"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 27 luglio 2013

Cronachebarbare. 16 I “colpi di mano” di luglio.



A proposito di “colpi”. Ci sono i cosiddetti “colpi bassi”. È che essi rimandano all’arte del pugilato ed hanno ben poco da spartire col tema odierno. E poi c’è il “colpo di fulmine”. È che esso rimanda alla sfera emozionale degli umani. Anche se, di recente, ho letto, in una cronaca estiva, di un “colpo di fulmine” – se così lo si potesse denominare - che ha tragicamente ucciso un giovanissimo bagnante. Qual è la probabilità d’essere presi sulla spiaggia, sul bagnasciuga, a piedi nudi ed in costume da bagno da un “colpo di fulmine”? Pochissime. Ci vuole una buona dose di sfortuna. Meglio rimanere al “colpo di fulmine” che sta a capo delle nostre emozioni. E poi c’è il “colpo di frusta”, che è cosa afferente ai traumi del tratto cervicale e che meglio vien definito come il "colpo di frusta cervicale". Nulla da spartire col tema odierno. E c’è poi il “colpo di calore”, che ben lo si potrebbe, malauguratamente, riscontrare con le torride giornate di questa stagione. E del “colpo della strega”? Anch’esso una patologia, molto tenuta in considerazione – dai soliti furbi - nelle vicende assicurative a seguito di incidenti stradali. Una carta vincente, sempre! E poi il “colpo di mano”. Ma il pensiero non vi porti a pensare alla destrezza dei mariuoli di strada. Il vero “colpo di mano” è fatto da onorevoli, molto onorevoli, personaggi dell’antipolitica al potere. E non da oggi. Da sempre. Nei manuali del classico “colpo di mano” di luglio se ne ritrova uno celeberrimo. È che i colpi di mano si fanno sempre nelle torride giornate. Ci vuol sempre il clima giusto. La gente è stanca, non ne vuol sapere, è distratta, va ciabattando - clap, clap, clap -; sorbisce gelati e passeggia possibilmente a dorso nudo e con i pinocchietti di stagione. Ha ben altro a cui pensare. Ed è allora che i maestri onorevoli del “colpo di mano” tentano il “colpo” per l’appunto. Dicevo del celeberrimo “colpo di mano” di qualche anno addietro. Quell’anno – il 1994 - viene comunemente denominato della “discesa in campo”. Era per l’esattezza il 13 di luglio della “discesa in campo”. Il governo dell’innominabile aveva emanato un decreto legge a firma dell'allora Ministro della Giustizia (sic!) Alfredo Biondi che, per tale ragione, nei sopradetti manuali dei “colpi di mano”, viene ancora oggi ricordato come il "decreto Biondi", o meglio, a detta dei più, il decreto "salva-ladri". È che esso, il decreto “salva-ladri”, consentiva di affidare benevolmente agli arresti domiciliari tutti coloro che fossero incorsi, a loro insaputa, in crimini di corruzione. Si era appena usciti – o si tentava, inutilmente, d’uscirne - da “tangentopoli”. Mai sentito parlare di “tangentopoli”? Ma la cosa più strana – mica tanto, poi, nel bel paese del calcio e della canzonetta - fu che quel “colpo di mano” venne tentato nel giorno in cui si sarebbero svolte le semifinali della Coppa del Mondo e l'Italia avrebbe sconfitto la Bulgaria. E poi si dice che il calcio… All’apparire delle immagini dei politici, dei mariuoli e dei lestofanti accusati di corruzione che uscivano dal carcere per effetto di quel “colpo di mano” la gran parte dei magistrati del pool Mani Pulite insorse dichiarando che avrebbe rispettato sì le leggi dello Stato, incluso il così detto decreto “salva-ladri", ma che non avrebbe potuto lavorare in una situazione di conflitto tra il dovere e la propria coscienza chiedendo pertanto di essere assegnati ad altri incarichi. Ma avvenne il miracolo, e che miracolo, che non si è più ripetuto: il “popolo dei fax”, a migliaia e migliaia, svegliandosi come di soprassalto dal sopore indotto dalla calura di quel tempo, inondò le redazioni dei giornali e delle televisioni con le proprie proteste. Il “colpo di mano” venne in gran fretta ritirato. I turiferari del tempo parlarono di "malinteso", ed un certo Roberto Maroni – sempre come Ministro dell'Interno, quello che “al Nord la mafia non c’è” - sostenne che non aveva nemmeno avuto la possibilità di sapere del contenuto del tentato misfatto. Tanto per dovere di cronaca, il 28 di luglio, sempre della “discesa in campo”, venne arrestato Paolo Berlusconi, fratello dell’innominabile, con l'accusa di corruzione. Tanto per cambiare. E la Memoria collettiva dov’è? Ancora oggi sulla spiaggia. E ci risiamo. Cantava, soavemente e beatamente, un Riccardo Del Turco “luglio, col bene che ti voglio…”. La stagione perfetta per i “colpi di mano”, per l’appunto. Luglio 2013. Primo “colpo di mano”.  Da “Laide intese” di Marco Travaglio su “il Fatto Quotidiano” del 25 di luglio – come se niente fosse accaduto 70 anni dopo il “Gran consiglio” -: (…). L’ultimo stupore dei tartufi riguarda la legge sul voto di scambio. Oggi il politico che baratta voti con la mafia in cambio di favori, appalti, assunzioni, fondi pubblici agli amici degli amici non commette reato. Perché questo scatti, occorre che i voti li paghi in denaro, cash: cosa che naturalmente non fa nessuno (l’unico precedente, secondo gli inquirenti, riguarda quel gran genio di Vittorio Cecchi Gori). I mafiosi sono ricchi, ma abbisognano di “altre utilità” (proprio quelle che una manina cancellò all’ultimo momento dal testo del ’92). Ora le “altre utilità” vengono inserite nella riforma frutto del compromesso Pd-Pdl-montiani sotto l’alto patrocinio del presidente ridens del Senato, Piero Grasso. Ma naturalmente è tutto finto. Fatto l’inganno, trovata la legge. L’escamotage che salverà gli scambisti ruota intorno ad altre tre soavi paroline: “consapevolmente”, “procacciamento” ed “erogazione”. La prima pretende che il giudice processi le prave intenzioni del politico votato dai mafiosi: il che, nel paese dell’“a mia insaputa”, è impossibile. Diranno tutti che non se n’erano accorti, o che la mafia li votava per simpatia. La seconda e la terza rendono insufficiente la promessa di voti dal mafioso al politico: bisognerà dimostrare che questi sono davvero arrivati (e come si fa? Si nascondono telecamere nei seggi?). Casomai, in queste strettoie, si riuscisse a far passare qualche politico colluso, ecco la soluzione finale: il riferimento al 416-bis, l’associazione mafiosa, per le modalità di procacciamento: non basta che il mafioso porti voti, occorre pure provare che l’ha fatto con metodi violenti e intimidatori. Se invece è stato gentile, con un’occhiata delle sue o un riferimento ai bei bambini dell’elettore, è tutto lecito. Cose che accadono quando si affida la legge sul voto di scambio ai politici che lo praticano da sempre o hanno addirittura fondato un partito col sostegno di Cosa Nostra. Ma in fondo è meglio così. In un paese dove a ogni indagine o arresto o processo su un qualunque politico delinquente scatta la rivolta dell’intero Parlamento e del 99 per cento della stampa contro la persecuzione, l’accanimento e i teoremi ai danni del Tortora reincarnato, inventare nuovi reati per i politici delinquenti non è solo difficile: è inutile. E dannoso. (…). Secondo “colpo di mano”. Da “Soldi ai partiti, la spugna del Pdl” di Liana Milella, sul quotidiano la Repubblica del 26 di luglio – il giorno dopo del “Gran consiglio” -: Via il carcere per punire il finanziamento illecito dei partiti. Via i quattro anni di pena. Solo "una sanzione amministrativa pecuniaria". Firmato, ovviamente, il Pdl. Seppellita per sempre Mani Pulite. Cancellate tutte le inchieste presenti e future. Una moratoria pazzesca. Incredibile solo a pensarla, proprio di questi tempi. A guardare il lungo catalogo delle leggi ad personam è il più clamoroso dei colpi di spugna. Una maxi depenalizzazione. Mai, in vent'anni di norme per demolire il codice penale, si era osato tanto. (…). …eccola qui la madre di tutti i possibili azzeramenti. Cinque righe in tutto. Un emendamento al disegno di legge del governo che cancella il finanziamento pubblico dei partiti e vorrebbe fissare le nuove regole per garantire "la trasparenza". (…). Ebbene, ecco comparire lì l'articolo 10-bis. (…). Dice l'emendamento: "All'articolo 7, terzo comma, le parole da "reclusione a triplo" sono sostituite dalle seguenti "sanzione amministrativa pecuniaria pari al triplo"". (…). Che succede con questo emendamento? Bisogna leggere il terzo comma dell'articolo 7 della legge 195. Essa impone che "chiunque corrisponde o riceve contributi senza che sia intervenuta la deliberazione dell'organo societario o senza che il contributo o il finanziamento siano stati regolarmente iscritti nel bilancio della società stessa, è punito, per ciò solo, con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e con la multa fino al triplo delle somme versate". Carcere più multa dunque. Doppia pena per chi viola una fondamentale regola di trasparenza, cioè dà i soldi di una società senza che di ciò resti traccia, con l'ovvia conseguenza che se la società ottiene poi dei vantaggi dal politico non si può stabilire la relazione. (…). Mani pulite fu costruita su tre reati, il falso in bilancio, la concussione, il finanziamento illecito. Il primo lo hanno acciaccato nel 2001 per salvare Berlusconi. Il secondo è finito vittima della legge sull'anti-corruzione. Adesso tocca al terzo. Se davvero dovesse cadere anche il finanziamento illecito nessuno deve più parlare di trasparenza e di lotta alla corruzione. Dicono che i molto onorevoli lavoreranno tutta l’estate per provvedere al “bene comune”. Quale? Speriamo, invece, che vadano presto in vacanza chiudendo il “parlatorio” – senza un recondito secondo senso -. Per il bene di tutti.

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