Da “La
socialdemocrazia è finita. Scioperare contro la Merkel” di Salvatore
Cannavò, intervista a Maurizio Landini su “il Fatto Quotidiano” del 15 di
luglio 2015: “La socialdemocrazia non esiste più. Completamente allineata alla
Germania di Angela Merkel. Servirebbe un’altra idea per contrastare il
fanatismo rigorista. Se fossi in Grecia proclamerei uno sciopero contro la
Germania e la sua pretesa di far pagare ai più deboli”. (…). Come giudica
quello che è avvenuto? “Siamo di fronte a un fatto politico preciso: la Grecia
ha provato, anche con l’uso del referendum, a negoziare una riduzione del
debito e la possibilità di aprire in Europa una fase diversa. Però si è trovata
da sola. La piccola Grecia contro Bce, Fmi, Germania, socialdemocrazia. Si è
trovata di fronte a un blocco compatto”. Che tipo di blocco? “È come se si
fosse rifondata l’Europa su un sistema di cambi fissi che come è noto rafforza
chi è più ricco. Con il rischio evidente non solo di produrre il brutto accordo
per la Grecia, ma la fine di un ’Europa sociale che non sia fondata solo sulla
moneta”. In questo blocco mette anche la sinistra? “Il fronte socialdemocratico
e progressista si è rivelato inesistente. La socialdemocrazia è di fatto
sparita, basti pensare alla Spd che pensa di appoggiare la Merkel alle prossime
elezioni. Solo i socialisti francesi hanno provato a giocare un ruolo ma in
modo molto timido. Una stagione storica si è conclusa e a rischio vedo la
stessa tenuta dell ’Europa per come l’abbiamo conosciuta e pensata”. Nessuna
critica ad Alexis Tsipras? “Tsipras ha cercato in ogni modo di negoziare. Che
poteva fare? Nelle trattative servono i rapporti di forza. Mi sembra la vittima
di una concezione fanatica del rigore e non ha avuto alcun sostegno come
dimostra il governo italiano e la Spd tedesca. Non mi sento di fare una colpa a
ciò che il governo greco sta facendo perché nelle condizioni date ha cercato di
fare il massimo. Il problema è cosa succede in Europa”. E cosa succede? “Che il
re è nudo. La miopia di chi in modo fanatico ha umiliato la democrazia in
Grecia apre la strada al pericolo di tenuta complessiva della democrazia in
Europa. Noi l’abbiamo già vissuta questa fase, con la lettera della Bce e il
taglio delle pensioni, il superamento dei contratti nazionali, la messa in
discussione dello Statuto”. Eppure Renzi dice di aver giocato un ruolo
positivo. “Se voleva giocare un ruolo doveva chiedere agli Usa, alla Cina, al
Fmi, una Conferenza internazionale sul debito in Europa. Non possiamo più
continuare a pagare interessi oltre le nostre possibilità, il debito va
rinegoziato. In questo contesto c’era uno spazio. L’Italia, invece, si vanta di
aver già fatto i compiti a casa mentre invece ci stiamo uccidendo con le nostre
stesse mani”. Come giudica la reazione del sindacato europeo? “Non ha
consapevolezza di quello che sta avvenendo, non coglie la conclusione
dell’esperienza storica della socialdemocrazia. Ma c’è anche una insufficienza
dell’azione sindacale a livello europeo. Serve una iniziativa europea visto che
siamo in presenza di 25 milioni di disoccupati”. Cosa farebbe di fronte a un
piano come quello che dovrà presentare Tsipras? “Farei uno sciopero contro la
Germania e chi ha voluto quel piano perché la Grecia è la vittima di quella
trattativa. E nessuno ha mosso un dito”. C’è chi dice che Tsipras ha tradito il
referendum. “Chi lo dice deve essere onesto nel dire che Tsipras non ha mai
chiesto di uscire dall’euro. Non hanno ottenuto il risultato? È vero, ma spetta
al popolo greco decidere. Non serve fare i grilli parlanti”.
Da “Con la
Grecia perde tutta la sinistra” di Antonio Ingroia, su “il Fatto
Quotidiano” del 16 di luglio 2015: Di fronte all`esito della trattativa fra
Tsipras e la Troika, profondamente deludente per il popolo greco e per chi,
come me, ha creduto nella forza dirompente del risultato referendario greco,
l`amarezza è grande. Ad Alexis Tsipras va concesso l`onore delle armi per aver
resistito all`assedio dell`Europa dei burocrati per sei mesi. Poco più,
purtroppo. Ma la delusione è enorme. Si poteva fare di più? Io credo di sì, e
su questo la penso come Varoufakis. Imboccata una strada, bisognava portare
avanti la posizione, eventualmente fino alle sue conseguenze più estreme.
Altrimenti, avere indetto il referendum greco rischia oggi di apparire poco più
di un espediente tattico da giocarsi sul tavolo della trattativa e non invece
il sacrosanto ricorso ad uno strumento indispensabile di democrazia diretta.
D`altra parte, dubito che si sarebbe ottenuto di più continuando la trattativa
a oltranza. La difficoltà di Tsipras e del governo greco è stata quella di non
riuscire a portare nessun altro paese sul terreno della mediazione, anche se
era facile prevederlo, visti i leader nazionali oggi in campo. Tutti, compresi
i primi ministri francesi e italiani, che pure avrebbero avuto tutto da
guadagnare se si fosse aperta un breccia anti-austerity, si sono appiattiti
sulle posizioni della Germania, l`unica che in questa situazione continua a
riempire i propri forzieri a scapito di tutti gli altri partner, Italia
compresa. Questa trattativa avrebbe dovuto vedere Tsipras e tutti gli altri
paesi uniti contro la Germania, la Banca centrale europea e il fondo monetario
internazionale, insomma, la troika. È successo il contrario e non certo per
responsabilità della Grecia e di Tsipras, in particolare. E questo perché se in
Grecia, al momento del voto referendario, il coraggio ha sconfitto la paura, ai
vertici europei la paura ha vinto ancora una volta. Gli sconfitti restano il
popolo greco e i cittadini che vogliono sentirsi europei. Sconfitta la stessa
idea più nobile di Europa. Chi sperava, come me, che si potesse aprire una
breccia è rimasto deluso. Ma almeno è servito a capire che a questa Europa i
popoli non possono più chiedere nulla. È stato tradito, temo definitivamente,
il sogno dei padri fondatori dell`Unione Europea perché ormai, in questa
Europa, non c`è più spazio per la giustizia e per l`eguaglianza. Non c`è più
spazio per l`emancipazione dei popoli dalla grande finanza. Questa Europa è
governata da un gruppo di burocrati e il volere del popolo non conta nulla. Ed
è una sconfitta, innanzitutto, della sinistra tutta, quella socialdemocratica e
quella radicale. La sedicente sinistra riformista, quella del partito
socialista europeo, e la destra liberale fanno ormai parte di un unico enorme
moloch che è ancora maggioranza in ogni paese (Grecia esclusa ovviamente), ma
che ovunque è in calo. La nazione, che più di tutte ha sofferto i sacrifici
imposti dalla Troika, ha cominciato a provare a cambiare lo stato di cose. E lo
ha fatto portando al governo una forza della sinistra radicale a cui,
probabilmente, infliggere una sconfitta di queste proporzioni, per i potenti
d`Europa è stato un piacere ancora maggiore. Ma purtroppo non è finita qui. Non
si tratta soltanto di una “lezione” che si è voluto impartire ai più
impertinenti. Colpire un popolo per educarne tanti. Esistono altri due pericoli
ora. Il primo è che le politiche di austerity che, lo ricordo, finora non hanno
portato alcun beneficio, ma hanno anzi distrutto quel poco di welfare rimasto,
vengano acuite e i sacrifici moltiplicati. Il secondo è che dopo aver inferto
un colpo quasi mortale alla sinistra ora rischiano di prevalere i nazionalismi
e i fascismi. Insomma, da qualsiasi angolazione la si guardi il sogno,
soprattutto di sinistra, di un`Europa diversa, un`Europa dei popoli e
dell`eguaglianza, è fallito e personalmente ormai stento a vedere margini di
riforma dall`interno di questa Europa. Il sogno dell`Europa politica è, al
momento, tramontato, e molte speranze sono state uccise. Sono giorni tristi e
drammatici. Ha vinto la finanza delle lobby e delle grandi banche. Se vogliamo
una nuova Europa, se crediamo ancora in un`Europa dei popoli, questa Europa,
l`Europa della dura realtà che ha umiliato il popolo greco, va combattuta. Per
azzerarla, non per riformarla, ma per ricostruirne un`altra su altre
fondamenta. Questa Europa è irriformabile e irredimibile. Credo che su questa
amara verità bisogna riflettere per adeguare le strategie future.
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