Ha scritto Michele Serra sul
quotidiano la Repubblica del 28 di marzo – ne’ «L’amaca» -: L’altra
sera, mentre mangiavo in autogrill, le news che scorrevano a rullo su un video
mi informavano, ogni tre minuti circa, della rottura tra Balotelli e una certa
Fanny. Il mio compagno di viaggio ha confermato: aveva saputo poco prima di
quel grave fatto sentimentale alla stazione di Milano, anche lui occhieggiando
uno dei tanti video che trasmettono pubblicità e notizie in briciole, e
rilucendo attirano i nostri sguardi di falena. Fino a pochi anni fa tenersi al
corrente di queste faccende di cuore o di letto era facoltativo: bisognava
acquistare rotocalchi specializzati e autorevoli. Cioè pagare. Oppure frequentare
barberie o sale d’aspetto dentistiche, di solito fornite di quel genere di
pubblicazioni. Oggi sapere di Balotelli e Fanny è, in un certo senso,
obbligatorio. Gratuito e obbligatorio. Per non saperlo, di Balotelli e Fanny,
bisognerebbe chiudersi in casa al buio e con un paio di cuscini sulla testa; o
rifugiarsi nelle foreste canadesi, a vivere in una capanna di tronchi. Facendo
però attenzione, in Canada, a non guardare il cielo: potrebbe passare un
biplano con la scritta “Avete saputo di Balotelli e Fanny?”.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
domenica 30 marzo 2014
mercoledì 26 marzo 2014
Cosecosì. 73 Berlinguer e la politica alta.
La politica “alta”. Che si
contrappone alla politica stagnante, intenta sempre e solamente all’occupazione
del potere per il potere. E che diviene, quest’ultima, la politica fatta per
l’occupazione del potere per il potere, la vera ed unica espressione concreta
dell’”antipolitica”.
L’”antipolitica”.
Che è divenuta fattore determinante affinché la “crisi” mordesse per come
morde. Di più ancora laddove la politica “alta” è divenuta da tempo oramai
passato un lontano, pallidissimo ricordo. Come nel bel paese. Ha lasciato scritto Stephane
Hessel sul quotidiano la Repubblica del 20 di aprile dell’anno 2013 – “Indignarsi non basta” -: Ai
miei amici ripeto sempre la stessa cosa: se volete combattere i problemi, se
volete che le cose cambino, nelle democrazie istituzionali nelle quali viviamo
il lavoro deve essere fatto con l’aiuto dei partiti. Perfino coi loro difetti,
le loro imperfezioni, le loro insufficienze. Ognuno di noi deve trovare il
partito più vicino alle proprie preoccupazioni, il più disposto ad appoggiare
le proprie rivendicazioni, ed entrare a farne parte. Non ci si deve illudere.
Non ne troverete mai uno, neppure uno, che coincida al cento per cento con la
vostra linea. Ma le cose stanno così, questo fa parte del gioco. Trovate che
non abbiano abbastanza vigore? Che non siano abbastanza determinati? Non
dimenticate che siete voi che potete infondere loro quel vigore e quella
determinazione.
martedì 25 marzo 2014
Cosecosì. 72 Europa, Europa.
Scrive oggi Adriana
Cerretelli sul quotidiano “Il Sole 24 Ore”– “L'Europa dilaniata tra ribellismo ed egoismi” -: E
allora Europa perché, per fare che cosa e andare dove? E, poi, si può amare un
riformatorio? Prolifera sul ribellismo popolare, scatenato dal rigore cieco che
ha bloccato la crescita e distrutto lavoro, l'euroscetticismo che spadroneggia
a Sud. A Nord invece si alimenta di egoismi e istinti difensivi: la vecchia
paura del club-Med, il terrore di dover pagare di tasca propria, via la moneta
unica, l'irresponsabilità degli altri. Euroscetticismo, in breve, fa rima con
incomunicabilità: soprattutto culturale. Debito in tedesco significa colpa, in
greco fiducia: due mondi agli antipodi eppure due concetti entrambi compatibili
con quella parola: dipende da come si maneggiano i debiti. Sarebbe
semplicistico però spiegare la rivolta con la sola emergenza euro. Il disagio
viene da più lontano, ha radici più profonde.
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