Lo spettro dell’emme-emme-ti - Mmt - si aggira spaventevole per le disastrate contrade dell’intero globo terracqueo. Non è da considerare al pari del famosissimo spettro preannunciato in altri remoti tempi dall’uomo di Treviri. Al confronto è una cosacosì, una cosetta, tanto per dire e per fare colore. Ma sarà vero quanto appena asserito? Che l’Mmt è una cosacosì, tanto per dire, tanto per fare puro esercizio di alta dottrina e di speculazione spinta? Cosacosì, o così così? Comme ci comme ça, direbbero quegli imperdonabili snob dei cugini d’oltralpe, per significare quando le cose di questo mondo vanno proprio così così.? E cosa sarà mai questo emme-emme-ti, ridotto ad un acronimo che farebbe rizzare i capelli anche sulla testa dei calvi? Ce lo ha spiegato, come sempre brillantemente, Federico Rampini sul quotidiano la Repubblica con un lungo editoriale, che trascrivo di seguito in parte, che ha per titolo “E se la risposta alla crisi fosse stampare più soldi?”. Si succedono fulmini a ciel sereno. E tutto ciò di cui si è parlato da un bel pezzo a questa parte? È tutta carta straccia la teoria dominante dello spread, dei debiti sovrani, del default, del pil che deve essere così e non cosà, del deficit che più deficit non può essere perché, per come, per quanto… Bla, bla, bla. A questo punto arrivati trovo che avesse proprio ragione il sociologo tedesco Ulrich Beck in quell’editoriale che ha per titolo Il rischio globale che minaccia il capitalismo, editoriale pubblicato sul quotidiano la Repubblica e riportato nel post di questo blog del 6 di febbraio – sotto l’etichetta Capitalismoedemocrazia - che ha per titolo “La dinamica sociale e politica dell´insipienza”, quando scrive: A dominare è oggi la non conoscenza, che si presenta in diverse sfumature: dall´«ancora non si sa» (quindi una condizione superabile grazie a un impegno scientifico più massiccio e qualitativamente migliore) all´ignoranza volutamente coltivata, passando per l´insipienza consapevole, fino all´«impossibilità di sapere». Al confronto anche l´ironia socratica – «so di non sapere nulla» - appare inoffensiva. Siamo costretti a muoverci e ad affermarci in un mondo ove non abbiamo idea di tutto ciò che ignoriamo; ed è proprio da qui che nascono pericoli dei quali non sappiamo neppure con certezza se esistano o meno! Chiosavo in quella occasione: C’è un aspetto non secondario della crisi in atto che rimane taciuto, sotterraneo, e che non trova la forza ed il giusto spazio nei media per emergere a livello di consapevolezza collettiva: è la padronanza che i guru, ovvero i maestri della economia e/o della politica, hanno o non hanno dei meccanismi della crisi stessa e di come fronteggiarla adeguatamente. Ecco perché davo quel titolo al mio post. Si parlava per l’appunto di “insipienza consapevole”, per dirla con le parole dell’illustre sociologo.
(…). …dall'America una nuova teoria s'impone all'attenzione. Si chiama Modern Monetary Theory, ha l'ambizione di essere la vera erede del pensiero di Keynes, adattato alle sfide del XXI secolo. Ha la certezza di poter trainare l'Occidente fuori da questa crisi. A patto che i governi si liberino di ideologie vetuste, inadeguate e distruttive. È una rivoluzione copernicana, il cui alfiere porta un cognome celebre: James K.Galbraith, docente di Public Policy all'università del Texas e consigliere "eretico" di Barack Obama. (…). Il nuovo Verbo che sconvolge i dogmi degli economisti, assegna un ruolo benefico al deficit e al debito pubblico. È un attacco frontale all'ortodossia vigente. Sfida l'ideologia imperante in Europa, che i "rivoluzionari" della Modern Monetary Theory (o Mmt) considerano alla stregua di un vero oscurantismo. Quel che accade in questi giorni a Roma e Atene, l'austerity imposta dalla Germania, per i teorici della Mmt non è soltanto sbagliata nei tempi (è pro-ciclica: perché taglia potere d'acquisto nel bel mezzo di una recessione), ma è concettualmente assurda. (…). Perché il deficit pubblico nel Trattato di Maastricht non doveva superare il 3% del Pil? Perché nel nuovo patto fiscale dell'eurozona lo stesso limite è stato ridotto a 0,5% del Pil? Chi ha stabilito che il debito pubblico totale diventa insostenibile sotto una soglia del 60% oppure (a seconda delle fonti) del 120% del Pil? Quali prove empiriche stanno dietro l'imposizione di questa cabala di cifre? Le risposte dei tecnocrati sono evasive, o confuse. La Teoria Monetaria Moderna fa a pezzi questa bardatura di vincoli calati dall'alto, la considera ciarpame ideologico. La sua affermazione più sconvolgente, ai fini pratici, è questa: non ci sono tetti razionali al deficit e al debito sostenibile da parte di uno Stato, perché le banche centrali hanno un potere illimitato di finanziare questi disavanzi stampando moneta. E non solo questo è possibile, ma soprattutto è necessario. La via della crescita, passa attraverso un rilancio di spese pubbliche in deficit, da finanziare usando la liquidità della banca centrale. Non certo alzando le tasse: non ora. Se è così, stiamo sbagliando tutto. (…). Galbraith Jr. è solo il più celebre dei cognomi, ma la Mmt è una vera scuola di pensiero, ricca di cervelli e di think tank. (…). Oltre a Galbraith Jr., tra gli esponenti più autorevoli di questa dottrina figura il "depositario" storico dell'eredità keynesiana, Lord Robert Skidelsky, grande economista inglese di origine russa nonché biografo di Keynes. Fra gli altri teorici della Mmt ci sono Randall Wray, Stephanie Kelton, l'australiano Bill Mitchell. (…). Ma la vera forza della nuova dottrina viene dai blog. The Daily Beast, New Deal 2.0, Naked Capitalism, Firedoglake, sono tra i blog che ospitano l'elaborazione del pensiero alternativo. Hanno conquistato milioni di lettori: è una conferma di quanto ci sia sete di terapie nuove, e quanto sia screditato il "pensiero unico". La Teoria Monetaria Moderna è ben più radicale del pensiero "keynesiano di sinistra" al quale siamo abituati. Perfino due economisti noti nel mondo intero come l'ala radicale che critica Obama da sinistra, cioè i premi Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz, vengono scavalcati dalla Mmt. Stephanie Kelton, la più giovane nella squadra, ha battezzato una nuova metafora… ornitologica. Da una parte ci sono i "falchi" del deficit: come Angela Merkel, le tecnocrazie (Fmi, Ue), e tutti quegli economisti schierati a destra con il partito repubblicano negli Stati Uniti, decisi a ridurre ferocemente le spese. Per loro vale la falsa equivalenza tra il bilancio di uno Stato e quello di una famiglia, che non deve vivere al di sopra dei propri mezzi: un paragone che non regge, una vera assurdità dalle conseguenze tragiche secondo la Mmt. Poi ci sono le "colombe" del deficit, i keynesiani come Krugman e Stiglitz. Questi ultimi contestano l'austerity perché la giudicano intempestiva (i tagli provocano recessione, la recessione peggiora i debiti), però hanno un punto in comune con i "falchi": anche loro pensano che a lungo andare il debito crea inflazione, soprattutto se finanziato stampando moneta, e quindi andrà ridotto appena possibile. Il terzo protagonista sono i "gufi" del deficit. Negli Stati Uniti come nell'antica Grecia il gufo è sinonimo di saggezza. I "gufi", la nuova scuola della Mmt, ritengono che il pericolo dell'inflazione sia inesistente. Secondo Galbraith Jr. «l'inflazione è un pericolo vero solo quando ci si avvicina al pieno impiego, e una situazione del genere si verificò in modo generalizzato nella prima guerra mondiale». Di certo non oggi. Il deficit pubblico nello scenario odierno è soltanto benefico, a condizione che venga finanziato dalle banche centrali: comprando senza limiti i titoli di Stato emessi dai rispettivi governi. Ben più di quanto hanno iniziato a fare Ben Bernanke (Fed) e Mario Draghi (Bce), questa leva monetaria va usata in modo innovativo, spregiudicato: l'esatto contrario di quanto sta avvenendo in Europa.
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