Se un giorno lontano,
lontanissimo si spera, ci sarà l’extraterrestre di turno che avrà la voglia, dopo
un lungo, lunghissimo navigare per gli spazi sconfinati del cosmo, di capire la
complessità ridicola ed invereconda di un disastrato, scomparso paese sul quale
si sia perigliosamente posato; e se quel giorno quell’extraterrestre avrà da
cogliere la fortunata coincidenza di poter compulsare, come rapito da un
mistero profondo, i testi giusti alla bisogna; solamente allora si sarà resa
opera meritoria alla memoria cosmica che tutto conserva anche oltre la
sopravvivenza dei pianeti e dei corpi celesti conosciuti. Anche oltre la
sopravvivenza delle stesse misere creature viventi che quelle vicende provarono
ignominiosamente a scrivere e che il tempo avrà avuto la bontà e l’accortezza di
cancellare per sempre. Solo che le fortunate coincidenze abbiano a porre sotto
lo sguardo attento di quell’extraterrestre il documento giusto, l’incunabolo prezioso
che disveli misteri e segreti di un mondo immondo che si spera – a quel tempo -
non sia sopravvissuto all’arrivo di quel volenteroso e coraggioso navigatore
degli spazi cosmici infiniti. E se del cartiglio fortunosamente sopravvissuto all’usura
del tempo ed alle alterne vicende quell’extraterrestre, venutone fortunosamente
in possesso, avrà lo spirito tollerante, vasto e libero di penetrarne il senso
più segreto, avrà modo di rendere servigi preziosissimi alla scoperta ed al
disvelamento di quella (in)civiltà scomparsa meglio ed ancor più se avesse
compulsato di seguito tante, tantissime altre più paludate pubblicazioni che,
dalle polveri di quelle rovine, avessero la fortuna di rivedere la luce della
novella stella sorta per illuminare la novella vita. Ed a quell’extraterrestre
non resterebbe, se le fortunose coincidenze gli dessero tra gli arti suoi per
l’appunto i testi giusti, che affondare gli organi suoi della visione per
carpirne senso e mistero della pochezza di quel mondo fortunatamente scomparso.
E tra abrasioni e lacerazioni del sopravvissuto cartiglio avrebbe modo di
leggere quanto il misterioso estensore veniva in un tempo lontano, disperatamente,
a vergare: Gli annali dell'autunno 2013 (autunno per nulla "caldo", anzi
decisamente "indifferente")
ricorderanno uno dei migliori esempi di giornalismo investigativo italiano
degli ultimi anni. La signorina Francesca Pascale di Fuorigrotta (Napoli),
appena 28 anni, agendo sotto le spoglie di fidanzata ufficiale di Silvio
Berlusconi, condusse infatti una pericolosa inchiesta, alla fine della quale
divulgò al grande pubblico che l'economato di Palazzo Grazioli - il palazzo del
Potere per antonomasia: il palazzo dei festini, del lettone, degli accordi e
dei tradimenti politici - pagava i fagiolini 80 euro al chilo. Riscontrato,
secondo i dettami del giornalismo, che i fagiolini a Roma si potevano comprare,
nei diversi mercati a un prezzo variabile tra i tre e i dieci euro al chilo,
considerato anche un possibile sovrapprezzo per il trasporto a domicilio, il
prezzo finale risultava decisamente anomalo. Questa la clamorosa denuncia, che
presenta aspetti paradossali e suggestivi allo stesso tempo, di cui sicuramente
la magistratura si vorrà occupare, essendo evidente la notizia di vari
possibili reati, non ultimo - lascia intendere la Pascale - la circonvenzione
di incapace. L'inchiesta ben si inserisce nello spirito del tempo. Non è
sfuggito a nessuno che l'affare dei fagiolini cade in un momento particolare
della vita politica: Silvio Berlusconi, l'utilizzatore finale dei fagiolini
stessi, è stato infatti condannato definitivamente per una frode fiscale
colossale, ancorché in massima parte prescritta. Il Senato sta discutendo se
espellerlo, proprio per questo motivo. Quello che lo riguarda come uomo pubblico,
ora però lo investe anche nella sfera dell'economia domestica. Come avviene il
ricarico del prezzo dei fagiolini? C'è un Frank Agrama anche nella filiera
alimentare di palazzo Grazioli? Quanti fagiolini si mangiavano nelle cene
eleganti? Berlusconi mangia fagiolini sovrastimati a sua insaputa? Ma come
poteva non sapere? E quanto costa, a noi contribuenti, il fagiolino d'oro di
Palazzo Grazioli? La «fine di un ventennio» può avere accelerazioni tragiche
(speriamo di no), ma anche rivelare virtù nascoste nel popolo; la vicenda di
Francesca Pascale, una donna del popolo che, per amore del suo uomo, sfida il
pericolo come l'ancella fedele nella reggia di Ulisse infestata dai Proci, è lì
a dimostrarci che ci si può sempre riscattare e tornare a sperare. E fa, naturalmente
riscoprire la bontà del tempo antico. Si era appena dopo la fine della seconda
guerra mondiale e al Quirinale, il massimo dei palazzi del potere, sedeva un
integerrimo presidente, Luigi Einaudi. Questi, una sera, invitò a cena un
gruppo di giornalisti e la servitù, per dessert, portò in tavola un piatto di
pere, di grandi dimensioni. Il presidente ne prese una e fece: «Troppo grande
per me, qualcuno ne vuole metà?»; disse di si lo sceneggiatore Ennio Flaiano,
al quale venne depositata nel piatto la sua metà. Erano tempi di grande
frugalità. Poi, come ricorda Flaiano, cominciò «l'era delle pere indivise».
Ché, a conclusione del “divertissement” procuratomi dalla
lettura dianzi proposta e contenuta nel fantasioso cartiglio, mi corre l’obbligo
di rivelare nome e cognome dell’esistente estensore della stessa – lettura
intendo dire -, ovvero di quell’Enrico Deaglio che con competenza e passione ha
affidato alle pagine del Venerdì di Repubblica del 18 di ottobre ultimo il Suo
pezzo che per titolo ha “E l'affare dei
fagiolini mise a soqquadro il palazzo del Potere”. Per l’appunto.
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