portare nel giro di pochi mesi a esaurire le risorse stanziate (1,9 miliardi di
euro nel 2015).
mercoledì 1 aprile 2015
Oltrelenews. 34 “Monetecontro”.
Da “Euro e
dollaro, una relazione difficile” di Paul Krugman, sul quotidiano la
Repubblica del 23 di marzo 2015: (…). Evviva il dollaro forte! Forse, però,
non è il caso di esultare. Di fatto il dollaro forte è un male per l'America.
Sull'immediato indebolirà la nostra ripresa economica a lungo rimandata,
aumentando il deficit commerciale. In senso lato, il messaggio che l'impennata
del dollaro lancia è che siamo meno distaccati di quanto molti pensassero dai
problemi oltreoceano. In particolare, dovremmo riflettere sull'accoppiamento
dollaro forte ed euro debole come a un modo col quale l'Europa esporta i suoi
problemi nel resto del mondo. America inclusa. Negli Stati Uniti di recente la crescita
è migliorata e l'occupazione è salita con un ritmo che non vedevamo dai tempi
della presidenza Clinton. Nonostante ciò, la situazione in cui versa l'economia
lascia ancora molto a desiderare.
Iscriviti a:
Post (Atom)