Da “La
nostra Repubblica fondata sul disonore” di Maurizio Viroli, pubblicato su “il
Fatto Quotidiano” del 16 di giugno 2017: Se un condannato per mafia e stragi come
Giuseppe Graviano avesse dichiarato che ho pesanti responsabilità per attività
terroristiche e sono colluso con la criminalità organizzata, sarei io ad
esigere un contraddittorio davanti a un giudice e, per essere sicuro che la mia
onorabilità fosse agli occhi della pubblica opinione più chiara del sole, farei
di tutto affinché televisioni e giornali assistessero al dibattimento. Se un
galantuomo e giornalista stimato come Ferruccio De Bortoli avesse scritto in un
libro che ho esercitato pressioni indebite affinché un importante istituto
bancario intervenisse per salvare una banca a rischio di collasso per la mala
gestione di mio padre e di altri, raccoglierei i miei risparmi per querelare il
De Bortoli e, prima ancora che la giustizia completasse il suo lungo e lento
iter, lo sfiderei a un pubblico contraddittorio davanti a televisioni e alla
presenza di giornalisti al fine, ancora una volta, di difendere il mio onore. Se
fossi il segretario del Pd esigerei dalla ministra Maria Elena Boschi che
trascinasse De Bortoli davanti alle telecamere e davanti al giudice e, qualora
non accettasse il mio pressante invito, la farei cacciare per difendere
l’onorabilità del mio partito e presentarmi ai cittadini italiani con le carte
in regola per governare la Repubblica. Per quel che ne so, Silvio Berlusconi
non ha chiesto il contraddittorio con Giuseppe Graviano; Maria Elena Boschi non
ha querelato De Bortoli e non lo ha sfidato ad alcun pubblico dibattito; Matteo
Renzi non ha deferito la ministra ai probiviri. Segni inequivocabili, a mio
giudizio, che Berlusconi e Boschi tengono assai poco al loro onore personale, e
che Matteo Renzi tiene assai poco all’onore del partito che ha il dovere di
rappresentare, vale a dire di tutelare e sostenere. Poco male, se i tre
personaggi fossero cittadini senza pubbliche responsabilità. Ma Maria Elena
Boschi è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Matteo Renzi è
segretario del Pd e Silvio Berlusconi è presidente di Forza Italia, e tutti e
tre, a titolo e in modi diversi (Berlusconi non può allo stato attuale delle
cose essere eleggibile) molto probabilmente ci governeranno nel prossimo
futuro. Governare, per chi è come me all’antica, vuol dire servire la
Repubblica nel rispetto rigoroso della Costituzione. La Costituzione afferma
all’art 54: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica
e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate
funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore
prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Domanda ingenua: come
possono governare persone che nei fatti dimostrano di non avere senso
dell’onore? Personalmente considero gli individui senza senso dell’onore
ripugnanti. Non li frequenterei e soprattutto non affiderei loro il governo della
cosa pubblica per la semplice ragione che, non avendo senso dell’onore, sono di
per sé inaffidabili. Temo tuttavia che la maggioranza dei miei concittadini
poco si preoccupi dell’onore dei rappresentanti, come dimostrano infiniti
esempi delle elezioni del passato e pure le recenti elezioni amministrative
dove candidati condannati o indagati sono stati votati trionfalmente per
governare le loro città. Invito tuttavia i concittadini che dell’onore si
preoccupano poco o nulla a considerare che, se avremo al governo persone senza
senso dell’onore, il loro esempio contribuirà a devastare ulteriormente quel
poco di etica pubblica che ancora per miracolo sopravvive in Italia fra le
forze dell’ordine, le forze armate, i magistrati, gli insegnanti, e i cittadini
comuni. Avremo di conseguenza un Paese ancora meno sicuro, ancora più
degradato, ancora più in balia dei prepotenti e degli arroganti di varia
specie. (…).
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