Oppresso dalla canicola – e dallo
spread - mi rigiro sullo schermo il blog che è stato. Al venerdì 6 di novembre
dell’anno 2009 mi
ritrovo in quella che è stata una sezione di quello - “Cattivi pensieri” - a rileggere
il post che ha per titolo “La fattoria
degli italiani”. Mi arrabbio. È che stamane sui quotidiani campeggiano
notizie di questo genere: su “il Fatto Quotidiano”, a firma di Carlo Tecce, si
legge un articolo che ha per titolo “Partiti,
ultima abbuffata: 185 milioni (solo 65 spesi)” – e dagli alla pratica
dell’antipolitica pervicacemente coltivata dai politicanti del bel paese - e
come anticipazione del suo contenuto, in prima pagina: “I nuovi dati della Corte dei
conti: paghiamo anche per le liste civetta di Magdi Allam e di Fitto con
Patrizia D’Addario”. Le liste civetta. Bisognerebbe chiedere scusa al
nobile volatile. Di volatile nell’antipolitica all’amatriciana volano solo gli
stracci. Magdi Allam. Chi è costui? Egiziano e giornalista, scrittore divenuto
cittadino italiano, ha avuto l’accortezza di convertirsi al cattolicesimo. In
premio ha avuto la promessa delle visioni di beatitudine nell’altra vita e, per
intanto, uno scranno al Parlamento Europeo. Ti pareva! Inizialmente con la
lista dell'UDC - capolista per il Nord-Ovest alle Elezioni europee del 2009, 39.637
preferenze – ha collezionato record su record di presenze ai lavori del
parlamento europeo - secondo VoteWatch, a fine ottobre del 2011, è al 699º
posto su 734 nella classifica complessiva delle presenze in seduta plenaria -.
Nel dicembre del 2011 compie il salto della quaglia ed abbandona il gruppo
parlamentare del Partito Popolare Europeo (PPE) per passare, armi, bagaglio e
possibilmente carriaggi, al gruppo euroscettico Europa della Libertà e della
Democrazia, in graditissima compagnia degli europarlamentari italiani della
Lega Nord e di altri movimenti nazionalisti. Di Raffale Fitto e della D’Addario
ne sono piene le cronache. Non se ne parla per una questione di decenza. È la
politica condotta in Italia con altri mezzi: l’”antipolitica” per
eccellenza.
Cattivi pensieri. Sono quelli che ti frullano nella mente per l’intiera
giornata. E che al sopraggiungere della sera continuano a girarti per la mente.
Un ronzio fastidioso. Come di insetto impertinente. Che provi ad allontanare.
Poi a schiacciare addirittura. Ma se ne stanno lì, a tormentarti. Sono cattivi
pensieri, per l’appunto. E fare cattivi pensieri di questi tempi è brutta cosa
assai. Ma succede di scoprire che anche altri fanno cattivi pensieri. Non ti
serve molto fare una simile scoperta. Non ti allevia il fastidio. Ma tant’è.
Cogli i cattivi pensieri altrui e te li coltivi. Ci giri attorno. Non puoi non
condividerli. Disse qualcuno che a far cattivi pensieri certe volte ci si indovina.
Che cosa? Quel tale è passato per un saggio. Conviene allora coltivare cattivi
pensieri. Che per caso non si possa diventare saggi?
“Quando si chiede agli italiani
cosa pensano della politica, ormai la reazione più moderata è il disgusto, più
spesso l’anatema. E non sono solo i cittadini a fuggire dalla politica: anche
svariati politici la disertano. Non contenti di dar vita a un confronto
pubblico di ineguagliata rozzezza e astiosità, dimostrano anche un sovrano
disprezzo, per non parlare della crassa ignoranza, per le regole base della
democrazia parlamentare. Ecco allora dilagare il populismo alla vaccinara di
chi pretende di fare e disfare senza rendere conto a chicchessia, minando le
istituzioni alla base del bilanciamento dei poteri; ecco il potere giudiziario
definito illegittimo e il parlamento inondato di decreti. Una deformazione
grottesca del sistema democratico che culmina nella figura di Silvio
Berlusconi, con il suo esplosivo connubio di inadeguata formazione politica e
totale assenza di una cultura del limite. Il popolo identificato con il leader,
un Capo che si crede investito di una missione divina, veste più volentieri i
panni del benefattore che quelli del buon amministratore e usa il suo immenso
potere nel più disinvolto dei modi. Queste sono le caratteristiche attuali
della democrazia italiana, ormai alla deriva. La domanda è:i cittadini sono
ancora in grado di ribellarsi a chi li vuole popolo bue, acriticamente
intruppati dietro il leader padrone? La buona politica e la normalità non sono
mai sembrate tanto lontane”.
Il cattivo pensiero di oggi è stato trascritto dalla seconda di
copertina del volume “La fattoria degli
italiani” di Piero Ignazi edito da Rizzoli.
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