"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 26 febbraio 2012

Cosecosì. 9 Noi e l’Italia dopo Monti.


Ha scritto Alfredo Reichlin nell’interessante Suo editoriale - sul quotidiano l’Unità - che ha per titolo Noi e l’Italia dopo Monti: Questa discussione sul “dopo Monti” è veramente surreale. (…). Il “dopo Monti” consiste nell’impedire che la politica italiana torni ai vecchi giochi politici e personali, e invece nella necessità di mettere il Paese in grado di affrontare le grandi decisioni che devono essere prese. Le quali (c’è tra noi chi non lo capisce?) sono grandi davvero: e sono inedite, e sociali, e perfino morali, e riguardano il problema dei problemi: il posto dell’Italia nel mondo. Tutto qui. (…). Apriamo gli occhi. Con la globalizzazione e la finanziarizzazione dell’economia l’oligarchia dominante ha costruito un potere immenso che è molto più grande della potenza dei singoli Stati europei. E ciò è talmente evidente che anche i Capi di Stato europei attendono ansiosi ogni giorno di vedere quale sarà lo spread, cioè quale sarà la «libbra di carne» che questi nuovi Mercanti di Venezia chiedono alle nostre imprese, ai nostri salari, alle nostre pensioni per pagare le loro rendite. A un certo punto qualcuno dovrà pur dire che questi sono davvero strani mercati non sottoposti come tutti i mercati a regole certe e aperti a tutti. Sono giganteschi poteri con nome e cognome che non a caso il nostro premier è andato a trovare a New York o alla City per pregarli di prestarci un po’ di soldi (e, nelle condizioni date, ha fatto benissimo). Ma allora dovrebbe essere chiaro perché è così importante fare dell’Europa una grande potenza politica globale, capace di proporre una nuova Bretton Woods. E per fare questo che occorre impegnare la sinistra su tutti i fronti sui quali si promuove lo sviluppo umano. Lo sviluppo dell’essere piuttosto che la crescita dell’avere, dice Giorgio Ruffolo. E quindi abbiamo bisogno di una sinistra impegnata in qualcosa che non è l’abbattimento del capitalismo, né la fine dell’economia di mercato, ma non è nemmeno l’acquiescenza ai poteri dominanti. Fatevene una ragione. (…). Il passaggio politico attuale è veramente cruciale. Non mi stupisco affatto se viene avanti a questo punto una spinta potente a imporre per il “dopo Monti” un regime politico diverso da una democrazia parlamentare. Cioè un regime senza i partiti, ormai bollati dal Corriere della Sera e da gran parte dei “media” come la Casta. Tutti uguali. Io continuo invece a pensare che solo i partiti possono garantire (alla condizione che si rinnovino molto evidentemente) quella conquista grandissima che è il pluralismo, cioè una democrazia basata sulla sovranità popolare, e quindi sulla partecipazione alla vita statale anche della gente che nella società di oggi non conta nulla. Forse bisognerebbe cominciare a reagire più decisamente. In nome della verità. Perché la verità è che la “casta” sta proprio in quel nucleo di banche e di poteri forti che possiedono anche quasi tutte le tv e gran parte dei giornali. (…). Quel “Noi” del titolo è l’esplicito riferimento ed è la chiamata in causa per tutte quelle forze politiche del bel paese che si richiamano ai grandi temi della socialità ed alle irrinunciabili idealità della giustizia e dell’equità sociale che, in questo frangente molto difficile, soprattutto per le categorie sociali meno difese, devono divenire temi ed idealità irrinunciabili, poiché le categorie sociali più penalizzate necessitano d’essere ascoltate e difese affinché sia salvato quel livello decente di stato sociale che la crisi, innescata dalle ardite speculazioni finanziarie, mette oggigiorno a rischio. In pari tempo quelle forze politiche non possono evitare di avviare, e concludere nel più breve periodo, quel processo di rinnovamento che è non soltanto generazionale ma soprattutto etico e morale, poiché il dissesto finanziario dello Stato, le storture amministrative e lo svuotamento delle istituzioni trovano una molteplicità di protagonisti e responsabili che spaziano sull’intero panorama politico del bel paese. E l’abile commentatore non si nasconde dietro il dito, non crea cortine fumogene come nel peggiore stile di quella che è stata la politica politicante del bel paese, quando chiama in causa primariamente la parte politica alla quale fa riferimento che non ha saputo, o non ha potuto (perché mai?) realizzare una reale partecipazione alla vita statale anche della gente che nella società di oggi non conta nulla, per la qualcosa, senza ricordare del disgusto diffuso per le malversazioni e la corruzione dei tanti, tantissimi protagonisti della politica, quella gente si rifugia nel disinteresse e nell’apatia per la politica, per quella politica con la p al minuscolo. Intuisce, e non lo nasconde innanzitutto a sé stesso Alfredo Reichlin, che il rischio che si corre sia dietro l’angolo, appartato al momento e di basso profilo, in virtù del quale la politica italiana torni ai vecchi giochi politici e personali, ché sarebbe come perdere quella felice opportunità che la crisi ha offerto su di un piatto d’argento, ovvero d’esserci liberati della peggiore genìa politica che il bel paese abbia visto e sopportato nella sua storia unitaria. Scrive Laurent Joffrin sulla rivista MicroMega – numero 8/2011 pagg. 79/80 - nella Sua riflessione che ha per titolo “La sinistra fra Stéphan Essel e David Crockett”: “(…). Prima esisteva un asse principale attorno a cui ruotava gran parte della vita politica: la contrapposizione destra/sinistra. Oggi c’è un secondo asse che è quello che contrappone le élite – e coloro che le seguono – alle classi popolari. Di fronte a questa nuova dicotomia, la sinistra non riesce a prendere posizione, a volte fa credere di essere vicina alle élite a volte si sente più vicina al popolo. Questa oscillazione porta la gente a vedere la sinistra come qualcosa di organico al sistema. A loro volta i partiti sono considerati alla stregua di strutture deboli, staccate dalla realtà e soprattutto corrotte, il che spesso corrisponde al vero. La base elettorale poi è sempre più ristretta. (…). La gente vuole ormai una politica efficace, che realizzi delle cose concrete ma vede che la destra e la sinistra si succedono senza che ciò abbia un impatto reale sulla vita quotidiana dei cittadini. Allora nasce l’idea d’impotenza della politica e dei politici, che non sarebbero in grado di realizzare alcunché. (…). Così scrive Laurent Joffrin per una realtà che accomuna tutte le forze della “sinistra”, ovunque esse siano. Ed allora, quel “Noi” invocato e chiamato in causa da Alfredo Reichlin è un potente richiamo affinché ci siano scelte responsabili e decise della “sinistra” ovunque, affinché cessino in essa l’ambivalenza e l’incertezza affiorate nei decenni trascorsi, affinché sia sempre più chiaro da quale parte stare nello scontro odierno che vede contrapposti gli interessi divergenti dei gruppi umani che, nell’indistinta melassa o “poltiglia” sociale – quest’ultima definizione, secondo la felice intuizione del sociologo De Rita, ché la precedente è mia - creata artatamente dal capitalismo finanziario, trovava modo di acquietare gli spiriti e le anime con l’illusoria partecipazione ad un benessere diffuso che, alla prima occasione di crisi travolgente, si scioglie come neve al sole.   

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