Scrive Francesco Merlo sul
quotidiano la Repubblica di oggi - che è il 17 di settembre dell’anno 2013 - col
titolo “I franchi tiratori ad personam”:
È
difficile stabilire se è peggio il voto segreto o il finto voto segreto, se è
meno dignitoso vergognarsi delle proprie scelte o fotografarsi il dito indice
per provare la propria appartenenza come vorrebbero il grillino Claudio Messora
e il senatore del Pd Miguel Gotor. Il voto segreto è un abominio perché i
nascondigli non proteggono la moralità ma l’immoralità. Ecco il punto
dirimente tra ciò che è solamente una parvenza di democrazia e la democrazia in
quanto tale. Per quanto essa – la
democrazia - sia il sistema meno perfetto che si sia potuto immaginare e
creare. Io non riesco a pensare cosa ne pensiate Voi del voto segreto. Che sia
una sconcezza è fuori di ogni dubbio. Ma ci sono i regolamenti da rispettare. E
quello del Senato ammicca, anzi impone, la segretezza quando trattasi di
questioni delle persone. Quale alta sensibilità ne traspare da quel consesso!
Una sensibilità di “casta”. Come volevasi dimostrare! È che tra affiliati ed
affratellati i riguardi non mancano. Ma, suvvia, alla fine è solo un
regolamento! Che è cosa ben diversa, da una legge dello Stato! E se una legge
dello Stato andava bene sino a pochi giorni addietro come è possibile
insinuarne la non validità costituzionale per il solo fatto che a doverne
subire le conseguenze è un certo signor B? È quella sensibilità di “casta”
che, come un imperativo categorico, scatta all’improvviso per stringere attorno
all’accusato – o condannato - di delinquere quella solidarietà da paese della “quasità”.
Ed allora cosa volete che sia un regolamento: un “quasi” nulla. Che all’occorrenza
lo si cambi pure! Se serve alla “casta”. E pensate un po’ cosa
escogita quel tale Miguel Gotor – della mia irriconoscibile parte politica - affinché
non si verifichino incresciosi episodi di lealtà castale. Ne ha scritto da par
suo Marco Travaglio su “il Fatto quotidiano” di oggi col titolo “Aumma aumma”: (…). …preparano trucchetti da
magliari, come quello suggerito da Miguel Gotor, già geniale spin doctor di
Bersani: “I 108 senatori Pd infilino nella buca solo l’indice della mano
sinistra, così è fisicamente impossibile un voto diverso dal Sì. Ci mettiamo
d’accordo con alcuni fotografi che riprendono la scena, postiamo tutto sui
social network ed evitiamo guai”. Cos’è, uno scherzo? Per legge i cittadini,
quando vanno a votare, devono consegnare i cellulari prima di entrare in cabina
per non rendere il voto riconoscibile: e chi ha fatto questa legge la viola
spudoratamente perché non si fida neppure di se stesso? Ma che partito è quello
che non riesce neppure a garantire la decadenza, imposta dalla legge, di un
condannato per frode fiscale? Questo dovrebbero chiedersi gli elettori che
affollano le feste del Pd e sognano a buon diritto rappresentanti migliori.
Anziché rallegrarsi per la presunta “trasparenza” mostrata dal partito con la
richiesta di voto palese, dovrebbero inchiodare i leader con una semplice
domanda: ma che gente ci avete fatto votare alle primarie? Possibile che,
invertendo i criteri di selezione delle candidature, il prodotto non cambi? C’è
un virus nell’aria delle aule parlamentari che corrompe tutto e tutti, o c’è
qualcosa che ancora non sappiamo? È l’aria mefitica che si respira in
tutte le contrade del bel paese e che appesta tutto, istituzioni in basso ed in
alto, eletti ed elettori che con il loro disinvolto disimpegno hanno permesso e
continuano a permettere le sconcezze dell’oggi, così come hanno permesso le
sconcezze del passato. È solamente con un’assunzione collettiva di
responsabilità che potremmo invertire la deriva della democrazia malata di
questo paese. Difficile da realizzare. Continua Francesco Merlo nel “pezzo” di
oggi: È (…) allarmante l’idea di rendere inefficace il nascondiglio con un
trucco, di marchiare ed esibire la fedeltà con una foto che diventerebbe lo
scontrino della propria onestà, la ricevuta fiscale della propria lealtà. Né si
può cambiare in corso d’opera il regolamento e bloccare il voto segreto
mettendosi in questo modo dalla parte del torto. Non so se è vero che le
pattuglie dei franchi tiratori del centrosinistra stanno organizzando i loro
agguati né se è vero, come si dice, che commando di grillini sono pronti a
votare di nascosto contro la decadenza di Berlusconi per poi addossare quei
voti all’odiato Pd, con un doppio gioco indecente. Il senatore Casson assicura
infatti che «noi del Pd siamo tutti d’accordo» ma i grillini reagiscono con sdegno
all’infamia di queste accuse. È probabile che siano trasversali sia
l’irritazione sia le cattive intenzioni. E non si tratta soltanto di
ridicolaggini stizzite, come appunto infilare solo l’indice della mano sinistra
nella feritoia del voto perché con quel dito non si potrebbe raggiungere il
pulsante “contro” (sarà vero?). Ma si tratta di impulsi, scusate la parolona,
alla fine liberticidi. Perché così, con il voto di nascosto, con il franco
tiratore autentico e quello falso, con il trucco della prova-verità che può
diventare doppio trucco – il “barba trucco” si chiamava nel gergo dei fumetti –
, con il vero traditore che dà del traditore al tradito…, insomma in questo
clima grottesco di sospetti si impastano solo le ribalderie. (…). …i segreti
custodiscono gli atti indecenti e non quelli decenti, tutelano la volgarità e
non l’eleganza. Il voto segreto nel Parlamento italiano non ha mai liberato le
coscienze ma ha sempre alimentato transazioni d’affari ed è dunque probabile
che, anche questa volta, se il Senato davvero si dovesse pronunziare sulla
decadenza di Berlusconi, alimenterebbe baratti e compravendite e non certo la
moralità. (…). Ripetiamolo: il voto segreto è un abominio. Ma è troppo tardi
per modificare il regolamento del Senato. Cambiarlo proprio adesso, come
pretende Grillo, e dunque impedire il ricorso a questo stramaledetto
nascondiglio voluto dal Pdl (basta la richiesta firmata da venti senatori)
sarebbe un altro abominio. Un provvedimento contra personam non può mai essere
né leale né giusto, e meno che mai per colpire, con un contrappasso, il re
delle leggi ad personam. Il miracolo realizzato dal “berlusconismo” nel
quasi ventennale suo operare è proprio questo: aver trasformato il paese che
era il paese del “diritto” nel paese della “quasità” – termine caro assai
all’arguto Francesco Merlo – ove è possibile cambiare un “regolamento” – che
vuoi che sia un regolamento – ma qualsivoglia legge all’occorrenza, e
l’occorrenza sta sempre dalla parte di quelli della “casta”. Non per
ripetermi, ma fu il “compagno Giorgio” a dire che la legge italiana era stata “severa”
con il latitante di Hammamet. Il “compagno Giorgio”, divenuto nel
frattempo il custode della Costituzione e che presiede il Consiglio Superiore
della Magistratura. Che ha definito “severa” una legge dello Stato che,
per gli stessi reati del latitante di Hammamet, ha comminato sentenze e pene
agli altri cittadini del bel paese non appartenenti alla “casta”. La legge “non è
uguale per tutti”. Lo si sapeva da tempo, ma con un po’ di pudore ed in altri
contesti non si contribuiva a rafforzarne la convinzione agli esclusi dalla “casta”.
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