Sociologicamente parlando – e non
solo - lo fanno da sempre. Anzi, i ricchi rubano. Sostiene infatti la signora
Hillary Rodham – quella che in arte fa meglio Hillary Clinton – che “In
tutto il mondo ci sono persone ricche che non contribuiscono alla crescita
delle loro nazioni. Anziché investire in scuole, ospedali e progetti di
crescita interna pensano soltanto a fare soldi”. Vi erano forse dei
dubbi in proposito? Quando il ventre molle del “ceto medio” non si era
esteso così tanto, a rubare erano solamente quelli che stavano più in alto, i
nobili ed i ricchi assieme. Cosa avrebbero potuto rubare i poveri? Oltre che al
puro sostentamento? Una volta che sociologicamente – non poi tanto – è stato “inventato”
il “ceto
medio”, a rubare ci si sono messi tutti quelli che prima non potevano
farlo. Ed i primi a capirlo di poterlo fare furono quelli della cosiddetta “casta”.
Cooptati nelle sfere del potere senza “arte né parte” come suol dirsi, non
trovarono di meglio che fagocitare tutto ciò che perveniva alle loro potenti,
fameliche fauci. Ora che la mobilità sociale si è spenta da un bel pezzo, l’unica
via per addivenire alla ricchezza, per quelli che stanno nel ventre molle del “ceto
medio”, è l’occupazione impropria ed indebita di uno scranno del
potere. In nome del popolo sovrano. Sociologicamente parlando sono i nuovi
ricchi che scroccano. Dalle finanze pubbliche. Con faccia tosta e da impuniti.
Scrive Francesco Merlo – la Repubblica, “Batman
e la banda degli onesti” -: (…). E cominciamo con i 14 consiglieri del
Partito democratico, che certamente non appartengono alla commedia né alla
farsa ciociara, non sono indagati, non si trimalcionizzano e non si travestono
da grecoromani. Anzi, al contrario dei fastosi e spudorati banditi del Pdl, non
si espongono e neppure si compromettono con il codice penale. Hanno infatti il
pudore di nascondersi, che in latino
- lo dico per restare in tema di
romanità classica - si dice latére, il cui frequentativo è
latitare. Dunque i 14 democratici, come i 5 dell'Italia dei valori, i 2 di
Rifondazione comunista, i 2 di Sel, i 6 dell'Udc, i 2 della Destra di Storace e
i 13 che fanno capo alla Polverini, "latitano", e di nuovo lo dico in
senso latino. Sono infatti solidali, di una solidarietà "economico
parametrale" direbbe un sobrio tecnico. Ecco i nuovi ricchi che
scroccano a spese del popolo sovrano. Senza ritegno alcuno, in nome di
un’ammucchiata totale e di quella italica regola del “tengo famiglia” che
giustifica ai loro occhi anche le lordure più criminali. Continua Francesco
Merlo nel Suo pezzo pregevole: Per noi, che invece sobri non siamo,
somigliano ai compari di fiera, quelli che sempre stanno al gioco perché nel
gioco hanno un interesse. Come diceva Marx, che ogni tanto torna ancora buono,
l'essere sociale non è determinato dalla coscienza, ma dal dato materiale. E
dunque non è importante quello che pensi, lo stare all'opposizione, il
richiamarsi a Gramsci, a San Francesco, a Gandhi, a Di Pietro, a Vendola, a
Bersani, alla retorica della legalità, al Santo padre, alla classe operaia o
alla dialettica hegeliana; conta solo quello che fai. Ed ecco il punto: non
fare è peggio che fare. (…). Ecco cosa ci insegna lo scandalo del Lazio: non
basta essere onesti per essere onesti, e non è un calembour. Anche l'onestà,
come si vede, può diventare complicità, l'onestà pirandelliana, l'onestà
dostoevskiana, l'onestà dei funzionari che onestamente supportano e fanno
funzionare il reato. Sono i colletti bianchi di Crapulopoli. Una volta
guadagnato l’accesso alla ricca dispensa del potere per il potere tocca
giocoforza allungare la mano, ché dico, le mani, e peccato che siano solamente
due. Ne avessero avute di più il rubare sarebbe stato più agevole e copioso. A
proposito dei ricchi che rubavano prima che arrivassero quelli del ceto medio a
contendere loro il “mazzicogno” – ché dalle mie parti è lo strafogarsi senza
ritegno alla faccia dei soliti “fessi” -, si raccontano storie
incredibili di cannibalismo familiare, ché fa il paio con il “familismo
amorale”, per il quale “i ricchi scroccano” a prescindere,
a cominciare dalle loro case. Nel ventre molle del cosiddetto ceto medio sono
comparse figure nuove che la sociologia più agguerrita e più avanzata non aveva
messo in conto. Ha scritto Guia Soncini – sul settimanale D del 18 di agosto
col titolo “Anche i ricchi scroccano”:
(…).
"…miliardari di sinistra, una contraddizione in termini".
"Ma che sciocchezza. Tu e il
tuo pauperismo vi meritate il manifesto dei ricchi di destra, la lista
elettorale "Vita Smeralda"".
"Oddio, esiste davvero? Non
farmi prendere colpi, lo sai che credo a tutto".
"Se non esiste, si stanno
preparando a crearla. Dovevi vedere Jerry Calà che spiegava come uscire dalla
crisi: la tv estiva è un covo di meraviglie, roba da non andare in vacanza per
non perdersela".
"È il Tremonti della seconda
vita di Forza Italia? Jerry?".
"Non sottovalutarlo. Tu lo
sapevi che la gente quest'anno non ha fatto vacanze costose perché Monti ha
creato un clima di "dàgli all'untore"? Se ti vedono che spendi soldi
ti guardano male. Ma Jerry cambierà tutto questo".
"Non ho capito: hanno fatto
un talk-show politico con Jerry Calà? Ma era lo stesso del quale mi hai mandato
la foto, con Lerner col vestito color gelataio e la faccia color
biscotto?".
"No, quello era molto meno
divertente, a parte il settore trucco e costumi. Questo era strepitoso, con la
Santanchè che suggeriva di uscire dalla crisi chiudendo Equitalia, Briatore che
diceva che i turisti non vengono più in Italia perché li molestiamo chiedendo
loro il passaporto, e un po' tutti che suggerivano di smettere di pagare le
tasse e spendere invece quei soldi facendo girare l'economia. Poi a un certo
punto è arrivato Matteo Marzotto: è stato un quarto d'ora a dire che c'è una
bruttissima crisi, ma lui è fortunato e non ne risente troppo; a quel punto il
conduttore, per essere ben sicuro, gli ha chiesto se per caso a causa della
crisi non dovesse saltare le vacanze".
"E lui ha detto che in
effetti pensava di risparmiare approfittando del tuo monolocale di
Fregene?".
"Lui era un po' imbarazzato.
Io sentivo molto la mancanza di uno di quei bei servizi di Floris sui poveri
che comprano il tonno non di marca, ci sarebbe stato alla perfezione".
"In effetti non si capisce
come, con un palinsesto così, tu possa aver deciso di partire. Certo, non
potevi sottrarti all'esigenza di studiare da vicino i ricchi di sinistra.
Peraltro non mi hai ancora spiegato come si riconoscono".
"È facile: dai bambini. Non
li senti mai dire "mamma" o "papà": chiamano i genitori per
nome". Ecco il punto: il ventre molle del “ceto medio” allargato a
dismisura ha consentito a quelli che prima non rubavano di rubare più
lestamente prima che il tempo concesso loro finisca. “Panta rei” diceva quel
bel tipo dell’Eraclito. Tutto scorre. Verso dove? Fino a quando? E per chi?