"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 17 gennaio 2013

Eventi. 4 Leggere “La Kippà di Esculapio”.



“Ho comprato da tempo una schiava musulmana, in buona fede e secondo leggi, l’ho pagata al giusto prezzo e l’ho tenuta pacificamente, senz’alcun problema o contestazione, fino a quando ho saputo – poco fa – che s’è fatta cristiana, ricevendo il battesimo. Chiedo dunque che la schiava sia venduta ad un cristiano, secondo le consuetudini e le leggi, e di poterne incassare il prezzo”. È il “medico fisico” da Licata Prospero Muczimecu – “medico d’urina”, forse, ch’era cosa ben distinta dal “medico di piaga”, ché sarebbe poi il chirurgo d’oggigiorno - che il 30 di giugno dell’anno del signore 1492 – “annus horribilis” secondo molti (il 31 di marzo, Ferdinando II d'Aragona ed Isabella di Castiglia firmano il decreto che espelle tutti gli Ebrei dalla Spagna, eccezion fatta per coloro che accettino la conversione al cattolicesimo; il 31 di luglio, gli ebrei sono espulsi dalla Spagna; il 3 di agosto Cristoforo Colombo salpa da Palos (Spagna) alla volta dell'America, senza però saperlo, credendo infatti di andare verso le Indie; il 12 di ottobre, Cristoforo Colombo scopre l'isola di San Salvador e le Americhe e con questo evento si segna l’inizio dell'Età moderna e si inaugura anche quell’”età dell’oro” segnata dalle conquiste da parte del mondo cristianizzato con la spoliazione e lo sterminio delle popolazioni di quel continente; il 28 di ottobre, Cristoforo Colombo scopre Cuba; il 7 di novembre un meteorite di 120 kg si schianta in Alsazia (pochi danni, peccato!); ed il 31 di dicembre, grazie a dio finisce l’”annus horribilis”, circa 100.000 Ebrei sono espulsi dalla Sicilia - presi, come si diceva poc’anzi, carta penna e calamaio poneva l’incresciosa sua vicenda alla graziosa attenzione del viceré d’Acuna che ben ispirato disponeva che la schiava, già musulmana ma cristianizzata, “sia venduta a un cristiano abbiente e dabbene, di Licata aut de fora, al miglior prezzo che si possa ottenere, e che il ricavato sia subito depositato in un banco sicuro. Successivamente, esaminata la posizione del medico nei confronti del fisco, siano trattenute le somme da lui eventualmente dovute a qualsiasi titolo ed infine gli sia versato quanto di suo diritto”. Avevo incontrato il “medico d’urina” Prospero Muczimecu leggendo, qualche tempo addietro, l’interessante ed agilissimo volume “Il tempio perduto” – Anicia editore (2011) pagg. 95 € 13,00 - del professor Giuseppe Sicari. E ne ho rinvenuto traccia e memoria nella nuova fatica letteraria dell’esimio Autore –  “La Kippà di Esculapio” Pungitopo editore (2012) pagg. 106 € 10,00 -. Scrive Giuseppe Sicari: L’inopinata scoperta dell’esistenza di Joshua ben Isaac Joel che a Licata, nel 1484, copia per proprio uso un famoso testo scientifico (il manoscritto è ora conservato presso la Staatsbibliothek di Berlino), ha riacceso il mio interesse sui medici ebrei siciliani del Basso Medioevo, un argomento forse non abbastanza studiato. Joel, sia detto incidentalmente, è anche il quarto dottore ebreo attivo a Licata nella seconda metà del Quattrocento (oltre ai tre già noti: Prospero Muczimecu, Farachi de Anello e Gabriele di La Medica). La stessa curiosità dell’Autore, ma come lettore delle Sue interessantissime “cose” scritte, che ho provato io nel ricevere la copia de’ “La Kippà di Esculapio” che il professor Sicari mi ha fatto cortesemente pervenire, confortandomi del privilegio della Sua amicizia, dopo averne letto, nell’ordine, “Il Santo marrano” ed il citato “Il tempio perduto”. È che, discorrendone con l’Autore, sono venuto a conoscenza della genesi di quest’ultima Sua fatica letteraria editata. Mi confidava come il contenuto de’ “La Kippà di Esculapio” non fosse altro che il frutto delle Sue ricerche storiche a tutto campo sull’argomento, ricerche che avrebbero dovuto corredare, a mo’ di note, un lavoro ben più ponderoso – mi ha accennato alla storia romanzesca di un medico ebreo, in quel lontano tempo nella Sicilia dominata, che ne percorre i luoghi per trovarne uno da eleggere a sede della sua attività medica – lavoro che è da augurarsi possa al più presto essere dato alle stampe. Ma, tornando a parlare de’ “La Kippà di Esculapio”, che si legge in un soffio tanto è capace di stimolare curiosità e bisogno di conoscenza storica, di una Storia che ci è prossima ma ignorata, debbo dire me ne sono venute fuori delle notizie che rendono l’attesa, per l’annunciata pubblicazione della nuova fatica editoriale del professor Sicari, un tantino più spasmodica; in fondo è quella specie di “catarsi”  - “katharsis”, dall’antico greco “κθαρσις” – creata dalla lettura, intesa come uno stato di "purificazione" che il leggere – ed il leggere le “cose” interessanti e di valore per come è per l’appunto “La Kippà di Esculapio” – possono indurre creando quasi come una sospensione dal tempo e dai luoghi. E così ci si immerge in insperate, inimmaginabili realtà – laddove si pensi alla Sicilia dei secoli quattordicesimo e quindicesimo – che smantellano d’un sol colpo quelle erronee, artificiose costruzioni del costume di un popolo, divenute nel tempo profondissime convinzioni, stante la non conoscenza dei fatti della Storia, che concorre a fare cementare la credulità dei più. Leggo alla pagina 73 de’ “La Kippà di Esculapio”: Virdimura  De Medico, da Catania.”Virdimura”: chi  era costui? Legittima domanda. Sorprendente la risposta che ne fornisce l’Autore: “Giudea, moglie di Pascalis de Medico”, il 7 novembre 1376 è “diligenter” esaminata dai medici di casa reale e abilitata all’esercizio della professione medica in tutto il regno. La candidata giunge all’esame accompagnata da una “lodabile” fama. Il documento di approvazione ricorda, inoltre, che Virdimura ha chiesto di poter esercitare in particolare in favore dei poveri che hanno difficoltà a pagare gli atti onorari chiesti dai medici (…). Un’ebrea e per giunta medico (preferibilmente dei poveri) nella Sicilia del quattordicesimo secolo. Ed oltre leggo ne’ “La Kippà di Esculapio” – alla pagina 76 -: …il 6 settembre 1414, la regina Bianca interviene in suo favore, ordinando agli ufficiali di Mineo che “donna Bella” possa esercitare l’arte chirurgica in tutte le terre di pertinenza della Camera reginale. Infatti, “dopo veridica e competente relazione”, era stato comprovato avere essa praticato quell’arte “cum sanitati di li pacienti”. Dispone, inoltre, la regina che la magistra sia libera ed esente da “omni angaria, perangaria, collecti, imposizioni, guardia, pusati et qualsivoglianu angarii”. “Donna Bella” era al secolo Bella De Paija, da Mineo. Donna, ebrea e medico. Nella Sicilia del secolo quindicesimo. Una buona lettura da non perdere.

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