Da “Balle
spaziali” di Marco Travaglio, su “il Fatto Quotidiano” del 5 di settembre
dell’anno 2015: Ormai vale tutto. Anche riabilitare, come fa il presidente del
Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi,“il Berlusconi prima maniera” perché
“parlava di cose che interessavano gli italiani”, mentre “ora non fa altro che
parlare di Italicum”. Ora, a parte il fatto che non risultano dichiarazioni di
B. sull’Italicum (ultimamente s’è occupato di Milan, e anche di Rai in tandem
con Renzi), se B. ne parlasse sarebbe perché l’ha scritto metà lui tramite
Verdini e metà Renzi tramite la Boschi. Ma soprattutto:quale sarebbe il
B.“prima maniera” da rivalutare? Quello che parlava con Dell’Utri di
stallieri,con Mangano di cavalli, con Previti di giudici e sentenze in saldo,
con Gelli di grembiulini e compassi, con Craxi e Squillante di conti offshore
comunicanti in Svizzera?O quello che nel gennaio’94, prima di scendere in
campo, trasformò le sue tv e i suoi giornali in un gigantesco comitato
elettorale e cacciò Montanelli dal Giornale perché non voleva trasformarlo in
house organ di Forza Italia?O quello che,vinte le elezioni e salito al governo
per la prima volta, tentò di nominare Previti ministro della Giustizia e si comprò
la maggioranza al Senato (che non aveva) nominando ministro Tremonti e
sottosegretario, eletti contro di lui nel Patto Segni e nel Ppi? E appena
insediato a Palazzo Chigi occupò la Rai licenziando anzitempo il Cda dei
Professori,poi impose il decreto Biondi
che vietava le manette ai tangentari per evitare l’arresto di suo fratello e
dei suoi manager per le mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, poi varò il
condono edilizio e quello fiscale, poi fu inquisito per le Fiamme Sporche e
scatenò la guerra termonucleare contro il pool Mani Pulite e quella dei dossier
contro Di Pietro?Quello che, rovesciato da Bossi, fece lapidare anche lui dalle
sue tv e, dopo aver scelto come premier del nuovo governo tecnico il suo ex
ministro Dini, gridò al “ribaltone” e diede del “golpista” al presidente
Scalfaro? Ci dica, Renzi, ci dica. Ormai vale tutto. Anche proclamare, come fa il presunto ministro
dell’Interno Angelino Alfano contro l’amnistia del Papa:“I detenuti devono scontare
interamente la pena”. Sagge parole, se non venissero da chi nel 2006 votò
insieme al centrosinistra (tranne Di Pietro e il P-cdi) il più ampio e
indiscriminato indulto della storia della Repubblica,e poi tutti e quattro i
decreti svuota carceri dell’ultimo quinquennio: grazie ai quali un condannato,
per finire in galera, deve totalizzare una pena superiore a 5 anni, cioè deve
scannare qualcuno. Se invece si limita a rubare, rapinare, spacciare, molestare
o lucrare sui clandestini come scafista, non finisce dentro neppure se
insiste.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
lunedì 5 settembre 2016
sabato 3 settembre 2016
Scriptamanent. 39 “Lasciamo entrare i barbari alle porte”.
Da “Lasciamo
entrare i barbari alle porte” di Philippe Legrain - economista e scrittore –
pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 3 di settembre dell’anno 2015: “I
barbari hanno aperto una breccia nel muro. L’Europa è invasa. Sono a rischio la
nostra civiltà e la nostra prosperità. È questa l’essenza dell’ondata di panico
morale scatenata dai richiedenti asilo indesiderati che questa estate hanno
stretto in una morsa l’Europa. Ma invece di considerare questi coraggiosi e
avventurosi nuovi arrivati come una minaccia, gli europei dovrebbero
considerare con favore il contributo che potrebbero dare. Finora nel 2015 circa
340.000 persone hanno tentato di entrare senza permesso nell’Unione europea. In
tutto il 2014 sono stati 280.000. L’Unione europea ha 28 Paesi con una
popolazione di 508 milioni, gli immigrati indesiderati di quest’anno sono
quindi pari allo 0,07% della popolazione. Statisticamente, in una folla di 1500
persone solo una sarebbe un immigrato clandestino. La maggior parte di coloro
che cercano rifugio in Europa provengono dalla Siria, dall’Afghanistan e
dall’Eritrea. I siriani fuggono da una sanguinosa guerra civile e dal barbaro
eccidio a opera dei miliziani dello Stato Islamico. L’Afghanistan è sconvolto
dalla violenza dei talebani con i loro alleati di al Qaeda e gli esponenti
locali dell’Isis. L’Eritrea vive sotto una brutale dittatura. L’Agenzia per i
rifugiati delle Nazioni Unite, Unhcr, riconosce che è in corso la più grande
crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Ma riguarda soprattutto Paesi
al di fuori della prospera e sicura Europa. Sei rifugiati su sette approdano
nei Paesi poveri. La Turchia ospita 1.600.000 rifugiati rispetto al milione e
mezzo di tutta l’Europa. Il minuscolo Libano ha accolto 1.200.000 rifugiati,
oltre un rifugiato ogni quattro abitanti. Nel frattempo la Gran Bretagna sembra
percorsa da un attacco isterico per i 3.000 rifugiati accampati a Calais. Il
numero di persone che cercano rifugio in Europa è modesto anche in rapporto ai
molti milioni di europei sfollati e rifugiati all’estero dopo la seconda guerra
mondiale e ai milioni costretti a lasciare la propria casa dopo il crollo del
comunismo e le guerre nell’ex Jugoslavia negli anni 90. Come dimenticano in
fretta gli europei!
venerdì 2 settembre 2016
Capitalismoedemocrazia. 56 “La sapete quella del lampione? Una barzelletta spiega la crisi”.
Scriveva Jean-Paul Fitoussi in “La sapete quella del lampione? Una
barzelletta spiega la crisi”, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 2
di settembre dell’anno 2013: Viviamo in tempi irragionevoli, nei quali
la più grande miseria vive accanto alla più grande ricchezza e ciascun Paese è
un modello in scala del mondo, diviso in diversi livelli di povertà. Una parte
della popolazione dei Paesi sviluppati, ancora piccola ma crescente, è in
pericolo. Trova difficile accedere alla sanità e dipende dalla carità altrui
per nutrirsi, vestirsi o dormire. Il numero di lavoratori poveri continua ad
aumentare: vivono in auto, oppure occupano alloggi malsani. Significa che i
nostri sistemi non sono più in grado di garantire la sopravvivenza di tutta la
popolazione? (…). È dunque tutto irragionevole quel che accade al mondo oggi:
il livello di disuguaglianza e quello di disoccupazione, la massa delle
carriere interrotte, il numero incredibile di persone che non riescono nemmeno
ad avviarne una o di quanti si arenano a qualche anno dalla pensione, l' enormità
delle fortune accumulate, l'oscenità di alcune remunerazioni, l'insicurezza
generalizzata che regna nei Paesi ricchi. Siamo diventati più egoisti, o ci
siamo abituati a questa evoluzione del nostro ambiente avendo perso la speranza
di poterlo cambiare? (…). Da tempo, seguendo il pensiero dominante,i poteri
pubblici hanno puntato i riflettori sulla stabilità dei prezzi quale obiettivo
della politica economica - che dovrebbe anche consentire la massima crescita
del Pil - e sulla teoria dei mercati concorrenziali per legittimare la propria
azione. Si sa quel che è accaduto. La stabilità dei prezzi si è rivelata
compatibile con la massima instabilità economica e finanziaria. La crescita del
Pil si è accompagnata a una profonda miseria sociale e la deregolamentazione
dei mercati è stata il preludio al loro peggior funzionamento dai tempi della
crisi degli anni Trenta. Non erano stati accesi i lampioni giusti e si è
cercato di agire a partire da una rappresentazione teorica del mondo che non
aveva molto a che fare con il mondo reale, fissando obiettivi relativamente mal
misurati (il Pil, per esempio) e non veramente importanti per le società. Come
la luce delle stelle morte ci arriva ancora molto tempo dopo la loro fine,
quella di teorie invalidate a più riprese dai fatti continua a espandersi. Una
società composta di folli razionali sarebbe una società spietata, di diffidenza
generalizzata e di continua paura. (…). È giunto il momento di valutare le
conseguenze delle politiche che i nostri governi portano avanti riguardo a
questi due obiettivi maggiori: il benessere e la sostenibilità. (…). Mi sembra
che le politiche di austerità condotte attualmente in Europa influiscano
negativamente sia sul benessere sia sulla sostenibilità. L' irragionevolezza e
la cecità hanno progressivamente costruito il mondo poco ospitale nel quale
viviamo oggi. Tranne qualche eccezione, continuiamo ciò nonostante ad agire
come se ci trovassimo nel mondo di prima, come se le crisi che abbiamo
attraversato una dopo l'altra non fossero che parentesi destinate a richiudersi
al piú presto. Onestamente, possiamo ancora credere a questa chimera?
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