Il 5 di ottobre dell’anno 2011
Franco Cordero pubblicava sul quotidiano la Repubblica una riflessione col
titolo “L´Italia dei veleni”. È
fresca di ieri – 4 di ottobre 2013 - la deliberazione della giunta per le
elezioni che ha chiesto al Senato della Repubblica la non validazione della
elezione dell’egoarca di Arcore. Tutto sembra volgere ad un epilogo auspicato.
Auspicato da chi? Da una buona fetta del popolo italiano che, refrattario alle
manovre illusionistiche, ha saputo “resistere resistere e resistere” nel
quasi ventennio di dominio dell’uomo di Arcore. Ci sarà l’epilogo auspicato?
L’uomo è dei più imprevedibili. E, come un abilissimo prestidigitatore, non è
detto che non tiri fuori il “coniglio” per l’occasione. Non ci
sorprenderebbe. Ma prima che vi lasci alla lettura di Franco Cordero mi preme
sottoporre alla vostra cortese attenzione quanto segue. Chiede l’intervistatore
sul quotidiano la Repubblica di oggi - "Questa
decisione non rafforza le larghe intese" di Alberto D'Argenio -: In
attesa del voto dell'aula si possono riaprire le fibrillazioni sull'esecutivo
Letta? - A fronte di questo atto politico violento, grave ed ignobile fa da
contraltare la testimonianza umana e politica di Berlusconi che anche in questi
giorni ha dimostrato grande sensibilità istituzionale garantendo il governo
anche se con decisione travagliata. Però così si espellono milioni di elettori
che hanno votato e si riconoscono in Berlusconi, fatto che inevitabilmente
susciterà una reazione. Penso che proprio perché la persecuzione è evidente, ci
sarà una naturale reazione da parte dell'elettorato che purtroppo per la
sinistra non avrà l'effetto di archiviare Berlusconi. Anzi, ci darà la spinta
ad andare avanti a combattere per la libertà, per salvare la democrazia e per
ottenere la riforma della giustizia-. La domanda è rivolta a quel genio
che da ministro della pubblica istruzione dichiarò d’avere il suo ministero
finanziato il tunnel che avrebbe collegato la Svizzera con il Gran Sasso, in
quel d’Abruzzo, onde consentire alle particelle subatomiche un confortevole, rapido
viaggio. Ricordate? Quel genio si riconferma. Intanto negando il principio di
realtà. E lamenta che quella giunta priverà di una rappresentanza politica “milioni
di elettori che hanno votato e si riconoscono in Berlusconi”. La
poveretta tace su di una incontrovertibile realtà giudiziaria per la quale
l’uomo ha frodato milioni di cittadini italiani ai quali dovrebbe rendere il
maltolto. Ma tutto ciò, per quel geniaccio, non esiste. Poiché il malaffare è
stato consumato sulla pelle di tutti gli italiani e se quei “milioni
di elettori che hanno votato e si riconoscono in Berlusconi” sono
pronti a rinunciare alla restituzione – virtuale – del maltolto per l’amore che
essi portano all’uomo di Arcore, come la si mette con il resto del popolo
italiano? Ma quell’”atto politico violento, grave ed ignobile” non è stato
compiuto da una assemblea prevista dalla Carta e costituzionalmente protetta?
Cosa ne pensa di tutto ciò il supremo garante della Costituzione? Che dall’alto
dell’irto colle non abbia avuto notizie di simili nefandezze? Ed ancor più,
cosa ne pensa quell’inquilino della non tanto sottaciuta minaccia di quel genio
– “fatto
che inevitabilmente susciterà una reazione”- ? Non si configura
un’istigazione a delinquere? Contro chi? Ha scritto Marco Vitale su “il Fatto
Quotidiano” di oggi – “Il pessimo finale
è solo all’inizio”-: Nel 1994 in una intervista che mi fece un
eccellente giornalista di Brescia Oggi (Sbaraini) dissi che l’entrata esplicita
in politica di Silvio Berlusconi, che avevo conosciuto con Montanelli al
Giornale (dissi esplicita perché lui, coperto, è sempre stato in politica, sin
da quando sovvenzionava la mafia) rappresentava un pericolo a lungo termine per
la democrazia italiana. (…). Vittima di paure angoscianti, sconvolto da grandi
incertezze, egoista sino allo spasimo, privo di ogni senso di responsabilità,
privo di rispetto non solo per lo Stato, ma per chiunque, quest’uomo che ha
fatto danni incalcolabili al nostro Paese, i cui effetti negativi, come ho
sempre detto, dureranno almeno cento anni, è la negazione della leadership. È
un capo banda non un leader. (…). Noi di Berlusconi, (…), possiamo dire: sono
certo che siamo tutti peggiorati perché l’abbiamo conosciuto e che con il suo
esempio ci ha fatto vedere la vita come una cosa meschina e vile. Ci si
chiede: cosa c’è da esultare a seguito della rinnovata “fiducia” al governo
delle “larghe intese”? Non è un esultare da sprovveduti? Poiché le
cose di oggi le si conosceva da lunghissimo tempo. Ed il “caimano” è sempre lì, in
agguato. Afferma quel genio come l’uomo di Arcore “in questi giorni ha dimostrato
grande sensibilità istituzionale garantendo il governo”. Ho già scritto
in un post precedente che saremo costretti a dirgli “grazie”. Dopo essere
stati collettivamente derubati. Le fumisterie del politichese – “maggioranza
numerica”, “maggioranza politica” – non ci salveranno dal baratro. La “mossa”
dell’uomo di Arcore è stata fatta per non perdere l’aggancio per un possibile, insperato
salvataggio; i rivoltosi si guardano bene, infatti, di dare un seguito alla
nuova “maggioranza politica” che escluda l’imbarazzante – per chi ha
resistito in tutti questi anni - “maggioranza numerica”. È tutto un
recitare le parti di un prevedibilissimo copione. Come prevedibilissime sono le
cose note e meno note che lo scritto di Franco Cordero squadernava il 5 di
ottobre dell’anno 2011. Lo si legga.
La XVI legislatura è caso
esemplare nel laboratorio politico. Aprile 2008: miserabilmente abortito
l´ultimo governo centrosinistro (dove sedeva, inverosimile guardasigilli, un
nomade berlusconoide), B. stravince; non s´erano mai viste maggioranze simili;
cappello in mano, gli sconfitti rendono ossequio al trionfante. Dal loro campo
volano ammissioni contrite: che incarni l´anima italiana; e schieri un
ragguardevole establishment, particolarmente sul côté rosa. Donde
un´autocritica: al diavolo l´antiberlusconismo, roba maniacale; «non porta da
nessuna parte»; «tra vent´anni perderemmo ancora». Rivisitata, quest´analisi
masochista suona sbalorditiva. L´asse gira storto nella famiglia politica se i
perdenti dissertano così. I fatti erano più grossi d´una casa. L´uomo al
potere, presunto reinventore del liberalismo (il veleno sta nell´aggettivo
“moderno”), è un pirata in colletto bianco, voracissimo malaffarista, dedito al
monopolio parassitario, egemone nel medium televisivo, col quale disintegra gli
organi pensanti disseminando un immorale culto del successo aperto a chiunque,
purché sia abbastanza furbo e svelto (i poveri diavoli lo godono in forme
ipnotiche). Figura, discorsi, gesti, segnalano mente corta e asfissiante
volgarità: le sue doti, molto cospicue nel codice malavitoso, appartengono al
genere fraudolento, senza escludere atti brutali quando possa permetterseli;
organicamente negato alla conduzione della Res publica, non sa da che parte
cominci il mestiere; è un maniscalco in lavori d´orafo; e tale appariva nella
XIV legislatura, governando talmente male da cadere. Cosa sia l´establishment,
poi, lo dicono immagini e cronache, una corte dei miracoli uscita da
infallibili selezioni in basso. L´aprile 2008, dunque, presenta un´Italia in
pericolosa spirale involutiva: quel regime piratesco infirma le radici morali
(vedi etica calvinista e spirito del capitalismo): sotto tale aspetto la
fortuna berlusconiana è pessimo affare; regrediamo nello sviluppo economico ma
sull´onda d´una congiuntura favorevole, finché duri, pochi se ne accorgono; e
se ha mano libera, in cinque anni l´occupante riconfigura lo Stato quale
monarchia caraibica, applaudito dai cantori della «moderna democrazia
liberale». Quante volte l´ha detto, che trasciniamo strutture obsolete, nel cui
labirinto non può decidere: potendo, governerebbe come guida le aziende, a
colpi fulminei (sbracato conflitto d´interessi e pudibondo silenzio nel coro);
cova riforme radicali; il modello è la Protezione civile, organo d´un
management risoluto, tra «uomini del fare». Gli guasta i piani la crisi
americana nata dai mutui subprime, poi planetaria. Dapprima nega l´evento,
incolpando gufi del malaugurio, ma i fatti hanno logiche testarde, insensibili
all´imbonimento: i pazienti percepiscono sulla pelle quanto male vadano le
cose; milioni d´italiani impoveriti aprono gli occhi; l´incombente povertà
dissipa i fumi della sbornia. Qui emergono irrimediabili difetti. L´incantatore
pifferaio zufola refrains monotoni, via via meno credibili. Dove non abbia
tornaconti, sta immobile confidando nelle stelle, furiosamente attivo invece sul
fronte giudiziario: l´unico che gl´importi; aveva sfondi criminali
l´irresistibile ascesa, dissimulati da mani esperte, ma qualcosa affiora; e in
otto anni perverte l´arnese legislativo rabberciandosi espedienti d´immunità
penale. Lavorio da stregone apprendista, perché norme costituzionali ostano a
tali scempi, però iberna i processi, disfarsi dei quali diventa il clou
dell´agenda governativa. Il tutto nell´occhio pubblico, acuito dal malessere:
aggravano l´effetto nuove accuse; le cercava inscenando serate postribolari
penalmente valutabili. (…).
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