Da “Lasciamo
entrare i barbari alle porte” di Philippe Legrain - economista e scrittore –
pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 3 di settembre dell’anno 2015: “I
barbari hanno aperto una breccia nel muro. L’Europa è invasa. Sono a rischio la
nostra civiltà e la nostra prosperità. È questa l’essenza dell’ondata di panico
morale scatenata dai richiedenti asilo indesiderati che questa estate hanno
stretto in una morsa l’Europa. Ma invece di considerare questi coraggiosi e
avventurosi nuovi arrivati come una minaccia, gli europei dovrebbero
considerare con favore il contributo che potrebbero dare. Finora nel 2015 circa
340.000 persone hanno tentato di entrare senza permesso nell’Unione europea. In
tutto il 2014 sono stati 280.000. L’Unione europea ha 28 Paesi con una
popolazione di 508 milioni, gli immigrati indesiderati di quest’anno sono
quindi pari allo 0,07% della popolazione. Statisticamente, in una folla di 1500
persone solo una sarebbe un immigrato clandestino. La maggior parte di coloro
che cercano rifugio in Europa provengono dalla Siria, dall’Afghanistan e
dall’Eritrea. I siriani fuggono da una sanguinosa guerra civile e dal barbaro
eccidio a opera dei miliziani dello Stato Islamico. L’Afghanistan è sconvolto
dalla violenza dei talebani con i loro alleati di al Qaeda e gli esponenti
locali dell’Isis. L’Eritrea vive sotto una brutale dittatura. L’Agenzia per i
rifugiati delle Nazioni Unite, Unhcr, riconosce che è in corso la più grande
crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Ma riguarda soprattutto Paesi
al di fuori della prospera e sicura Europa. Sei rifugiati su sette approdano
nei Paesi poveri. La Turchia ospita 1.600.000 rifugiati rispetto al milione e
mezzo di tutta l’Europa. Il minuscolo Libano ha accolto 1.200.000 rifugiati,
oltre un rifugiato ogni quattro abitanti. Nel frattempo la Gran Bretagna sembra
percorsa da un attacco isterico per i 3.000 rifugiati accampati a Calais. Il
numero di persone che cercano rifugio in Europa è modesto anche in rapporto ai
molti milioni di europei sfollati e rifugiati all’estero dopo la seconda guerra
mondiale e ai milioni costretti a lasciare la propria casa dopo il crollo del
comunismo e le guerre nell’ex Jugoslavia negli anni 90. Come dimenticano in
fretta gli europei!
Certo, i nuovi arrivati possono creare tensioni nelle
piccole comunità di arrivo, come a Lampedusa e nell’isola greca di Kos. Ma la
maggior parte dei rifugiati vogliono andarsene e lo fanno. Con la sola lodevole
eccezione della Svezia, la maggior parte dei Paesi europei fanno del loro
meglio per passare agli altri il “peso” dei richiedenti asilo. Ufficialmente i
richiedenti asilo dovrebbero chiedere asilo nel primo Paese sicuro in cui
arrivano. Ma pochi desiderano rimanere in una Grecia colpita dalla crisi e che
non desidera accoglierli e, di conseguenza, le autorità greche spesso
consentono ai rifugiati di attraversare illegalmente il Paese chiudendo un
occhio, come fanno anche gli italiani. Questo atteggiamento suscita le proteste
nel Nord ricco del continente dove finiscono per arrivare la maggior parte dei
richiedenti asilo. Il ministro degli Interni tedesco avverte che la libertà di
movimento all’interno dell’Europa non può durare a meno di un accordo su una
politica comune in materia di asilo. Spinti dalla Commissione europea, i leader
della Ue fanno malvolentieri primi passi in questa direzione. Hanno concordato
di dividersi 32.000 richiedenti asilo. Solo Gran Bretagna, Austria e Ungheria
non hanno aderito all’accordo. Il governo nazionalista slovacco accetterà solo
200 rifugiati, a condizione che siano cristiani. Ma invece di farsi prendere
dal panico per una presunta invasione o di polemizzare su chi debba accollarsi
il “peso” dei nuovi arrivati, l’Europa potrebbe considerare in modo favorevole
il contributo che potrebbero dare. L’Europa ha bisogno dei migranti. La
popolazione in età lavorativa è in continuo calo mentre il numero dei
pensionati che i lavoratori europei debbono mantenere è in ascesa, sta andando
in pensione la generazione dei baby boomers. Rifugiati giovani, capaci di
lavorare sodo e di contribuire con le imposte alle casse dello Stato, sarebbero
una cura ricostituente per le economie europee debilitate dal peso degli
anziani. Potrebbero contribuire a spalmare su più spalle il peso dell’enorme
debito pubblico con grandi vantaggi per l’attuale popolazione. Potrebbero fare
i lavori duri che i giovani europei con più elevate aspirazioni rifiutano:
raccogliere la frutta e prendersi cura degli anziani, per esempio. Molti hanno
abilità professionali preziose che possono essere messe a frutto negli
ospedali, nell’ingegneria o nel settore dell’informatica. Altri potrebbero
diventare imprenditori. La migrazione è come avviare una azienda: è una impresa
rischiosa che richiede un duro lavoro per ottenere risultati. La diversità e il
dinamismo dei nuovi arrivati possono contribuire a far nascere nuove idee da
cui dipende la futura crescita dell’Europa. La gente disperata e intraprendente
non smetterà di arrivare in Europa. Invece di abbandonarli nelle mani di
mercanti di esseri umani senza scrupoli che causano caos e morte in Europa e
altrove, sarebbe meglio aprire corridoi umanitari legali e sicuri. La libertà
di movimento nell’Ue funziona benissimo per i cittadini europei. La Svezia
permette alle aziende di assumere lavoratori provenienti da tutto il mondo con
un visto temporaneo di due anni, rinnovabile. L’Europa dovrebbe consentire alla
gente di lavorare qui”.
Parafrasando Croce:"Non possiamo dirci cristiani"
RispondiEliminaCiao, Aldo Ettore.
Franca