Da “Come sconfiggere le corporazioni che frenano l`Italia” di Alessandro
De Nicola, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 4 di gennaio dell’anno
2012: È perché ogni città è divisa in arte o in tribù, debbe tenere conto di
quelle università, raunarsi con loro qualche volta, dare di sé esempli di
umanità e di munificenzia». Così insegnava Machiavelli al XXI capitolo del
Principe: chi governa deve rapportarsi con le lobby, dando esempi di umanità e
munificenza. Da allora le cose non sono cambiate troppo e la questione dell`influenza
dei gruppi di interesse sulla politica è ormai centrale per tutte le società
occidentali. (…). Ma come è possibile che le democrazie liberali siano
diventate vittime di questo mal sottile, che corrode il buon funzionamento
dell`economia e le stesse basi del suffragio universale, anteponendo
all`interesse della stragrande maggioranza dei cittadini quello di un ristretto
numero di persone? Teoricamente la situazione non è difficile da spiegare e
meglio di tutti lo hanno fatto due grandi economisti americani, Gordon Tullock
e James Buchanan, fondatori della scuola cosiddetta di Public Choice. Il punto
di partenza di questo filone di studi è che pare irrealistico immaginarsi due
mondi distinti, uno dell`economia motivato dalla ricerca (legittima) del profitto
ed un altro della politica guidato da motivi altruistici. Politici e burocrati
sono altrettanto determinati nelle loro azioni dalla logica della
massimizzazione del profitto che assume per essi una triplice forma: denaro,
potere, prestigio. Il trio è indissolubilmente legato, perché il denaro può
servire per scopi privati (e in questo caso è spesso legato a fenomeni di
semplice corruzione) o per ottenere la rielezione e quindi potere. Il potere e
il denaro sono la via per il prestigio il quale serve per avere più influenza e
così via. Il deputato ha in mente la sua prossima rielezione (e, in casi
miserabili, il suo vitalizio), il resto viene dopo, soprattutto in un`era
post-ideologica come la nostra. E chi è in grado di assicurare questa triade di
benefici al politico-burocrate o, peggio, minare il potere e il prestigio che
già possiede? L`opinione pubblica? No, le lobby. (…). Prendiamo la categoria
degli spazzacamini: alla generalità dell`elettorato poco interessa se il numero
degli appartenenti alla corporazione è chiuso e prevede alte tariffe minime.
Certo, i possessori di camini si infastidiranno un po’, ma il loro voto non
sarà determinato da una legge in proposito. Per i 20.000 spazzacamini della
Londra di Mary Poppins e per le loro famiglie, invece, la questione è
essenziale e sono ben disposti a dirottare i loro voti (che messi tutti insieme
fanno un pacchetto che può far vincere un’elezione) e le risorse finanziarie
dell` antica corporazione verso quei deputati e partiti sensibili alle loro istanze.
(…). Ora, a meno che non si sia un parlamentare sponsorizzato dall`associazione
degli idraulici (una lobby anch’essa) , che vede nel mercato della pulizia dei
camini un terreno di caccia per i propri iscritti (sempre di tubi si tratta),
perché qualcuno dovrebbe darsi la pena di mettersi nei guai?
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
mercoledì 4 gennaio 2017
martedì 3 gennaio 2017
Scriptamanent. 57 “I Maestri e l’arte del giudizio”.
“(…). Un maestro ti aiuta a
conquistare uno stile, ovvero il contrassegno di quello che sei in quello che
fai. Possedendo e mostrando il suo ti aiuta a conquistare il tuo. I grandi
maestri (…) arano a fondo nel terreno dell’umano, sono primitivi e inattuali,
non si gingillano con le cose senza peso, escono e fanno uscire dal quotidiano,
non fermano quando li si incontra, né inducono a fare la loro strada, ma
invogliano a cercare liberamente ognuno la sua e percorrerla. (…)”.
Tratto da “ Essere insegnanti, divenire
maestri” di Raniero Regni su “ School in Europe”.
Da “L’arte del giudizio” di Franco Marcoaldi, intervista al professor Carlo
Ossola - filologo e critico letterario,
professore presso il Collège de France di Parigi - pubblicata sul quotidiano la
Repubblica del 3 di gennaio dell’anno 2013:
(…). Professore, partirei da un’annotazione di carattere linguistico. Giudicare, in questo nostro caso, non significa emettere una sentenza. Il vocabolario del giudizio qui si apre piuttosto alla critica: il giudice si fa critico, esercita la facoltà di separare, scegliere, decidere.
(…). Professore, partirei da un’annotazione di carattere linguistico. Giudicare, in questo nostro caso, non significa emettere una sentenza. Il vocabolario del giudizio qui si apre piuttosto alla critica: il giudice si fa critico, esercita la facoltà di separare, scegliere, decidere.
lunedì 2 gennaio 2017
Paginatre 61 “Reliquie per l'anno nuovo”.
“A torto si lamentan li omini della fuga del
tempo incolpando quello di troppa velocità, non s’accorgendo quello esser di
bastevole transito; ma buona memoria, di che la natura ci ha dotati, ci fa che
ogni cosa lungamente passata ci pare esser presente”. (Leonardo da
Vinci ). Buon anno.
Da “Reliquie
per l'anno nuovo” (2009) di Umberto Eco, riportato in “Pape Satàn Aleppe” –
alle pagg. 284/286, “La nave di Teseo” editrice (2016), pagg. 469, € 20 -: Armando
Torno, sul 'Corriere della sera' del 3 gennaio scorso, si intratteneva non solo
sulle reliquie sacre ma anche su quelle laiche, dalla testa di Cartesio al
cervello di Gorkij. Quello di conservar reliquie non è, come si crede
comunemente, un vezzo cristiano, ma è stato tipico di ogni religione e cultura.
Gioca nel culto delle reliquie una sorta di pulsione che definirei
mito-materialistica, per cui si può ritrovare qualcosa del potere di un grande
o di un santo toccando pezzi del suo corpo, dall'altro un normale gusto
antiquario (per cui il collezionista è disposto a spendere capitali non solo
per avere la prima copia edita di un libro famoso, ma anche quella appartenuta
a una persona importante) e infine (come accade sempre più spesso nelle aste
americane) i 'memorabilia' che possono essere sia i guanti (veri) di Jacqueline
Kennedy sia quelli (falsi) indossati da Rita Hayworth in 'Gilda'. Infine c'è il
fattore economico: il possesso di una reliquia famosa era nel Medioevo una
preziosa risorsa turistica perché attraeva flussi di pellegrini, così come oggi
una discoteca nell'entroterra riminese attrae turiste tedesche e russe. D'altra
parte ho visto molti turisti a Nashville, Tennessee, venuti per ammirare la
Cadillac di Elvis Presley. E dire che non era l'unica, perche ne cambiava una
ogni sei mesi. Forse preso da quello spirito natalizio di cui dicevo nella
scorsa Bustina, all'Epifania, invece di andare (come tutti) su Internet per
intercettare filmini porno, essendo di spirito umorale e bizzarro ho deciso di
navigarvi alla ricerca di reliquie famose. Per esempio, ora sappiamo che il
capo di San Giovanni Battista è conservato nella Chiesa di San Silvestro in
Capite a Roma, ma una tradizione precedente lo voleva nella cattedrale
d'Amiens. Comunque il capo custodito a Roma sarebbe senza la mandibola,
conservata nella cattedrale di San Lorenzo a Viterbo.
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