A proposito di “colpi”.
Ci sono i cosiddetti “colpi bassi”. È che essi rimandano
all’arte del pugilato ed hanno ben poco da spartire col tema odierno. E poi c’è
il “colpo
di fulmine”. È che esso rimanda alla sfera emozionale degli umani.
Anche se, di recente, ho letto, in una cronaca estiva, di un “colpo
di fulmine” – se così lo si potesse denominare - che ha tragicamente
ucciso un giovanissimo bagnante. Qual è la probabilità d’essere presi sulla
spiaggia, sul bagnasciuga, a piedi nudi ed in costume da bagno da un “colpo
di fulmine”? Pochissime. Ci vuole una buona dose di sfortuna. Meglio
rimanere al “colpo di fulmine” che sta a capo delle nostre emozioni. E poi
c’è il “colpo di frusta”, che è cosa afferente ai traumi del tratto
cervicale e che meglio vien definito come il "colpo di frusta cervicale".
Nulla da spartire col tema odierno. E c’è poi il “colpo di calore”, che
ben lo si potrebbe, malauguratamente, riscontrare con le torride giornate di
questa stagione. E del “colpo della strega”? Anch’esso una
patologia, molto tenuta in considerazione – dai soliti furbi - nelle vicende
assicurative a seguito di incidenti stradali. Una carta vincente, sempre! E poi
il “colpo
di mano”. Ma il pensiero non vi porti a pensare alla destrezza dei
mariuoli di strada. Il vero “colpo di mano” è fatto da
onorevoli, molto onorevoli, personaggi dell’antipolitica al potere. E non da
oggi. Da sempre. Nei manuali del classico “colpo di mano” di luglio se ne
ritrova uno celeberrimo. È che i colpi di mano si fanno sempre nelle torride
giornate. Ci vuol sempre il clima giusto. La gente è stanca, non ne vuol
sapere, è distratta, va ciabattando - clap, clap, clap -; sorbisce gelati e
passeggia possibilmente a dorso nudo e con i pinocchietti di stagione. Ha ben
altro a cui pensare. Ed è allora che i maestri onorevoli del “colpo
di mano” tentano il “colpo” per l’appunto. Dicevo del celeberrimo “colpo
di mano” di qualche anno addietro. Quell’anno – il 1994 - viene
comunemente denominato della “discesa in campo”. Era per
l’esattezza il 13 di luglio della “discesa in campo”. Il governo
dell’innominabile aveva emanato un decreto legge a firma dell'allora Ministro
della Giustizia (sic!) Alfredo Biondi che, per tale ragione, nei sopradetti
manuali dei “colpi di mano”, viene ancora oggi ricordato come il "decreto
Biondi", o meglio, a detta dei più, il decreto "salva-ladri".
È che esso, il decreto “salva-ladri”, consentiva di
affidare benevolmente agli arresti domiciliari tutti coloro che fossero incorsi,
a loro insaputa, in crimini di corruzione. Si era appena usciti – o si tentava,
inutilmente, d’uscirne - da “tangentopoli”. Mai sentito parlare
di “tangentopoli”?
Ma la cosa più strana – mica tanto, poi, nel bel paese del calcio e della
canzonetta - fu che quel “colpo di mano” venne tentato nel giorno
in cui si sarebbero svolte le semifinali della Coppa del Mondo e l'Italia avrebbe
sconfitto la Bulgaria. E poi si dice che il calcio… All’apparire delle immagini
dei politici, dei mariuoli e dei lestofanti accusati di corruzione che uscivano
dal carcere per effetto di quel “colpo di mano” la gran parte dei
magistrati del pool Mani Pulite insorse dichiarando che avrebbe rispettato sì le
leggi dello Stato, incluso il così detto decreto “salva-ladri", ma che non
avrebbe potuto lavorare in una situazione di conflitto tra il dovere e la
propria coscienza chiedendo pertanto di essere assegnati ad altri incarichi. Ma
avvenne il miracolo, e che miracolo, che non si è più ripetuto: il “popolo
dei fax”, a migliaia e migliaia, svegliandosi come di soprassalto dal
sopore indotto dalla calura di quel tempo, inondò le redazioni dei giornali e
delle televisioni con le proprie proteste. Il “colpo di mano” venne in
gran fretta ritirato. I turiferari del tempo parlarono di "malinteso",
ed un certo Roberto Maroni – sempre come Ministro dell'Interno, quello che “al
Nord la mafia non c’è” - sostenne che non aveva nemmeno avuto la possibilità di
sapere del contenuto del tentato misfatto. Tanto per dovere di cronaca, il 28 di
luglio, sempre della “discesa in campo”, venne arrestato
Paolo Berlusconi, fratello dell’innominabile, con l'accusa di corruzione. Tanto
per cambiare. E la Memoria collettiva dov’è? Ancora oggi sulla spiaggia. E ci
risiamo. Cantava, soavemente e beatamente, un Riccardo Del Turco “luglio,
col bene che ti voglio…”. La stagione perfetta per i “colpi
di mano”, per l’appunto. Luglio 2013. Primo “colpo
di mano”. Da “Laide intese” di Marco Travaglio su
“il Fatto Quotidiano” del 25 di luglio – come se niente fosse accaduto 70 anni
dopo il “Gran consiglio” -: (…). L’ultimo stupore dei tartufi riguarda
la legge sul voto di scambio. Oggi il politico che baratta voti con la mafia in
cambio di favori, appalti, assunzioni, fondi pubblici agli amici degli amici
non commette reato. Perché questo scatti, occorre che i voti li paghi in
denaro, cash: cosa che naturalmente non fa nessuno (l’unico precedente, secondo
gli inquirenti, riguarda quel gran genio di Vittorio Cecchi Gori). I mafiosi
sono ricchi, ma abbisognano di “altre utilità” (proprio quelle che una manina
cancellò all’ultimo momento dal testo del ’92). Ora le “altre utilità” vengono
inserite nella riforma frutto del compromesso Pd-Pdl-montiani sotto l’alto
patrocinio del presidente ridens del Senato, Piero Grasso. Ma naturalmente è
tutto finto. Fatto l’inganno, trovata la legge. L’escamotage che salverà gli
scambisti ruota intorno ad altre tre soavi paroline: “consapevolmente”,
“procacciamento” ed “erogazione”. La prima pretende che il giudice processi le
prave intenzioni del politico votato dai mafiosi: il che, nel paese dell’“a mia
insaputa”, è impossibile. Diranno tutti che non se n’erano accorti, o che la
mafia li votava per simpatia. La seconda e la terza rendono insufficiente la
promessa di voti dal mafioso al politico: bisognerà dimostrare che questi sono
davvero arrivati (e come si fa? Si nascondono telecamere nei seggi?). Casomai,
in queste strettoie, si riuscisse a far passare qualche politico colluso, ecco
la soluzione finale: il riferimento al 416-bis, l’associazione mafiosa, per le
modalità di procacciamento: non basta che il mafioso porti voti, occorre pure
provare che l’ha fatto con metodi violenti e intimidatori. Se invece è stato
gentile, con un’occhiata delle sue o un riferimento ai bei bambini dell’elettore,
è tutto lecito. Cose che accadono quando si affida la legge sul voto di scambio
ai politici che lo praticano da sempre o hanno addirittura fondato un partito
col sostegno di Cosa Nostra. Ma in fondo è meglio così. In un paese dove a ogni
indagine o arresto o processo su un qualunque politico delinquente scatta la
rivolta dell’intero Parlamento e del 99 per cento della stampa contro la
persecuzione, l’accanimento e i teoremi ai danni del Tortora reincarnato,
inventare nuovi reati per i politici delinquenti non è solo difficile: è
inutile. E dannoso. (…). Secondo “colpo di mano”. Da “Soldi ai partiti, la spugna del Pdl”
di Liana Milella, sul quotidiano la Repubblica del 26 di luglio – il giorno
dopo del “Gran consiglio” -: Via il carcere per punire il finanziamento
illecito dei partiti. Via i quattro anni di pena. Solo "una sanzione
amministrativa pecuniaria". Firmato, ovviamente, il Pdl. Seppellita per
sempre Mani Pulite. Cancellate tutte le inchieste presenti e future. Una
moratoria pazzesca. Incredibile solo a pensarla, proprio di questi tempi. A
guardare il lungo catalogo delle leggi ad personam è il più clamoroso dei colpi
di spugna. Una maxi depenalizzazione. Mai, in vent'anni di norme per demolire
il codice penale, si era osato tanto. (…). …eccola qui la madre di tutti i
possibili azzeramenti. Cinque righe in tutto. Un emendamento al disegno di
legge del governo che cancella il finanziamento pubblico dei partiti e vorrebbe
fissare le nuove regole per garantire "la trasparenza". (…). Ebbene, ecco
comparire lì l'articolo 10-bis. (…). Dice l'emendamento: "All'articolo 7,
terzo comma, le parole da "reclusione a triplo" sono sostituite dalle
seguenti "sanzione amministrativa pecuniaria pari al triplo"".
(…). Che succede con questo emendamento? Bisogna leggere il terzo comma
dell'articolo 7 della legge 195. Essa impone che "chiunque corrisponde o
riceve contributi senza che sia intervenuta la deliberazione dell'organo
societario o senza che il contributo o il finanziamento siano stati
regolarmente iscritti nel bilancio della società stessa, è punito, per ciò
solo, con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e con la multa fino al triplo delle
somme versate". Carcere più multa dunque. Doppia pena per chi viola una
fondamentale regola di trasparenza, cioè dà i soldi di una società senza che di
ciò resti traccia, con l'ovvia conseguenza che se la società ottiene poi dei
vantaggi dal politico non si può stabilire la relazione. (…). Mani pulite fu
costruita su tre reati, il falso in bilancio, la concussione, il finanziamento
illecito. Il primo lo hanno acciaccato nel 2001 per salvare Berlusconi. Il
secondo è finito vittima della legge sull'anti-corruzione. Adesso tocca al
terzo. Se davvero dovesse cadere anche il finanziamento illecito nessuno deve
più parlare di trasparenza e di lotta alla corruzione. Dicono che i
molto onorevoli lavoreranno tutta l’estate per provvedere al “bene
comune”. Quale? Speriamo, invece, che vadano presto in vacanza
chiudendo il “parlatorio” – senza un recondito secondo senso -. Per il bene
di tutti.
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