"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 30 marzo 2019

Riletture. 79 «Il dubbio è un interrogativo rivolto a Dio».


Tratto da “Chi non ha fede dubita di Dio chi crede dubita di se stesso”, intervista al pastore Valdese Paolo Ricca (Torre Pellice, 19 gennaio 1936) a cura di Antonio Gnoli pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 30 di marzo dell’anno 2014: (…). Da dove nasce la fede? «Non nasce dalla paura della morte né dall’incertezza del futuro. La fede è un viaggio che non si conclude nell’arco di una vita. Quando inizia la fede comincia anche l’inquietudine. La fede rende inquieti ma non dubbiosi»
Che differenza c’è? «Il dubbio è un interrogativo rivolto a Dio. L’inquietudine è dubitare di se stessi, di ciò che si sta facendo, di quale società si intenda costruire, quale eredità lasciare ai propri figli. Da questo punto di vista, Dio diventa certezza. E non si sa perché».
Dio chiama, misteriosamente, come sperimenta Abramo. «E lui non può che rispondere. Perché la chiamata di Dio è più forte di tutte le obiezioni possibili».

venerdì 29 marzo 2019

Riletture. 78 «Uno scempio di vite, di culture, di dignità».


Tratto da “La retorica dei diritti disumani” di Gustavo Zagrebelsky, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 29 di marzo dell’anno 2017: Chi oserebbe negare che nella “età dei diritti”, che diciamo essere la nostra e che ha proclamato la felicità non come compito morale dell’uomo virtuoso, secondo l’etica antica, ma niente di meno che come diritto universale: chi oserebbe negare che la povertà, l’analfabetismo, la schiavitù, la violenza, le persecuzioni, la tortura, le sparizioni dei non integrati e degli oppositori, le migrazioni forzate, l’ammassamento di milioni di persone in slum e bidonville, lo sfruttamento, le desertificazioni, siano oggi diffusi su larga scala e, sommandosi, colpiscano innocenti in misura che forse mai si è conosciuta in passato?

mercoledì 27 marzo 2019

Memoriae. 09 «Guardo il mondo globalizzato».


Questa “memoria” risale nel tempo al martedì 10 del mese di ottobre dell’anno 2006. Dal mondo “globalizzato” non ci giungevano ancora le sue tragiche storture, era tutto un gioire, o solamente uno sperare nelle nuove prospettive che la globalizzazione del mondo, realizzata selvaggiamente dalla finanziarizzazione del capitale, avrebbe di lì a poco saputo e potuto realizzare. Non si era ancora arrivati ai prodromi di quella che sarebbe stata la “grande crisi”, quella “stagnazione” (secolare) che in pochi intravvedevano al tempo. Soltanto uno “spirito” alto avrebbe potuto non guardare, come spigolando attraverso uno spiraglio, ma vederci davvero dentro a quel tempo oramai andato. Ha scritto Curzio Maltese in tempi più recenti – il primo di aprile dell’anno 2016, un decennio dopo insomma – in “Il moralismo dei ricchi che incolpano i poveri della povertà” pubblicato sul settimanale “il Venerdì”: (…). La ricchezza è un merito, la povertà è colpa. Fine del dibattito. In pochi anni il potere ha cambiato paradigma e racconto. Negli anni Ottanta il modello era la cicala. Il messaggio era che tutti potevamo essere ricchi, bastava volerlo sembrare.