“Il bancomat di Don Salvatore”
lo ha scritto Alberto Statera sul quotidiano la Repubblica del 18 di luglio
dell’anno 2013. Sembra un secolo fa. Eppure è solamente l’altro giorno appena.
Intanto si è consumata l’ultima sceneggiata dell’egoarca di Arcore: ridarà la
fiducia la governo Letta. L’ho appena appreso dai media che fingono d’essere sorpresi
ed esterrefatti. Fingono. Queste bravure dell’egoarca di Arcore sono la loro
ragione d’esistenza. Qualcuno inizierà a chiamarlo “grande statista”.
Qualcun altro dirà che sarebbe il caso di dirgli “grazie” per il suo buon
cuore. Imploreranno i più che si metta una pietra sopra alle sue malefatte. È
un perfetto gioco d’incastro. E come sempre, in questo disastrato paese,
troveranno ascolto i tanti turiferari e cantori d’occasione. È sempre andata
così. Ma c’è da indignarsi. E so bene che non basta. Occorrerebbe ben altro. Ma
l’anagrafe mi esclude da pensieri barricadieri e da azioni d’assalto. Il mio
tempo, in fondo, è passato. Mi resta, consolatoria, l’appartenenza a “quellichelasinistra”,
che si sentono di non stare “a sinistra” e di non essere “di
sinistra”. L’ho già scritto: non è un problema di “prossemica”. Ma allora,
il 18 di quest’ultimo luglio, leggendo il “pezzo” di Statera avrei invocato le
barricate. Infischiandomene dell’impietosa anagrafe mia. Scriveva Alberto
Statera: E poi diciamo le "piccole" utilità, un monumento grottesco
alla megalomania a spese altrui. L'ingegnere – (Salvatore Ligresti
n.d.r.) aveva a disposizione 3 auto Mercedes e Audi, un autista, 2 telefoni,
l'ospitalità gratuita negli Atahotel. A Jonella di auto ne occorrevano
quattro:3 Bmw e una Mercedes, più un autista, una foresteria a Roma, 3 telefoni
e 3 "risorse" per uso personale, cioè dipendenti pagati dalle società
del gruppo, ma al servizio della signora. A Giulia invece erano state assegnate
5 auto di proprietà aziendale, 2 Audi 8, una Mercedes, una Mini Cooper e un'Alfa
Romeo, che forse serviva all'autista o alle 3 "risorse" personali. Paolo
si accontentava di una Lexus, di una Mercedes e di un'Audi, più 5 telefoni, una
foresteria a Roma, un autista e 2 "risorse". The Family nel suo
insieme poteva contare gratuitamente su 13 automobili, 18 linee di telefonia
mobile, 25 di telefonia fissa, una villa a Viareggio, 15 appartamenti al Tanka
Village per loro e per gli amici, 6 abbonamenti a Sky, 10 "risorse",
più la vigilanza. (…). E se si va allo scenario di queste giornate
autunnali si viene a sapere che l’ex ad di Telecom avrà una liquidazione di 3,6
milioni di euro. Intanto sotto la sua attenta vigilanza ha mandato a picco
l’azienda che gli profonderà il ricchissimo appannaggio. Ma il rientro mio –
anzi nostro, familiare – alle consuete abitudini post-estive è stato segnato da
inequivocabili messaggi della “crisi” che morde ferocemente. Mi è
capitato, in due successive occasioni, di recarmi al Policlinico Universitario
della mia città e di trovare, pur in orari differenti, la sala d’attesa ed il
centro prelievi quasi vuoti. Una realistica rappresentazione di quanto stia
costando la “crisi” alle categorie più disagiate, alle categorie meno
protette tra le quali gli anziani. Erano essi a riempire a tutte le ore quelle
sale del Policlinico della mia città. Dopo aver tagliato il tagliabile rinunciano
ora anche agli accertamenti sanitari. Nel mondo dell’ingordigia e della
spregiudicatezza Alberto Statera documenta: La figliolanza è sì famelica, ma
il padre li supera tutti. In poco tempo si è concesso il pagamento di
consulenze per una quarantina di milioni. La Guardia di Finanza e i Pm
faticheranno poi non poco a ricostruire tutte le consulenze in contanti o
"in natura" all'estesissimo clan ligrestiano. Intanto c'è la famiglia
La Russa. Giunto a Milano tanti anni fa, don Salvatore fu presentato a Cuccia
da Antonino La Russa, fascista, ex federale di Paternò e capoclan della genia
che tuttora infesta Milano. A libro paga dell'ex Gruppo Ligresti figuravano Geronimo,
figlio gaudente dell'ex caricaturale ministro "Gnazio", e il fratello
Vincenzo, mentre un altro fratello allieta la schiera dei consiglieri regionali
lombardi nei guai con la giustizia. Nel governo Monti, Ignazio non entrò come
ministro, ma impose come sottosegretario alla Difesa Filippo Milone, anche lui
catanese di Paternò, quello che bussava a soldi alla Finmeccanica di
Guarguaglini per conto del Pdl e che ha sempre lavorato nelle società
immobiliari di Ligresti. Politici, prefetti, grand commis: chi può dire di non
aver avuto qualche favore da Totò Ligresti? (…). Piergiorgio Peluso, figlio
dell'attuale ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, è stato da poco
liquidato con 3,6 milioni di euro dalla Fonsai dopo quattordici mesi di lavoro.
Ma il capolavoro di don Salvatore è stato quello delle Tre Madonne. Piccolo
episodio, se volete, rispetto alla infinita voragine di credibilità e di
moralità del capitalismo di relazione all'italiana, ma emblematico del modus
operandi di un sistema sconcio fondato sui favori, sugli amici e gli amici
degli amici. Roma, Parioli, in via delle Tre Madonne 16/18 c'è un lussuoso
condominio (…). Capisco che è difficile crederci, ma in quel palazzo in una
delle vie più belle di Roma, abita o ha abitato, come ha rivelato "L'Espresso",
una legione impareggiabile di potenti, non si sa se gratis o a prezzo d'affezione
(ma poco importa): da Angelino Alfano, attuale ministro dell'Interno a sua
insaputa e vicepresidente del Consiglio, a Renato Brunetta, concitato
presidente dei deputati berlusconiani; da Mauro Masi ex direttore generale
della Rai e attuale amministratore delegato della Consap, che si occupa di
servizi assicurativi pubblici, a Italo Bocchino, ex vice di Gianfranco Fini,
fino a Chiara e Benedetta Geronzi, figlie di Cesare, ex presidente di
Mediobanca e di Generali e lord protettore del Sistema Ligresti. Perla condominiale
Marco Cardia, figlio dell'ex presidente della Consob Lamberto Cardia. Capite
ora perché è un po' da babbei continuare a chiedersi dov'era l'Autorità di
controllo negli anni in cui il clan di Paternò - e altri consimili - spolpavano
società quotate in Borsa?. E già. Ma è nell’indifferenza di una
pubblica opinione inesistente che si fanno gli affari migliori. È sempre
Alberto Statera ad arricchire i “cahiers de doléances” de’ noantri –
i cosiddetti quaderni delle lamentele – sull’ultimo numero del settimanale
Affari&Finanza – “Zaleski e Ligresti
i soliti noti travestiti da patrioti” -: Guardi quel che capita nella
banca, nell'alta finanza e in quel poco di grande industria che ci resta e ti
sembra di vedere come in uno specchio il degrado della politica. Alitalia,
Telecom, Ligresti, Zaleski, Riva, Unicredit, Banca Intesa, è la lista assai
parziale dei dossier spinosi quando non dei disastri che assediano il paese e
delegittimano una volta di più gran parte della cosiddetta classe dirigente. (…).
Mentre le imprese strategiche volano via, le banche, che in esse sono impegnate
in quel suk di partecipazioni incrociate e scatole cinesi finora pilastro dell'anomalo
capitalismo italiano, litigano tra loro e litigano al loro interno, mentre si leccano
le ferite causate dall'abitudine inveterata e raramente punita di finanziare
gli amici e gli amici degli amici. Per loro il credito non manca mai, anche se
coinvolti in operazioni da codice penale. (…). Dicevamo della banca, dell'alta
finanza e della grande industria specchio fedele della politica. Anche nelle
dimensioni. Anzi, persino la politica forse è più parca. Sapete quante sono le
cariche nei consigli d'amministrazione e di gestione solo delle prime dieci
banche italiane ? 1.136, più di deputati e senatori messi insieme. I banchieri
non ci mancano e neanche i capitalisti. Ma abbondano quelli che il finanziere
Jody Vender ha definito "soliti noti travestiti da patrioti".
È lo strabismo della opinione pubblica del bel paese che ha permesso che
scandali e quant’altro attinente al malaffare dei cosiddetti “colletti
bianchi” abbia potuto dispiegarsi con la strabordante sua potenza di
fuoco. Senza resistenza alcuna. Non dall’”antipolitica” che è al potere e che
ne trae vantaggi, né tanto meno da una cittadinanza vigile ed avvertita. Ecco
perché da domani saremo chiamati a ringraziare l’egoarca di Arcore per il suo
alto senso di generosità e ad inneggiare alla enorme sua stazza di “grande
statista”.
Non si capisce la Cancellieri su quali prove accertate " mediche " previste si basa quando dice che la Licresti poteva morire ! . . .COMUNQUE . . . . Enrico Letta . . . non può continuare a dare fiducia a prescindere . . a tutti quei Ministri che vanno fuori dal seminato Istituzionale ! Ciò presupporrebbe il dare mandato di Carta Bianca a fare quel che si vuole, anche di iniziative non punibili ma molto discutibili del buon andamento democratico al di sopra delle parti !
RispondiEliminaE' questo quel che si vuole da chi deve Amministrare un Governo ?
E il PD si rende conto della Sua inutilità Politica ? Considerando che non sa stoppare nemmeno l'evidenza non democratica del Suo Primo Ministro davanti a situazioni che lo rendono ridicolo agli occhi del mondo ?
Questa cosa non può passare sotto silenzio, al di là delle appartenenze politiche o delle simpatie! Un Ministro non può interessarsi ad personam, specie quando questa persona ha reso ricco suo figlio!