"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 19 aprile 2019

Riletture. 85 «Sì, rileggere Calamandrei conviene. A tutti».

Tratto da “Calamandrei: oggi perfino lui sarebbe un anti-sistema” di Peter Gomez, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 19 di aprile dell’anno 2018: “Bisogna ricominciare a distinguere che altro è il lavoro professionale redditizio e altro l’ufficio politico gratuito, e che chi mescola le proprie cariche politiche con i propri affari personali, inquinando nello stesso tempo la vita privata e la vita pubblica, le ragioni della politica e quelle della scienza e dell’arte, non è un grande politico, né un grande scienziato, ma è semplicemente un miserabile cialtrone”.

giovedì 18 aprile 2019

Riletture. 84 La «sindrome di Collier» ed «il richiamo delle pulizie di Pasqua».


Tratto da “L'arte americana di liberarsi dai cattivi ricordi” di Vittorio Zucconi, pubblicato sul settimanale “D” del 18 di aprile dell’anno 2015: Fu nel 1947, 68 anni or sono, che la forma più estrema di quel disturbo mentale che affligge tanti di noi ebbe il primo nome, quello dei fratelli Homer e Langley Collier. Nel primo giorno di primavera, il 21 marzo, la polizia sfondò la porta del loro appartamento ad Harlem, richiamata dai miasmi che si sprigionavano dall'abitazione.

mercoledì 17 aprile 2019

Lalinguabatte. 77 «Rimorso di incoscienza».


Discetta Marshall McLuhan, in un Suo inedito dell’anno 1963 – tempo lontano assai e non sospetto ancora –, inedito che di seguito in parte trascrivo e dal quale ho preso a prestito il titolo per questo post, inedito dato alle stampe in un numero della rivista - di un decennio addietro almeno (del gennaio dell’anno 2009?) - “Lettera Internazionale”, discetta il grande McLuhan di un sapere umano legato alla dimensione della “visione” e di un sapere, o meglio di una conoscenza, legata alla dimensione “dell’udire”. Sostiene sempre il grande McLuhan appartenere il primo alla sfera ed all’arte della scrittura, appartenere il secondo alla sfera dei moderni mezzi di comunicazione, che a Suo dire – detto nell’anno del signore 1963 – sembra abbiano soppiantato l’arte antica della scrittura come forma di comunicazione o di memoria collettiva. Non posseggo strumenti scientifici o cognitivi se non per apprezzare, nella mia limitatezza, l’arguto e dottissimo Suo argomentare. Ma una questione oggigiorno mi pongo e la pongo: che i moderni mezzi di comunicazione di massa non abbiano determinato irreversibili processi di annientamento della coscienza privata, del singolo o di un gruppo sociale, di quel gruppo detto ceto medio che soleva auto-aggettivarsi “riflessivo”? Che non abbiano quei mezzi determinato un annichilimento dello spirito critico ed abbiano in pari tempo consentito lo sviluppo di uno “spirito di asservimento a prescindere” riguardo a tutto ciò che i sistemi di comunicazione elettronici ci propinano? Sono convinto, senza strumenti idonei per sostenere la fondatezza di tale mia convinzione, che nelle menti di tantissimi esseri umani si sia come cristallizzata una “coscienza civica nuova e collettivizzata” che uniforma ed omologa i comportamenti dei singoli su scala planetaria. Ho letto analisi di importanti opinionisti basiti e smarriti assai di fronte all’altissimo consenso politico-sociale mantenuto nel bel paese dall’egoarca di Arcore – al secolo Silvio B. – che si riverbera anche nella attuale situazione di crisi profonda che attraversa il Paese, una crisi profonda e dagli esiti imprevedibili alla quale il nostro ha contrapposto a suo tempo, tra le decisioni governative, ridicole ed imprudenti dichiarazioni – cosa dire dell’invito a spendere ciò che non sia posseduto per riavviare un clima di scialacquamento di risorse – dichiarazioni che avrebbero distrutto di certo qualsiasi altra fortuna politica che non fosse sostenuta dalle ingenti sue risorse e dal controllo suo spietato dei moderni mezzi elettronici di captazione del consenso collettivo. Sostiene sempre McLuhan che il trionfo smodato ed al momento incontrastato dei mezzi elettronici di comunicazione e di asservimento collettivo ha prodotto un effetto straordinario: una “tribalizzazione sociale” senza precedenti, con un ritorno delle tecnologiche avanzate nelle società odierne “alla dimensione unificata delle antiche culture orali, alla coesione tribale e a schemi di pensiero preindividualistici”. I conti tornano: ritornare ad una società che affida la propria memoria all’oralità e non alla scrittura consente agli oligarchi del tempo corrente di dire e negare, al modo superbo dell’egoarca di Arcore, sommo maestro in tale indecorosa arte. È proprio vero: le vie della mente umana sono infinite ed imperscrutabili assai e sono sempre da temersi sommamente le imprevedibili sue tortuosità. Ha scritto Marshall McLuhan:

lunedì 15 aprile 2019

Sullaprimaoggi. 75 Toia&Zinga, alla prova dei fatti.


Tratto da “Ladri in salute” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 14 di aprile 2019: (…). Era il gennaio 1995 quando una giornalista del Corriere, Elisabetta Rosaspina, chiamò una sua fonte in Regione Lombardia per avere notizie sulle nomine alle Asl. La fonte rispose di non poter parlare, perché impegnata nella riunione decisiva sui nuovi direttori generali e sanitari delle aziende ospedaliere. Ma, pensando di metter giù la cornetta, premette per sbaglio il pulsante “vivavoce”. Così la cronista ascoltò in diretta il mercato delle vacche trasversale, senza riuscire a distinguere le voci dei “progressisti” del Ppi e del Pds e da quelle dei leghisti (alleati nella strana giunta del bossiano Arrigoni). “Noi vi lasciamo Magenta e ci portiamo a casa Vimercate”. “Molla Cernusco e facciamo un discorso su Garbagnate”. “A Lecco mandate chi volete, ma non un pidiessino, sennò Cristofori ci resta di merda”. “Se non mi date il Gaetano Pini, mi dimetto e fate la giunta con il Pds”. “Se Piazza va a Lecco e Berger al posto di Grotti, mettiamo Arduini a Milano 2, ma Riboldi resta fuori”. “A Cernusco sono d’accordo di mettere un Pds e Grotti su Milano 6”. “Posso chiedere ai pidiessini di spostarsi da Cernusco a Garbagnate”. Alla fine due voci tirarono le somme: “Dunque, a Milano, su 17 Usl e 8 ospedali, il Ppi ha 5 Usl e 2 ospedali, mi pare ragionevole”. “Voi chiudete con 2 ospedali, San Carlo e Fatebene, e 3 Usl, noi con 3 ospedali e 5 Usl, la Lega con un ospedale e 6 Usl, il Pds 2 più 2”. La cronaca politica diventò presto cronaca giudiziaria: quasi tutta la giunta finì rinviata a giudizio. Ma il 1° luglio 1997, prima delle sentenze, il Parlamento a maggioranza centrosinistra ma anche coi voti del centrodestra, provvide a salvare tutti depenalizzando l’abuso d’ufficio non patrimoniale. Al giudice non restò che prosciogliere tutti gli imputati perché il reato non c’era più: se il pubblico ufficiale commette un atto contrario ai suoi doveri d’ufficio, ma non si riesce a dimostrare che ne abbia avuto un vantaggio quantificabile in denaro, non rischia più nulla. Legalizzati i favoritismi, le lottizzazioni, i nepotismi, i concorsi truccati. È la tipica reazione della politica agli scandali. Anziché rimuovere gli indagati, riformare le norme e le prassi che li inducono in tentazione, rendere più difficile commettere illeciti e più facile scoprirli, si aboliscono i reati e tutto continua come prima. Fra i miracolati dalla controriforma del ’97 c’era l’ex assessora lombarda alla Sanità, Patrizia Toia, 47 anni, ex Dc passata al Ppi.

domenica 14 aprile 2019

Terzapagina. 78 «La libertà non sa che farsene degli imbelli».


Tratto da “Disobbedire è una virtù repubblicana” di Gustavo Zagrebelsky, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 12 di aprile 2019: Appellarsi alla legge è, di norma, la difesa contro l'arbitrio, la violenza e la paura. Le leggi, dicevano gli antichi, sono mura che proteggono la città. Perciò, alle leggi si deve ubbidire. Lo dice, come cosa ovvia, anche l'articolo sempre si discute del rapporto tra 54 della Costituzione. Ubbidire sempre? Anche quando la legge legalizza arbitri, violenza e paura?

sabato 13 aprile 2019

Lalinguabatte. 76 «Il mondo accade perché lo si comunica, e il mondo comunicato è l'unico che abitiamo».


“La tv che ruba l'anima” è il titolo di una corrispondenza  di Umberto Galimberti pubblicata qualche tempo addietro - il 12 di luglio dell'anno 2008 - su di un supplemento del quotidiano “la Repubblica”. In e con essa l’illustre Autore compiva un’analisi molto approfondita degli aspetti più pervasivi  dei moderni mezzi della comunicazione di massa – televisione ed internet soprattutto – e delineava i pericoli che le democrazie del terzo millennio corrono allorquando quegli stessi mezzi siano utilizzati opportunisticamente a favore di ristretti gruppi sociali o addirittura di esigue caste politiche od economiche.

venerdì 12 aprile 2019

Sullaprimaoggi. 74 Zanda&Zinga, il nuovo che avanza.


Zanda. Tratto da “Nuovi diserbanti: Zanda” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 30 di marzo 2019:  (…). Nato a Cagliari nel 1942, il tenero virgulto ha lavorato ai vertici del Mose di Venezia, del Viminale con Cossiga, del gruppo Espresso, di Lottomatica, del Giubileo con Rutelli, del Palaexpo, della Rai, della Dc, del Ppi, della Margherita, del Pd veltroniano, franceschiniano, bersaniano, lettiano, renziano, gentiloniano e zingarettiano.

giovedì 11 aprile 2019

Terzapagina. 77 «Questo ‘oltreuomo’ transumanista».



Tratto da “Transumanisti: un click li seppellirà” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 9 di aprile 2019: (…). Grazie alle straordinarie scoperte e realizzazioni scientifico-tecnologiche degli ultimi decenni (rigenerazione cellulare, impianti cibernetici sottopelle, mutazioni genetiche controllate, ibridi macchina-animale e uomo-macchina, sospensione crionica, mind uploading, nanotecnologie, superintelligenze artificiali, robosapiens) si pensa a una fusione completa fra l’uomo e la macchina, a un uomo che va oltre l’uomo, che non è più un uomo come oggi lo conosciamo, ma un impasto fra tecnologia e ciò che ancora resterà della sua parte biologico-antropologica, naturale, destinata comunque, in questa visione, a cedere nel tempo sempre più spazio alla prima fino a scomparire. I ‘transumanisti’ (il Transumanesimo, le cui fondamenta sono state poste nel 1957 da Julien Huxley che esalta “le possibilità aperte dalle nuove frontiere della scienza e della tecnica che porterebbero l’uomo a superare i propri limiti biologici”), forse per salvarsi un po’ la coscienza, non si considerano però degli anti-umanisti, in contrasto, per intenderci, con l’umanesimo rinascimentale, ma piuttosto dei suoi continuatori, un’evoluzione necessaria dell’uomo che altrimenti sarebbe destinato a scomparire (“Mutare o perire”). Questo ‘oltreuomo’ transumanista non va confuso col “Superuomo” di Nietzsche che postula una fase superiore dell’umanità (“l’uomo è un arco teso fra la scimmia e il superuomo”), e che quindi non ha nulla a che fare con un’individuale ‘bestia bionda’ come lo interpretarono, a loro uso e consumo, i nazisti, ‘superumanità’ cui si arriva attraverso una sofferta ricerca interiore (Nietzsche, ritenuto il padre del nichilismo, in realtà non sfugge, nemmen lui, al suo secolo, l’Ottocento, e resta perciò un ottimista). Nel Transumanesimo, al contrario, non è l’uomo a governare la propria evoluzione, ma è la macchina a determinarla. Io sono sull’altra sponda. Sto con Eraclito che riteneva che l’umanità fosse destinata a degenerare, dal punto di vista etico, progressivamente e costantemente. Se guardiamo la Storia dall’alto degli anni Duemila mi sembra difficile dargli torto. Sto con Lao-Tse che sottolinea che quando si passa dall’indifferenziato al differenziato (e qui la tecnica c’entra solo fino a un certo punto o non c’entra affatto) cioè, per intenderci, dal clan e la comunità a una forma di società apparentemente più progredita, nascono le classi sociali con i conflitti interni che si portano dietro,insieme alle conseguenti frustrazioni, alle invidie, agli odii.

martedì 9 aprile 2019

Riletture. 83 «L’Italia è al collasso».

Tratto da “Dalla politica alla Chiesa l’Italia è al collasso”, intervista di Antonello Caporale a Bill Emmott – già direttore dell’Economist – pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 9 di aprile dell’anno 2013: “Se state annegando in una crisi che definite senza precedenti è perchè gli argini della società civile non hanno retto. In Italia si è verificato un collasso di tutti gli organi vitali della comunità: prima la politica certo. Ma poi la Chiesa, poi la famiglia, infine l’informazione. Un birillo caduto sull’altro, un effetto domino disastroso. Non c’è istituzione salva, integra, degna. Alla fine, del vostro Paese resta il corpo scheletrito, ridotto alla fame. Lo scuoti ma non ricevi segnali di vita. Lo osservi e lo trovi immobile, insensibile a qualunque sollecitazione. Il voto a Beppe Grillo non è altro che un sussulto, un rantolo di fine corsa, un moto di rabbia e impotenza insieme”.

lunedì 8 aprile 2019

Sullaprimaoggi. 73 Tutti pazzi per Greta Thunberg.


Tratto da “Ambiente, tra utopia e bambinocrazia” di Daniela Ranieri, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 16 di marzo 2019: (…). Dal mito, al rito: Zingaretti le ha dedicato la vittoria alle primarie (un’afasia selettiva impedì al neosegretario di manifestare la sua ecosensibilità quando l’allora leader del suo partito, il capomastro dello Sblocca Italia, invitava a non votare al referendum sulle trivelle), e ci sono già ovviamente una Greta italiana, Alice, della quale si riportano gli aforismi come fossero perle del Dalai Lama, e una Greta inglese, Emily, che durante il consiglio della sua cittadina ha detto: “Ho sei anni (!, ndr), date anche a me l’opportunità di cambiare il mondo”.

domenica 7 aprile 2019

Sullaprimaoggi. 72 «Le crisi ci hanno quasi sempre consegnato a figure di demagoghi spregiudicati».


Tratto da “Questa Italia ha sdoganato la sua ferocia”, intervista di Simonetta Fiori al sociologo Marco Revelli, pubblicata sul quotidiano la Repubblica del 3 di aprile 2019: (…). Lei condivide l’analogia tra fascismo storico e il populismo di destra espresso da Salvini? «La mia è una risposta ambivalente, nel senso che riconosco elementi di analogia ma anche di forte novità». Dove vede la somiglianza? «Salvini sta pienamente dentro quella che Piero Gobetti nel 1922 aveva definito “autobiografia della nazione”, riferendosi alla fragilità politica degli italiani. Sia il fascismo che le cadute successive rivelano la tendenza degli italiani a consegnarsi di volta in volta a un salvatore della patria. Una prova di immaturità politica ricorrente. Con indubbie analogie tra Mussolini e Salvini sul piano dello stile».

sabato 6 aprile 2019

Riletture. 82 «L’apertura globale dei mercati e la decadenza del valore sociale del lavoro».


Da “Da emancipazione a fatica la metamorfosi del lavoro” di Nadia Urbinati, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 6 di aprile dell’anno 2016: Il declino del riformismo sociale, (…), è il segnale di una crisi ben più vasta che coinvolge lo stato democratico. Un declino che ha coinciso con l’emergere di fattori di mutamento profondi per la trasformazione dei rapporti politici connessi al lavoro: il declino del compromesso tra capitalismo e democrazia (per la trasformazione del primo da industriale a finanziario) e l’apertura dei confini simbolizzata dalla fine della Guerra fredda. Le frontiere hanno consentito il riformismo sociale e la costruzione delle democrazie.

venerdì 5 aprile 2019

Riletture. 81 «Dove “vero” diventa “reale”. Io lo chiamo “realismo demenziale”».


Tratto da “Il delirio di essere reali e il metodo del tenente Colombo” di Beppe Grillo (e il suo neurologo), pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 5 di aprile dell’anno 2016: (…). Sai forse qual è l'elemento distintivo di questo periodo storico e culturale? Il fatto che non è più possibile dare per scontato nulla. Ci sono molti pregiudizi sull'atteggiamento mentale che ha una persona quando dà qualcosa per scontato. Eppure si tratta di uno dei meccanismi mentali più intriganti, dal momento che poggia sia sull'interiorità sia sul senso sociale. Se io do qualcosa per scontato significa che immagino in modo automatico che l'esperienza sia condivisa in modo talmente “scontato” che non sia necessario dirlo. (…).

mercoledì 3 aprile 2019

Riletture. 80 Ricordando Giovanni Sartori «contro la politica degli analfabeti».


Tratto da “Contro la politica degli analfabeti” di Gianfranco Pasquino, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 3 di aprile dell’anno 2018: (…). …Giovanni Sartori (Firenze, 13 di maggio 1924-Roma, primo di aprile 2017 n.d.r.) affermava senza mezzi termini che la cultura politica italiana soffriva di "analfabetismo politologico". I suoi bersagli erano chiari: democristiani e comunisti, e lo sarebbero rimasti fino alla loro ingloriosa scomparsa. I democristiani irritavano Sartori per la loro accertata incapacità di andare oltre una cultura giuridica alquanto formalistica e per l'incomprensione dei meccanismi della politica, a cominciare, già allora, dai sistemi elettorali.

martedì 2 aprile 2019

Lalinguabatte. 75 «La politica della diceria».


(…). Ché il sospetto sopito dell'unzioni s'era intanto ridestato, più generale e più furioso di prima. S'era visto di nuovo, o questa volta era parso di vedere, unte muraglie, porte d'edifizi pubblici, usci di case, martelli. Le nuove di tali scoperte volavan di bocca in bocca; e, come accade più che mai, quando gli animi son preoccupati, il sentire faceva l'effetto del vedere.

lunedì 1 aprile 2019

Terzapagina. 76 «Tempo di paure, tempo di autoritarismi».


Tratto da “Come salvare la democrazia dalla paura” di Gustavo Zagrebelsky, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 28 di marzo 2019: (…). Le istituzioni che abbiamo creato, a incominciare dallo Stato, sono figlie della paura, non certo della fiducia. Nello Stato c'è qualcosa di paradossale e contraddittorio: ha le sue radici nella paura e si propone di combatterla. La sicurezza è la sua ragion d'essere.