"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 3 settembre 2016

Scriptamanent. 39 “Lasciamo entrare i barbari alle porte”.



Da “Lasciamo entrare i barbari alle porte” di Philippe Legrain - economista e scrittore – pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 3 di settembre dell’anno 2015: “I barbari hanno aperto una breccia nel muro. L’Europa è invasa. Sono a rischio la nostra civiltà e la nostra prosperità. È questa l’essenza dell’ondata di panico morale scatenata dai richiedenti asilo indesiderati che questa estate hanno stretto in una morsa l’Europa. Ma invece di considerare questi coraggiosi e avventurosi nuovi arrivati come una minaccia, gli europei dovrebbero considerare con favore il contributo che potrebbero dare. Finora nel 2015 circa 340.000 persone hanno tentato di entrare senza permesso nell’Unione europea. In tutto il 2014 sono stati 280.000. L’Unione europea ha 28 Paesi con una popolazione di 508 milioni, gli immigrati indesiderati di quest’anno sono quindi pari allo 0,07% della popolazione. Statisticamente, in una folla di 1500 persone solo una sarebbe un immigrato clandestino. La maggior parte di coloro che cercano rifugio in Europa provengono dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Eritrea. I siriani fuggono da una sanguinosa guerra civile e dal barbaro eccidio a opera dei miliziani dello Stato Islamico. L’Afghanistan è sconvolto dalla violenza dei talebani con i loro alleati di al Qaeda e gli esponenti locali dell’Isis. L’Eritrea vive sotto una brutale dittatura. L’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, Unhcr, riconosce che è in corso la più grande crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Ma riguarda soprattutto Paesi al di fuori della prospera e sicura Europa. Sei rifugiati su sette approdano nei Paesi poveri. La Turchia ospita 1.600.000 rifugiati rispetto al milione e mezzo di tutta l’Europa. Il minuscolo Libano ha accolto 1.200.000 rifugiati, oltre un rifugiato ogni quattro abitanti. Nel frattempo la Gran Bretagna sembra percorsa da un attacco isterico per i 3.000 rifugiati accampati a Calais. Il numero di persone che cercano rifugio in Europa è modesto anche in rapporto ai molti milioni di europei sfollati e rifugiati all’estero dopo la seconda guerra mondiale e ai milioni costretti a lasciare la propria casa dopo il crollo del comunismo e le guerre nell’ex Jugoslavia negli anni 90. Come dimenticano in fretta gli europei!
Certo, i nuovi arrivati possono creare tensioni nelle piccole comunità di arrivo, come a Lampedusa e nell’isola greca di Kos. Ma la maggior parte dei rifugiati vogliono andarsene e lo fanno. Con la sola lodevole eccezione della Svezia, la maggior parte dei Paesi europei fanno del loro meglio per passare agli altri il “peso” dei richiedenti asilo. Ufficialmente i richiedenti asilo dovrebbero chiedere asilo nel primo Paese sicuro in cui arrivano. Ma pochi desiderano rimanere in una Grecia colpita dalla crisi e che non desidera accoglierli e, di conseguenza, le autorità greche spesso consentono ai rifugiati di attraversare illegalmente il Paese chiudendo un occhio, come fanno anche gli italiani. Questo atteggiamento suscita le proteste nel Nord ricco del continente dove finiscono per arrivare la maggior parte dei richiedenti asilo. Il ministro degli Interni tedesco avverte che la libertà di movimento all’interno dell’Europa non può durare a meno di un accordo su una politica comune in materia di asilo. Spinti dalla Commissione europea, i leader della Ue fanno malvolentieri primi passi in questa direzione. Hanno concordato di dividersi 32.000 richiedenti asilo. Solo Gran Bretagna, Austria e Ungheria non hanno aderito all’accordo. Il governo nazionalista slovacco accetterà solo 200 rifugiati, a condizione che siano cristiani. Ma invece di farsi prendere dal panico per una presunta invasione o di polemizzare su chi debba accollarsi il “peso” dei nuovi arrivati, l’Europa potrebbe considerare in modo favorevole il contributo che potrebbero dare. L’Europa ha bisogno dei migranti. La popolazione in età lavorativa è in continuo calo mentre il numero dei pensionati che i lavoratori europei debbono mantenere è in ascesa, sta andando in pensione la generazione dei baby boomers. Rifugiati giovani, capaci di lavorare sodo e di contribuire con le imposte alle casse dello Stato, sarebbero una cura ricostituente per le economie europee debilitate dal peso degli anziani. Potrebbero contribuire a spalmare su più spalle il peso dell’enorme debito pubblico con grandi vantaggi per l’attuale popolazione. Potrebbero fare i lavori duri che i giovani europei con più elevate aspirazioni rifiutano: raccogliere la frutta e prendersi cura degli anziani, per esempio. Molti hanno abilità professionali preziose che possono essere messe a frutto negli ospedali, nell’ingegneria o nel settore dell’informatica. Altri potrebbero diventare imprenditori. La migrazione è come avviare una azienda: è una impresa rischiosa che richiede un duro lavoro per ottenere risultati. La diversità e il dinamismo dei nuovi arrivati possono contribuire a far nascere nuove idee da cui dipende la futura crescita dell’Europa. La gente disperata e intraprendente non smetterà di arrivare in Europa. Invece di abbandonarli nelle mani di mercanti di esseri umani senza scrupoli che causano caos e morte in Europa e altrove, sarebbe meglio aprire corridoi umanitari legali e sicuri. La libertà di movimento nell’Ue funziona benissimo per i cittadini europei. La Svezia permette alle aziende di assumere lavoratori provenienti da tutto il mondo con un visto temporaneo di due anni, rinnovabile. L’Europa dovrebbe consentire alla gente di lavorare qui”.

1 commento:

  1. Parafrasando Croce:"Non possiamo dirci cristiani"
    Ciao, Aldo Ettore.
    Franca

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