"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 17 febbraio 2012

Lavitadeglialtri. 2 Quanto vale la vita di Yue Yue?


Mi accorgo che Lavitadeglialtri sembra quasi essere scomparsa dall’orizzonte di questo blog. Eppure essa, la vita degli altri, intendo dire, è una sorgente inesauribile, senza fine, di vissuti che, a raccontarli, sembra impossibile che si siano verificati. Devo molto, in questo senso, al giornalista de’ la Repubblica Giampaolo Visetti che, da quando è divenuto il corrispondente dall’impero celeste, ci fornisce, con le Sue sempre profonde ed argute corrispondenze, spaccati inediti da quel mondo lontano che si affaccia prepotentemente alla ribalta della Storia economica del secolo ventunesimo come potenza non ancora egemone ma che marcherà, e pesantemente, tutto il divenire della politica dell’intero globo terracqueo. Riprendo, frugando tra i miei ritagli, il foglio del settimanale D del quotidiano la Repubblica che riporta la Sua corrispondenza Ci salverà Yue Yue? per trascriverla di seguito in parte. Scrive Visetti ad un certo punto della Sua corrispondenza: Per la prima volta il paese riflette sul lato oscuro della sua nuova identità. La domanda più formulata è questa: - Come abbiamo potuto ridurci in queste condizioni? -. Sarà una identità nuova quella che i cinesi del secolo ventunesimo si apprestano a scoprire. La tristissima storia di Yue Yue sarà, come sempre accade per una storia nuova, un inedito nella vita di un popolo, come dei singoli. Da questa parte del globo terracqueo sono le storie, come quella di Yue Yue, che hanno marcato, e da un pezzo oramai, la coscienza collettiva e dei singoli, irrobustendola di una non scalfibile corazza di indifferenza e di abitudine alle cose distorte di questo mondo. Quella stessa domanda - Come abbiamo potuto ridurci in queste condizioni? –, che ora i discendenti dell’impero celeste iniziano a porsi, non ha avuto, invero, una risposta consapevole e responsabile dalle moltitudini che abitano questa altra parte del globo terracqueo poiché tanti, anzi tantissimi, sono stati negli anni gli affanni e le preoccupazioni che hanno assillato le loro menti e che hanno fatto prigioniere le loro coscienze, impegnate com’erano, menti e coscienze, a perseguire quell’illusorio progresso materiale che in pari tempo ha svuotato di tanta parte di umanità le loro stesse vite. Riporta il professor Umberto Galimberti, all’inizio del Suo “Europa, nel nome il suo destino?”, una riflessione di Martin Heidegger: “Ciò che è veramente inquietante è che non siamo capaci di raggiungere, attraverso un pensiero che non sia solo calcolante, un confronto adeguato con ciò che sta emergendo nella nostra epoca”. E l’epoca del grande filosofo tedesco è quella segnata dalla data di nascita sua a Meßkirch, il 26 di settembre dell’anno 1889, a quella della sua dipartita avvenuta in Friburgo il 26 di maggio dell’anno 1976. Un tempo invero lontano assai dagli sconvolgimenti  e dagli affanni degli esseri umani di questo primo decennio del secolo ventunesimo. Per concludere quella Sua interessante analisi scrive il professor Galimberti: “(…). Può essere che il ciclo dell’Occidente, la cui potenza ha dominato il mondo per secoli, sia prossima alla sua fine. E magari proprio a causa di quel valore, il denaro, che l’Occidente ha eretto a generatore simbolico di tutti i valori, facendo dipendere la vita di tutti noi da quell’unico indicatore, che è giunto persino a rendere insignificante qualsiasi forma di pensiero che non si risolva, come ci ricorda Heidegger, al puro calcolo, al semplice far di conto. Se questo è vero, forse la via d’uscita non è rincorrere i numeri del mercato che quotidianamente riempiono le pagine dei nostri giornali e gli schermi della televisione, ma resuscitare tutti i valori soppressi da quell’unico valore che è il denaro. Ma come possiamo farlo se il nostro pensiero è ormai ridotto a pensare calcolante, e più non conosce altre forme di pensiero e tantomeno sentimento?”. Questo per l’Occidente secondo il pensiero profondo del professor Galimberti. È molto presto, ancor’oggi, che pervengano e diventino diffuse queste maturazioni del pensiero in quello che fu definito l’impero celeste, poiché la Storia degli umani, di tutti gli umani, deve percorrere necessariamente, implacabilmente e lentamente - a meno che non subentrino sobbalzi della Storia improvvisi e violenti un tempo detti rivoluzioni - tutta la sua parabola, e salire e ridiscendere, scartare e svoltare nel suo percorso, per come la Storia stessa impone. Non esistono scorciatoie. Ed il popolo di quello che fu l’impero celeste deve conoscere tutte le fasi della Storia umana, prima da produttore per gli altri di manufatti senza regole e controlli, per come sono stati nella loro storia anche i mercati del consumo divenuti maturi solo in seguito, a consumatore ora delle proprie merci per come l’ansia e la ricerca del benessere – ma di quale benessere? – impone ad essi come lo impone a tutti gli altri gruppi di esseri umani.

Yue Yue ha due anni. Passa il tempo nel mercato di Foshan, nel Guangdong. I genitori gestiscono una piccola lavanderia. Di notte i materassi prendono il posto dei panni e delle assi da stiro. Tutti i vicini tengono d'occhio Wang Yue, detta Yue Yue, mentre la madre serve i clienti. Una mattina non accade e la bambina va alla scoperta del mondo. Vaga per un po' lungo la strada. Poi, attratta da un banco di frutta, attraversa. L'impatto contro un furgone è tremendo. Yue Yue, morbida come una matassa di lana, rimane schiacciata sotto le ruote. L'autista, per liberarsi la via, non esita a passarle sopra due volte. Infine prosegue, come se avesse schiacciato una scatola. Trascorrono alcuni minuti, poco meno di dieci. Davanti alle telecamere a circuito chiuso del mercato, che registrano la scena, transitano una ventina di passanti. Guardano il fagotto isolato in una pozza di sangue, accennano a fermarsi. Ognuno tira diritto per la propria strada. I lamenti della bambina si fanno già più flebili quando sopraggiunge un pulmino. Non fa in tempo a deviare, o a frenare, e schiaccia Yue Yue un'altra volta. Immagini impressionanti: una piccola folla, radunata sul marciapiede, assiste alla tragedia. La bambina viene trascinata per alcuni metri sotto il minivan, impigliata all'asse con una gamba. Si stacca, il veicolo sterza, accelera e se ne va, come se si fosse liberato del cadavere di un cane. Yue Yue giace immobile. Nessuno alza un dito e gli spettatori si disperdono. Trascorre un quarto d'ora, diciotto persone sfiorano la bambina senza fermarsi. Si avvicina una vecchia. Era poco lontana, intenta a frugare tra i sacchi dei rifiuti per trovare qualcosa da mangiare. La vagabonda si china, raccoglie il corpo martoriato di Yue Yue e l'abbraccia, senza badare al sangue che le macchia gli stracci. Avverte il suo respiro, chiama aiuto e aspetta i genitori, che accorrono in lacrime. (…). Mentre scrivo (la corrispondenza è del 5 di novembre 2011 n.d.r.), Yue Yue è in coma, irreversibile secondo i medici di Guangzhou. Quando la sua storia verrà letta potrebbe essere già morta, o ridotta allo stato vegetativo. Cinque milioni di internauti hanno guardato online le immagini della tragedia. I due autisti sono stati arrestati. I medici hanno affermato che se la bambina fosse stata soccorsa subito, sarebbe salva. Per la prima volta il paese riflette sul lato oscuro della sua nuova identità. La domanda più formulata è questa: - Come abbiamo potuto ridurci in queste condizioni? -. (…).


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